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le dottrine razionali e teologiche hanno tanto più voga, quanto sono più vane, e men consistenti delle poetiche fizioni. Ora io non ho dissimulato e non dissimulo che non posso stimar tali ghiribizzi, se non per quel che sono, cioè per giuochi ingegnosi, che sarebbero comportabili per uso di passatempo, se non versassero sulle cose più respettabili e più importanti, che si trovino al mondo. Lo scrivere un libro di scherzi mi par indegno di un uomo grave: lo scherzare sui soggetti più serii, indegno di un uomo onesto e costumato. Nel corso di quest' opera mi toccherà spesso di parlare di religione; perchè sebbene la filosofia ne sia distinta, e ciascuna delle due discipline abbia i suoi principii e il suo metodo proprio, tuttavia così intime e così moltiplici sono le loro attinenze, che l'una è spesso inseparabile dall' altra. Avverto adunque i mieí lettori che siccome io non intendo di scherzare, ma di parlar seriamente, il mio scrivere di religione sarà qual conviene a uomo cattolico, com'è la mia fede; e che non avrò mai vergogna di usare il linguaggio venerabile della Chiesa, sia che ella parli alla ragione dei savi, o s'indirizzi ai fanciulli e agl' idioti. L'uso contrario fa segno d'animo frivolo e lezioso: è un peccato, non pure contro la buona teologia, ma eziandio contro il buon gusto. Tuttavia m' affido che non mancherà al mio discorso la novità opportuna; anzi tengo per fermo che si trova più novità e pellegrinità di concetti in un solo dogma cattolico, benchè antico quanto il mondo, che in tutti i filosofici trastulli della età. Questo ho voluto avvertire, acciò niuno de' miei lettori rimanga ingannato; il che forte mi spiacerebbe. Cui la religione cattolica muove stomaco e sdegno, farà bene a procacciarsi d'altro, e a non leggere il mio scritto.

Vi sarà forse un' altra classe di appuntatori, la quale, senza dolersi precisamente ch' io sia ortodosso, troverà che lo sono di soverchio. La quale accusa, essendo stata fatta contro un libro di tema interamente teologico, militerà ancor di più contro il pre

sente; potendo parere strano che un filosofo faccia talvolta del teologo, quando corre l'uso di sconvolgere e di manomettere la religione in grazia della filosofia. Ma io bramerei che costoro mi dichiarassero, che cosa voglia dire esser troppo ortodosso. Questa è una frase, ch' io non capisco. So che si può essere più o meno protestante, più o meno in credulo, perchè queste voci esprimono qualità negative, che fuori della negazione assoluta, non hanno ferma regola; ma che si possa essere più o meno cattolico, non mi pare, se non parlando impropriamente; come quando si dice di una dottrina, che è più o meno vera. La verità è una in sè stessa, immutabile, indivisibile. Il Cattolicismo, che è il perfetto vero morale e religioso, ha le stesse doti; tanto che non si può nulla levargli, nulla aggiungergli, senza distruggerlo. Colui che credesse agl' insegnamenti della Chiesa con perfetta fede, salvo un solo articolo, non sarebbe più cattolico di chi ogni dettato ne ripudiasse. Si potrebbe dire di lui che è meno lontano di altri dall' essere cattolico, come gli stoici dicevano dell' uomo mezzanamente buono che è manco alieno dall' esser savio; ma non si potrebbe chiamar cattolico, senza distruggere il cattolicismo. L'essenza del quale consiste nel riconoscere l'assoluta sovranità della Chiesa intorno alla definizione del vero morale e religioso; la quale sovranità si annulla a negarla in una menoma parte, come nel tutto. Egli è vero che l'autorità ecclesiastica nel definire le verità rivelate, e determinarne i punti essenziali, ha lasciato intorno ad esse, per così dire, un certo margine, al quale non si estendono le sue definizioni. Ora tal è la natura del pensiero e del linguaggio umano, che altri non può uscire dalle schiette formole, ed entrare nelle dichiarazioni, senza stendersi su quel lembo indefinito, e aggiungere qualche concetto opinativo al dogma stabilito dalla Chiesa. Il distinguere con precisione l'uno dall' altro, dipende dalla dottrina e dalla discrezione di chi legge; nè si può incolpar lo scrittore, quando

trascorre fuori della linea matematica del certo il meno che gli è possibile.

La sapienza cattolica non dispiace tanto ai moderni palati per la sua severità, quanto per la sua moderazione; aliena dai due eccessi della superstizione e della miscredenza, in cui trascorre volentieri lo spirito umano. Essendomi io studiato di schivare ogni esorbitanza, e di seguire costantemente la moderazione, che nelle cose speculative stimo essere la totalità e l'armonia dei veri; non posso eziandio da questa parte confidarmi di trovar molti benevoli accoglitori delle mie dottrine. Imperocchè chi è temperato non può gradire alle fazioni; che è quanto dire all' universale; quando in questo secolo superlativo, tutto il mondo è partigiano. Oltre che lo scrittore, che fugge le idee eccessive, trova del vero e del falso in quasi tutte le opinioni; e quello distingue accuratamente; ritenendo l'uno e rigettando l'altro. Ora questa cerna non piace ai faziosi ; i quali sono più pronti a inimicarti per ciò che rigetti, che a considerarti come amico, per ciò che approvi nei loro pareri. All' incontro chi esagera, per quanto strane e massicce siano le sue improntitudini, è sicuro di trovare chi applaudisca e pigli ardentemente la sua causa. Sei tu difensore di una libertà licenziosa e impossibile a durare? Puoi confidarti di trovar dei compagni in molti uomini sinceri ma illusi, e nei malcontenti di tutti i paesi, i quali sono in gran numero. Ami tu il dispotismo e la tirannide? Sarai, onorato dov' ella regna, e dove si trovano sette aspiranti a farla regnare. Sei tu incredulo, materialista, ateo, fautore di una filosofia sconsolata ed abbietta? Non mancano i superstiti del secolo passato, che ti chiameranno conservatore delle buone dottrine. Vagheggi tu quel mezzo Cristianesimo, senza nome, senza base, senza costrutto, che si può sapere senza studio, e professare senza fatica? Tu sei fortunato, perchè questa è la religione che è di moda tu sarai predicato, come un ingegno nuovo, profondo,

verrai celebrato, come uomo progressivo, filosofo eclettico, Cristiano umanitario, e i giornali dei due mondi risoneranno delle tue lodi. Appartieni tu al novero di que' cattolici, che vorrebbero risuscitare le orridezze del medio evo, bandir la crociata contro i nemici della Chiesa, riaccendere i roghi, e infamare colle persecuzioni una religione di amore, di generosità, di pazienza, di speranza, di mansuetudine? Sventuratamente troverai ancora alcuni, (voglio sperare che siano pochi, ) i quali ti stimeranno un apostolo, un padre della Chiesa. Lascio stare le opinioni, che risguardano la letteratura, nella quale pur non si pregiano, che i pareri eccessivi. Ma se all' incontro v' ha un uomo, che detesti le violenze de' popoli e de' principi; che ami una libertà temperata e una monarchia civile; che si rida della falsa filosofia, e di una religione puerile, capricciosa, superficiale, impotente a difendere i suoi titoli, e a circoscrivere i suoi dogmi, volubile come la moda, con cui nacque, e con cui in breve dovrà perire; che non riconosca altra credenza, altro culto ragionevole, che quello della Chiesa visibile, perpetua ed universale; che distingua in essa l'essenza incommutabile dagli usi e dagli abusi passeggeri e locali; che deplori le persecuzioni religiose talvolta occorse, come una violazione dell' Evangelio, e una grave ingiuria alla santità di essa Chiesa : costui certamente non farà fortuna nel mondo, troverà pochi lettori, avrà contro ogni setta, e come scrittore mediocre, debole, inetto, sarà sprezzato, o come dannoso, malignamente combat

tuto.

Io non posso adunque dissimularmi che evitando le esagerazioni e le inezie, ho mal provveduto alla fortuna del mio libro, ed ho eletto una via, che oggi non conduce alla gloria. Mi dorrebbe per altro, (lo confesso candidamente,) di essere stimato così dappoco d'ingegno e d'animo, che proponendomi di fare il contrario, non l'avessi saputo. Chi vuol passare i termini, trascorrere agli estremi,

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e segnalarsi col rendersi singolare, non ha che a darsi in balia a un' opinione o ad un affetto il tenersi fra' giusti limiti, conservare la bilancia fra le varie facoltà e inclinazioni del proprio animo, e schivare le leggerezze, mi pare un' arte più malagevole. Sappiano i moderni dispensieri della fama che il meritare e conseguire ampiamente le loro lodi, è un vanto che altri può darsi senza nota di presontuoso. L'andare a caccia del vento, e il procreare de' ghiribizzi e de' mostri, dilettandosi di errori e di paradossi, come oggi si costuma da chi aspira a celebrità, è pronto a ogni vano e mediocre ingegno. Forse è cosa molto ardua il finger nuovi vocaboli, ringiovanire certe viete sentenze, abusare di un erudizion dozzinale, per tessere, come alcuni fanno, l'apologia delle grossezze e delle atrocità dei bassi tempi? Quella filosofia eclettica, che concilia insieme tutti gli errori, e non esclude per lo più che il vero dalle sue dottrine, esige per avventura un sottile o profondo discernimento? Ci vuol forse una rara maestria di facondia, per infastidire i lettori più pazienti e far ridere i più contegnosi, discorrendo a dilungo e in aria della perfettibilità e del progresso? Ovvero una grande e pellegrina inventiva sarà richiesta, per dimostrare la verità dei misteri cristiani cogli stami dei fiori e colla forma delle loro corolle; per confettare con qualche varietà di concetti la favola dei miti e dei simboli biblici; per ideare anco di pianta, come oggi si usa, una nuova religione su due piedi? Forse è d'uopo l'aver molta cognizione degli uomini e una profonda notizia dei casi loro, per improvvisare una perfetta repubblica in su la carta? E far cento altre cose su questo andare? Chi opera alcuno di questi miracoli, è sicuro al dì d'oggi d'essere applaudito: è sicuro di ottenere quella immortalità di ventiquattr' ore, che i giornali possono concedere a ogni galantuomo nei loro fogli. Ma io sono così poco ambizioso, che queste lautezze non mi tentano. Amo meglio di sopravvivere ai biasimi, che alle lodi de' miei coetanei.

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