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seggi de' Santi si del vecchio come del nuovo Testamento, i quali alla voce dell' angelo Gab briello lodavano la Beatissima Vergine.

CANTO XXXII I.

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San Bernardo prega Maria che conduca Dante. a contemplar l' Essenza Divina; alla quale egli pervenne. E dopo lo aver Dante pregato Dio che li conceda di potere, scrivendo, dimostrare alcuna parte della sua gloria, segue, come vide congiunta la Umanità con la Divinità.

CANTO I.

La gloria di colui che tutto muove,
Per l'universo pénetra e risplende
In una parte più, e meno altrove.
Nel ciel che più della sua luce prende
Fu' ïo, e vidi cose che ridire
Nè sa nè può qual di lassù discende:

Perchè appressando sè al suo disire
Nostro intelletto si profonda tanto
Che retro la memoria non può ïre.
Veramente quant' io del regno santo
Nella mia mente potéi far tesoro
Sarà öra materia del mio canto.

1

O buono Apollo, all' último lavoro Fammi del tuo valór sì fatto vaso, Come dimandi a dar l' amato alloro.

1

6

12

4 Nel cielo empireo, dove Dio si comunica più che altrove.

7 Al suo disire; al suo oggetto il più desiderabile, al suo fine a Dio.

2

9 Retro ire; tener dietro, seguitare. 10 Veramente; ma non per tanto.

Del tuo valore; cioè del poetico furore. 15 Come dimandi, ec. come richiedi e vuoi che sia tal vaso per concedergli la corona del lauro da te amato.

Infino a qui l' un giogo di Parnaso Assái mi fu: ma ör con amendue M'è uopo entrár nell' aringo rimaso.

Entra nel petto mio, e spira tue, Si come quando Mársiä traësti Della vagina delle membra sue.

O divina virtù, se mi ti presti
Tanto, che l'ombra del beäto regno
Segnata nel mio capo io manifesti ;

Venír vedrámi al tuo diletto legno,
E coronarmi allór di quelle foglie
Che la materia e tu mi farái degno.

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24

Si rade volte, padre, se ne coglie, Per trionfare o Césare o poëta, (Colpa e vergogna dell' umane voglie) 30 Che partorir letizia in su la lieta Délfica deïtà dovría la fronda

19 Espira tu istesso dentro di me e per mezzo de' miei organi tal suono quale formasti quando venisti in contesa con Marsia suo, natore presuntuoso, e vintolo lo scorticasti vivo, e lo traesti fuori del fodero delle membra, cioè, della pelle. Vedi Ovidio nel lib. 6 delle Trasformazioni. 23 Ombra; per immagine.

27 Che; di che, delle quali.

29 Per trionfare, ec. acciochè trionfi o capitano vittorioso o poeta insigue.

30 Dell' umane voglie, comunemente annighittite e a vili oggetti abbassate e rivolte. 32 La Delfica deità; Apollo. La fronda Penea

1

Penéä, quando alcun di se ässeta.
Poca favilla gran fiamma seconda :
Forse diretro a me con migliór voci
Si pregherà perchè Cirra risponda.

Surge a mortali per diverse foci
La lucerna del mondo: ma da quella
Che quattro cerchi giugne con tre croci,

Con miglior corso e con migliore stella
Esce congiunta, e la mondana cera

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il lauro in cui fu trasmutata Dafne fi gliuola di Peneo fiume di Tessaglia. 33 Assetare; per eccitar desiderio, invaghire. 36 Si pregherà da altri poeti mossi dal mio esempio. Perchè Cirra risponde; cioè acciocchè Apollo, ( al quale è dedicata Cirra, città in Focide) essi preghi esaudisca.

37 Foce; qui per la parte donde nasce il Sole. 38 La lucerna del mondo; il Sole. Ma da

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quella foce e sito del cielo dove si congiungono e si tagliono quattro circoli celesti, cioè, l'Orizzonte, lo Zodiaco l'Equatore, e il Coluro equinoziale, (nel qual punto si tagliano e s'incrocicchiano i tre ultimi in modo che formano tre croci, come si vede nella sfera armillare); da quel sito dunque il Sole esce congiunto con migliore stella, cioè, colla costellazione dell' Ariete, congiunzione tale da produrre, coi suoi influssi, più benigni effetti nella terra, a quelli disposta come la cera all' impronta dell' immagine.

41 La mondana cera; la terra (stando sulla

Più a suo modo témpera e suggella.

Fatto avea di là mane e di quà sera Tal foce quasi, e tutto era là bianco Quello emisperio e l'altra parte nera,

42

Quando Beatrice in sul sinistro fianco Vidi rivolta e riguardár nel Sole: A'quila si non gli s'affisse unquanco. 48 E si come secondo raggio suole

metafora del suggellare) che per gl' influssi più propizj si riveste a Primavera. 43 Di là dove io era allora, mattino; di quả dove ora scrivo, sera. Era Dante nella detta cima del monte del Purgatorio che stava agli antipodi.

44 Tal foce quasi; cioè, il Sole che trovavasi in tal parte, non per l'appunto, ma quasi, perchè il Sole era nel primo grado dell' Ariete quando Dante salì il colle. (Vedi il Canto 1 dell' Inferno. ) Onde essendo scorsi già sette dì, doveva adesso trovarsi nell' ottavo, avanzandosi il Sole quasi un grado per dì. Bianco di là, per l'alba; quà nero, per le tenebre della notte, che essendo sera si accostavano. In somma era di Primavera, e la prima ora del di.

46 In sul sinistro fianco; perchè per essere nell'emisperio opposto al nostro, il Sole,

mentre Beatrice stava colla faccia a Levante, doveva nascerle a sinistra, come a noi a destra.

49 E si come raggio del Sole riflettendo si ri

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