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1 Novellino, nov. 1, 17, 18, 20, 22, 76, 78 (ed. Sonzogno). Pel valore del Novellino come fonte storica, veggasi, A. D'ANCONA, Studj di critica e storia letteraria, Bologna, 1880; p. 295-6.

2 Il Decameron, ed. Fanfani, Firenze, 1883; II, p. 419. 3 Nov. 82; cfr. nov. 150, 153 (ed. Sonzogno).

4 Come a costume antico dei nobili di abitare in città, vi accenna SALIMBENE, Chronic., Parmae, 1857, p. 94 e p. 102.

5 Ancora a' primi del trecento, GIORDANO DA RIVALTA, Prediche, p. 252 (Collezione di opere inedite o rare, ecc., Vol. III, Bologna, 1866 e segg.), esclama: « Or non vedi di << questi mondani, che riputano la guerra la più bella cosa del « mondo, e tengonsi cattivi a stare senza guerra? »

6 Vecchi ricordi di associazioni e congiure leggonsi in LIUDPRANDI, Antapod. I, 14 in M. G. H., 1877, p. 13; Ann. Sangall. in M. G. H., SS. I, p. 83. WIPONIS, Gesta Chuonr. II, in

M. G. H., 1878, p. 40; c. 34; ARNULFI, Gesta arch. mediol., SS. cit., VIII; p. 14-5, ecc.

7 SANTINI, Doc. dell'antica costituzione di Firenze, Firenze, 1891; app. II, p. 517 e segg., a. 1165; BONCOMPAGNO, Cedrus in Quellen zur bayerischen und deutschen Geschichte, IX, 1, München, 1863, p. 122. E, se si vuole, si consulti anche il mio Odofredo, Bologna, 1894, p. 138, nota 2.

8 Consuet. Feudorum, ed. LEHMANN, Gottingiae, 1892, I, I, p. 8. III, p. 13, ecc. Consuet. Mediol., ed. Berlan, R. 28; p. 55-6.

9 V. Doc. a. 1267 in FICKER, Forschungen zur Reichs und Rechtsgeschichte Italiens, Innsbruck, 1874, v. IV, p. 462; e SALVEMINI, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze, Firenze, 1896, p. 14-5.

10 Cod. dipl. Crem., Torino, 1896, p. 216, a. 1210; sentenzia il vescovo: « populum intelligo praeter magnas cogna<< tiones, quae, licet sint de populo, tamen inter milites com«putantur ». V. E. SALZER, Anfänge der Signorie in Oberitalien, Berlin, 1900, p. 17; G. SALVEMINI, Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295, Firenze, 1900, pag. 28

e segg.

I SALIMBENE, p. 40; cfr. p. 39, 41. Di un giurista fiorentino << promptulus, cerebrosus, ac dicax... mordax eloquio », parla già PIER DAMIANO, De par. grad. op. 8.

12 Decamer., G. VIII, nov. 5; II, p. 216; SACCHETTI,

Nov. 42.

13 Decam. G. IX; nov. 9; II, p. 105: « era solo in cercare << se trovar potesse che Iddio non fosse ».

14 SALIMBENE, op. cit., p. 32; cfr. p. 235-6.

15 Nel 1244 si allarga la piazza di S. M. Novella a questo scopo: SANTINI, op. cit., p. 582, n. 92.

16 FR. GIORDANO, Prediche cit., p. 190: « Ora è dopo nona, <«<e sono le genti piene di sonno e male attenti a udire ». Cfr. p. 49: « le prediche sono per troppo predicare venute in fa<< stidio ». Vedi però G. VILLANI, Stor., Fior .XI, 23.

17 Fra Giordano dissuade un poco dai pellegrinaggi, p. 209; ma questi erano sempre in voga! Basta citare, DANTE, Vita nuova, ed. Casini, Firenze, 1891; p. 261-3; e Parad. XXV, 17. ANONIMO FIOR. COMM. DI DANTE, ed. Fanfani, Bologna, 1866; I; p. 570. Per i tempi più antichi, veggasi R. DAVIDSOHN, Geschichte von Florenz, Berlin, 1896, v. I, p. 710.

18 Il Libro degli ordinamenti de la compagnia di S. Maria del Carmino, c. a. 1280 (Scelta di curiosità lett., ecc., Bologna, ed. Romagnoli, 1864 e segg., N. 89) è altamente interessante, perchè ci dà notizie degli artigiani iscritti nella confraternita (p. 23 e segg.) e della interna sua costituzione (p. 12-20; 39, ecc.). Si cfr. DAVIDSOHN, op. cit., p. 713, che cita un cod. Laur. S. Crucis, XIX, 8 della fine del sec. XI.

19 Prediche cit., p. 147.

20 MANSI, Sacrorum conciliorum collectio, Venetiis, 1782, T. XXIV: Stat. syn. mediol. a. 1287; c. 10; p. 906; c. 12; p. 910, ecc. T. XXV: Syn. Lucana. c. a. 1308; p. 178; c. 24 e segg.; p. 181 e segg. Const. prov. pro Etruria, a. 1327; p. 818-21, ecc.

21 SALIMBENE, op. cit., p. 40.

22 F. Tocco, Dante e l'eresia, Bologna, 1899, p. 6 e doc. citati. Fiorentini terribilmente eretici, del ceto popolano, troviamo in Acta S. Officii Bon. 1291-1309, ed. ALDROVANDI (Atti e mem. della R. Deputazione di Storia patria per le prov. di Romagna, XIV, 4-6, Bologna, 1896, p. 283, doc. 20 [a. 1299]). Fra Giordano accenna ancora ai paterini, Pred., p. 238; l'AN. FIOR. I, p. 604 ai seguaci di Fra Dolcino: cfr. G. VILLANI, op. cit., VIII, 84. Pei tempi più antichi, Odofredo, p. 151 e seg. Nel sec. XI Firenze era il centro dell'eresia, DAVIDSOHN, op. cit., p. 722. Per Lucca, vedi Bandi Lucchesi del sec. XIV, ed. Bongi, in Collez. di opere inedite, ecc., X, p. 173, n. 274. Per Orvieto, Cod. dipl. della città di Orvieto, ed. Fumi, p. 106, 141, 182-3, a. 1249; ecc.

23 G. VILLANI, op. cit., XII, 58; Decameron, G. I, nov. 6; I; p. 59-6 « era [l'inquisitore] non men buono investigatore <«< di chi piena aveva la borsa, che di chi scemo nella fede << sentisse ». Più tardi, però, pare che l'inquisitore fosse meno terribile e si prestasse anche allo scherzo; SACCHETTI, NOV. II.

24

Tra voi, signori, sia un priete nero

Per ciascun loco v'abia un monistero.

Ecco, l'augurio, o per dir meglio il malaugurio di FOLGORE, son. IV; in Scelta di curiosità letterarie, ecc. N. 172; p. 65.

25 Son. XIX, in Scelta cit., 82, p. 183; cfr. son. XXII; p. 186. « E porci sono i cherci mal usati ».

26 Vedi i canoni del vesc. ATTONE DI VERCELLI, in Op. III; p. 273; 296, Vercellis, 1768.

27 Odofredo, p. 167; « quando [i plebei] volunt facere ali<< quam seditionem, vadunt in ecclesiam ». MANSI, Concil.

XXIV, p. 456-7. Concil. Ravenn., a. 1311: ciò non è tollerato però, << nisi forte ex necessitate »; G. VILLANI, op. cit., VI, 39.

28 FR. GIORDANO, Prediche, p. 182; 193-4.

29 Bandi per liquidazioni di eredità, Bandi lucchesi cit., n. 221, 222, 299, ecc., p. 148, 167, 197. Per le norme sulla filatura, vedi N. RODOLICO, Il popolo minuto, note di st. fior. (1343-1378), Bologna, 1899, p. 25 e doc. n. 4, a. 1333; ma il biasimo di fra Giordano prova che tali bandi si facevano anche molto prima.

30 E le pitture sono il libro dei laici, ripete il nostro buon frate, Prediche, p. 170. In quanto alle disposizioni testamentarie, a favore delle pitture nelle chiese, vedi Delizie degli eruditi toscani, IX, a. 1348, p. 116; X; p. 268, a. 1348; ciò che prova un uso di più vecchia data. Che prima del trecento i pittori fossero « vilissimi » (se ci fosse bisogno di prove!) lo dice anche Odofredo, p. 186; allora l'« alluminare » era, inin fiore, e così si mantiene fino, ed oltre DANTE: Purg. XI, 79 e segg.

vece,

31 Parad., III, 14:

...

che perla in bianca fronte

Non vien men tosto alle nostre pupille.

Che Dante innamorasse in chiesa è detto nella Vita nuova, V, p. 25.

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32 Lungamente discorre fra Giordano del canto e degli strumenti musicali, Prediche, p. 438-9: « questi è un canta<< tore da camera >> Tavola rotonda, ed. POLIDORI, in Collez. di opere inedite cit., p. 35 « cantare alla francesca ». Di Belacqua parla DANTE, Purg., IV, 97 e segg. Veggasi BONCOMPAGNO, Cedrus, loc. cit., p. 163; e pei tempi antichi DAVID

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