I canti di Giacomo LeopardiR. Giusti, 1910 - 292 pages |
Other editions - View all
Common terms and phrases
affanni allora amore Angelo Mai antichi Aspasia beata bella bellezza bianze Bruto Bruto Minore canz canzone cara CARDUCCI ch'io chè cielo cuore Dante desiderio destino dice diletto disperazione dolce dolore donna Endecasillabi età eterno fanciulla fato felicità festa figli filosofia Firenze FORNACIARI Foscolo gente Giacomo GIACOMO LEOPARDI Giordani giorno giovinezza gloria Grecia Idilli illusioni immagini infelice l'amore l'anima l'Italia l'uomo Leopardi leopardiana Lett lirica luna male mente MESTICA METRICA miseria mondo monti morire mortale morte natura nell'ediz notte occhi ORAZIO OVID Palinodia passero solitario passo patria Pens pensiero PETR Petrarca petto pianto Plotino poco poesia poeta poscia primavera ragione Ranieri Recanati ricordo Saffo segg sentimento Simonide sogno sorella Paolina sospiri speranza stra STRACCALI strofe suono sventura Teresa Fattorini Termopile terra torna tristo trova umana uomini vampa d'amor vano vedi verso virtù viva zione ZUMBINI
Popular passages
Page 245 - Sovente in queste rive, Che, desolate, a bruno Veste il flutto indurato, e par che ondeggi, Seggo la notte; e su la mesta landa In purissimo azzurro Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle, Cui di lontan fa specchio II mare, e tutto di scintille in giro Per lo vóto seren brillare il mondo.
Page 42 - Dolce e chiara è la notte e senza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna.
Page 20 - Oh venturose e care e benedette L'antiche età, che a morte Per la patria correan le genti a squadre; E voi sempre onorate e gloriose, O tessaliche strette, Dove la Persia e il fato assai men forte Fu di poch'alme franche e generose!
Page 45 - O graziosa luna, io mi rammento Che, or volge l'anno, sovra questo colle 10 venia pien d'angoscia a rimirarti: E tu pendevi allor su quella selva Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Page xxxix - ... speranza, quasi compenserebbe i miei mali, se per la stessa infermità mi fosse lecito di goderla quant'io vorrei, e s'io non conoscessi che la mia fortuna assai tosto mi priverà di questa ancora, costringendomi a consumar gli anni che mi avanzano, abbandonato da ogni conforto della civiltà, in un luogo dove assai meglio abitano i sepolti che i vivi. L'amor vostro mi rimarrà tuttavia, e mi durerà forse ancor dopo che il mio corpo, che già non vive più, sarà fatto cenere. Addio.
Page 41 - E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei.
Page 74 - Così che la sensazione presente non deriva immediatamente dalle cose, non è un'immagine degli oggetti, ma della immagine fanciullesca; una ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso della immagine antica.
Page 43 - Ahi, per la via odo non lunge il solitario canto dell'artigian, che riede a tarda notte, dopo i sollazzi, al suo povero ostello; e fieramente mi si stringe il core, a pensar come tutto al mondo passa, e quasi orma non lascia. Ecco è fuggito il dì festivo, ed al festivo il giorno volgar succede, e se ne porta il tempo ogni umano accidente. Or dov'è il suono di que
Page 43 - Or dov'è il suono Di que' popoli antichi? or dov'è il grido De' nostri avi famosi, e il grande impero Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio Che n'andò per la terra e l'oceano? Tutto è pace e silenzio, e tutto posa II mondo, e più di lor non si ragiona.
Page 41 - Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete 10 nel pensier mi fingo; ove per poco 11 cor non si spaura.