Page images
PDF
EPUB

che il pareggi o somigli. Infatti gl' italianismi più graziosi non sono rari nello stile del Courier; come presso il Rabelais, l'Amyot, il Montaigne, il Charron, Stefano della Boetie, e simili antichi autori, occorrono frequentemente. L'opinione del Courier sugli scrittori moderni del suo paese è nota: egli diceva fra le altre cose in una lettera: « Gardez-vous « bien de croire que quelqu'un ait écrit en français depuis le règne de « Louis XIV; la moindre femmelette de ce temps-là vaut mieux pour «le langage que les Jean-Jacques, Diderot, d'Alembert, contemporains « et postérieurs ; ceux-ci sont tous ânes bâtés, sous le rapport de la lan«gue, pour user d'une de leurs phrases; vous ne devez pas seulement << savoir qu'ils ont existé 1. » Quanto poi all' italiano, la chiamava la « plus belle des langues vivantes 2,

Nota 12.

« C'est le privilége des anciens d'avoir traité de chaque chose avec la ⚫ mesure convenable, Mais nous avons souvent cru, nous autres modernes, que nous surpasserions de beaucoup nos maîtres, si nous couavertissions en grandes routes battues les chemins écartés où ils ne << faisaient que des promenades, au risque même de voir les véritables grands chemins, plus sûrs et plus directs, changés à leur tour en sim* ples sentiers 3,

Queste considerazioni del Lessing sono adattabili specialmente alle dottrine filosofiche.

Nota 13.

Una sorta di lettori, a cui un buon giornale ecclesiastico può tornare di maggior profitto, è quella dei paroci di campagna. Questi uomini venerabili, che rendono spesso imagine fra la corruttela moderna di quella paternità patriarcale, onde si abbellirono i principii del mondo e venne educato il genere umano; che, dal Rousseau fino al Weiss, riscossero l'affetto e l'omaggio degli scrittori meno propensi e devoti all'autorità del sacerdozio ; mancano per lo più tra le loro fatiche apostoliche di tempo e di agio, per continuar gli studii più severi, pogniamo che il cominciarli sia stato loro conceduto dalla fortuna. Un libro, che stringa in poco quanto vi ha di più importante e dilettevole nella scienza, e nella storia, specialmente coetanea, della religione, e contenga come uno specchio fedele della società più vasta che si trovi al mondo, voglio dire della Cristianità cattolica, dee riuscire di conforto fruttuoso a coloro, che sono forse la parte più preziosa e benemerita, e certo la più faticante, di questa grande repubblica. In Italia, dove spesso i mezzi difettano, ma non manca mai il senno, nè il buon volere, per E. compl. Bruxelles, 1836. tom. IV, p. 387. 2 Lell, à M. Renouard, 3 Du Laocoon, trad. par Vandenbourgh. Paris, 1802, p. xii, xIII.

abbracciare al possibile quanto v' ha di meglio nei trovati del tempo, non è ignoto l'uso dei buoni giornali ; e mi piace di poter citarne uno, che si stampa nella mia nativa provincia. I compilatori del Propagatore religioso sono tanto più da lodare, che alla dottrina, all' ingegno, alla moderazione, al sentimento del bene e del bello, che gli anima giungono quel modesto zelo, che induce a scegliere fra i varii ufficii, non i più appariscenti, nè i più utili a sè, ma i più giovevoli alla patria. In un secolo, in cui le lettere servono alla vanità volgare o al guadagno, è gran virtù l'indirizzarle al solo bene pubblico. E quanto i giornalisti venali, ignoranti e prosuntuosi sono da sprezzare, tanto quelli mi paiono lodevoli, che, come gli autori del Propagatore, intendono a un fiue nobilissimo, e sanno appropriare ai molti una erudizione, di cui potrebbero onorarsi fra i pochi; arte poco apprezzata, ma rara e difficile, in ogni condizione di tempi e di fortuna.

Nota 14.

Il Leibniz, la cui moderazione era pari all'ingegno e alla dottrina, e le cui opinioni, benchè luterano fosse, poteano far vergogna a molti cattolici suoi coetanei, in una sua lettera al P. Des Bosses, Gesuita, così scriveva: «Optarem... concedi doctis, etiam vestris, philosophandi << libertatem, quae emulationem parit et ingenia excitat: contra animi << servitute dejiciuntur, neque aliquid egregii ab iis expectes, quibus « nihil indulgeas. Itaque Itali et Hispani, quorum excitata sunt inge«< nia, tam parum in philosophia praestant, quia nimis arctantur 1. Questa saggia libertà dee tanto più essere commendabile ai cattolici, quanto che essi soli possono usarne, senza temerne gli abusi, atteso la mirabile costituzione della Chiesa, che pe'suoi ordini instrinseci è atta a conciliare insieme res olim dissociabiles, cioè la libertà nelle cose dubbie colla unità nelle necessarie, secondo la regola di santo Agostino.

Nota 15.

<«< Ainsi, Messieurs, » esclama il sig. Cousin, « la piété la mieux éa prouvée ne suffit plus à protéger notre dernière heure. Quelles qu'ai«<ent été notre vie et NOTRE FOI, si nous ne retractons pas toutes << les maximes de l'Église gallicane, si nous ne renions pas notre at<«<tachement aux lois, notre fidélité à l'État, nos derniers moments peu« vent être privés de ces saintes cérémonies qui assurent et adoucissent « le passage à une autre vie. Où en sommes-nous, Messieurs? Dans << quel temps vivons-nous 2? » E noi possiam chiedere, in che tempi viviamo e a che siam ridotti, se un uomo onorando, che fa professione di panteismo e nega la rivelazione ne' suoi scritti, osa parlare in tal modo dalla ringhiera francese, senza paura di far sorridere gli ascoltatori? 1 Op. omn. ed. Dutens, tom. II, part. I, p. 277. 2 Disc, sur, la renais, de la dom, cccl., p. 12.

Nota 16.

Il y a autant ou plus de sujet de se garder de ceux qui, par am bi<tion le plus souvent, prétendent innover, que de se défier des impres«sions anciennes. Et après avoir assez médité sur l'ancien et sur le << nouveau, j'ai trouvé que la plupart des doctrines reçues peuvent of«< frir un bon sens; de sorte que je voudrais que les hommes d'esprit «< cherchassent de quoi satisfaire leur ambition, en s'occupant plutôt à << bâtir et à avancer, qu'à reculer et à détruire. Et je souhaiterais qu'on « ressemblât plutôt aux Romains, qui faisaient de beaux ouvrages pu« blics, qu'à ce roi Vandale, à qui sa mère recommanda que, ne pou« vant pas espérer la gloire d' égaler ces grands bâtiments, il cherchât « à les détruire 1. »

Nota 17.

Questa misera età è dannata dalla Providenza ad essere spettatrice di ogni sorta di delirio, di vergogna e di scandalo. Non è gran tempo, che alcuni vescovi della Lituania e della Russia bianca rinnegarono la fede cattolica professata da tanti secoli, e antiposero alla nobile e soave paternità del Pontefice romano, e alla fratellanza della Chiesa universale, il giogo spirituale dell'oppressore della loro patria, e l'impuro consorzio della Chiesa moscovita. Chiunque non è russo o barbaro in Europa, e serba qualche senso di generosità e di pudore, ha dovuto meravigliarsi, non già del carnefice della Polonia, già spaccialo per un mostro infame, ma di que' pastori, che tradirono in bocca ai lupi il proprio gregge, vendettero al tiranno la fede, l' anima e la riputazione.

Nota 18.

Le contrarietà dialettiche, che aiutarono la riforma dei Protestanti, si possono ridurre al quadro seguente.

[blocks in formation]

I LEIBNIZ, Nour, ess, sur l'entend, hum., liv. I, chap. 2.

[blocks in formation]

spe, p. 75.

[blocks in formation]
[ocr errors]

Aristocrazia ereditaria de'

[blocks in formation]

Queste opposizioni non giustificano la Riforma, ma la spiegano.

Nota 19.

La professione di buon cattolico fatta dal Descartes in molti luoghi delle sue opere può agevolmente interpretarsi come una regola di prudenza; ma se si ha per sincera, è difficile il conciliarla coi principii della sua dottrina. Le sue Lettere fanno buona prova, ch' egli non era disposto a soffrire il martirio, per amor del vero; e che, se aveva, (come raccontano,) il coraggio del soldato, non possedea certamente quello del cittadino e del filosofo. Scrivendo al P. Marsenne, in proposito di Galileo, dice di non cercar che il riposo e la tranquillità dello spirito 1. Quando un punto della dottrina di questo grand' uomo fu dannato da un tribunale ecclesiastico, egli fu talmente spaventato, che voleva bruciar le sue carte; e diceva: « Je ne voudrais pour rien au monde qu'il « sortit de moi un discours où il se trouvât le moindre mot qui fût dés<< approuvé par l'église 2. » Nè crediate mica che egli fosse mosso da un pio sentimento di riverenza verso l'autorità condannatrice; imperocchè in questo caso, sebbene non si trattasse della Santa Sede, nè della Chiesa, com' egli dice, ma di una semplice congregazione ecclesiastica, noi giudicheremmo la sua riserva altamente lodevole. Ma da tutto il contesto della epistola si vede ch' egli non era mosso da altra ragione, che dal timore di porre in compromesso la sua tranquilla vita. In un'altra lettera allo stesso Marsenne, scritta un anno appresso, cioè nel 1634, lo dice espressamente: « Je sais bien qu'on pourrait dire, « que tout ce que les inquisiteurs de Rome ont décidé n'est pas incon<< tinent article de foi pour cela, et qu'il faut premièrement que le con<«< cile y ait passé : mais je ne suis point si amoureux de mes pensées << que de me vouloir servir de telles exceptions pour avoir moyen de les << maintenir; et le désir que j'ai de vivre en repos et de continuer la vie « que j'ai commencée, en prenant pour ma devise bene vixit qui bene « latuit, fait que je suis plus aise, etc. 3. » Ognun vede, qual fosse lo scrupolo religioso, e lo stoicismo filosofico del nostro scrittore; e che * Eur. Paris, 1824, tom. VI, p. 251.

2 Ibid., p. 238, 239.

3 Eur., tom. VI, pag. 243.

se il bene latuit non lo salvò dalle vanità, dalle brighe e dalle ambizioni letterarie, che furono lo scopo principale delle sue fatiche e della sua vita, lo rese almeno cauto verso quella gloria, che poteva esser difficile e pericolosa.

Il processo metodico, e il dubbio assoluto, che Cartesio premette alla sua filosofia, non si può per alcun modo accordare coi principii cattolici. Secondo il suo precetto, noi dobbiamo « douter une fois en notre vie a de toutes les choses où nous trouverons le moindre soupçon d'incerti« tude. Il sera même fort utile que nous rejetions comme fausses toua tes celles où nous pourrons imaginer le moindre doute, » Egli fa quindi la rassegna delle cose, di cui si dee dubitare. « Nous douterons a en premier lieu si, de toutes les choses qui sont tombées sous nos sens ou que nous avons jamais imaginées, il y en a quelques-unes qui so«ient véritablement dans le monde... Nous douterons aussi de toutes les « autres choses qui nous ont semblé autrefois très-certaines, même des a démonstrations de mathématique et de ses principes, encore que d'eux« mêmes ils soient assez manifestes, à cause qu'il y a des hommes qui « se sont mépris en raisonnant sur de telles matières; mais principale« ment parce que nous avons ouï dire que Dieu, qui nous a créés, peut faire tout ce qui lui plaît, et que nous ne savons pas encore si peuta être il n'a point voulu nous faire tels que nous soyons toujours troma pés, même dans les choses que nous pensons le mieux connaitre 2. » « Nous supposons facilement qu'il n'y a point de Dieu, ni de ciel, ni de a terre, et que nous n'avons point de corps 3. » Tal è pu la dottrina espressa nelle Meditazioni, e nel Metodo, benchè in quest'ultima opera sia meno crudamente insegnata, Antonio Arnauld, che pure, come vedremo, s'accorse nel séguito della poca ortodossia del Descartes, ebbe da principio la semplicità di credere che questi intendesse parlare di un finto dubbio, di un semplice artifizio metodico, buono a mettersi in opera, per ottenere la cognizione scientifica del vero; e solo si dolse che ciò non fosse troppo chiaramente avvertito nelle Meditazioni: « Verum<< tamen haud scio an aliqua praefatiuncula haec Meditatio praemuniri debeat, qua significetur de iis rebus serio non dubitari 4; » conchiuse, dicendo: «Non dubito, quin qua pietate est vir clarissimus, id attente « diligenterque perpendat, et summo sibi studio judicet incumbendum, << ne cum Dei causam adversus impios agere meditatur, fidei illius au• 1 Princ. de la phil., part. I, E., tom. III, p. 63, 64.

1

2 Ibid., p. 61, 63.

Ibid., p. 66. Così nello stesso punto, che si dubita di tutte le cose seosibili, e delle stesse dimostrazioni matematiche, si allega per giustificare il dubbio, che alcuni uomini si sono ingannati, e s'insiste principalmente su questa bella ragione, che abbiamo udito dire, Iddio che ci ha creati, poter fare alio quello che vuole: nello stesso punto, che si nega l'esistenza del cielo, della terra e dei corpi, si porge fede a ciò che abbiamo udito dire, cioè al valore dei segni e della parola: nello stesso ponto, che si suppone facilmenie, (nota questo avverbio,) che Iddio non si trova, s'interpreta in modo assurdo l'onnipotenza divina, per argomentarne il dubbio assoluto. Il cervello di un uomo frenetico connette certo più sanamente, che quello del Descartes. 4 ARNAULD, Œ. Paris, 1680, tom. XXXVIII, p. 33.

GIOLERTI, Introduzione, Vol. 1,

28

« PreviousContinue »