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tuante contro il venerabile concilio de' suoi educatori e maestri. A che termine questa rivolta abbia condotte le lettere e la filosofia francese, ognun sel vede, e qualunque discorso fora meno eloquente dello spettacolo, che stà innanzi agli occhi nostri. Nel corso di queste dolorose vicende, il clero francese non dimenticò mai i suoi gloriosi principii e le sue antiche virtù: serbò intatta la fede de' suoi maggiori : produsse apostoli zelanti, paroci e vescovi santissimi: e se l'uso invalso che gli uomini di Chiesa potessero divenir uomini di corte, diede luogo ad alcuni scandali, e oscurò, come accade, la riputazione di tutto il corpo; queste macchie furono cancellate in quel terribile rivolgimento di ogni cosa umana e divina, dal quale il sacerdozio francese uscì, come oro dalla fornace, terso da ogni ruggine, e degno dell' antico nome. Non l'abbiam noi veduto in un tempo poco lontano, quando un morbo funesto infieriva nella Francia e struggeva le misere popolazioni, mescersi alla folla degl' infermi e dei derelitti, soccorrerli nell' anima e nel corpo con tenerezza di madre, e morire con essi? E qual più bella, più forte prova di virtù, che dar la vita pel prossimo; dar la vita per quelli, che forse abbisognano del tuo perdono, senza compenso di amore, senza speranza di gratitudine?

Ma se il clero francese è tuttavia ai di nostri un modello di ogni virtù dicevole allo stato sacerdotale, non è forse pari dal canto del sapere agli antichi esempi ed alla sua fama. Egli cominciò a scadere per questo rispetto nel secolo passato, quando si lasciò torre da' laici il patrimonio intellettuale della scienza; la quale è come una fiaccola, con cui la luce si dee comunicare agli altri, senza scemarne per sè pro

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prio e perderne il possesso. Il clero francese serbò sempre sulla nazione il primato della virtù; ma si lasciò togliere quello della dottrina e dell' ingegno. Nella scorsa età, mentre una folla di scrittori infimi o mediocri, a cui alcuni pochi grandi facevan tenore, movevano contro la religione una guerra varia e feroce, egli non seppe opporre un sol uomo eminente all' arte e alla rabbia degli assalitori. Il Bergier, il Guénée e altri pochi fecero quel che poterono, combatterono felicemente, e acquistarono alle benedizioni dei posteri un diritto immortale; ma soli non bastavano. E certo dal silenzio o dalla scarsa difesa del sacerdozio fu aiutata la diffusione della falsa filosofia, e l'imperio ch' essa acquistò nell' opinione; quando un sol uomo veramente forte, che si fosse trovato sulle soglie del santuario, avrebbe potuto mettere in fuga quella turba di molestissimi insetti, resi più insolenti dalla pazienza intempestiva di coloro cui assalivano. Nè la vena poetica del Voltaire, e la facondia del Rousseau sarebbero bastate a palliare la loro ignoranza, se questa stata fosse da qualche valente ingegno e pellegrino filosofo smascherata. Dappoichè la rivoluzione ebbe disertate le fortune del clero, e dispersi i suoi membri, questi penarono a ricomporsi, nè poterono in quel travaglioso intervallo attendere gran fatto alle dottrine e agli studi. Ma ora che per benefizio de' cieli sottentrò alla burrasca una calma bastevole, perchè il clero francese indugia a profittarsene, onde ricuperare per ogni verso il pristino splendore, e rendersi per sapienza ammirabile, com'è venerando per la pietà e pei costumi? Io non oserei, per la riverenza che porto a una porzione cosi eletta della Chiesa, aprire questi miei sentimenti, se non si conformassero al parere di alcuni rispettabili membri di quella, e corroborati dalle loro que

rele1. Nè voglio con ciò negare che la Francia abbia anche oggi dei preti dotti e ingegnosi, autori di opere pregevoli ; i quali basterebbero forse all' onore e al bisogno di un' altra provincia cristiana; alla Francia non bastano. Perdonimi cotesto illustre sacerdozio, se dico che non bastano; poichè esso ci ha talmente avvezzi nei tempi andati a vedere uscir dal suo seno in gran copia gli uomini segnalati in ogni parte della umana e divina sapienza, che se bene al di d'oggi non sia sterile, ci fa parere scarsa la messe.

Quella parte del clero francese, che attende indefessamente agli studi, malgrado l'uso contrario invalso nei più, è quindi tanto più degna di essere commendata. Se non che, alcuni di questi benemeriti, non mi sembrano avere scelta la via più acconcia per sortire l'effetto. Dirò francamente il mio parere, senza nota di temerità, quando in ciò che spetta al bene della religione e della Chiesa, è lecito all' uomo cattolico, qualunque sia il suo paese, il manifestare la propria opinione, senza ch' egli possa essere tassato ragionevolmente d'intromettersi nelle cose forestiere. Io penso adunque che alcuni chierici francesi s' ingannino a credere che il culto superficiale delle lettere, come piace al di d' oggi, sia gran fatto proficuo alla religione: penso che le loro fatiche sarebbero spese con maggior frutto in istudi più sodi e profondi, in lavori di più vasta mole e più proporzionati ai bisogni dell' età corrente. L'ingegno e il tempo di due terzi di coloro che oggi scrivono, se ne va nelle gazzette e nei giornali. Io non ri

1 Vedi FORICHON, Examen des quest. scientif. de l'âge du monde, etc. Paris, 1837, pp. vii, seqq., xxxII, seqq.

pudio già del tutto questo genere di composizione: stimo anzi che un giornale ben fatto giovi al sapere; e per non uscire dei giornali ecclesiastici, so che se ne stampano alcuni in Italia ed altrove, che sono meritevoli di molta lode. Ma quelli all' incontro, che vogliono stendersi più oltre che non comporta la lor natura, e far le veci dei libri, sono, non che inutili, pregiudiziali. Il giornale dee aiutar la scienza, ma non può contenerla, nè costituirla: è un accessorio, non il principale: serve ad indicare di giorno in giorno i progressi che si vanno facendo nel sapere, ed è destinato non a supplire alla dottrina dei libri, ma ad agevolarla. Laonde, quando in un paese si stampano pochi libri o mediocri, e lo scrivere dei giornalisti sovrasta di copia, frequenza, celebrità a quello degli autori, si può credere che il vero sapere sia in istato di declinazione. Non mi pare adunque che a ristorare le scienze religiose sia sapiente consiglio il metterle per la via de' giornali, e lo sciupare in tali componimenti gl' ingegni, che le coltivano. Certo in un secolo chiaccherino, in cui l'uso delle pubbli cazioni periodiche è invalso generalmente, e molti studiano a guastare per questa via gli animi e i cervelli degli uomini, i giornali buoni sono un antidoto opportuno; ma non debbono, lo ripeto, preoccupare il luogo dei libri, non esercitare gli uffici del più alto e difficile insegnamento. Egli è vero che questa pessima usanza regna altresi nelle lettere profane; che coll' alchimia dei giornali si pretende d'insegnare ogni disciplina eziandio più austera, e di rendere con essi superfluo ogni volume di maggior mole, non che le intere biblioteche; che i fautori del progresso sperano non lontano un tempo, in cui non si stamperà e non si leggerà più altro che fogli volanti; ma questi bei disegni

e queste liete speranze si vorrebbero lasciare alla sapienza dei profani. Mal vi consigliate a difendere il vero e combattere la miscredenza con quei mezzi frivoli ed indegni, che l'hanno prodotta. Lasciate le armi imbelli ai nemici della religione: procacciatevi di armi forti, che sole provano nelle vere battaglie, e conferiscono la vittoria. La scienza dee essere soda e gagliarda, come la religione ed il vero: la leggerezza e la debolezza sono condizioni proprie dell' errore. Il falso sapere mise in fondo la fede, e non potrà farla rivivere. I giornali, che hanno efficacemente conferito a rovinare la religione, non potranno mai instaurarla; imperocchè tal è la debolezza e la corruttela dell' animo umano, che lo scrivere superficiale può bensi pervertire, ma non convertire nessuno. Si raccontano esempi d'uomini sviati dal vero, e ricondottivi dalla lettura attenta di un buon libro; laddove non so che questo miracolo sia giammai stato fatto da una gazzetta o da un giornale. Il quale potrà aiutare dalla lunga le buone disposizioni, ma non mai sortire l' effetto, se mancano opere sode, profonde, accomodate al bisogno della civiltà e del secolo. Ora per ottener tali opere, cominciate a persuadervi che i giornali non fanno la scienza. E perciò toglietevi dal voler chiudere l'enciclopedia in pochi volumi, dal voler ristringere nello spazio di dodici quaderni annui non so quante scienze. Credete forse che chi vuol acquistare una cognizione sufficiente di tali materie, si appaghi di corsi improvvisati? Ciò avvilisce le nobili discipline, e non fa alcun pro alla religione. In vece d'impicciolire il sapere, e chiuderlo fra limiti cosi angusti, dateci dei buoni libri, dateci dei libri che si facciano leggere e studiare anche da' laici, per la novità e la profondità delle materie. Nè giova il dire

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