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lavori dee tuttavia differir dagli altri, e avere, per dir così, un volto e fattezze sue proprie. Ora questa specialità negli scrittori grandi è di due sorta; l'una muove dalla loro tempra individuale; l'altra dall'indole civile, ed esprime il genio della nazione, a cui appartengono. Per ciò che spetta a questa seconda proprietà, la lingua e lo stile, di cui lo scrittore si serve, ci hanno grandissima parte, come quelli, che sono una viva espressione della fisonomia nazionale. Perciò un buon cittadino non iscrive mai nell' altrui lingua, se non necessitato, e crede con un nostro antico, che « meglio, con più decoro, con men sospetto d'adulazione, e men pregiudizio di servitù, si scrive, si risponde nella lingua propria, «< che nell' altrui 1. » E siccome ogni lingua ha molte fogge di stile sue proprie, queste dee seguire chi vuol bene scrivere; imperocchè lo stile è l'elemento spirituale della parola, e come l'anima della favella, di cui le voci sono il corpo, quasi materiali di organica struttura. Ma l'elocuzione sola non basta, e altre condizioni richieggonsi per dare a un libro il colorito confacente agli spiriti propri della nazione. Se tu leggi Dante, il Petrarca, il Machiavelli, l' Ariosto, Galileo, anche senza mettere in considerazione l' idioma divino in cui scrivono, e avendo l'occhio soltanto al loro modo di sentire e di pensare, ti accorgi che questi scrittori sono nostrali. Quella limpidezza e pacatezza di pensiero, quella schietta e robusta virilità, quel senno, quella sagacità, quella moderazione, quell' aggiustatezza, che ti mostrano un animo ben conformato, in cui le varie potenze si bilanciano fra di loro, e in fine quella evidenza e scoltura di concetti inimitabile; sono qualità, che riunite insieme si trovano di rado fuori d'Italia. Esprimendo e incarnando queste divine parti col loro modo speciale di pensare e di scrivere, possono i buoni autori avvalorare il genio proprio della nazione, a cui appartengono.

1 CARO, Letter, fam. Como, 1823, tom. III, p. 112. Cons. tom. I, P. 219.

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NOTA 38.

Ecco, come un biografo francese del Goëthe racconta la sua morte: « Un matin son œuvre était consommée, il était assis dans son «cabinet d'étude. L'hiver s'éloignait de la terre... On eût dit que << la nature renouvelée frappait à la fenêtre avec tous les bruits de « la terre et de l'air. » (I nostri secentisti scrivevano meglio?) L'octogénaire en se levant avait rencontré le bras de la mort, il « comprit ce que cela voulait dire. Sa main s'efforça de tracer quelques lignes dans le vide; puis après avoir murmuré ces "mots : Qu'il entre plus de lumière ( dass mehr licht hereinkomme!), « il s'arrangea plus commodément dans un coin de son fauteuil, « et rendit l'àme. Telle fut sa fin; il mourut comme Frédéric II, « comme Rousseau, comme tous les aigles de la terre, l'œil tourné « vers le soleil'. » Lascio stare lo stile di questo squarcio gonfio e falso, come piace al popolo; ma certo niuna esortazione è più efficace dello spettacolo di un uomo famoso e ottuagenario, che si presenta al tribunale del Giudice supremo, senza dare il menomo segno di pentimento nè di religione. E alla morte corrispose la sua vita. Lo stesso biografo racconta che il Goëthe odiava la religione cattolica, come quella che richiama agli uomini l' idea della morte : « De là sa haine contre le catholicisme, qui a peut-être le tort de << nos jours (forsechè la morte è anche una invenzione dei di nostri?)« de proclamer trop haut la souveraineté de la mort dans «la vie. Le bruit lamentable des cloches l'importune à ses heures « de travail; tous ces symboles consolateurs mais tristes, dont la religion peuple la campagne troublent la sérénité de sa prome« nade du printemps. Sa nature hautaine se révolte contre cette

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« invasion de la terre par la mort, et sa fureur éclate chaque fois

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qu'il rencontre dans les verts sentiers le pas stérile de cet hôte

« incommode: il lui faut l'existence dans sa plénitude, sans

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arrière-pensée de départ et d'adieu... La croix même de Jésus, le signe divin de la rédemption, ne trouve pas grâce devant lui: « il n'aime pas voir les larmes se mêler à la rosée du ciel... Philo«sophe païen, amant passionné de la séve, de la végétation et de « la vie, pour lui la mort serait encore la vie, sans les fantômes « inventés par le catholicisme 1. » Leggasi il rimanente di questa notizia biografica, che può dilettare, a malgrado del buon gusto e della squisita filosofia, che ci si ravvisa. Che profondo egoismo in quell' uomo! Per acquistare una falsa pace, per ingannar sè stesso. sopra un male inevitabile, egli abborrisce il letto dell'infermo, la campana funebre, la bara del povero, le cerimonie estreme della religione; odia perfino la Croce; e sfugge il menomo indizio, che possa richiamargli allo spirito i dolori e le calamità de' suoi fratelli! Che diverrebbe il mondo, se tutti gli uomini somigliassero al Goëthe? Noi avremmo in abbondanza dei drammi, come il Faust, per insegnare lo scetticismo, e dei romanzi come il Werther, per allettare al suicidio ; ma il corrompere e il disperare. gli uomini è forse un opportuno rimedio alle loro sciagure?

1 Revue des deux mondes, t. XX, p. 272, 273.

TAVOLA E SOMMARIO.

PROEMIO.

Idea generale dell'opera, e sua divisione in due libri.

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delle religioni appartiene a quella della filosofia. Si risolvono alcune obbiezioni in contrario. Perpetuità della filosofia. Del metodo critico seguito dall' autore nelle ricerche storiche. Si risponde ai nemici delle compilazioni. Del metodo dottrinale, osservato dall' autore; perchè egli anteponga la sintesi all' analisi. Cenni sopra un' opera precedente. Professione cattolica dell' autore. Risposta a chi lo accusa di esser troppo La moderazione nelle dottrine non è oggi di moda. - Via facile e compendiosa, per giungere alla gloria. - In che senso l'autore sia vago del progresso. Sua protesta, intorno alle persone generalmente; agli scrittori vivi ed ai morti, in ispecie. – Di Giorgio Byron. - Dei sentimenti, che mossero l'autore a scrivere. Contro la setta degl' Italogalli. Funesti influssi della Francia.

cattolico.

Della eterodossia moderna in generale, e della filosofia germanica in particolare. — Gl' Italiani debbono filoso

fare da sè. Dello stile filosofico.

ordine alle cose.

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amatori d'idee. Dei parolai. Contro la barbarie dello scrivere, che domina in Italia. — Della chiarezza, brevità, semplicità, precisione, e purezza del dettato. - Esempi italiani di elocuzione filosofica perfetta. Del modo, con cui si può innovar nella Scusa dell'autore, intorno alla lingua e allo stile da lui adoperato. Le sorti future d' Italia dipendono dalla nuova

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generazione.

Esortazione ai giovani italiani. Utilità della vera filosofia. - Essa non dee spaventare i buoni governi, nè i buoni principi. Sua opportunità, per ristorare la religione. — La filosofia dee essere coltivata specialmente dai chierici. — Lodi del chiericato italiano. Del sacerdozio francese: sua antica dottrina, e sua virtù in ogni tempo. — Del modo, con cui si coltivano le lettere da alcuni chierici francesi. Della partecipazione dei chierici alla vita sociale. Della libertà cattolica nel

culto delle dottrine.

Che il clero cattolico dee essere eminente

anche nelle scienze profane, per sortire pienamente l'effetto del suo ministerio. Di certe sette politiche, che nocciono alla reli

gione.

tanza.

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· Dei teologi laici, che inondano la Francia: loro tracoAlleanza della filosofia colla religione. La dottrina cattolica è la sola dottrina religiosa, che abbia un valore scientifico. Come la novità si accordi coll' antichità nelle cose filoso

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Si conchiude, esortando gl' Italiani a liberare le scienze

speculative dai nuovi barbari.

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Contrapposto fra lo stato fiorente delle matematiche e fisiche, e lo squallore della filosofia ai dì nostri. Sue cagioni generiche. Considerazioni a questo proposito sullo stato della filosofia nelle varie parti d'Europa. Divario, che corre fra le dottrine francesi e tedesche, nato dalle loro diverse attinenze colla religione. — Di Renato Descartes. - I sensisti moderni sono suoi discepoli assai più legittimi del Malebranche, e di altri antichi cartesiani. - Del panteismo germanico; temperato dalle tradizioni religiose: l'Idea vi è oscurata, non estinta del tutto. Di Emanuele Kant. - Per

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chè i Tedeschi protestanti furono in filosofia più alieni dall'

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