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Quel frate conosceva bene la sua gente, quando, per tirarla alla predica, disse: « venite figliuoli, vi proverò che << non è peccato prestare »; la chiesa si riempi per incanto.64 Non era, invece, altrettanto Fiorentino l'altro frate che si sgolava a predicar contro l'usura a poveri artieri: uno di questi perdette la pazienza e l'interruppe: «<.... quanti << voi ne vedete.... accattano e non prestano, ed io sono <«< il primo.... E però se voi ci sapete dare alcuno conforto sopra li nostri debiti - io ve ne priego; quanto che no, « ed io e gli altri.... potremo fare senza venire alla vostra << predica ». 65 Il frate capì, predicò beati pauperes, e li mandò a casa, ancora indebitati, è vero, ma sicuri del paradiso.

Beati pauperes ripeteremo noi pure: i poveri non avevano questa magagna; ne sentivano però il dente acuto nelle carni vive, quando andavano ad impegnare, presso i prestatori, abiti ed oggetti di qualche valore; 66 o riscotevano dal principale in derrate, e corroso pur esso dall'usura, il salario. 67 Per un altro verso, grandi e piccoli era eguali; cioè per la terribile passione del gioco, questo viziaccio che ha suggerito a vecchi legisti e a Dante la leggiadra imagine dei giocatori a zara. Se a Firenze c'era divieto di giocare a' dadi nelle osterie, 69 si poteva giocare in quelle piazze, ove il banco era permesso e regolato, anzi appaltato a fior di canaglie. 70 In mancanza della morale istituzione del lotto, il Comune s'ingegnava di guadagnare col gioco pubblico.

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Sulla fine del trecento, a Bologna, non ricca nè popolata come Firenze, questi redditi criminali, non oso dire fiscali, salivano a circa trenta mila lire di nostra

moneta; 71 figuriamoci poi a Firenze! Gioco, bestemmie, risse e coltellate sono antecedenti e susseguenti logici e naturali. E i ricchi? I ricchi potevano giocare nelle brigate, quando non avessero preferito i giochi di borsa. 72 Dico proprio giochi di borsa, tali e quali si fanno oggi: e poi ci si venga a parlare dell'antica semplicità di costumi !

L'altra grave pecca era il sanguinoso costume della privata vendetta, figlia legittima della vecchia faida longobarda, ma alimentata, nei foschi tempi, dalla semianarchia sociale e politica. Come nelle saghe germaniche, così nella Divina Commedia, anche nell'altra vita, le anime sono crucciate, per la vendetta non « levata » (il termine è tecnico) dai parenti, ai quali incombe come un dovere ineluttabile. 73 In vere guerre civili, e ne è piena zeppa la storia di tutto il medio evo, degeneravano le vendette dei grandi; ma non si scherzava nemmeno più in basso. Un operaio, che avesse inimicizie mortali da temere, se voleva salvare la pelle, doveva proteggerla con elmetto e corazza, e star bene all'erta. 74

non

La scarsa e deficiente podestà punitiva e poliziesca del Comune pur esso partigiano e vendicativo riusciva a limitare la privata vendetta ed i reati di sangue, che ne seguivano. Si volevano disarmati i cittadini, salvo chi avesse un regolare porto d'arme; 75 dopo l'ora di notte, era proibito aggirarsi per le vie oscure della città, senza un candellotto acceso e di giusto e statutario calibro; guai a chi era trovato con armi, fuori di casa........76 Tutti bellissimi provvedimenti, che ci ricordano l'efficacia delle gride del governatore di Milano, in nome del re di Spagna. 77 Che cosa non era imbevuto di sentimenti

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