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Ferdinando d' Avalos marchese di Pescara narrate da Paolo Giovio.

Però chiunque abbia modo e documenti per descrivere il carattere e le azioni di un uomo intero, è in obbligo di farlo; e quando quest' uomo abbia preso una parte nel risorgimento di un popolo, vi è l' altro maggior obbligo di render pubbliche tutte quelle notizie le quali possano portare anche un granellino alla grande opera della storia.

Ma un'altra ragione ha dettato questo libro. In vita Mariano d' Ayala fu da molti battezzato per eccentrico; e appunto per questo mette conto di conservare col magistero della parola, sia pur povera, un tipo diverso dal comune. I concentrici sono oramai tanti che, se non altro, svaga un po' lo spirito il vedersi innanzi lineamenti nuovi. Oltre di che, un profondo pensatore ci ammaestra che « l'eccentricità va sempre di pari passo con la forza del carattere; ed in una società essa è generalmente in proporzione del genio, del vigore ntellettuale e del coraggio morale che questa contiene. »

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Ogni fede tenace, sicura, gagliarda merita rispetto, sia la fede di Torquemada o quella di Giordano Bruno, di Gregorio VII o di Galileo, di Metternich o di Mazzini. Ma questo vivere, giorno per giorno, adagiandosi su la corrente, senza coscienza, senza virilità di pensiero o di azione, seguendo massime e costumi per vago desiderio di nuovo o per cieco amore di antico, distrugge l'in

I STUART MILL I. On liberty, chap. III.

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dividuo e lascia il campo a un volgo uniforme e mercante, mediocrità collettiva verso cui tende la civiltà moderna.

Colui che qui vien dipinto fu tutto d'un pezzo. In lui concordarono lo scrittore con l'uomo, il soldato col cittadino, il marito e il padre col deputato e il ministro. E mi sono ingegnato di ritrarlo con le parole sue proprie, ponendovi di mio la narrazione degli avvenimenti in mezzo ai quali trascorse la vita di lui; nè ho risparmiato ricerche negli archivj e nelle biblioteche, raccogliendo precise testimonianze fra i pochi superstiti di quella schiera gloriosa che ci diede una patria.

Ma nel narrare i casi di una vita tutta entusiasmo e fede, confesso che mi son venute alla mente le parole che il Sainte Beuve scriveva nel 1838 intorno alle Memorie del generale La Fayette:

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<< Mais les exposer au grand air d'aujourd'hui, c'est presque les flétrir, ces souvenirs, tant le mouvement général est loin, tant les générations survenantes y deviennent des plus en plus étrangères par l'esprit, tant l'ironie des choses a été complete.

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Mariano d'Ayala, il quale era veramente modesto, non di quella modestia che il La Bruyère chiama un raffinamento di vanità, non ha lasciato alcun ricordo delle sue azioni, neppure copia di molti scritti; però che in tutte le sue fatiche non guardò alla gloria, ma tutte furono mosse da un appassionato amore di pubblico bene, senza mai pensare all'utile morale o materiale della persona.

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Quindi è stata necessità andare ritrovando di qua e di là lettere e documenti: nè presumo di aver raccolto tutti i particolari di una esistenza così piena di fatti e di opere..

Ma se l'ingegno non mi ha consentito di tratteggiare come meritava una figura armonica del nostro tempo, ho però la coscienza di averci messo tutta l'anima mia, non per affetto di figliuolo che serba viva nel cuore un' immagine adorata, ma per dovere di cittadino che intese rammentare alla patria un nobile tipo della natura umana.

Napoli, gennaio 1886.

MICHELANGELO D'AYALA.

MARIANO D'AYALA.

CAPITOLO PRIMO.

LA FAMIGLIA D'AYALA

- IL PADRE DI MARIANO. GLI ANNI DEL COLLEGIO MILITARE.

La famiglia d'Ayala è delle più antiche di Spagna; una de los illustres y de gran notoriedad y explendores de estos Reynos, scriveva nel 1697 Francesco de Morales cronista di re Carlo II. Nè questo si rammenta per rischiarare di maggior luce il nome di Mariano, ma come notizia storica; poichè sarebbe in vero fuori luogo il discorrere di nobiltà di sangue a proposito di un uomo che fu la negazione di ogni vanità, e che lasciò scritto nella Vita di Leopoldo Pilla: «Non sono per noi i facili privilegi da pergamene o da scrigni. Quello è privilegio santissimo, il quale, non a caso ereditato, nè facilmente raccolto, sia opera dell'ingegno, della dottrina, e dell'amor della patria. » Riesce per altro utile spiegare come questa famiglia si tramutasse in Italia, riandare alla origine del cognome presente, che avanti era titolo, e vedere le relazioni di principj e di opere tra Mariano d'Ayala e i suoi antenati.

Se la probità non discende sempre per li rami, discende però in essi, quando si serbino incontami

MARIANO D'AYALA.

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nati, una certa affinità di sentimenti e di azioni, i quali acquistano nuove forme secondo i tempi e i casi singolari, secondo l'educazione e le abitudini degli individui che si adattano all'ambiente. Uso e natura privilegia una gente, ma natura discorde da fortuna può produrre effetti contrarj, e non per questo si deve dire che i rami siano spezzati.

Il primo signore di Ayala, piccola città di Vittoria provincia basca, fu Don Sancio, figliuolo di Don Vela primogenito di Ramiro I re di Aragona, che nel 1074 diede quel feudo al nipote. Per via di matrimonio il titolo passò nella famiglia Galindez de Salcedo, e da questa nell' altra dei Lopez de Haro signori di Biscaglia; i quali diedero lo stemma e il cognome Lopez, venuto da lobos, poichè sullo scudo sono due lupi aggiuntevi poi intorno otto aspi dette croci di sant'Andrea, in segno di onore per avere un Lopez nel giorno di sant'Andrea del 1267 liberato l'Alcazar di Boeza da'Mori che assediavano questa città.

Da quel tempo il titolo de Ayala è rimasto sempre unito al cognome Lopes: molti altri titoli vennero aggiunti dopo come ricompensa di servigi resi allo Stato; ma tutte le generazioni che si seguirono dal secolo decimoterzo in qua si chiamarono Lopez de Ayala, e questo nome lasciarono nella storia. gl' individui più chiari della famiglia '.

La quale si fregiò principalmente del pregio della cappa e della spada; ed ogni generazione ebbe i suoi guerrieri e i suoi sacerdoti, unico modo di servire la patria ai tempi del dritto divino. E la tradizione. si è serbata intera e continua sino all'ultimo: Ma

I FILADELFO MUGNOS. Teatro della nobiltà del mondo. Napoli, 1675.

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