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PASQUALE DEL GIUDICE

La feudalità italiana nel Dugento

UANDO Dante, disceso d'antica e nobile famiglia, si ascrisse all'arte dei medici e speziali per acquistare la capacità degli uffici pubblici nella sua città natia, un profondo rivolgimento sociale e politico s'era compiuto da un pezzo in una gran parte d'Italia. Dappertutto, col sorgere dei comuni, l'antica aristocrazia feudale, dominatrice assoluta per più secoli, era stata soppiantata nelle città dalle classi popolari, o lottava tuttora per mantenersi a capo del governo cittadino. E nello stesso tempo lo Stato feudale, nel quale il potere regio era come soffocato e coperto dal potere signorile, aveva cessato di esistere. La sovranità, rotte le pastoie della gerarchia baronale, personificata sia nel collegio dei consoli, sia nel magistrato del podestà, sia nel principe, s'era sollevata ormai di sopra ai varî ordini della cittadinanza, e ricuperava, con lavorìo lento ma incessante, tutte le attribuzioni che in passato s'era lasciate cader di mano o aveva esercitate con restrizioni e intromissioni straniere. In una parola, quell' insieme d'istituzioni e di ordinamenti che nella loro curva ascen

dente caratterizzano quella che siam soliti chiamare epoca feudale, era tramontato. Ma un tramonto boreale che lasciava dietro di sè lunghi e vivi bagliori, o meglio, per uscir di metafora, un tramonto che non voleva dire estinzione, sibbene evoluzione e riforma. Al feudalismo primitivo militare e politico successe un feudalismo nuovo, più attenuato, con carattere più civile ed economico. In questa seconda fase che si stende per tutto il periodo dei comuni, la società feudale, non più minacciosa per lo Stato, s'accomoda ai nuovi tempi, ed obbedisce alla potestà politica superiore che si afferma nelle città libere dell'evo medio. Più tardi, quando le democrazie comunali giunte al confine estremo di lor corsa sfrenata, si acquetano stanche nelle signorie, e queste fanno da piedistallo alla monarchia assoluta, la feudalità non perisce ancora, ma soggiace ad una nuova trasformazione. In questa terza ed ultima fase di sua esistenza noi vediamo i baroni stringersi attorno al trono, farsi cortigiani, aiutare il monarca nei suoi disegni, e colla devozione illimitata che ostentano cercar di salvare il meglio che possono degli antichi privilegî, soprattutto quelli che si risolvono in reddito patrimoniale. Al che si aggiunge, quasi ultima prerogativa di fatto se non di diritto, una preferenza sistematica nel coprire i più alti ufficî militari, civili ed ecclesiastici. E così essa vive ancora per tre secoli, sin che alla fine non cade per sempre al soffio irresistibile della rivoluzione di Francia.

Un sistema sociale che, attraverso tante svariate vicende, mostra un'attitudine meravigliosa a modificarsi secondo le ragioni dei tempi, e riempie di sè dieci secoli, è un fenomeno nè semplice, nè prodotto da cause.

transitorie. Esso attrae l'attenzione del pensatore, cui invita a ricercare le cause che lo generarono e alimentarono per si lungo tempo. Studio interessante di certo, ma che dobbiamo lasciare in disparte, perchè non è nostro proposito descrivere il processo formativo del feudalismo nè seguirlo in tutta la evoluzione secolare dal suo primo nascere alla sua morte irreparabile. Un cómpito più modesto ci è assegnato: quello di delineare la società feudale che corrisponde al secolo di Dante. Se non che, pur rimanendo in questi limiti, occorre risalire alquanto più su fino all'epoca che ne rappresenta il momento più rigoglioso; ma sarà soltanto una rapida occhiata data allo scopo di rintracciare le fila che ci condurranno a quel periodo che entra nel nostro orizzonte.

I.

Il feudo è un fatto complesso, e deriva da una triplice causa, economica, sociale e politica. La causa economica è raffigurata nel beneficio, e determina il carattere patrimoniale del feudo che non è di proprietà piena ma neanche di semplice usufrutto. La causa sociale la ravvisiamo nel vassallaggio, che agli antichi rapporti di soggezione personale ne aggiunge uno nuovo, il vincolo vassallatico; il quale di natura non servile si dilata ben presto in tutti gli strati sociali assorbendo le altre forme similari di dipendenza, e stringe con precisi doveri di varia sorte i vassalli ai loro signori. La causa politica si rispecchia nell'immunità, la quale sottrae al potere. dello Stato una parte del suo territorio, e l'assoggetta

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