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scena infernale. Anzi, in questo secondo caso, si tenne più stretto che mai alla parola del poeta classico: proprio come fece Dante; e così, continuando a narrare, dopo quello di Satana, il trasmutarsi degli altri spiriti maligni, dice:

dreadful was the din

Of hissing through the hall, thick-swarming now
With complicated monsters, head and tail,
Scorpion and asp, and amphisbaena dire,
Cerastes horn'd, hydrus, and elops drear,
And dipsas 1).

Qui è facile avvertire come, pur non mancando qualche immagine ovidiana, la sostanza è sempre quella tratta dalla « Farsaglia ». Ma dal fatto che il Milton se ne valse allo stesso modo che Dante, non si deve arguire che a ciò egli fosse indotto da quell'esempio medesimo, essendo più giusto che di tale incontro, come degli altri della stessa specie, ci rendiamo ragione con la somiglianza delle condizioni storiche in cui si trovava l'uno e l'altro poeta. Amendue nati e cresciuti all' aprirsi di una grand' era storica, quando gli spiriti più eccelsi anelavano a nuovi e maggiori destini per tutto il genere umano; amendue mossi dall'alto fine di crescere luce e procu

1) Par. Lost., X, 521 sgg.

rare nuovi trionfi, nell' arte non meno che nella storia, alla fede religiosa ond'erano infiammati; amendue più particolarmente bramosi di adornar l'opera propria di quegli elementi della cultura antica, che più conferissero all'evidenza delle loro idee e alla bellezza delle loro immagini; amendue intesi a condurre, fra molte altre dipinture, quella dell'inferno ch'era parte integrale delle loro grandi concezioni poetiche. E quindi, come il loro paradiso, così sparsero anche il loro inferno di classiche reminiscenze, tra cui quelle delle trasformazioni. Se non che per Dante, tali trasformazioni costituivano uno dei molti ordini di supplizi onde il suo abisso è così ricco, laddove per il Milton erano la pena unica.

E non poteva essere altrimenti, chi consideri, che l'inferno del Milton era stato creato poco avanti: un inferno ancor senza anime umane, e quindi, come il suo stesso paradiso, non ancora storico. Ma quanta storia nell'inferno dantesco! Vi era già accolto tutto «< il mal dell'universo », nelle sue varie gradazioni e nelle corrispondenti forme di pene. La pena della trasformazione vi è, come tutte le altre, inflitta così da farci intendere tutto il dolore morale e fisico degli spiriti a cui era decretata. Per tal modo il nostro poeta rinnovel

lava, intensificava e drammatizzava quanto di umano potesse contenersi nelle trasformazioni mitologiche di uomini in serpenti. Ma non fece ricordo insieme di quelle tradizioni bibliche che il Milton credette congiungere con le pagane, per formarne la punizione più conveniente al primo autor di ogni male. A Dante la pena per un tanto colpevole fu suggerita e quasi naturalmente offerta da quell'immenso ordine di colpe e di tormenti, ch'ei si proponeva di rappresentare nel poema sacro e che consisteva nel cumulo delle une e delle altre sulla persona di Lucifero.

Qui è dunque nella sua maggiore abbondanza quell'umanità che scarseggia o manca del tutto nella pena di Satana. Anzi codesta pena, in ciò che per il poeta doveva costituirne l'essenza e in ciò ch'egli sopra tutto intendeva ottenerne, rimase quasi un'astrazione, perchè essa fu piuttosto voluta e sentenziata per un preconcetto fine morale, che non fatta nascere dalla stessa natura delle cose e dalla stessa rappresentazione ch' egli n'era venuto facendo. Purnondimeno l'eroe del poema è un Satana che riesce vittorioso del suo stesso creatore, cioè del suo poeta. Innanzi a tutti coloro che abbiano saputo ammirare la forza, le passioni e le altre incomparabili qualità personali, egli

si svolge e si libera da quelle forme lubriche e da quel fittizio ambiente teatrale di cui, nell'ultima scena, quasi istrione infelice, era stato circondato, e ritorna sublime ed eroico come prima, e forse, a cagione di quello stesso indegno oltraggio, anche più di prima.

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Egmont " del Goethe e il " Conte di Car-

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11 Nathan der Weise di G. E. Lessing
La Badia di Thélème" del Rabelais .
L'Art d'être Grand-Père" di Victor Hugo.
Appendice I: I Brani inediti dei Promessi Sposi.
II: Della trasformazione di Satana

in serpente.

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