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De ta tige détachée
Pauvre feuille desséchée,

Ou vas-tu? Je n'en sais rien.

L'orage a frappé le chêne
Qui seul était mon soutien.
De son inconstante haleine,
Le zéphir, ou l'aquilon,
Depuis ce jour, me promène
De la forêt à la plaine,
De la montagné au vallon.
Je vais où le vent me mène,
Sans me plaindre, ou m'effrayer;
Je vais où va toute chose,

Où va la feuille de rose

Et la feuille de laurier.

ARNAULT

La vierge d'Orléans.

Peux tu bien accorder, vierge du ciel chérie,
Cet œil plein de douceur, et ce glaive irrité ?
Mon regard attendri caresse ma patrie,

Et ce glaive en fureur lui rend sa liberté.

Calm, as the Judge of Truth, at length I come
To weigh thy merits, and pronounce thy doom :
So may my trust from all reproach be free,
And Earth, and Time confirm the stern decree.

Calmo, come il Giudice della Verità, alfine Io vengo
A pesare i tuoi meriti, e pronunziare sul tuo fato :
Possa la mia fidanza d'ogni rimprovero esser libera,
E la Terra, ed il Tempo confermare il rigido decreto.

IL RE

CARLO ALBERTO

Si rimescola il mar, l'oude volubili,
Le vinte spiagge rimugghiando allagano,
E l'etra rilampeggia, e le insolubili
Selci disfansi, e il comun duolo appagano.
Irto il vipereo crine, e gli occhi nubili
Rotando in fiamme che sol viste impiagano,
Va lo spavento della colpa in traccia,

E la morte di un Re le stampa in faccia.

ANGELO MASSA.

TORINO

DALLA STAMPERIA REALE

MDCCCL.

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IL RE CARLO ALBERTO

E dentro alla presente Margherita
Luce la luce di Romeo, di cui
Fu l'opra grande e bella mal gradita.
Ma i Provenzali che fer contra lui

Non hanno riso, e però mal cammina
Qual si fa danno del ben fare altrui.
Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina,
Ramondo Berlinghieri, e ciò gli fece
Romeo persona umile e peregrina.
E poi il mosser le parole biece

A dimandar ragione a questo giusto
Che gli assegnò sette e cinque per diece.
Indi partissi povero e vetusto :

E se'l mondo sapesse'l cuor ch'egli ebbe
Mendicando sua vita a frusto a frusto,
Assai lo loda, e più lo loderebbe.
DANTE, Paradiso, Canto VI.

Non lungi da quella eccelsa vetta dell'alpi ovė la superstiziosa ma sapiente vetusta Italia collocò il simulacro di Giove Tonante, qual simbolo che la forza indicasse di quelle genti poste a difesa della Penisola, giardino d'Europa, ed a terrore di chi invader la tentasse, sorse con misteriosa origine inclita Progenie d'eroi, itala ad un tempo diremmo e gallica, destinata quasi a congiungere quelle finitime nazioni.

Se esteso in principio non ne fu il dominio, grande però ognora ebbe influenza; ed il sabaudo vessillo fu noto in tutti i luoghi ove gloria di acquistare occorresse nelle colte europee regioni.

Nè mai fuvvi Dinastia che più si mostrasse atta ad assecondare le politiche variazioni dei tempi.

Eroica nei tempi che tutti l' armi impugnavano a difesa del diritto, legislatrice, allorchè rinsavita l'Europa a stabilire più regolare ordine sociale aspi

rava.

Fatta arbitra, quasi per posizione, della pace fra possenti schiatte Franco, Italiana e Tedesca, unì, per così dire, la gentilezza francese all'alto sentire italico, non disgiuntavi la costanza che al solito caratterizza gli abitanti alpini.

Cresciuta la Monarchia, anche la Ligure e la Sarda più meridionali, le infusero nuovo elemento di vita, che ad ognora più prosperi destini sembra addirizzare.

Ma il supremo Fato degli imperii appunto più nel conoscere la vera propria forza, che non nella grandezza consiste; nell'energia.

Piccola, pel primitivo originario territorio, rimpetto a Francia, Spagna, Allemagna e la sterminata Russia, è l'impareggiabile Albione; ma pure acquistò il dominio del mare, sul quale anche con nobile gara comparvero nei tempi andati flotte di ancor mën numerose nazioni, come quelle di Olanda, di Venezia, Portogallo e Genova.

Sembra arcano disegno della Provvidenza che ogni nazione, ogni Governo abbia un punto solo prefisso

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