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età moderna, più per effetto delle circostanze esteriori, e per le influenze del Cristianesimo, che per altro giacchè noi ci vantaggiamo dagli antichi solo per essere venuti dopo, e possedere una religione, che prescrive ed aiuta mirabilmente il dominio dello spirito sulla natura. Lasciando però questo da parte, dico che la nostra inferiorità speculativa arguisce qualche altro difetto più riposto ed intrinseco, e perciò degno che si consideri attentamente.

E certo noi non possiamo vantarci di pareggiare o superare i popoli culti dell'antichità, nè anche per ciò che spetta alle qualità morali; voglio dire, alla grandezza dell'animo, al fervore dei sentimenti, alla costanza nelle opinioni e nelle azioni, alla magnanimità dei pensieri e delle opere, e insomma a tutte le virtù, che appartengono alla vita civile (22). Nella quale è d'uopo distinguere, come nella cognizione ideale, l'opera degli uomini dagli effetti delle instituzioni; e nelle instituzioni stesse si vogliono discernere i trovati umani dai suggerimenti della religione. Nelle attinenze religiose la civiltà nostra è smisuratamente superiore a quella de' popoli pagani più disciplinati, e l' avanza, quanto l'Evangelio sovrasta al gentilesimo. E siccome la religione, suprema dominatrice, esercita i suoi salutiferi influssi su tutte le parti dell'uomo e del mondo sociale; non v'ha alcun ramo della nostra coltura, in cui il Cristianesimo non sia in qualche modo penetrato, e non abbia prodotti miglioramenti notabili. Ma per quanto l'elemento religioso spazi largamente, e sia operativo, efficace, esso non è unico; e trova a lato suo la natura dell' uomo, che arrendendosi o ripugnando alla sua azione, ne avvalora o ne scema i benefici effetti. La civiltà,

essendo il risultato misto di questo doppio principio, può nel tempo medesimo dar luogo alle qualità più diverse, ed essere buona e rea, forte e debole, fiorente e declinante, in via di perfezionamento e degenere, secondochè le cose, in cui versa, si riferiscono all' una o all' altra di quelle due cagioni. La qual distinzione è importantissima; e chi non separa accuratamente gli elementi naturali dagli elementi cristiani, si espone al pericolo di adulare il secolo, o di calunniare la religione. Vero è che alcuni filosofi, come il Machiavelli 1 e il Rousseau 2, recarono alla religione stessa molti difetti della civiltà moderna; scambiando i difetti coi pregi, o la religione colla superstizione: paradosso enorme, che al di d'oggi non ha più d'uopo di essere combattuto.

La dote, che contrassegna specialmente l' uomo moderno, contrapposto all' uomo antico, se si discorre solamente delle condizioni naturali, quando vogliasi esprimere con un solo vocabolo, è la frivolezza. La quale si estende più o meno ai costumi, alle scienze, alle lettere, alla politica, alle opinioni, alle credenze, e abbraccia, infetta, corrompe ogni membro del pensiero e dell' azione umana. Gli antichi nei tempi del loro fiore, come per esempio nel colmo della civiltà italogreca, hanno rispetto ai moderni la medesima proporzione, che ha generalmente l'età virile verso la fanciullezza. Gli uomini di Livio e di Plutarco sono a ragguaglio nostro più che mortali, o noi siamo rispetto a loro meno che uomini. Parlo della forza dell' animo, del vigore, della saldezza, della costanza, della tenacità, dell' ardire,

1 Disc., II, 2.

2 Contr. soc., IV, 8.

e di tutte quelle doti, che sono applicabili alla virtù, come al vizio; giacchè anche nel vizio e nel delitto gli antichi recavano una grandezza ignota ai tempi che seguirono. Dicesi da taluni che questa è una illusione poetica, e che la superiorità degli antichi proviene dal prestigio che l'immaginazione dà alle cose lontane, e dall' arte eloquente degli scrittori. Il che è falso, perchè i fatti parlano : qui non si tratta di stile, di eloquenza, di rettorici colori : si tratta di storia; giacchè i fatti greci e romani, raccontati alla semplice e alla rozza quanto si voglia, sono sempre maravigliosi. Salamina, le Termopili, Sparta, Leuttra, Omero, Pitagora, Socrate, Epaminonda, Timoleone, Camillo, Scipione, Fabrizio, Catone, il senato romano, le leggi e i giureconsulti romani, i ludi e le scene, le lettere e le arti di quei tempi, sole perfette, perchè alla forza accoppiano semplicità e gentilezza, sono portenti unici al mondo. I quali hanno un tale attrattivo, che senza il Cristianesimo, e i beni incomparabili di cui ci ha arricchiti, anche in ordine alla vita presente, chi ha petto d'uomo, e qualche generosità di spiriti, sarebbe tentato di querelarsi colla Providenza, che lo abbia fatto nascere fra le grettezze e nel fango dell' età moderna. Anche le altre parti dell'antichità, e le cose del medio evo, son rimote di luoghi e di tempi, e hanno un allettativo poetico, se vengono abbellite dai narratori; ma non si accostano di gran lunga alla greca e romana eccellenza. Il medio evo è mirabile pel suo genio cristiano; e i popoli d'allora, in quanto si mostrano animati dalle idee cattoliche, sovrastanno senza dubbio alla gentilità più colta. Ma, tranne ciò che deriva effettualmente dalla religione, io non so che si debba ammirare nei loro annali; e i moderni encomiatori dei feudi, dei cavalieri, dell'architettura gotica e delle crociate, mi paiono poco

ragionevoli, e molto incresciosi. Gli eroi cavallereschi, e tutti quei guerrieri senza paura o dal cuor di lione, colle loro matte imprese e coi loro amoreggiamenti, mi sembrano molto simili a quelli del Boiardo e dell' Ariosto; e sono inclinato a credere che il Cervantes, ritraendoli con vena impareggiabile, tenga sovente dello storico filosofo, non meno che del poeta satirico. Ci può essere in quei forti muscoli e in quella generosità spensierata alcun che di lodevole; ma certo ci manca la ragione e la semplicità; e con esse la vera grandezza il coraggio è reso ridicolo dal difetto di condegno scopo, dallo sforzo, dalla pompa, dall' ostentazione: non ci trovo la sapienza, la naturalezza, il vero valore, e quel furore assennato e tranquillo di Temistocle, di Epaminonda e di Scipione. Tantochè coloro che rinnovano ai di nostri le tragicommedie dell' arte cavalleresca, e credono di giovare per tal modo alla civiltà del secolo, riescono solamente a far ridere di sè (23). Se volete in effetto beneficarla, e vi dà l'animo di mutare i costumi, (il che non è veramente una ciancia,) lasciate là i romanzi, le cronache, e volgetevi alle storie aggiungete la perfezione sovrumana dell' Evangelio agli antichi spiriti di Atene e di Sparta, di Sannio e di Roma: accozzate e contemperate insieme Platone e Dante, Bruto e Michelangelo, Catone e Ildebrando, Licurgo e Carlo Borromeo componete insieme questi elementi, che ci maravigliamo di trovar divisi nella storia, tanto gli uni, ad essere perfetti, abbisognan degli altri fatene uscire una civiltà nuova, più eccellente e squisita delle passate; la quale vorrebbe essere il supremo intento del secolo, e in ispecie degl' Italiani, al cui genio maschio e severo non debbono andare a sangue le puerili esorbitanze, le affettazioni e le caricature oltramontane. Ciò che non è antico e non è cristiano, non

è semplice; e fuori della semplicità, non vi ha vera grandezza. Ma per tornare ai caratteri singolari e incomparabili della buona antichità romana e greca, io non posso indurmi a credere che la loro sublimità sia un effetto dell' immaginazione: la favola in questo caso sarebbe maggior miracolo che l'istoria (24).

La frivolezza è un difetto, che guasta tutte le facoltà dell' uomo, e le rende inette a produrre effetti sodi e durevoli ; ma si radica principalmente in una di esse, cioè nel volere. Una volontà fiacca e debole è di necessità incostante, come quella, che non può signoreggiare la vicenda tumultuosa delle impressioni e degli affetti, e si lascia volgere leggermente agl' impeti loro. L'incostanza dell' animo nuoce alle altre potenze coll' impedirne l'applicazione tenace e diuturna ai loro rispettivi oggetti, e rende nulli o mediocri i frutti, che ne provengono. Conciossiachè la vita dell' uomo essendo successiva, e la natura perfettibile, ogni sua virtù suol essere un portato del tempo; nè può ottenersi altrimenti, che per via di atti replicati, i quali formano l'abito, mediante la lunghezza e l'intensità dell' applicazione a un medesimo oggetto. Questa forte e indefessa applicazione richiede un uomo longanime e costante; e la longanimità, cioè la stabilità dell' animo nell' indirizzo delle sue forze, è l'opposito della frivolezza. Egli è adunque manifesto che la leggerezza degli animi e delle menti propria della età moderna, procede dall' indebolimento dell' arbitrio, il quale essendo la stessa attività radicale e sostanziale del nostro animo, dee necessariamente influire nelle altre potenze. La sua efficacia si dimostra specialmente nelle facoltà morali, donde dipendono la virtù privata, la virtù civile, la fede religiosa, la fortezza

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