Scritti varii di Giacomo ZanellaSuccessori Le Monnier, 1877 - 436 pages |
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Popular passages
Page 30 - Di che l' animo vostro in alto galla, Poi siete quasi entomata in difetto, Sì come vermo, in cui formazion falla ? Come per sostentar solaio o tetto, Per mensola talvolta una figura Si vede giunger le ginocchia al petto, La qual fa del non ver vera rancura Nascere a chi la vede; così fatti "Vid' io color, quando posi ben cura.
Page 7 - Nota non pure in una sola parte, Come Natura lo suo corso prende Dal divino Intelletto e da sua arte : E se tu ben la tua Fisica note, Tu troverai non dopo molte carte, Che 1' arte vostra quella, quanto puote, Segue, come il maestro fa il discente, SI che vostr
Page 24 - Ma perchè piene son tutte le carte Ordite a questa Cantica seconda, Non mi lascia più ir lo fren dell
Page 35 - Ma dì s' io veggio qui colui che fuore Trasse le nuove rime, cominciando: Donne, ch'avete intelletto d'amore. Ed io a lui: Io mi son un che, quando Amor mi spira, noto; ed a quel modo Che detta dentro, vo' significando. O frate, issa veggio, disse, il nodo, Che il Notaro e Guittone e me ritenne Di qua dal dolce stil nuovo ch' i
Page 20 - Così parlar conviensi al vostro ingegno, però che solo da sensato apprende ciò che fa poscia d'intelletto degno. Per questo la Scrittura condiscende a vostra facultate, e piedi e mano attribuisce a Dio, ed altro intende ; e Santa Chiesa con aspetto umano Gabriel e Michel vi rappresenta, e l'altro che Tobia rifece sano.
Page 10 - O divina virtù, se mi ti presti tanto che l'ombra del beato regno segnata nel mio capo io manifesti...
Page 10 - Non ha l'ottimo artista alcun concetto, Che un marmo solo in sè non circoscriva Col suo soverchio, e solo a quello arriva La mano che obbedisce all
Page 42 - E s' io al vero son timido amico, Temo di perder vita tra coloro Che questo tempo chiameranno antico. La luce in che rideva il mio tesoro Ch' io trovai lì , si fe' prima corrusca, Quale a raggio di sole specchio d' oro ; Indi rispose : coscienza fusca O della propria o dell...
Page 313 - Amalasonta coglie de' fecondi Licei lauri felici. Mente capace d'ogni nobil cura ha il nostro sesso: or qual potente inganno dall'imprese d'onor l'alme ne fura? So ben che i fati a noi guerra non fanno, né i suoi doni contende a noi natura: sol del nostro valor l'uomo è tiranno.
Page 199 - Quando tutta la società fosse traviata dalle dottrine d'un volgare egoismo, l'interesse fosse l'unica molla dell'umano operare; il piacere l'unico fine della scienza e della fatica; quando, in una parola, l'umanità andasse sommersa nel pieno naufragio di tutte le antiche credenze; il poeta, novello Deucalione, ascenda la montagna, e si ricoveri nell'abbandonato santuario di Temide e delle Muse. Cerchi di riaccendere sull'altare le fiamme sopite; canti Dio e l'umanità; l'amore e la famiglia; l'avventura...