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NINO TAMASSIA

Vita di popolo nei secoli XIII e XIV

NA gigantesca cattedrale, severa nelle sue mistiche penombre, rotte da bagliori improvvisi

che salgono per le altissime volte, fino all'empireo: così appare alla nostra fantasia la Divina Commedia. La voce possente del popolo, che fuori si agita e lotta, vi giunge chiara e distinta; ma si confonde in breve con l'onda sonora, quasi tremulo canto di coro, ch'essa desta nelle ampie navate. Là dentro tutto trasumana: la luce divina, ond'è circonfuso il viso virginale di Beatrice, si riverbera anche sul profilo soave della bella peccatrice ravennate. Pitture di scene infernali e paradisiache si stendono per le grandi pareti, e vi s'insinuano (come delicate miniature dell'Oderisi) imagini che il popolo ha suggerito all'artista supremo. Di qua è figurata la vita gioconda fra donne, cavalieri, affanni ed agi, interrotta bruscamente dalle turbe nove; di là il villano che minaccioso si leva dalla sua secolare abiezione; il vecchio sarto alle prese con la cruna; monna Berta e ser Martino non più rassegnati al silenzio.

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