Page images
PDF
EPUB

sono diverse e spesso opposte a quelle, che avrebbero avuto luogo nel caso contrario. Eccoti la spiegazione filosofica del regresso. Per tal modo al corso deduttivo della verità sottentra il corso dell' errore; il qual corso, applicato alle azioni esteriori produce la seguenza di quei mali moltiformi e di tutte quelle morali calamità, ond' è piena la storia delle nazioni.

Ciò posto, volgendomi a quei giovani, che hanno già delibate le prime nozioni della filosofia, e sono capaci di un forte e virile pensare, io parlerò loro in questa sentenza: «< Voi componete la generazione novella, che dee accrescere l'eredità dottrinale, lasciatavi dai vostri padri, e aggiungere un nuovo anello al processo discorsivo dell' umano consorzio. Le sorti dell'avvenire, le sorti dei vostri figli e dei vostri nepoti, dipendono in gran parte da voi. Se l'età, che corre, è sulla buona via, se la dottrina, che i vostri padri vi consegnarono, è vera e salutare, l'opera vostra riuscirà agevole, trattandosi solamente di conservare e di aumentare il deposito intellettuale, che avete ricevuto. Ma se all'incontro noi fossimo in istato di regresso; se in alcuna delle generazioni precedenti si fosse scambiato l'errore col vero, e abbandonato il diritto cammino; se molte idee, sulle quali oggi, si lavora, fossero sostanzialmente false, o talmente imperfette, da non poter somministrare una salda base per l'avvenire; se, dico, le cose fossero in questi termini, non occorre dimostrare l'obbligo che avreste di abbandonare la strada in cui siete, e scegliere un nuovo sentiero. Il dubbio è sì grave e di tanta importanza, che la cosa merita di essere esaminata. Qual è il retaggio intellettuale e civile, che i vostri maggiori vi lasciarono? Eccovelo in due parole: in religione, la miscredenza: in politica, le dottrine di una libertà licenziosa o di un dispotismo tirannico, che possono peggiorare, distruggere, ma non fondare, nè migliorare gli stati; nelle lettere e nei costumi, la nullità di ogni spirito patrio e l'imitazione forestiera.

[ocr errors]

Ciò rispetto alle opinioni: nel fatto poi, l'applicazione di esse, e per colmo del male la debolezza, la disunione e la servitù d'Italia. Se consultate il retto senso, e porgete orecchio ai generosi sentimenti, che albergano negli animi vostri, non potete ragionevolmente presumere che le dottrine, per cui la patria nostra è divenuta a tanta bassezza, siano buone e legittime. D'altra parte, se volgete gli occhi addietro, troverete che l'Italia, quattro secoli fa, era non solo di professione, ma di mente e di cuore religiosa e eattolica; fiorente di commercii, d'industrie, di potenza; avente una letteratura e una civiltà sua propria; ferace d' uomini grandi in ogni genere; ricca di civil sapienza; imperante e non serviente all'opinione del resto di Europa; possedente una libertà non infame per alcuna delle enormezze moderne; indipendente dai forestieri; non unita, (e questo fu il suo gran male), ma tale almeno, che per conseguire la sua unità avea bensì da combattere contro le proprie passioni, ma non contro le arti e le armi straniere. Che vi pare di questo paragone? Potete credere che il cammino fatto da allora in poi sia stato di bene in meglio, o non anzi il contrario? Potete credere che a quel ragguaglio noi siamo in via di progresso? Non affrettate la risposta: il problema è troppo grave e complicato da poter essere risoluto su due piedi. Vi chieggo solamente, qual vi paia più probabile a prima fronte delle due contrarie risposte, che si possono fare a questa domanda. Certo il parere di quelli, che stimano la stagione presente a petto della passata essere l'età dell'oro, non è il più verosimile. Or bene, se vi dà l'animo di seguirmi attentamente nel mio.discorso, vi proverò che l'apparenza in questo caso non si discorda dalla realtà, nè il verisimile dal vero. Vi proverò che l'Italia e seco l'Europa sono da tre secoli in istato di regresso intorno a quelle cose, compongono l'essenza, e non gli accessorii, del progresso civile vi proverò che la filosofia, di cui l'età nostra si vanta, e che da molti si vorrebbe sostituire alla religione, non merita pure

:

di

il nome di scienza: vi proverò che questa religione si negletta e vilipesa è la base di tutto il sapere umano, e di ogni filosofia, che non voglia smarrirsi negli assurdi e nelle chimere: vi proverò che le teoriche moderne della libertà politica sono false nei loro principii, funeste nelle loro conseguenze, e si distinguono più al sembiante che in effetto dalle teoriche del dispotismo nate dalla stessa fonte; vi proverò che la dottrina della libertà vera, stabile, ordinata, pacifica, incivilitrice, ha eziandio per base le religiose credenze; le quali essendo il puntello della filosofia e della politica, del pensiero e dell'azione degli uomini, costituiscono il principio supremo della civiltà umana. Le mie prove saranno, spero, un rigor matematico; e ve lo dico, perchè avendole meditate molti anni, credo di poterlo, senza temerità, promettere. Ve lo dico non per influire anticipatamente nel vostro giudizio, ma per destare la vostra attenzione; per rimuovere la presunzione sfavorevole, che potrebbe nascere contro la verità delle mie ragioni dalla novità e dalla difficoltà loro. Imperocchè consistendo esse in una serie di formole, la cui evidenza dipende in gran parte dalla virtù riflessiva e dal processo sintetico dello spirito, per esser bene afferrate hanno d'uopo di tutta la vostra attenzione, di un animo libero e disposto a ricevere il vero. Ben sapete che niente pregiudica alla cognizione della verità, quanto le false preoccupazioni, che ingombrano lo spirito, e fanno velo al giudizio. La vostra età è più libera che le altre da tali lacci; tuttavia non ne è affatto sciolta; perchè la conversazione, i libri, l'esempio, il parere dei più, hanno già formata in voi una spezie di persuasione, la quale nel caso presente non mi può essere propizia, come quella, che essendo opera della generazione trascorsa, dee consuonare colle sue dottrine. Scioglietevi adunque da questi impacci porgetemi l'animo vostro, aperto al vero, e interamente vacuo da ogni preconcetta opinione. Se voi aveste la buona ventura di essere ben radicati nelle vere credenze, non potrei parlarvi così, senza con

traddirmi. Imperocchè dal mio discorso, fra le altre conclusioni, inferirete che la fede cattolica, essendo la vita dello spirito, e la base assoluta di ogni ragione, versando intorno ai principii, e formando la condizione primaria di tutto lo scibile, non può essere rivocata in dubbio, senza contraddizione; e che la più grande sciagura che possa incontrare all' umano intelletto, posseditore di questo gran dono, è il rigettarlo per un solo istante, e mettersi a rischio di perderlo eternamente. Ma siccome io m'indirizzo specialmente a coloro di voi, che non hanno avuto il beneficio di ben ricevere la dottrina religiosa, o sono incorsi nella disgrazia di perderla, perciò vi è d'uopo spogliarvi delle preoccupazioni, che ostano al racquistarla. Il che veramente non è facile; ma voi potete farlo e dovete; e non solo siete capaci e degni di tentar l'opera, ma avete l'obbligo di recarla a compimento. Imperocchè, se troverete ch'io abbia ragione, avrete a imprendere dal canto vostro un lavoro più difficile; dovrete disfare l'operato di tre secoli, e rinnovellare la condizione morale della società. Un volere tenacissimo, un' indomita risoluzione e immensi sforzi si richieggono alla grande e gloriosa impresa. Addestratevi a darvi opera, cominciando da uno sforzo minore, e nettando il vostro spirito dalle opinioni, di cui è imbevuto. Non vi chieggo poco, lo confesso. Si tratta di mettere in dubbio l'infallibilità filosofica di quasi tutti i pensatori del secolo passato, che menano si gran romore nel mondo di sospendere quel fervore di fede tenacissima, con cui l'età vostra ha abbracciate le dottrine correnti sulla filosofia, sulla religione, sulla libertà dei popoli. Non abbiate però timore che il mio discorso debba condurvi ad estinguere o comechessia menomare l'affetto e lo zelo vostro per la libertà e la filosofia. L'amore, che portate a queste due cose, è legittimo e santo non che indebolirlo, la dottrina esposta nel mio libro è destinata ad avvalorarlo. Distinguete il concetto generico, che avete dell'oggetto di quei vostri due amori, dalla sua specifica determinazione ;

l'errore stà in quseta, e non in quello. La confusione di una idea generale, verissima in sè stessa, con falsi particolari, è ciò che genera la forza e il prestigio dell'errore, specialmente negli animi vostri, candidi, schietti, inclinati ad amare il vero ed il bene, ad odiare la falsità ed il male, ogniqualvolta li veggano nella loro nativa condizione. Il lenocinio del falso deriva sempre dal vero, con cui è mescolato ad annullarlo, basta il farne la cerna. Io v'invito a quest' opera sacrosanta, esortandovi a recarvi quella libertà e pacatezza di spirito, fuor delle quali, le altre qualità dell' ingegno tornano inutili. Accingetevi adunque animosamente a seguirmi, e se l'esito sarà quale io desidero, non avrete a dolervene per voi stessi, nè a scusarvene colla patria. »

:

La filosofia è sempre utile, ma oggi si può dir necessaria alle colte generazioni italiane. Piglio il nome di filosofia con una certa larghezza, intendendo per essa tutte le discipline, che si attengono all' uomo individuale e sociale, che sono atte a muovere, a nobilitare i suoi affetti e ad accrescere le forze dell' ingegno inventivo. Quando una nazione è divenuta schiava di cattive abitudini, e smarrita ogni vena di concetti, ogni vigore di spiriti, dorme in un sonno profondo, tutto ciò che può ridestare il sentimento del suo antico valore, è utile e non pericoloso. La libertà del pensare male intesa nocque altra fiata alla causa del vero : ora non può altrimenti che giovargli, giacchè la verità è perduta, e l'uomo dato in preda all' errore, languisce sotto il suo giogo. Perciò i buoni governi non debbono aver paura della filosofia, quasichè avvezzando gli spiriti a libertà, e a cercare le ragioni delle cose, essa favorisca la licenza e le ribellioni. Certo que' principi, che amano di esercitare tirannicamente la loro potenza, e da ogni legittimo freno abborriscono, ragionevolmente s'inquietano delle speculazioni e di ogni culto dell' umano ingegno. Fuor delle lettere molli ed oscene, l'uso del pensiero e della parola dee dar loro gelosia

« PreviousContinue »