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Queste opposizioni non giustificano la Riforma, ma la spiegano.

NOTA 19.

La professione di buon cattolico fatta dal Descartes in molti luoghi delle sue opere può agevolmente interpretarsi, come una regola di prudenza ; ma se si ha per sincera, è difficile il conciliarla coi principii della sua dottrina. Le sue Lettere fanno buona prova, ch'egli non era disposto a soffrire il martirio, per amor del vero; e che, se aveva, (come raccontano,) il coraggio del soldato, non possedea certamente quello del cittadino e del filosofo. Scrivendo al P. Mersenne, in proposito di Galileo, dice di non cercar che il riposo e la tranquillità dello spirito 1. Quando un punto della dottrina di questo grand' uomo fu dannato da un tribunale ecclesiastico, egli fu talmente spaventato, che voleva bruciar le sue carte; e diceva : « Je ne voudrais pour rien du << monde qu'il sortît de moi un discours où il se trouvât le moin«dre mot, qui fût désapprouvé de l'église. » Nè crediate mica che egli fosse mosso da un pio sentimento di riverenza verso l'autorità condannatrice; imperocchè in questo caso, sebbene non si trattasse della Santa Sede, nè della Chiesa, com' egli dice, ma di una semplice congregazione ecclesiastica, noi giudicheremmo la sua riserva altamente lodevole. Ma da tutto il contesto della epistola si vede ch'egli non era mosso da altra ragione, che dal timore di porre in compromesso la sua tranquilla vita. In un' altra lettera allo stesso Mersenne, scritta un anno appresso, cioè nel 1634, lo dice espressamente: « Je sais bien qu'on pourrait

dire, que tout ce que les inquisiteurs de Rome ont décidé n'est << pas incontinent article de foi pour cela, et qu'il faut première«ment que le concile y ait passé; mais je ne suis point si amou«reux de mes pensées que de me vouloir servir de telles excep

1 OEuv. Paris, 1824, tom. VI, p. 251.

2 Ibid., p. 258, 239.

<«<tions pour avoir moyen de les maintenir; et le désir que j'ai « de vivre en repos, et de continuer la vie que j'ai commencée en « prenant pour ma devise bene vixit bene qui latuit, fait que je suis

«

plus aise, etc, 1. » Ognun vede, qual fosse lo scrupolo religioso, e lo stoicismo filosofico del nostro scrittore; e che se il bene latuit non lo salvò dalle vanità, dalle brighe e dalle ambizioni letterarie, che furono lo scopo principale delle sue fatiche e della sua vita, lo rese almeno cauto verso quella gloria, che poteva esser difficile e pericolosa.

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Il processo metodico, e il dubbio assoluto, che Cartesio premette alla sua filosofia, non si può per alcun modo accordare coi principii cattolici. Secondo il suo precetto, noi dobbiamo «< douter << une fois en notre vie de toutes les choses, où nous trouverons le « moindre soupçon d'incertitude. Il sera même fort utile, que nous rejetions comme fausses toutes celles, où nous pourrons ima<giner le moindre doute 2. » Egli fa quindi la rassegna delle cose, di cui si dee dubitare. « Nous douterons en premier lieu, si de « toutes les choses qui sont tombées sous nos sens, ou que nous << avons jamais imaginées, il y en a quelques-unes qui soient véri<tablement dans le monde... Nous douterons aussi de toutes les << autres choses qui nous ont semblé autrefois très-certaines, même « des démonstrations de mathématique, et de ses principes, « encore que d'eux-mêmes ils soient assez manifestes, à cause qu'il « y a des hommes qui se sont mépris en raisonnant sur de telles « matières; mais principalement parce que nous avons ouï dire, « que Dieu qui nous a créés peut faire tout ce qui lui plaît, et « que nous ne savons pas encore, si peut-être il n'a point voulu « nous faire tels que nous soyons toujours trompés, même dans « les choses que nous pensons le mieux connaître 3. « Nous

1 OEuv., tom. VI, p. 243.

2 Princ. de la phil., part. 1, OEuv., tom. III, p. 65, 64.

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"supposons facilement qu'il n'y a point de Dieu, ni de ciel, ni de «< terre, et que nous n'avons point de corps 1. » Tal è pur la dottrina espressa nelle Meditazioni, e nel Metodo, benchè in quest' ultima opera sia meno crudamente insegnata. Antonio Arnauld, che pure, come vedremo, s'accorse nel seguito della poca ortodossia del Descartes, ebbe da principio la semplicità di credere che questi intendesse parlare di un finto dubbio, di un semplice artifizio metodico, buono a mettersi in opera, per ottenere la cognizione scientifica del vero; e solo si dolse che ciò non fosse troppo chiaramente avvertito nelle Meditazioni : « Verumtamen «< haud scio, an aliqua præfatiuncula hæc Meditatio præmuniri « debeat, qua significetur de iis rebus serio non dubitari 2; » e conchiuse, dicendo: « Non dubito, quin qua pietate est vir « clarissimus id attente diligenterque perpendat, et summo sibi <«< studio judicet incumbendum, ne cum Dei causam adversus impios agere meditatur, fidei illius auctoritate fundatæ, e cuius beneficio immortalem illam vitam quam hominibus persuaden«dam suscepit, se consecuturum sperat, aliqua in re periculum «creasse videatur. » Or che rispose il Descartes a questo proposito? Forse concedette che il suo dubbio assoluto è solo uno stratagemma metodico? No ; anzi si guarda dal farne parola ; e si ristringe a dire che la sua filosofia è solo fatta per gl' ingegni

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1 Ibid., p. 66. Cosi nello stesso punto, che si dubita di tutte le cose sensibili, e delle stesse dimostrazioni matematiche, si allega per giustificare il dubbio, che alcuni uomini si sono ingannati, e s'insiste principalmente su questa bella ragione, che abbiamo udito dire, Iddio, che ci ha creati, poter fare tutto quello che vuole nello stesso punto, che si nega l' esistenza del cielo, della terra e dei corpi, si porge fede a ciò che abbiamo udito dire, cioè al valore dei segni e della parola: nello stesso punto, che si suppone facilmente, (nota questo avverbio,) che Iddio non si trova, s'interpreta in modo assurdo l'onnipotenza divina, per argomentarne il dubbio assoluto. Il cervello di un uomo frenetico connette certo più sanamente, che quello del Descartes.

* ARNAULD, OEuv. Paris, 1680, tom. XXXVIII, pag. 33.

3

Ibid., p. 57, 5 58.

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robusti. « Je confesse donc ingénument avec lui, que les choses qui sont contenues dans la première Méditation et même dans « les suivantes, ne sont pas propres à toutes sortes d'esprits, et qu'elles ne s'ajustent pas à la capacité de tout le monde; mais « ce n'est pas d'aujourd'hui que j'ai fait cette déclaration... Aussi «a-ce été la seule raison qui m'a empêché de traiter de ces choses « dans le discours de la Méthode, qui était en langue vulgaire, et « que j'ai réservé de le faire dans ces Méditations, qui ne doivent « être lues, comme j'en ai plusieurs fois averti, que par les plus forts esprits. Et on ne peut pas dire, que j'eusse mieux fait, si je « me fusse abstenu d'écrire des choses, dont la lecture ne doit pas « être propre ni utile à tout le monde ; car je les crois si nécessaires, que je me persuade que sans elles on ne peut jamais rien « établir de ferme et d'assuré dans la philosophie. Et quoique le «fer et le feu ne se manient jamais sans péril, par des enfants ou «par des imprudents; néanmoins parce qu'ils sont utiles pour la «vie, il n'y a personne qui juge qu'il se faille abstenir pour cela << de leur usage1. » Passa quindi a discorrere della sua sentenza, che non si dee credere se non al vero evidente, e ripete la solita canzone, eccettuando le cose, che riguardano la morale e la fede2; clausula di cui vedremo ben tosto il valore. Egli è adunque chiaro che il dubbio del Descartes era serio, vero, e non finto; e che il temperamento recatovi in qualche luogo delle sue opere mosse solo dall' amore degl' imprudenti e de' pargoli, che non avevano un celabro abbastanza forte, o uno stomaco tanto robusto, da smaltire la sua dottrina. Che se nel brano citato dei Principii, dove parla più chiaro, egli dice nous supposons facilement qu'il n'y a point de Dieu, questo tenue mitigamento, suggeritogli forse da una osservazione dell' Arnauld 3, è solo una frase di buona creanza, poichè l' applica del pari all'esistenza dei corpi, intorno alla quale il suo

1 ARNAULD, OEuv., tom. XXXVIII, p. 60, 61.

2 Ibid.

3 Ibid., p. 34.

dubbio è assoluto e sincero, come vedesi dal contesto e da molti altri luoghi. Oltrechè la stessa voce supporre, se si riferisce all' oggetto del dubbio, e non al dubbio stesso, inchiude la realtà dell' atto dubitativo. Ora io chieggo, se la professione cristiana si accordi con questo dubbio serio ed universale? Si può egli immaginare che chi reputa spediente di ripudiare ogni vero, in cui si possa immaginare il menomo dubbio, possa tuttavia credere ai dogmi arcani della fede, che 'se bene corroborati da prove inconcusse, sono tuttavia così formidabili al senso, così esposti ai cavilli di una fiacca e superba ragione? Come mai un uomo, che dubita dell'esistenza della materia, del mondo, del proprio corpo; che annulla tutta la storia passata, non che de' suoi simili, di se medesimo; che s' immagina di esser solo in un deserto universale, con nessun' altra certezza, che quella del proprio dubbio; potrà tuttavia logicamente credere alla rivelazione, alla missione dell' Uomo Dio sulla terra, alla storia meravigliosa della sua religione, alla Bibbia, ai precetti, ai sacramenti, alla Chiesa? In verità, che se il Descartes ricerca un tal atto di fede, egli domanda uno sforzo troppo malagevole anche alla credulità di coloro, che non han cuore di seguirlo nel suo tirocinio dubitativo. Singolare follia di un filosofo! Per condurre l'uomo alla cognizion del vero, egli comincia col dispogliarnelo; e se l'infelice rimane nella sua nudità dolorosa, e non sa riscattarsene, chi dovrà renderne ragione a Dio, se non il temerario e audacissimo consigliero ?

Egli è vero che da quel dubbio universale si salvano espressamente la morale e la religione. Ma, oltre che l'eccezione importa un enorme paralogismo, si può chiedere, se la morale e la religione nel senso della clausula cartesiana, bastino alla professione cattolica. « Je me formai une morale par provision, qui ne consistait qu'en trois ou quatre maximes..... La première « était d'obéir aux lois et aux coutumes de mon pays, retenant « constamment la religion, en laquelle Dieu m'a fait la grâce

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