Page images
PDF
EPUB

130

Che, saziando di sè, di sè asseta;

Sè dimostrando del più alto tribo
Negli atti, l' altre tre si fêro avanti,
Danzando al loro angelico caribo.

Volgi, Beatrice, volgi gli occhi santi,
Era la sua canzone, al tuo fedele,

43

44

Hoc distare inter delicias corporis et cordis solet, quod corporales delicia, cum non habentur, grave in se desiderium accendunt; cum vero avide eduntur, comedentem protinus in fastidium per satietatem vertunt. At contra spiritales delicia, cum non habentur, in fastidio sunt; cum vero habentur, in desiderio : tantoque a comedente amplius esuriuntur, quanto et ab esuriente amplius comeduntur. In illis appetitus placet, experientia displicet; in istis appetitus vilis est, et experientia magis placet. În illis appetitus saturitatem, saturitas fastidium generat; in istis autem appetitus saturitatem, saturitas appetitum parit. Cf. Par., XVIII, 18, nel commento.

130-132. Tribo, (dal lat. tribus), ordine, schiera (cf. Borghini, Op. cit., pag. 251). L'altre tre; le tre ninfe ch' erano alla destra del Carro (cf. Purg., XXIX, 121). Danzando al loro angelico caribo: grande dibattersi tra' chiosatori sul significato di questo verso, per l' incertezza del senso dell' ultima voce; pare che agli antichi nostri fosse notissima, posto che il Lana, Pietro, il Postill. Cass., l' Ottimo e l' Anon. Fior. tiran via senza darne spiegazione. Benvenuto fece questa chiosa : « danzando ecc.; idest ad gratulationem et cantionem angelicam ipsarum, vel ad cantum angelorum, ita quod conformabant motum suum voci suæ vel voci Angelorum, sicut solent facere tripudiantes et cantantes simul. Più tardi il Buti che legge garibo, diede alla voce il senso di garbo, modo, e fu seguito dal Landino, dal Vellutello e dal Daniello; invece gli Accademici della Crusca, nell' ediz. della Div. Commedia del 1595, spiegano caribo per ballo o ballamento, credendo che derivi da corybas, « mutato l'o in a, sì come può credersi che sia addivenuto a carola, che secondo alcuni vien da corea, significando l'uno e l'altro ballo e canto; e non sarebbe gran fatto che caribo volesse dire il ballo tondo, o ver rigoletto; e fu per questo che gli Accademici, dietro all' autorità di alcuni testi, in luogo di Danzando lessero Cantando. L' opinione degli Accademici fu seguita dal Venturi e dal Lombardi, mentre il Monti (Prop. I, II, 142 e segg.) si sforzò di rimettere in onore la spiegazione del Buti. Però il Parenti (veggasi il commento del Lombardi nell' ediz. di Padova), confrontando questo luogo col Purg., XXIX, 128-129 e XXXII, 33, e facendosi forte della spiegazione di Benvenuto, venne a conchiudere : « Si consideri bene il suddetto luogo, e vedrassi come caribo naturalmente equivale a canto. In fatti la regolatrice della danza canta ancora, e il Poeta soggiunge espressamente qual fasse questo canto: Volgi, Beatrice, volgi gli occhi santi, Era la sua canzone ecc.... Or dunque il canto, il caribo, la nota servono allo stesso officio di regolare l'andamento o la danza. Abbiamo insomma volta in sacro senso la ballata, cioè quella canzone che si canta ballando, e non possiamo trascurare l' analogia con quello di Virgilio Pars pedibus plaudunt choreas, et carmina dicunt. » Quasi tutti i chiosatori moderni seguirono l' opinione del Parenti, ad onta che il Paggi cercasse più tardi di rimettere in campo quella del Monti. Sua; loro (cf. Inf., XXII, 144, nel commento).

133-135. Fedele; non s' ha da intendere nel rigido senso di fedeltà in atto, ma in abito, non dell' opera, ma dell' affetto : così Beatrice chiamava amico suo (Inf., 11, 61) l'Allighieri, e Lucia il diceva pure fedele di lei (Inf., II, 98),

Vit. N.12, 24:
Purg.XXXIII,

91.

135

Che, per vederti, ha mossi passi tanti.
Per grazia fa noi grazia che disvele
A lui la bocca tua, sì che discerna
La seconda bellezza che tu cele.

45

46

anche allora che da lei più che mai s'era tolto e straniato (Purg., XXX, 126; XXXIII, 92); nel senso che il Grisostomo (nel Brev. Rom., 6 luglio) dice di S. Pietro, benchè tre volte avesse negato il suo Maestro: tu ferventi spiritu Dominum dilexisti omnium Apostolorum fidelissimus. Nella Vit. N., 12 (ball. st. 4), facendo le sue scuse a certi sospetti di Beatrice, fa che la ballata le dica:

madonna, lo suo core è stato

Con si fermata fede,

Ch' a voi servir ha pronto ogni pensiero :
Tosto fu vostro, e mai non s'è smagato.

Passi tanti (cf. Par., V, 6; XXII, 73-74), viaggio si lungo. cf. Par., III, 24; XXIII, 60.

Occhi santi;

136-138. Per grazia; per tua bontà, per tua cortesia; è quanto a dire : Fanne, in cortesia, questo favore, che ti chiediamo. - Fa noi; cf. Inf., v, 81, nel commento. La bocca; se qui si trattava che Beatrice avesse a rimuovere il velo che le copriva la faccia, come appresso farà (v. 145), bocca significherà faccia, appunto come os presso i Latini. - La seconda bellezza; io intendo coi più che qui s' intenda precisamente della bellezza attuale, di quella cioè ch' ella ebbe, di molto cresciuta sulla bellezza mortale, dopo che di carne a spirito era salita (Purg., XXX, 127-128). Riferir qui, come fanno il Biagioli ed altri, il tratto del Conv., III, 8 (ad med.), dove l'Autore ragiona degli occhi e della bocca, come i due luoghi, ove l'anima meglio si dimostra, per conchiudere che qui le Virtù teologali per bocca intendono bocca e non faccia, sarà ingegnoso, ma non appaga; e ciò per le seguenti ragioni : nessun dubbio che Beatrice era ancor velata, e che le Virtù teologali la supplicano di rimuovere quel velo; e nessun dubbio che Beatrice, così pregata, rimuove il velo non solo dalla bocca, ma sì da tutta la faccia (v. 139 e segg.). Se per seconda bellezza, stando al Convito, qui si dovesse intendere esclusivamente la bocca, bisognerebbe trovar luogo, ove avviene lo scoprimento degli occhi; mentre chiaro che bocca e occhi qui discopre Beatrice, e ciò per la preghiera di esse Virtù che disvelasse a Dante la bocca. Innoltre, le Virtù Cardinali non avevan detto a Dante (v7. 109-111) che sarebbero state le Teologali quelle che avrebbero aguzzato gli occhi di lui nel giocondo lume ch'è dentro agli occhi di Beatrice? E non vi pare che sia questo appunto il momento che, secondo siffatta promessa, le Teologali compiono tra Dante e Beatrice il loro ministero? A chi risponde che il Poeta degli occhi ha già parlato finora, e che ora intende parlare della bocca, si può rispondere che di questi occhi parlò in quanto li poteva vedere col ministero delle Virtù Cardinali, cioè attraverso il velo (Purg., XXX, 67-69; XXXI, 82-84), e che ora si trattava di vederli svelati del tutto d' altra parte (e qui sta il forte), se Dante attraverso il velo potè contemplare pienamente gli occhi di Beatrice, perchè attraverso quel velo stesso non poteva del pari pienamente contemplare anche la bocca, senza bisogno d'una speciale preghiera della Virtù Teologali perchè Dante la potesse vedere scoperta? E perchè esse Virtù più della bocca che degli occhi si prendon pensiero? mentre a me pare che più che alla bocca della Sapienza, agli occhi di lei deve intendere il ministero delle Virtù Teologali; che se quel velo celava la bocca (seconda bellezza, come alcuni vogliono intendere), come si può sostenere che non celasse anche gli occhi, che in tal caso sarebbero la bellezza prima? Ma l'ar

Conv. III.

t 133

[blocks in formation]

gomento, a parer mio, più forte, si è questo: le tre Ninfe pregaron Beatrice di volgere a Dante gli occhi santi; e proseguendo la preghiera, aggiungono ch' ella disveli a lui la bocca; che vuol ciò dire? non altro che questo: Volgiti a lui, solleva il velo, perch' ei vedendo il tuo viso, ti contempli nella tua bellezza immortale. Tutto dunque pesato, se bocca s'avesse qui da prendere nel senso proprio, non sarebbe compita la promessa delle Virtù Cardinali (vv. 109-111), non compito il ministero delle Teologali, e il paragone implicito sarebbe tra occhi e bocca; mentre per seconda bellezza intendendo la bellezza attuale, la immortale, il paragone s'allarga tra la Beatrice di Firenze e la Beatrice del Paradiso, e non fa che svolgere più chiaramente l'idea poco prima toccata (vv. 82-84), come a dire : Se pure attraverso il velo mi parve che Beatrice tanto in bellezza ora vincesse l' antica, quanto l'antica vinceva al mondo tutte le donne, pensa o lettore, che sarà stata adesso, che si era tolta il velo!

139-145. Beatrice asseconda la preghiera delle tre Virtù, e si svela; Dante, a quell' incomprensibile spettacolo di bellezza, non descrive, non narra, ma con un'uscita insolita e potente, si domanda qual mente umana sarebbe capace di farlo (di ciò cf. Par., XIV, 79-81, nel commento. O isplendor ecc.; non senza perchè attribuisce a Beatrice quello che nel libro della Sapienza (VII, 26; cf. v. 121) è attribuito alla Scienza divina, parole che Dante riporta altrove (Conv., III, 15) : e veggasi al v. 109, nel commento. Altrove, in consimile congiuntura (Par., XXX, 97-99) :

O isplendor di Dio, per cui io vidi
L'alto Trionfo del regno verace,

Dammi virtù a dir com' io lo vidi.

Cf. Purg., XXIX, 37-42. Pallido; il Lombardi, seguendo il Daniello : Supponendo Dante il monte Parnaso qual lo descrive Ovidio, arx umbrosa (Metam., lib. 1, v. 467), e che (come di fatto succede) impallidisca colui che sempre abita all' ombra, passa quindi con vaghissima traslazione a ripetere dall' ombra dei boschi del Parnaso quel pallore che gli studiosi uomini pel continuo ritiro ed applicazione a' libri contraggono; ed invece di dire Chi ha mai tanto studiato, dice Chi si fece sì pallido sotto l'ombra di Parnaso? » Qui il pallido porta al macro del Par., XXV, 3; nell' Egl. 1, 28-30, dice del pari di sè, in persona di Mopso:

Montibus aoniis Mopsus....

Se dedit, et sacri nemoris perpalluit umbra.

In sua cisterna; alla sua fonte (cf. Purg., XXIX, 40 e 42, nel commento). Ingombra; impacciata, offuscata (cf. Par., 1, 127; Epist. X, §. 28 e 29; Conv., III, 4). Render; ritrarre (cf. Conv., III, 8, lin. 90-100). Là dove ecc.; il Casini : « Varie interpretazioni sono state date di questo verso abbastanza oscuro; la più comune opinione degli interpreti, dal Buti al Tommaseo, è che qui come già in Purg,. XXX, 93, sia accennata la dottrina platonica dell'armonia prodotta dai cieli nel loro movimento, e che il verso significhi : là nel paradiso terrestre, dove le sfere risonando con la loro armonia ti circondavano. Ma l' Antonelli, giustamente osservando che in questo caso il poeta avrebbe detto adombrava, propone un' altra spiegazione : egli dà al

[blocks in formation]

:

verbo adombrare il senso di rappresentare, rendere immagine, e intende : là dove il cielo armonizzando con la terra dell' innocenza, rende appena con la sua bellezza un' immagine della tua bellezza divina. » Il Tommaseo : < Sebbene il verso che fa intorno a Beatrice armonizzare non solo gli Angeli ma i cieli, mossi (secondo l' idea del Poeta) dalla loro virtù, sia de' più degni di lui nondimeno più fecondo di bellezza e teologica e psicologica e poetica l'altro, che dice l'oggetto reale della contemplazione, quieto dinanzi all' anima e uno, nell' idolo della mente trasmutarsi tuttavia e variare. » Ti solvesti; il Cesari: « Quel ti solvesti nell' aere aperto, ha una nobiltà pellegrina; mostrando che, a modo di nudo spirito, si fosse la bellissima persona di lei diradata (?!) nell' aere: a dire ti apristi tutta in tuo nudo sembiante, si abbassa il concetto, non che si chiarisca. >

Nota le terzine 1, 2, 3, 6, 7, 9, 11, 14, 15, 17, 18, 19, 22, 23, 24, 26, 28; 30 alla 37; 39 alla 42; 45 e 48.

[blocks in formation]

CANTO XXXII.

Tanto eran gli occhi miei fissi ed attenti

A disbramarsi la decenne sete,

Che gli altri sensi m' eran tutti spenti :
Ed essi quinci e quindi avean parete

Di non caler; così lo santo riso

5

A sè traéli con l'antica rete;

Quando per forza mi fu vôlto il viso

1-3. Notati dall' Alfieri. Fissi ecc. (cf. Par., XXI, 1); e nel Conv. (II, 8) ne dichiara, che pensando alla sua Beatrice, già fatta de' cittadini del Cielo, se n' andava quasi rapito, fuori di sè per quel pensiero (cf. Vit. N., §. 35). Decenne sete; il desiderio sostenuto dieci anni, cioè dal momento che Beatrice morì sino ad ora (cf. Vit. N., §. 30; Purg., XXX, 126). — Spenti; sospiri, fuori di esercizio (per quanto s'è detto nel Purg., IV, 1-6).

4-6. L' Alfieri notò il primo, e del secondo la frase di non caler. Quinci e
quindi; d'una e d'altra parte. Parete; ostacolo al loro divagare (cf.
Purg., XXX, 119, nel commento). — Di non caler; di non darsi pensiero di
mirar altra cosa; ad essi di null' altro importava, che di mirar la faccia di
Beatrice; e questo ardore di contemplazione e di fruizione, astraendoli da
qualunque altro desiderio, formava come una parete, un ostacolo, per non
volgersi ad altra cosa. Nel Canzoniere (P. II, cânz. VII, st. 4) :

Dagli occhi suoi mi vien la dolce luce,
Che mi fa non caler d' ogni altra donna.

E nel Par., XVIII, 14-15:

E ivi, XXI, 1-3:

rimirando lei, lo mio affetto Libero fu da ogni altro desire.

Già eran gli occhi miei rifissi al volto
Della mia donna, e l'animo con essi,
E da ogni altro intento s'era tolto.

Santo riso; il suo sorridere, la luce de' suoi occhi e del suo aspetto (cf.
Par., XXIII, 59-60). Che riso valga la luce, la bellezza, che si spandeva dagli
occhi di Beatrice, basta anche solo leggere Par., VII, 17; XV, 34; ed è questa
appunto, levato il velo, la seconda bellezza, ch' ella prima celava (Purg.,
XXXI, 138). Traéli; li traeva. Rete; la rete d' amore (cf. Par., IX, 53);
altrove corda (Par., XXVIII, 12; cf. Purg., XXVII, 54, nel commento).

7-9. L' Alfieri notò il primo, e del secondo vêr la sinistra mia ecc. Ricordiamo che il Poeta tolto da Matelda dalle acque del Lete e affidato alla quattro Virtù Cardinali (Par., XXXI, 103-105), fu da queste menato al petto del Grifon, e perciò di rimpetto a Beatrice (ivi, vv. 109-114). Dal lor luogo, cioè dalla destra del Carro vennero presso lui le tre Virtù Teologali (ivi, vv. 130-132); dunque, in tale posizione del Poeta, le Cardinali gli erano alla destra, alla sinistra le Teologali. Ora dicendone che al richiamo di quelle dee egli si volse a sinistra, resta chiaro che troppo fiso fu pronunciato dalle Teologali; e per conseguente è falsa ogni interpretazione che qui intenda delle Cardinali, o, come spiega col Lana il Tommaseo, sì delle Cardinali che delle Teologali.—Per forza (cf.v.15); contro sua voglia, che ben avrebbe vo

« PreviousContinue »