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<< stupide et le bel esprit sont également fermés à la vérité. Il y a <«< seulement cette différence, qu'ordinairement le stupide la res«pecte et que le bel esprit la méprise 1). >>>

Nota 36.

Per ragioni consimili si crede oggi in Francia comunemente che gli uomini di grande ingegno siano di poca virtù, o anche peggio. All' incontro, se la virtù è singolare, non si tiene che l'ingegno possa essere altro che mediocre. Il Lafayette, il quale è uno de' pochi uomini, di cui si debba più onorare, non dirò la Francia, ma il secolo, non avea ingegno, come sanno anche i gonzi; laddove il Talleyrand ne era ricchissimo. Per aver ingegno in Francia, bisogna esser tristo, cupido, vile, insolente, ciarliero, vantatore, mentitore, traditore e sovrattutto squisitamente egoista; bisogna poter noverare gli anni colla vicenda delle opinioni. Ho inteso cento volte a dire del venerando Lafayette : c'est un homme usé, perchè ebbe la sventura di pensare nel 1830 come nel 1789. Nè crediate che con questo si vogliano riprovare certi errori speculativi, per cui quell' uomo grande fu tributario dell' età in cui visse : ciò che dispiace è la costanza dell' animo, non la qualità delle opinioni. Mi ricordo aver letto non so più dove, che l'honnête homme est rarement un homme de génie. L'autore di questa bella sentenza dovea credersi un tristo, ed essere veramente un gran galantuomo.

Nota 37.

Può parere a prima fronte assurdo e ridicolo il dire che le scienze speculative debbono acconciarsi al genio nazionale dello

1) MALEBRANCHE. Entret. sur la métaph., sur la relig. et sur la mor. Paris, 1711, 1er entretien, tom. I, p. 6.

scrittore; giacchè il vero, essendo assoluto, non appartiene a un uomo e ad un paese più che ad un altro. Ma se ben si considera il lavoro intellettivo, che si fa per esprimere esso vero, trovasi che le idee principali s'incarnano e si vestono con idee accessorie, le astrattezze e i generali si aiutano e s'incorporano cogli affetti e colle imagini, le dottrine si corroborano coi fatti e cogli esempi. Ora nello scegliere tutti questi elementi, nel contemperarli insieme, nel disporli e significarli colle parole, nel colorire con essi tutto il ragionamento, e dargli quella forma, che chiamasi stile, ciascuno che scrive procede con un modo suo particolare, che differisce da tutti gli altri modi possibili; tantochè, se si suppone che un argomento sia trattato da molti con egual verità, ognuno di questi lavori dee tuttavia differir dagli altri, e avere, per dir così, un volto e fattezze sue proprie. Ora questa specialità negli scrittori grandi è di due sorta; l' una muove dalla loro tempra individuale; l'altra dall' indole civile, ed esprime il genio della nazione, a cui appartengono. Per ciò che spetta a questa seconda proprietà, la lingua e lo stile, di cui lo scrittore si serve, ci hanno grandissima parte, come quelli, che sono una viva espressione della fisonomia nazionale. Perciò un buon cittadino non iscrive mai nell' altrui lingua, se non necessitato, e crede con un nostro antico, che « meglio, con più decoro, con men sospetto d'adulazione, e men « pregiudizio di servitù, si scrive, si risponde nella lingua propria, «< che nell' altrui 1). » E siccome ogni lingua ha molte fogge di stile sue proprie, queste dee seguire chi vuol bene scrivere ; imperocchè lo stile è l'elemento spirituale della parola, e come l'anima della favella, di cui le voci sono il corpo, quasi materiali di organica struttura. Ma l'elocuzione sola non basta, e altre condizioni richieggonsi per dare a un libro il colorito confacente agli spi

1) CARO, Letter, fam. Como, 1825, tom. II, p. 112. Cons. tom. I, p. 219.

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riti propri della nazione. Se tu leggi Dante, il Petrarca, il Machiavelli, l'Ariosto, Galileo, anche senza mettere in considerazione l'idioma divino in cui scrivono, e avendo l'occhio soltanto al loro modo di sentire e di pensare, ti accorgi che questi scrittori sono nostrali. Quella limpidezza e pacatezza di pensiero, quella schietta e robusta virilità, quel senno, quella sagacità, quella moderazione, quell' aggiustatezza, che ti mostrano un animo ben conformato, in cui le varie potenze si bilanciano fra di loro, e in fine quella evidenza e scoltura di concetti inimitabile; sono qualità, che riunite insieme si trovano di rado fuori d'Italia. Esprimendo e incarnando queste divine parti col loro modo speciale di pensare e di scrivere, possono i huoni autori avvalorare il genio proprio della nazione, a cui appartengono.

Nota 38.

Ecco, come un biografo francese del Goethe racconta la sua morte: « Un matin son œuvre était consommée; il était assis dans «< son cabinet d'étude. L'hiver s'éloignait de la terre... On eût dit <«< que la nature renouvelée frappait à la fenêtre avec tous les bruits <«< de la terre et de l'air. » (I nostri secentisti scrivevano meglio?) <«<L'octogénaire en se levant avait rencontré le bras de la mort: il «< comprit ce que cela voulait dire. Sa main s'efforça de tracer quelques lignes dans le vide; puis, après avoir murmuré ces << mots : Qu'il entre plus de lumière! (dass mehr Licht herein« komme!) il s'arrangea plus commodément dans un coin de son <«< fauteuil et rendit l'âme. Telle fut sa fin; il mourut comme « Frédéric II, comme Rousseau, comme tous les aigles de la terre, << l'œil tourné vers le soleil 1). » Lascio stare lo stile di questo

1) Revue des deux mondes, t. XX, q. 273, 274.

squarcio gonfio e falso, come piace al popolo; ma certo niuna esortazione è più efficace dello spettacolo di un uomo famoso e ottuagenario, che si presenta al tribunale del Giudice supremo, senza dare il menomo segno di pentimento nè di religione. E alla morte corrispose la sua vita. Lo stesso biografo racconta che il Goethe odiava la religione cattolica, come quella che richiama agli uomini l'idea della morte : « De là sa haine contre le catholicisme, « qui a peut-être le tort, de nos jours, » (forsechè la morte è anche una invenzione dei di nostri?) « de proclamer trop haut la << souveraineté de la mort dans la vie. Le bruit lamentable des <«< cloches l'importune à ses heures de travail; tous ces symboles, <«< consolateurs mais tristes, dont la religion peuple la campagne, << troublent la sérénité de sa promenade du printemps. Sa nature << hautaine se révolte contre cette invasion de la terre par la mort, <«<et sa fureur éclate chaque fois qu'il rencontre dans les verts <«< sentiers le pas stérile de cet hôte incommode: il lui faut l'exis«<tence dans sa plénitude, sans arrière-pensée de départ et << d'adieu... La croix même de Jésus, le signe divin de la ré<«< demption, ne trouve pas grâce devant lui: il n'aime pas à voir «<les larmes se mêler à la rosée du ciel... Philosophe païen, amant «< passionné de la sève, de la végétation et de la vie, pour lui la «< mort serait encore la vie, sans les fantômes inventés par le catholicisme1). » Leggasi il rimanente di questa notizia biografica, che può dilettare a malgrado del buon gusto e della squisita filosofia, che ci si ravvisa. Che profondo egoismo in quell' uomo! Per acquistare una falsa pace, per ingannar sè stesso sopra un male inevitabile, egli abborrisce il letto dell' infermo, la campana funebre, la bara del povero, le cerimonie estreme della religione; odia perfino la Croce; e sfugge il menomo indizio, che possa ri

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chiamargli allo spirito i dolori e le calamità de' suoi fratelli ! Che diverrebbe il mondo, se tutti gli uomini somigliassero al Goethe? Noi avremmo in abbondanza dei drammi, come il Faust, per insegnare lo scetticismo, e dei romanzi, come il Werther, per allettare al suicidio ; ma il corrompere e il disperare gli uomini è forse un opportuno rimedio alle loro sciagure?

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