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THEODOR W. KUCH,

Clas of 1893,

22 May 1396.

PROEMIO

AL Paradiso di Dante pochissimi credo io essere stati che a leggerlo si lasciasser condurre; salvo il primo Canto per avventura; e i più cortesi lettori il vennero piluccando qua e là senza più: e di quei medesimi che, standosi all' altrui dello, il mordono di checchessia, non ne credo essere stato alcuno che tullo abbia letto fino alla fine questo Poema: i più si arrestarono all' Inferno; e chi corse anche il Purgatorio: ma l'altezza del lavoro, ed altre malagevolezze che debbono aver trovate nel Paradiso, non gli lasciarono seguitar più avanti in quel viaggio tanto pericoloso. E credo che Dante medesimo, eiò indovinando, al principio del Canto secondo li consigliasse che non si mettessero dietro a lui così in allo; anzi tornassero addietro: Tornate a riveder li vostri liti: Non vi mettete in pelago; che forse Perdendo me, rimarreste smarriti. Nondimeno que' pochi che si sentirono abbastanza forti da tenergli dietro, e in questa terza Cantica si misero ben addentro e la cercarono tutla; ci scuoprirono tante e

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tali bellezze, e si maraviglioso artifizio di altissima poesia, che (non che alle prime due ella ceda la mano), entra loro innanzi per avventura nella sottigliezza e maestria ammirabile del lavoro.

Della smisurata fecondità e forza dell'ingegno di Dante, che per ognuno di questi tre regni tanto diversi trovò stile, colori e maniere appropriate a ciascuno, senza mai affievolire, anzi prendendo maggior vigore secondo che veniva più in alto montando, s'è detto qual cosa nel Proemio del Purgatorio: ed ora, procedendo nel nostro lavoro, verremo a luogo a logo notando la bellezza de trovati e partiti nuovi, la vita de' colori dati alle sue idee, e l'aggiustato lumeggiar delle tinte, delle quali compone e fiorisce questo suo quadro maraviglioso. Una sola cosa noterò qui, che, negandogli la materia (che tutta s’aggira nella contemplazione ed amore di Dio) la varietà delle immagini fantastiche, di che per sua natura gli furono cortesi le prime due parti; egli seppe darle forma e idoleggiarla per siffatto modo, che l'immaginazion del lettore ne fosse ben ricreata. Anzi, per meglio mostrare nella medesima povertà le ricchezze del proprio ingegno, volle raccogliere quasi solto una sola forma la general materia del suo lavoro; e questa forma è la luce; cavando da sola essa una svariatissima copia di bellissime immagini, da diversificare i varj atti e i gradi di gloria de comprensori: e questa era in fatti, sì rispetto alla ragione e sì alla Santa Scrittura, l'idea

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