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verità e per misteri. Ciò era talvolta possibile nella gentilità : non lo è più a' nostri tempi, perchè chi ripudia gli arcani della rivelazione, non è acconcio a ricevere quelli dell' immaginativa, se questa per avventura non soverchia in lui la ragione, o se il lume razionale non è in lui abbacinato vale a dire se non è pazzo o scemo; ma i pazzi e gli scemi fanno numero, e non setta. O vorrete infine ricorrere alla ragione? Ma in tal caso, voi fate un sistema di pretta filosofia, e non una religione, nè differite dai seguaci del vecchio deismo.

Oltre che, per comporre una religione o una filosofia nuova, ci vogliono dogmi nuovi; cioè una cosa impossibile; giacchè la novità sostanziale dei concetti è impossibile nel giro del vero ideale. Nel resto, i recenti enciclopedisti sono tanto alieni dal recondito e dal singolare, che mancano eziandio di quello, che si può ottenere nelle scienze speculative. Il loro sistema è un sincretismo indigesto, una copia malcondotta e superficiale delle dottrine germaniche, mescolate colla vecchia incredulità francese; con che sapore e con che garbo, Iddio vel dica. Laonde, quando io li veggo scagliarsi così rabbiosamente, come fanno, contro il sig. Cousin, mi paiono molto ingrati; perchè vogliano o non vogliano, questi fu il loro maestro ; e s'egli non avesse fatta in Francia una tratta del panteismo e razionalismo germanico, distribuendolo a ritaglio dalla bigoncia, e adornandolo con eleganza e disinvoltura francese, i Sansimonisti, e i nuovi enciclopedisti, non sarebbero venuti al mondo. Certo, che le loro teoriche sul progresso, il loro piacevole ideale, la mescolanza del materialismo collo spiritualismo, il mistico e sibillino panteismo, onde fan professione, e tutto ciò che sputano sui simboli e sui miti biblici, sono derrate tedesche, spogliate del loro valor relativo, cioè di quella novità e profondità, che può avere anco l'errore, quando è opera d' ingegni dotti e virili. Vedesi nei recenti enciclopedisti, come nei copiatori ambiziosi di ogni genere, il capriccio di voler essere nuovi e pellegrini, e l' impotenza di riuscirvi. Vedesi nel loro stile

un difetto assoluto di sobrietà, di polso, di chiarezza; un fare saltellante, scucito, declamatorio; un uccellare ai concettuzzi e alle imagini; uno studio continuo di supplire all' ingegno collo spirito, e alle idee colle parole; una prolissità vaporosa e sentimentale, che non so quanto diletti ai Francesi d'oggigiorno, ma che certo riesce insopportabile a noi Italiani. Dico a noi, cioè a quelli, che serbano qualche vestigio dell' indole antica; perchè fiorisce pur troppo nella penisola una nuova scuola, a cui le affettazioni e le esorbitanze oltramontane nel pensare e nello scrivere paiono ancor poco. Ma questa scuola non allignerà nella terra di Dante, dell' Ariosto, del Machiavelli, del Buonarroti, del Galilei, del Vico, dell' Alfieri, del Leopardi, del Manzoni : la patria della scoltura moderna, non sarà mai quella dei vapori. Il capriccio di usare uno stile poetico in prosa, specialmente quando si tratta di cose scientifiche, e il vezzo del neologismo inutile, fanno certissimo segno di una gran povertà di concetti, di poca o nessuna vena inventiva: la fecondità della mente, e la proprietà semplice del dettato sono inseparabili. I nuovi enciclopedisti ti discorrono di psicologia, di metafisica, di dogmi cristiani, di materie difficilissime, nelle quali si richiede la più gran precisione e proprietà di linguaggio, senza nè pur conoscere i termini elementari della scienza, adoperandoli bene spesso a ritroso; e si credono di supplire alla esattezza della elocuzione coi fiori rettorici e colla poesia. Si può egli immaginare una metafisica, più confusa, un guazzabuglio maggiore degli articoli Ciel e Conscience? Uno scioperio di teologica erudizione, fatto più a sproposito, degli articoli Augustin, Baptême, Christianisme, Conciles, Confession, Confirmation? Se questo modo di pensare e di scrivere si stabilisse, dovremmo disperare affatto della filosofia, della critica, della storia, e di ogni altro ramo più importante del verace sapere. Si può ideare una fagiolata più sollazzevole degli articoli Amour, e Amitié ? E non si ha rossore d' inserire in una Enciclopedia, che è pure un'opera scria, almeno nel concetto degli autori, degli squarci dettati collo stile del Berquin o del

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Florian? E si giudica star bene nelle composizioni dottrinali un modo di scrivere manierato, leccato, sdolcinato, eunuco, che un valentuomo si vergognerebbe di usare, eziandio in un idillio e in un romanzo? E con siffatto stile si bestemmia la religione? Si spinge talvolta il sarcasmo e l' indecenza fino ad un segno, a cui non seppero arrivare gli scrittori men verecondi del secolo passato? Come in questa singolare apostrofe : « Ah, Christ, votre paradis m'épouvante, et j'aime encore mieux ma vie passagère avec tous ses désappointements et toutes ses peines, que votre << immortalité avec toutes ses joies, et toutes ses récompenses '. » E in quest' altra: « Vous avez connu, ô Jésus, les douleurs du «< corps, mais vous n'avez pas plus connu les douleurs de l'âme, « que vous n'en avez connu les jouissances !... Laissez-nous croire « que vous auriez envisagé le condition des femmes avec plus « de charité et de profondeur, si, sur votre trajet, vous en aviez « rencontré une digne de vous aimer et d'ètre aimée de vous, ô « le plus tendre et le plus sublime des cœurs 2. » Niuno certo crederebbe di trovare tali empie e sguaiate giaculatorie, che tengono del comico e dell' infernale insieme, in un'opera così grave, e così severa, come cotesta, almeno se si dee credere al frontispizio. Il dar solo un saggio competente della suppellettile filosofica, storica, religiosa dei compilatori, richiederebbe un discorso troppo lungo, da inserirlo in una nota. Il pregio principale di un buon dizionario scientifico consiste nella chiara, precisa, succinta ed eletta esposizione dei fatti, per la quale solamente può essere di qualche utile agli studiosi, che lo consultano. Ora ciò incontra di rado ai nuovi enciclopedisti; i quali bene spesso riempiono tutto l'articolo di vuote generalità e di triviali declamazioni, senza dir nulla di ciò, che fa il soggetto di esso. Leggi, verbigrazia, l'articolo César, se vuoi avere un saggio di questa maniera di comporre. Talvolta cadono in errori di storia, che o siano

Art. Ciel, tom. III, p. 607.

2 Art. Célibat, tom. III, p. 558.

effetto d' inavvertenza, ovvero d'ignoranza, nelle condizioni attuali della scienza sono quasi incredibili. Qual è per esempio l'etnografo dei giorni nostri, che ponga il corpo degl' Illirii e dei Persiani dell' età di Alessandro fra i popoli semitici, oppositamente agl' indogermanici 1? Quanto alla filosofia, le idee dei compilatori sono affatto confuse, come si può vedere negli articoli Bonheur, Condillac, Conscience, Éclectisme e altri, ed è impossibile il farsi un concetto preciso del loro sistema. Il loro panteismo, e le loro dottrine sull'infinità del mondo, e sull' immortalità degli animi umani 2, contengono tante contraddizioni, che il solo enumerarle sarebbe cosa troppo fastidiosa. Non si può meglio capire la confusione della psicologia colla fisiologia, onde si vantano; e la maniera, con cui combattono le dottrine del Cousin e del Jouffroy in questo proposito, può ragionevolmente indur chi legge a sospicare che i valenti critici non conoscano pure i rudimenti della disciplina, che trattano a fidanza. Generalmente il difetto di buoni studi, di studi elementari, e gl' inconvenienti, che provengono dalle letture disordinate, e non precedute da opportuno tirocinio, si fanno sentire a ogni poco nel corso di quest' opera. Come spiegare altrimenti la lode sperticata e puerile, che danno alla filosofia francese del passato secolo: « La mystérieuse puissance « de la philosophie française, révélation nouvelle, voix de notre peuple, voix du genre humain, voix de Dieu 3? «Il pareggiare, che fanno, la teorica del sig. Lamennais sulla certezza alla Critica della ragion pura '; cioè uno dei lavori più superficiali e insussistenti, che abbia veduto l'età nostra, coll' opera più pellegrina e profonda, (a malgrado de' suoi errori,) della psicologia moderna? Il sig. Lamennais è fuor di dubbio un elegante ed eloquente dettatore; ma non merita certo maggior riputazione

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I

come filosofo, che come statista od erudito o teologo, eziandio avendo riguardo ai primi suoi scritti. Cito questo giudizio, perchè può servir di paragone a conoscere, qual sia l'estimativa dei nuovi enciclopedisti nelle materie filosofiche. Il loro giudizio sulla filosofia di san Bonaventura ha forse d'uopo di una erudizione un po' più squisita, ad essere apprezzato. « Il ne cherche pas, dicono essi, « le fondement de sa foi dans l'ontologie « pure, comme saint Thomas » San Bonaventura, malgrado la trascuranza degli storiografi, è uno dei filosofi più eminenti del medio evo; e il suo merito più insigne è appunto di essere un grande ontologista, e più ontologista ancora di san Tommaso. Ma egli è sovrattutto nelle cose teologiche, che i nostri compilatori sono deliziosi. Se hai pazienza di leggerli, ci imparerai che le obbiezioni fatte contro il racconto mosaico dell' arca sono insolubili; che il diluvio non potè essere universale, perchè l'acqua dell'oceano non sarebbe bastata a superare i gioghi dei monti; che nel caso contrario non vi sarebbe più « aucune "garantie dans ce monde pour les établissements, auxquels nous << mettons tant de peine et de travail, » e che i testamenti dello spirito sarebbero sottoposti a perire come quelli della ricchezza, danno veramente deplorabile, sovrattutto se si parla dei testamenti enciclopedici, che si rogano in questo secolo, i quali sono sicuri di durare in eterno, se non accade un nuovo diluvio ; che il Cristianesimo nacque dal matrimonio (traduco letteralmente) del dogma orientale colla filosofia greca 5, (sentenza che lo stesso sig. Strausse non ha osato dare, come fondata); che « on est étonné << de toutes les racines que le christianisme avait déjà, lorsqu'il

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"Vie de Jésus, trad. par Littré. Paris, 1859, sect. 1, chapitre 5, § 41, tom. 1,

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