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indirizzo, ci dee essere un' arte, che insegni il modo di farlo, e metta in opera l'insegnamento. Quest' arte è l'educazione, e comprende una parte speculativa, per cui si conosce l'avviamento da conferirsi all' arbitrio dell' uomo e i sussidi che vi conducono, e una parte pratica, che pone ad effetto questa cognizione.

La necessità dell' educazione è così manifesta, che non ha d'uopo di prova. Imperocchè l'educazione, essendo il modo di trasformare in abiti, per mezzo di atti successivi, le potenze dell' individuo, in ordine al suo fine, è tanto necessaria alla felicità dell' uomo, quanto lo stesso incivilimento. Anzi si può dire che l'educazione è la civiltà degl' individui, come la civiltà è l'educazione dei popoli. L'uomo e il comune perfettamente ordinati non sono enti naturali, ma artificiali, e benchè la natura dia il germe, l'arte sola può svolgerlo e maturarlo. Ma siccome tutte le potenze sono attuate dal concorso dell' arbitrio, sèguita che l'instituzione e, la disciplina della volontà è la parte più rilevante dell' arte educatrice. Questa, propriamente parlando, si distingue dalla civiltà, mediante la condizione del soggetto, in cui si esercita, e i mezzi che adopera per sortire l'effetto. La civiltà si travaglia nell' universale, ma specialmente negli uomini già maturi, l'educazione nei giovani e nei fanciulli. Conciossiachè il magisterio educativo versando nell'informar gli animi coll'aiuto della consuetudine, dee mettere le sue radici in quella età, che porge minori ostacoli, e quando gli animi teneri e nuovi alla vita, non ancora impressionati in contrario, sono atti a ricevere una buona forma. Egli è vero che l'uomo è scaduto dalla perfezione, in cui fu creato ; ma la Providenza, con un consiglio di sapienza e di misericordia, moderò il male in guisa, che non fosse irri

mediabile. E stato sarebbe, se il germe malefico si esplicasse, come prima l'uomo entra nell' aringo della vita, e se le cupidigie della età fervida fossero retaggio della puerizia. Imperocchè in tal caso non vi sarebbe più, per così dire, nel vivere umano alcuno spazio vuoto di affetti ribelli e tumultuosi, e atto a ricevere la generosa semenza della disciplina. All' incontro la quiete innocente della fanciullezza, durante la quale le passioni più violente dormono ancora, rende possibile l'opera degl' institutori; la quale porge le armi, e i sussidi necessari alle dure battaglie delle età che seguono (29).

L'educazione è tanto antica, quanto la nostra specie, e Iddio fu il primiero institutore degli uomini. La prima scuola fu la rivelazione infusa col linguaggio; il quale tramanda il vero alle succedenti generazioni, ed è come un insegnamento mutuo, per cui si è propagata e si propagherà in perpetuo la prima lezione data al genere umano dal supremo maestro. Come tosto furono ordinate le comunanze più antiche, onde si abbia memoria, troviamo, presso i popoli culti, l'educazione avuta in conto di negozio pubblico. Nella vita patriarcale, il capo della famiglia e della tribù è il precettore de suoi dipendenti, che vivono seco a guisa de' suoi figli. Nel reggimento delle caste, i savi investiti del sacerdozio, sono i conduttori, i legislatori, i maestri delle classi subalterne : il santuario o l'oracolo, seggio di traffico, di giustizia, di religione, dove convengono i popoli, è pur la sede dell' insegnamento, e la fonte del costume. Così nelle due forme più antiche di società, quali sono il patriarcato e il governo a caste, la religione e l'educazione si confondono insieme, e appartengono alla cosa pubblica; perchè in effetto il culto e il governo sono i due strumenti principali di gentilezza, in ordine alle

nazioni. La storia ci mostra l'educazione pubblica in vigore presso gli antichi Persi; e c'induce a conghietturare che assai prima fosse comune a tutti i popoli iranici; donde forse passò in Egitto; dove la troviamo fiorente sotto il dominio dei Faraoni 1. I Doriesi, che furono probabilmente in origine un ramo pelasgico, l'introdussero nella Grecia ellenica, e in quasi tutte le loro colonie: l'affinarono in Laconia, in Beozia, in Creta, nella Magna Grecia, e la recarono, per alcune parti, a un raro grado di perfezione. Certo le meraviglie dell' antica Grecia si debbono principalmente attribuire all' influenza del genio dorico, e alla sua perizia nel migliorare gli uomini colla disciplina. Licurgo, rinnovatore d'instituti più antichi, viziò l'educazione doriese, esagerandone i principii, Pitagora la mise in arte, fondò con essa la sapienza italogreca, e se ne valse a tentare una riforma religiosa e civile. Platone, che seguì gli ordini dorici in quasi tutte le parti della filosofia, institui la sua società ideale a imitazione di Creta e di Sparta. I Pitagorici in effetto, come gli antichi Doriesi, tenevano l'educazione civile per cosa di grandissimo rilievo, e la riputavano il mezzo più efficace per la conservazione dello stato, e per modellar la repubblica, quasi un piccol mondo e un concento musico, a tenore dell' universale ed eterna armonia. Se presso altre nazioni antiche l'educazione non fu organata con ordini positivi, come nelle predette, uopo è avvertire che la forza del costume, la riverenza della religione e del sacerdozio, il potere delle leggi e dei magistrati, la subordinazione della vita privata alla vita pubblica, una folla di usi disparatissimi da quelli delle società mo

1 Si esporranno nel secondo libro le ragioni, che rendono verosimile l'origine iranica dell' antichissima civiltà degli Egizi.

derne, e insomma tutto lo stile del vivere antico, facevano sì, che l'educazione dipendeva assai più dallo stato, che dai particolari cittadini. Tanto che se ne può conchiudere, che salvo pochi casi, un' educazione più o meno pubblica fu comune a tutti i popoli antichi.

Il Cristianesimo, intento al sublime ufficio di perfezionare e ingentilire gli uomini, è l'educazione del genere umano in ordine alla vita avvenire. Ma nel dare all'uomo la gentilezza dell'animo, e aprirgli il regno celeste, lo felicita eziandio sulla terra; perchè la morale, che ivi produce la virtù e colà la beatitudine, è il vincolo e l'armonia delle due vite. Perciò si trova nel Cristianesimo il concetto civile e pedagogico dei Doriesi, ma ampliato, aggrandito, innalzato a grado assoluto di perfezione, mediante l'idea dell'eterno, sostituito agli ordini temporali e creati. I seguaci di Egimio e di Pitagora modellavano l'uomo e le sue instituzioni sulla città del mondo; l' Evangelio lo esempla sulla città divina. Cristo, conforme ai dettati della filosofia perfetta, ritornò in cielo il tipo supremo e ideale, che i Gentili ne avevano tratto, per collocarlo sulla terra fra le sensibili fatture. Mentre i Pitagorici, conforme al concetto panteistico della filosofia sacerdotale, da cui discendeva la loro setta, rappresentavano il Cosmo, o piuttosto il Teocosmo, come sovrano esemplare di eccellenza, Cristo, mirando più alto, disse: Siate perfetti, come il vostro Padre celeste è perfetto 1. Perciò, se l'educazione gentilesca attendeva più al corpo che allo spirito, più alle opere che ai pensamenti e agli affetti, più all'uomo esteriore che all'uomo interiore, e insomma più agli effetti e agli accessorii, che alle cagioni e al principale, 1 Matth., V, 48.

l'Evangelio diede il modello di una instituzione perfettissima, che comprende tutto l'uomo, e svolge le sue potenze, in proporzione del pregio loro. Il tirocinio cristiano si compone di due discipline, l'una delle quali è preservativa, e mira sovrattutto ai fanciulli, l'altra curativa, penitenziale, e riguarda l'uomo corrotto. Amendue constano di dogmi e di culto: il dogma, cioè l' Idea, ammaestra gl'intelletti; il culto informa, addolcisce, nobilita gli animi e i costumi. Il Catechismo e i canoni, cioè l'insegnamento e la disciplina,sono i due strumenti educativi, onde si serve la Chiesa; la quale col primo chiarifica e ammaestra le menti, coll'altro doma gl'indegni affetti, e i ribelli voleri al bene indirizza. Ma perciocchè l'azione immediata del Cristianesimo non esce fuori del cerchio religioso, spetta alla civiltà l'appropriarsi i concetti cristiani, incorporarli ai propri elementi, e vantaggiarsene ne' suoi progressi. Il che non potè accadere nei primi tempi della Chiesa, perchè la società era pagana; e quando il gentilesimo fu spento, vennero i barbari, che turbarono e spiantarono gli antichi instituti, mentre la religione immobile e quasi raccolta in sè stessa, rimase intera fra le ruine. Alla barbarie succedette lo stato feudale, e a questo s'aggiunse il municipale; entrambi rotti, sparpagliati, favorevoli alle forze particolari, infesti alla forza generale, e se validi fino ad un certo segno, destituiti di unità e di vita durevole. L'Europa ridotta in frantumi, non poteva occuparsi di educazione; e nello stesso modo che, per difetto di virtù concentrativa, gli stati erano smembrati e sminuzzati in comuni e in castella, l'azione educatrice si trovava divisa e quasi dissipata fra la moltitudine degl'individui e delle famiglie. Nè l'unità del pontificato cattolico potè rimediare al male, perchè tutte le passioni scatenate contro i sacrosanti diritti difesi da quello,

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