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e virtudi e delle potestadi: seconda gerarchia (Par., XXVIII, L'ultimo ternario è composto de' principati, degli arcangeli e de(Par., XXVIII, 124-126).

cerchi simboleggiano i nove cieli, con ordine inverso però, cioè il ú piccolo (serafini) corrisponde al primo mobile, il maggior dei condo per grandezza (cherubini) al cielo delle stelle fisse e via di erocché ivi non si ha da guardare alla parvenza bensi alla virtú (VIII, 73-78).

gerarchie son quindi rivedute da Dante salito all' Empireo. Esse Iddio, dal cui alto trono vengono giú, accrescendo la beatitudine. i, e quindi risalgono a Lui. Innumerevoli sono questi spiriti celeessi non impediscono la vista al FIGLIUOL DI GRAZIA, ché alla divina può essere ostante, quando l'occhio non è piú viziato. Iddio inaltissimo suo trono, scintillando da per tutto, rallegra la città ceuoi felici abitanti, che tengono fisi gli sguardi in Lui,

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che, riassumendo, si ha la seguente figura della candida rosa, con i indicazioni:

: prima, Dante e Beatrice; poi, Dante e Bernardo.

ga: bambini.

ga: anime di coloro che contro volontà, per violenza altrui, mancarono ai voti rerda, Costanza.

ga: anime di coloro che posero ogni cura per acquistar fama immortale: Giusti

0.

ga: anime di coloro che inclinarono all'amore: Carlo Martello, Cunizza, Folco, Raab. ga: anime de' sapienti operosi: Tomas d'Aquino, Alberto di Cologna, Graziano, ardo, Salomone, Dionigi l'Areopagita, Paolo Orosio, Severino Boezio, Isidoro (ve, Riccardo, Sigieri, Bonaventura, Illuminato ed Agostino (francescani), Ugo da San ro Mangiadore, Pietro Ispano, Natan profeta, Giovanni Crisostomo, Anselmo, Doo, Gioacchino il calavrese; e, per induzione, Bernardo di Quintavalle, Egidio, Sil

ɩga: anime di coloro che militarono e morirono per la fede: Cacciaguida, Giosuè, Carlo Magno, Orlando, Guglielmo, Rinoardo, il duca Gottifredi, Roberto Guiscardo, ga: anime di coloro che amarono la giustizia e con giustizia governarono: David, chia, Costantino, Guglielmo il buono, Rifeo Troiano; e, per induzione, il seggio r Arrigo VII.

ga: anime dei contemplanti : Pietro Damiano, san Benedetto, Maccario, Romoaldo e gio di san Benedetto; e, per induzione, Agostino, san Bernardo di Chiaravalle e santa

(7) 9a plaga: spiriti necessarî alla umana esistenza e salvezza: Maria, Adamo, Mosè, Samuello, Anna, Giovanni Battista, Lucia, Giovanni Apostolo, Pietro. Iacopo, san Paolo, tutti gli apostoli; e, per induzione, Eva, Elia, san Francesco, san Domenico.

(m) linea divisoria formata dalle ebree: Maria, Eva, Rachele, Sara, Rebecca, Giuditta, Rut ed altre..

(n) linea divisoria, di contro alla predetta, formata d'altri beati, tra cui Giovanni Battista, Francesco, Benedetto, Agostino.

(0) angeli volanti da Dio ai beati, dai beati a Dio.

(p, q, r): gerarchie: (p) 1o ternario: serafini, cherubini, troni; (g) 2o ternario: dominazioni, virtudi, potestadi; (r) 3° ternario: principati, arcangeli, angeli.

(s) Dio: la santa Triade.

VINCENZINA INGUAGIATO.

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IL "TIMEO,, NELL'OPERA DI DANTE

Augusto Conti nel suo ottimo lavoro La filosofia di Dante ((Dante e il suo secolo, 271) afferma recisamente che il grande poeta lesse e studiò le opere di Platone: "Conosceva del secondo (Platone) la traduzione del Timeo, e ciò che Aristotele o qualche padre della Chiesa ne riferisce,. Il Paganini, nel suo studio sulla teologia di Dante, (Dante e il suo secolo, 126) dice: "Le condizioni di quei tempi non consentirono al poeta di conoscere la platonica filosofia quasi in altro modo che per le opere di scrittori antichi, che, o, come Boezio, avevano attinto qualcosa a quel fonte, o ne riferivano brevemente alcune dottrine coll'intento di confutarle, come Aristotele e san Tommaso.

Queste due affermazioni, me lo permettano gli illustri autori, non suffragate da alcuna prova diretta ed intrinseca, mi spinsero ad esaminare e studiare la questione, e dovetti convincermi che il Paganini aveva intuita la verità.

I passi di Dante, nei quali si sentono riminiscenze platoniche, si possono dividere in tre gruppi:

I, riminiscenze platoniche senza citazione.

II, riminiscenze platoniche con citazione del solo nome del filosofo. III, riminiscenze platoniche con citazioni del filosofo e del Timeo. Facciamoci ad esaminare le prime; ed innanzi tutto osserviamo che in questo nostro studio dovremo far capo al Convito, come all'opera piú scientitifica di Dante, e nella forma e nel contenuto, e nella quale le teorie platoniche dovrebbero essere piú sistematicamente esposte e con maggior precisione discusse.

C, t. I, c. I. Dante afferma che la scienza è l'ultima perfezione della nostra anima, e che in essa sta la nostra ultima felicità. In Platone occorre parecchie volte questo concetto, e trascurando il cap. 45 del Timeo, in cui il grande filosofo afferma che la filosofia è il più nobile regalo che il genere umano abbia mai ricevuto dagli Dei; al cap. 67 abbiamo questa dichiarazione, che perfettamente concorda colla dantesca: "Dobbiamo ricercare in ogni cosa la causa divina, per godere di una vita felice per quanto lo permette la nostra natura Ma anche in Aristotele noi troviamo una simile afferma

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atti nell'Etica, lib. II. c. VII, egli ci dimostra come la scienza sia tutte le cose che noi possediamo.

c. IV. Dante distribuisce i dieci cieli negli otto dei piane ti, il primo 'empireo. Il primo mobile ha velocissimo movimento per lo ferappetito che ha ciascuna sua parte per essere congiunta con ciae di quello divinissimo cielo quieto: il che pure vediamo nell'ordei cieli a cap. 39 del Timeo.

Dante, oltre a non citare Platone, dichiara che questa sua distriomiglia a quella d'Aristotele.

VI del t. II del Conv. ci mostra le gerarchie degli angioli, nove, e Imo: "I cieli narrano la gloria di Dio l'opera delle sue mani, firmamento,, conclude, che è ragionevole credere che i movitori del luna siano dell'ordine degli angioli, e quelli di Mercurio siano deli, e quelli di Venere li troni, ecc.;, il che concorda con quanto e al capo 41 del Timeo, in cui ci mostra come gli astri anλavý ro non sono che gli Dei. Dante poi, come naturale conseguenza dinamento dei cieli, ci dice al C., t. II, cap. IV, che dal cielo di cende un ardore virtuoso per il quale le anime di quaggiú si accenmare secondo le loro disposizioni,, (Vedi Purg., XVI, 73-75; 64-67) e Platone al cap. 42" ogni anima è posta in quello degli tempo (cielo) che piú conviene alla sua natura, eis тà проôňovτα τα όργανα Χρόνων, mostrandoci cosi quanta corrispondenza sia tra qualità dell'anima umana. Or bene, tutto ciò, come ci dice Dante C., t. II, c. III, si trova anche nel repi oùрávou di Aristotele, e noi ggere un'identica teoria nel De Mundo c. II, c. 1, nel Problenel fram. aristotelico 35, b.

iò è pure spiegato da s. Tommaso, Sum. theol. p. I. qu. c. XV, . p. II. 2a qu. X, c. V, art. 5° dove dice "Corpora coelestia non e per se causa operationum liberi arbitrii, possunt tamen ad hoc inclinare in quantum imprimunt in corpus humanum et per convires sensitivas quae sunt actus corporatium organorum quae inhumanos actus e del Cont. Gent. I, III, c. 85.

al cap. 87 del Timeo afferma la corrispondenza tra il bello ed νε τὸ ἀγαθὸν καλὸν τὸ δὲ καλὸν οὐκ ἄμετρον, ossia ciò che è buono e la è bello senza armonia; e Dante C., t. IV, ç. 25: "l'anima opera corpo è bene per le sue parti ordinato e disposto, e allora egli è utto e per le parti „. Qui davvero è impressionante il concordare ella sostanza, ma anche nella forma, nell'espressione di queste due i, ma non è meno simile la formola colla quale Aristotele esprime concetto al cap. II del libro III del р X.

vito, t, IV, c. XXVIII leggiamo che "la nobile anima, nell'ultima el senio, fa due cose, l'una, che ella ritorna a Dio, siccome a quella ella si partío quando venne ad entrare nel mare di questa vita; ch'ella benedice il cammino, che ha fatto, perché è stato diritto

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