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gliarono al principio psicologico del Descartes, ma ne rigettarono le deduzioni ontologiche; laddove il Fichte, e gli altri, ripudiando la base scettica della psicologia del loro maestro, serbarono la sua morale, che ne è la vera ontologia.

Il Descartes è dunque il corruttor principale della filosofia nell' età moderna, l'autore de' falsi principii e del pessimo metodo, che la condussero a rovina; il che verrà chiarito altrove più largamente. Da lui attinsero i suoi compatrioti e gli strani; se non che, i Tedeschi mitigarono le funeste dottrine col residuo degl' insegnamenti cristiani, laddove i Francesi ne dedussero le conseguenze con una logica intrepida, che fa spavento. E pur la Francia possedeva col cattolicismo la verità ideale nella sua pienezza, mentre la Germania non la serbava altrimenti, che guasta e falsata dai novatori; e la fede cattolica avea trionfato nel primo di questi due paesi, perchè ne compenetrava le instituzioni, mentre che era perita nel secondo, perchè da loro discorde. Come adunque la falsa filosofia ebbe più rapidi e più logici incrementi, dove la verità riluceva in tutto il suo splendore, e trovò qualche ostacolo, dove questa era stata oscurata? Come nacque fra i popoli ortodossi, anzichè fra i protestanti? Cartesio tolse dalla Riforma, tedesca di origine, il germe infausto delle sue dottrine; il quale venne applicato alla filosofia da un uomo francese e cattolico, e fruttò assai meglio in paese ortodosso e forestiero, che nelle contrade, ove nacque, ove fu da credenze conformi aiutato e favorito. Quest' apparente contraddizione si spiega, distinguendo nel Cristianesimo le instituzioni dalle dottrine, e considerando che le relazioni di un popolo verso di quello possono essere diffe

rentissime, secondochè si pon mente all' una o all'altra di quelle due cose. Così nel caso presente, la convenienza della gerarchia cattolica coi costumi e cogl' instituti francesi non è meno evidente, che la discordanza di essa dalle usanze e dagli ordini anticati delle popolazioni germaniche. D'altra parte, trovasi molta conformità fra le idee cattoliche e il genio, o vogliam dire, la complessione intellettuale e morale, dei Tedeschi; poca, fra tali idee e la disposizione natia dei Francesi. I quali si possono chiamare naturalmente cattolici nel giro dell'azione sociale, e protestanti in ordine al pensiero; dove fra gli Alemanni ha luogo il contrario. E siccome la gerarchia, secondo la natura delle cose, è la conservatrice del dogma; il cattolicismo dovette perir fra i Tedeschi, benchè inclinati alle ideali sue dottrine, e si mantenne, come religione, malgrado la guerra dei filosofi, fra i Francesi altramente disposti. Il che c'invita a considerare per qualche istante l'indole rispettiva delle due nazioni.

Molti moderni scrittori hanno screditato l'uso delle induzioni morali, cavate dalla varietà delle stirpi, maneggiandole leggermente e a capriccio, e valendosene a provare tutto quello che vogliono. Non si può negare che questi ragionatori a sproposito di razze siano molto fastidiosi. Ma l'abuso di una dottrina non prova ch'ella sia falsa; e se v'ha cosa certa al mondo, si è questa, che le varie conformazioni accidentali dell' organizzazione umana influiscono nella disposizione morale dei popoli e degl' individui. E siccome ogni stirpe ha qualche specialità organica, così ella possiede alcune qualità intellettive e affettive, che la differenziano dalle altre, come ha qualche cosa di proprio nelle fattezze del volto, e nell'abito di tutto il corpo. Non vi sono due nazioni europee, che mo

ralmente e corporalmente si somiglino affatto, benchè le differenze possano essere maggiori e minori, e più o meno manifeste o recondite. Per ciò che spetta principalmente all' animo, l'indole dei Francesi è differentissima da quella dei Tedeschi. Nei primi, non ostante la mescolanza dei Franchi, prevale il genio celtico; intendendo principalmente, sotto questo nome, le qualità specifiche di quelle popolazioni, che fermatesi ab antico fra le Alpi, i Pirenei e il Reno, si mescolarono in successo di tempo con varie tribù d'altre stirpi, probabilmente germaniche, donde uscirono i Celti misti, cioè i Galli; qualità, che perciò si debbono attribuire, non tanto alle razze più vetuste, quanto alla loro comune e diuturna dimora in un medesimo paese. Come ciò sia, la natura morale dei moderni Francesi si conforma a quella dei Galli, di cui gli antichi scrittori ci han lasciato il ritratto; il quale, se si ragguaglia colla descrizione fattane dal Machiavelli 1, e colla esperienza dei nostri giorni, ci mostra che gli abitanti della Francia furono simili in ogni tempo. Ora, lasciando da parte quelle proprietà, che non accennano all' ingegno speculativo, e discorrendo unicamente di ciò che lo concerne, se si paragonano insieme il genio celtico e il genio germanico, trovasi che l'uno è analitico, l'altro sintetico: l'uno è attissimo ad osservare i sensibili, l'altro a contemplare gl' intelligibili: l'uno è sagace nella considerazione dei fatti, l'altro sottile e profondo nell' intuito delle idee : l'uno ama di spargersi di fuori, e l'altro si diletta di concentrarsi in sè stesso, ovvero di spaziare nelle regioni ideali, dove il sentimento non arriva; laonde il primo è inclinato ai negozi, ai traffichi,

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1 Ritr. delle cose di Francia. Della nat. de' Franc. Disc. sulla pr. deca, III, 56.

agli artificii, ai diletti e alle occupazioni della vita estrinseca, ai tumulti delle assemblee, delle rivoluzioni, delle guerre, e a tutte le parti del vivere civile; dove che il secondo si compiace assai meglio negli studi severi, nella vita domestica, nella meditazione solitaria, nel culto delle arti nobili, della poesia intima, della religione. Si suol dire che i Francesi sono eccellenti nell' uso delle idee generali. Ciò è vero, se si parla di quelle generalità, che nascono dai fatti, e sono opera. del discorso induttivo, ovvero di quella sintesi secondaria, che sèguita e compie il processo analitico. Ma se i Francesi si dilettano di procedere, discorrendo, per induzione, i Tedeschi preferiscono di ragionare per deduzione: se quelli si contentano di generalità contingenti, e salgono dai fatti ai concetti, sino a una mezza temperatura, dove le idee tuttavia non albergano, questi poggiando alle altezze ideali, aspirano a contemplare il vero assoluto, e poscia discenderne alla regione dei fatti. Potrei recar più oltre il parallelo, ed esemplificarlo con qualche particolare; ma questi pochi cenni bastano a chiarire che la complessione intellettiva dei due popoli risponde alla natura delle loro speculazioni, e che l'ingegno alemanno è per genio cattolico, dove l'ingegno celtico s'accosta meglio all' indole dei culti eterodossi.

Certo poche nazioni, anche fra le più lontane ed opposte di paese e di clima, fanno un contrapposto così singolare, come i Tedeschi e i Francesi, che pur vicinano gli uni cogli altri, e vivono sotto i medesimi o poco diversi gradi di altezza polare. L'indagar le cause di questo fenomeno è alieno dal mio proposito; e dubito che le condizioni attuali della scienza rendano plausibili queste ricerche, toccanti a ciò che v' ha di più misterioso nella storia, e di più recon

dito nella conformazione originale delle stirpi. Tuttavia nel caso presente abbiamo un dato storico, atto a somministrarci qualche lume, e certo dà luogo ad una convenienza, che si può difficilmente credere fortuita. Io noto che fra le varie nazioni di Europa, la tedesca è quella, il cui genio scientifico ha maggior similitudine con quello delle popolazioni, che volgarmente chiamansi orientali. Questo genio, che per esprimerlo con due parole io chiamerei sintetico e ideale, espresso nei monumenti degli Egizi e degli Asiani dell' antichità, trovasi tuttavia al di d'oggi nei Persiani, negl' Indi, e in quasi tutti i popoli dell' Asia meridionale. D'altra parte, le doti intellettuali, che spiccano nei Francesi, sono sottosopra comuni a tutti gli Europei, ma non credo se ne trovi un solo esempio un po' illustre fra gli abitatori dell'asiatico continente. Ora i Francesi per origine sono celti; e sappiamo che i Celti, fra le varie generazioni civili e superstiti di Europa, sono la più antica, o almeno delle più antiche, e che uscirono d'Oriente, seggio nativo dei popoli, in un tempo più remoto, che le altre nazioni abitatrici di questa parte del mondo. Il che si comprova, così dal silenzio assoluto delle scritte memorie sulle prische migrazioni celtiche, indizio della loro antichità; come dalla positura de' luoghi, in cui le troviamo ferme e accasate, quando prima se ne fa menzione; imperocchè già innanzi ai Romani, i Celti schietti erano confinati a ponente in una parte del littorale gallico, o nella gran Bretagna. Fra le altre schiatte europee eccettuo solo i Biscaglini, pari o superiori di vetustà; le origini dei quali sono coperte da un velo impenetrabile. All' incontro, l'arrivo e lo stabilimento delle razze germaniche è assai più recente; e non solo è posteriore a quello dei Celti, ma se si parla del loro accasamento nella

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