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A che guardando il mio Duca sorrise.

- A che ecc.; è una scenetta mirabile, un tocco maestro, perchè di affetto profondo; vedendo l'atto dell' alunno, che colle dita si cercava in fronte per accertarsi se fosse vero che un Pera oramai scancellato, Virgilio sorride; ma credo che sia sentir poco la forza di questo sorriso, ove s' intenda quasi di scherno, per quanto dolce, alla bonaríetà di Dante nel far quell' atto (che, d' altra parte, nella sua naturalezza, desterebbe consentimento e non riso di scherno); ma questo sorridere è quanto Virgilio dicesse : <or sei persuaso che il P più grave s' è dalla tua fronte scancellato? e non devi esserne lieto, e raffermarti nel salire? » : sorrideva di gaudio, di affetto; come di giubilo, per affetto all' alunno, sorrise quando i Poeti nel Limbo aggregano Dante alla loro scuola (Inf., IV, 97-99). E Dante, a scena stupenda, sorriderà più innanzi (Purg., XXI, 109), ma non già dell' imbarazzo di Stazio, sibbene di intima dolcezza nel conoscere in lui tanto amore a Virgilio, e nel sapere che avrebbe di certo potuto appagare sì degna brama del nobile poeta. E qui, a vedere le varie gradazioni di significato del sorridere, potrassi anche richiamare il sorridere, che vedemmo in Casella (Purg., II, 83), raffrontandovi pur quello che vedremo in Beatrice (Par., 11, 52) e in Piccarda (ivi, 111, 67), ne' quai luoghi si può ben ammettere che il sorriso, almeno in parte, avesse relazione al momento morale, dirò così, in che si trovava il Poeta.

Nota le terzine 1 alla 7; 9 alla 13; 16; 20 alla 24; 28, 29, 30; 32 alla 39; 40 fino all' ultima.

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-

1-6. Eravamo ecc.; son giunti i Poeti all' ultimo gradino della scala, dove il monte indietro si rauna (Purg., X, 18), per far luogo alla seconda cornice. - Al sommo della ecc.; cf. Inf., III, 11; Purg., XI, 132. Secondamente; una seconda volta. Si risega; la costa è come tagliata dal piano, che forma la cornice; è come a dire che del monte ne fu segata una parte per aprire quella strada circolare. Altri legge, si rilega (cf. v. 4), cioè si cinge per la seconda volta da quella via, che come cerchio gira il monte intorno. Così del primo cerchio infernale dice che cinge l'abisso (Inf., IV, 24); e del cerchio secondo (e il passo illustra bene qui il v. 6):

discesi del cerchio primaio

Giù nel secondo, che men luogo cinghia.

Dismala; sana, guarisce chi lo sale (cf. Purg., IV, 88-90), pel fatto che salire non si può senza lasciare il peccato, vero anzi unico male; onde l'ascendere si risolve in perfezione dell' anima, in virtù. Di questo monte gioverà rileggere quanto dai Padri ho recato nell' Inf., I, 13. Quanto più si sale, e più si libera l'anima dagli effetti della colpa, e si illumina ravviva l'intelletto offuscato della malizia (Lib. Sapient., IV, 12), e così l'uomo diventa veramente libero, di quella libertà cioè onde Cristo ne generò (ad Rom., VIII, 21; cf. Purg., XXVII, 140; e il passo dell' Imit. Cr., II, 4, 1, allegato al Purg., IV, 91). Cornice; cf. Purg,, X, 27. — Lega; cinge intorno, circonda, nello stesso modo che tutto il girava la prima; dunque nella stessa forma, in quanto a rotondità, e nella misura di tre volte un corpo umano in quanto a larghezza (Purg., X, 22-24). — Poggio; monte. Primaio; cf. Inf., V, 1; Purg., IX, 94 (e spesso, voce usitatissima a' nostri vecchi scrittori, anche in prosa).- L'arco suo più tosto piega; la maggior curvatura ha un raggio minore; i cerchi del Purgatorio essendo concentrici, di necessità il cerchio superiore ha minor diametro dell' inferiore. Il Tommaseo (nel disc. che fa seguire a questo Canto) : « Il secondo ripiano circolare dev' essere minore del primo, se il monte si restringe salendo. Nell' Inferno i cerchi primi sono più larghi che gli ultimi, e il simile nel Purgatorio, perchè i peccati più gravi sono più rari. » Ma qui certo v' ha una di quelle sviste, dalle quali non sanno sempre guardarsi neppure i valentissimi; e io la avverto pel solo fine che qualche giovane non cada in errore: stando al principio posto dal Tommaseo, bisognerebbe conchiudere che i cerchi minori contengono i peccati più gravi; ma ciò vale soltanto per l' Inferno, mentre pel Purgatorio accade tutto l'opposto; più è ampio il cerchio, è più il peccato è grave; perciò il peccato più in ira a Dio è punito nella prima cornice; nell' ultima quello che men Dio offende e men biasimo accatta, per dirla con Dante (Inf., XI, 85-86).

7-9. Ombra non v'è nè segno ecc.; lasciando in disparte la chiosa, che qui intende ombra nel senso proprio, per luogo cioè ombreggiato da alberi; e

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Par sì la ripa, e par sì la via schietta,

l'altra, che per ombra spiega immagine dipinta, e immagine scolpita per
segno, perchè nel macigno non si fan pitture; la faccenda va se debbasi in-
tendere non si vedon anime (ombra), nè immagini scolpite (segno); ovvero,
non vi sono ombreggiature di disegno, nè lineamenti di figure; e bisogna dire
che il maggior numero degli interpreti sta per quest'ultima; ma in cosa che
non risguarda nè un principio generale, nè l'organismo del Poema, ma sem-
plicemente il senso d' una parola, sarà po' poi irreverenza, sarà anzi un
sacrilegio discostarsi dai più? io intanto amerei di sapere qual differenza
possa correre tra ombreggiature di disegno e lineamenti di figure; abbiamo
veduto poco addietro che per ombre il Poeta intende appunto le figure, e per
atti il portamento, l'atteggiamento (Purg., XII, 65); ma si badi che ombre e
non ombra dice ivi il Poeta; e tal plurale ha la sua ragione nel linguaggio
dell' arte, che usa il plurale e preferenza del singolare. D'altra parte, ripen-
siamo a questo : nel cerchio precedente il Poeta aveva dapprima veduto
tutta la roccia scolpita d'immagini; dappoi per lungo tratto erasi andato
insieme con quell' ombre (e si noti la parola ombre, che per anime usa infi-
nite volte), che andavan sotto il pondo (Purg., XI, 26); quindi, quando per
espresso comando di Virgilio da quelle anime si discostò per meglio affret-
tare il suo cammino (Purg., XII, 4-7), appena è solo con Virgilio s' avvede
che tutto il piano della cornice è occupato da quelle mirabili sculture, che
ne descrisse (Purg., XII, 16-69). Dunque due cose tutta attrassero l'atten-
zione del Poeta nel cerchio precedente, anime e sculture; e le anime tutta
gli tennero occupata la mente, anche al dipartirsi da loro, per l'affetto ad
Oderisi e per le cose ivi discorse (Purg., XII, 7-9); e le sculture gli s' erano
davvero scolpite nel sentimento per l' innarrivabile loro perfezione e bellezza
(Purg., X, 97-99; XII, 64-66). Ciò posto, domando io, che cosa di più naturale,
che, arrivando alla seconda cornice, e dandovi una prima occhiata, ne dichiari
che in quella non vide un' anima (ombra), ne sculture (segno)? e questa è
l' idea generale, compresa nel primo verso (e in quanto all' intender anime
credo che il v. 10 dica qualche cosa). Siccome poi nella prima cornice ei vide
sculture e nella ripa e nel piano, così il secondo verso apertamente dichiara
che in quella non v' avea sculture nel piano e neppur nella ripa. Benvenuto,
il Venturi, il Foscolo, il Blanc, e pochi altri, intesero così; e io sto francamente
con loro, di buon animo lasciando questa volta i più. Gli; vi (cf. Inf.,
XXIII, 55; Purg., VIII, 69; buoni Codd. e stampe leggono li, in luogo di
gli, che alcuni editori male sostituirono con . Si paia; apparisca
(Inf., XXV, 108, si paresse). Qui poi sculture di carità e benevolenze premiate
o di invidie punite non erano necessarie, perchè vedremo le anime di questo
cerchio aver le palpebre cucite; terran vece delle sculture le voci volanti.
Par si ecc.; ripa e strada tutto era liscio, e del medesimo livido colore
della pietra.
Ripa; la parete interna del secondo cerchio, che fa sostegno
al terzo.
La via; il ripiano di esso cerchio. - Schietta; liscia (cf. Inf., XIII,
5; Purg., 1, 95), cioè senza l' incavo di sculture, come vedemmo invece nel
primo cerchio. Col; è quanto come il, e significa medesimezza d'atto o
di qualità; così il Poeta altrove (Purg., XXIX, 145-46) :

E questi sette col primaio stuolo
Erano abituati,

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cioè avevano lo stesso abito de' primi, eran vesti come i primi. Ma se da come il per formare col, sia necessario andare in Provenza, come vuole il Bianchi, e non sia più che bastevole starsene in casa propria, io non dirò.— Livido; color giallastro tendente al cinereo o al verdastro (cf. Inf., 111, 98; XIX, 14; XXV, 84; XXXII, 34); e bene qui sta questo colore, essendo esso tutto proprio dell' invidia, che perciò è detta anche livore (Purg., XIV,84; Par., VII,

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65; nell' Epist. VII, I : livor antiqui et implacabilis hostis, cioè del Diavolo, humana prosperitati semper et latenter insidians; che rammenta la parola divina, invidia diaboli mors intravit in orbem terrarum). E Ovidio (Met., 11, 775-777), personificando l' invidia :

:

Pallor in ore sedet, macies in corpore toto,
Nusquam recta acies, livent rubigiæ dentes,
Pectora felle virent, lingua est suffusa veneno.
Petraia; una massa di pietre, propriamente; ma qui vale semplicemente
pietra, la pietra di questo cerchio.

10-12. Virgilio, al primo arrivare alla cornice, accortosi che ivi non c'era
anima viva (ombra), ragionava così: Se ci fermian qui per aspettar qualche
anima per chiederle dove sia la scala per salire all' altra cornice, dubito
che dovremo aspettar troppo.
Eletta, scelta, deliberazione. Il Tomma-
seo: Con la ragione prevede (Virgilio) che gli invidi non devono, come
i superbi, girare; perchè l' invidia ha astio dell' andar altrui, ma non va. ›

13-15. Notati dall' Alfieri. Virgilio non veggendo a chi domandare, si rivolge al Sole, che è il pianeta,

Che mena dritto altrui per ogni calle

(Inf., 1, 18). Gli occhi porse; frase che ricorre un' altra volta nel Poema (Inf., XVII, 52), e vale affisar gli occhi, ficcar gli occhi ben fiso (v. 43). — Fece del destro lato ecc.; rammenta l' altro (Inf., XII, 97) :

Chiron si volse in su la destra poppa :

Virgilio fece punto di centro il piede destro, e mosse in giro il sinistro, come un compasso (come conviene che faccia chi si volge per andare in verso mano ritta, scrive il Buti), e così si trova col Sole precisamente di fronte, cioè, in tale ora e in tale emisfero, colla faccia a nord-ovest. Ma il luogo, a intendersi, parrebbe complicatello ai giovani; perciò m' ingegno di spiegarlo. Era varcato il mezzodì, ancor prima che i Poeti si presentassero all' Angelo della cornice precedente (Purg., XII, 80-81); fatta la scala, avendo di faccia la ripa della seconda cornice, Virgilio vuole volgersi al Sole, e facendo centro del piede destro torce la sua sinistra, e ha il Sole di faccia; ma perchè tuttociò possa avvenire in quell' emisfero, con tal movimento, e dopo il mezzodì, bisogna ammettere che la scala salisse da est ad ovest, o per lo meno da nord-est, a sud-ovest, e che per conseguente ad est o a nord-est guardasse quel tratto di ripa che i Poeti, al primo uscire della scala, si trovarono dirimpetto. Fatto pertanto questo giro, diremo di conversione, sulla sua destra, Virgilio s'è volto tra occidente e nord; ond' è che, fatta l'apostrofe al Sole, i Poeti prendono senz'altro per quella direzione, avendo il Sole dinanzi (cf. Purg., XV, 139-141), seguendo il suo corso, come puossi intendere dai versi 16 e 21, e meglio ancora si capisce dai versi 7-8 del Canto XV. E si metta ben attenzione (e non sarà mai ridetto abbastanza) a due cose, che cioè l' arco del monte era amplissimo (cf. Purg., XV, 139-141), e che i Poeti d'ogni cerchio non percorrono che una settima parte, percorso così un giro intiero a viaggio compiuto. E per tal modo, senz' altro movimento i Poeti anche in questa

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cornice, come avevan fatto nella prima (e sempre nel Purgatorio), vanno a
destra, avendo cioè a sinistra l'alta ripa che cade dall' altro girone (cf.
Purg., XII, 107), e a destra l'orlo esteriore della cornice, onde cader si puote
(Purg., XIII, 80), quella sponda cioè, ove confina il vano (Purg., x, 22);
avendo così le loro destre della parte di fuori (Purg., XIX, 81).

16-21. A cui fidanza ecc.; dietro alla cui scorta; Catone aveva detto loro
(Purg., 1, 107-108) :
Lo Sol vi mostrerà, che surge omai,
Prendere il monte ecc.;

e Sordello aveva dichiarato con verità che, dopo partito il Sole, per questo
monte non si poteva ascendere neppur d' un apice; tale era la natura del
monte. Io non dirò col rigido P. Venturi che l' apostrofe, che fa Virgilio al
Sole, ove la si prenda in senso proprio, sia una preghiera empia, mentre,
come gli rispose il Portirelli, è un' apostrofe lecita lecitissima ad un poeta
anche cristiano; ma però non mi pare doversi qui escludere, come vuole lo
Scartazzini, qualunque ragione di simbolo; e il verso 18 mi pare anzi, se mal
non veggo, che ad ammettere il simbolo ne costringa chiaramente. Per
Dante il Sole è simbolo di Dio (Conv., III, 12), perciò figura della sua gra-
zia cooperante (come intesero Benvenuto, il Buti ed altri), della quale
l'uomo ha bisogno per continuare nel cammino della perfezione e quel
Sole, che fece a Dante vedere il dilettoso monte, principio e cagion di tutta
gioia (Inf., 1, 13-18 e 77), qui aiuta ad ascenderlo la convertita umanità.
Si vuol; si dee, bisogna. Nel Conv., I, 10 : « Grande vuole essere la scusa ....
e vuole essere evidente la ragione che partire faccia l' uomo da quello che
per glialtri è stato servato lungamente . E vuole essere manifesta la
ragione ecc. Cf. Purg., XXIII, 6. — Quinc entro; per entro a questo luogo;
altrove (In f., III, 127):

Quinci non passa mai anima buona,

:

nel medesimo senso. - Tu scaldi il mondo ecc.; a Cacciaguida il Poeta, pel
Sole intendendo Iddio (Par., XV, 76-77) :

il Sol, che v' allumò ed arse

Col caldo e con la luce;

essendo poi quel Sole, che raggia tutto il Paradiso (Par., XXV, 54); e così il
Sole quaggiù, simbolo di Dio, tutti i corpi celestiali ed clementali illumina...
tutte le cose col suo calore vivifica (Conv., III, 12). Bene l' Antonelli : « Riguar-
dandosi dal Poeta quell' astro anche come imagine sensibile del vero Sole
di verità e di giustizia, è ben detto che prima riscalda e poi illumina; perchè
prima muove le umane volontà, poi si rivela alle menti, conforme sta scritto:
Qui habet mandata mea, et servat ea, ille est qui diligit me. Qui autem dili-
git me, diligetur a Patre meo; et ego diligam cum, et manifesto ei meipsum
(Joann., XIV, 21). » E il Tommaseo soggiunge : « Duci. Cic., Somn. Scip. :
Sol, mens mundi et temperatio.... dux et princeps luminum reliquorum.
Laddove grazia soprannaturale non c' illumini, la naturale ragione può es-
serci guida a farci meritevoli d'essa grazia. » S' altra cagione (altri
ragione) ecc.; s' altra cagione non ci sollecita, non c' impelle a fare il con-
trario; ed è quanto dire chi viaggia, ove non sia tratto, forzato a fare altri-
menti, deve sempre camminare dietro il tuo lume. Pronta; da premere

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Par. XV, 73.

Conv. I, 10.

Par. XV, 77.

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