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Voltaire e del Volney. A ogni modo io desidero di essere un falso profeta, ma posso difficilmente credere che un secolo, nel quale un' opera, come quella dello Strauss, ha ottenuto una celebrità grande, e gli onori della moda, non sia destinato a finire con una nuova edizione del Sistema della natura. Il che mi pare tanto più probabile, che il razionalismo teologico è sensuale per principio, per genio, per essenza, per metodo e per iscopo, benchè nella prima fronte paia il contrario.

Nota 11.

Il Courier è forse il solo Francese, che abbia saputo scrivere con elegante purezza nella nostra lingua. Il mostrano alcune lettere ad Italiani da lui italianamente dettate, e stampate colle risposte nel suo epistolario 1). Nelle quali, (dirollo pure? Sì, lo dirò, acciò la vergogna ci corregga,) apparisce che il letterato francese sapeva scrivere l'italiano assai meglio de' suoi corrispondenti. Credo che si possa in qualche parte attribuire allo studio profondo fatto da lui ne' nostri classici la sua sovrana eccellenza nell' uso della propria lingua, dove a giudizio di alcuni suoi nazionali non v' ha scrittor posteriore al secolo diciassettesimo, che il pareggi o somigli. Infatti gl' italianismi più graziosi non sono rari nello stile del Courier; come presso il Rabelais, l'Amyot, il Montaigne, il Charron, Stefano della Boetie, e simili antichi autori, occorrono frequentemente. L'opinione del Courier sugli scrittori moderni del suo paese è nota: egli diceva fra le altre cose in una lettera : <«< Gardez-vous bien de croire que quelqu'un ait écrit en français depuis le règne de Louis XIV; la moindre femmelette de ce

1) OEuv. compl. Bruxelles, 1836, tom. IV, p. 163, 164, 165, 166, 167, 168 et 220.

<«< temps-là vaut mieux pour le langage que les Jean-Jacques, « Diderot, d'Alembert, contemporains et postérieurs; ceux-ci <<< sont tous ânes bâtés, sous le rapport de la langue, pour user « d'une de leurs phrases; vous ne devez pas seulement savoir qu'ils ont existé 1). » Quanto poi all' italiano, la chiamava la plus belle des langues vivantes 2).

Nota 12.

« C'est le privilége des anciens d'avoir traité de chaque chose << avec la mesure convenable. Mais nous avons souvent cru, nous << autres modernes, que nous surpasserions de beaucoup nos << maîtres, si nous convertissions en grandes routes battues les <«< chemins écartés où ils ne faisaient que des promenades, <«< au risque même de voir les véritables grands chemins, plus « sûrs et plus directs, changés à leur tour en simples sen<< tiers 3).

Queste considerazioni del Lessing sono adattabili specialmente alle dottrine filosofiche.

Nota 13.

Una sorta di lettori, a cui un buon giornale ecclesiastico può tornare di maggior profitto, è quella dei paroci di campagna. Questi uomini venerabili, che rendono spesso imagine fra la corruttela moderna di quella paternità patriarcale, onde si abbellirono

1) OEuv. compl. Bruxelles, 1836, tom. IV, p. 387.

2) Lett. à M. Renouard.

3) Du Laocoon, trad. par Vandenbourgh. Paris, 1802, p. XII, XIII.

i principii del mondo e venne educato il genere umano ; che, dal Rousseau fino al Weiss, riscossero l'affetto e l'omaggio degli scrittori meno propensi e devoti all' autorità del sacerdozio; mancano per lo più tra le loro fatiche apostoliche di tempo e di agio, per continuar gli studi più severi, pogniamo che il cominciarli sia stato loro conceduto dalla fortuna. Un libro, che stringa in poco. quanto vi ha di più importante e dilettevole nella scienza, e nella storia, specialmente coetanea, della religione, e contenga come uno specchio fedele della società più vasta che si trovi al mondo, voglio dire della Cristianità cattolica, dee riuscire di conforto fruttuoso a coloro, che sono forse la parte più preziosa e benemerita, e certo la più faticante, di questa grande repubblica. In Italia, dove spesso i mezzi difettano, ma non manca mai il senno, nè il buon volere, per abbracciare al possibile quanto v' ha di meglio nei trovati del tempo, non è ignoto l'uso dei buoni giornali; e mi piace di poter citarne uno, che si stampa nella mia nativa provincia. I compilatori del Propagatore religioso sono tanto più da lodare, che alla dottrina, all' ingegno, alla moderazione, al sentimento del bene e del bello, che gli anima, congiungono quel modesto zelo, che induce a scegliere fra i vari uffici, non i più appariscenti, nè i più utili a sè, ma i più giovevoli alla patria. In un secolo, in cui le lettere servono alla vanità volgare o al guadagno, è gran virtù l'indirizzarle al solo bene pubblico. E quanto i giornalisti venali, ignoranti e prosuntuosi sono da sprezzare, tanto quelli mi paiono lodevoli, che come gli autori del Propagatore, intendono a un fine nobilissimo, e sanno appropriare ai molti una erudizione, di cui potrebbero onorarsi fra i pochi ; arte poco apprezzata, ma rara e difficile, in ogni condizione di tempi e di fortuna.

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Nota 14.

Il Leibniz, la cui moderazione era pari all'ingegno e alla dottrina, e le cui opinioni, benchè luterano fosse, poteano far vergogna a molti cattolici suoi coetanei, in una sua lettera al P. Des Bosses, Gesuita, cosi scriveva : «< Optarem... concedi << doctis, etiam vestris, philosophandi libertatem, quæ emula<< tionem parit et ingenia excitat : contra animi servitute dejiciun<«< tur, neque aliquid egregii ab iis expectes, quibus nihil indul«geas. Itaque Itali et Hispani, quorum excitata sunt ingenia, <«< tam parum in philosophia præstant, quia nimis arctantur1). » Questa saggia libertà dee tanto più essere commendabile ai cattolici, quanto che essi soli possono usarne, senza temerne gli abusi, atteso la mirabile costituzione della Chiesa, che pe' suoi ordini intrinseci è atta a conciliare insieme res olim dissociabiles, cioè la libertà nelle cose dubbie colla unità nelle necessarie, secondo la regola di santo Agostino.

Nota 15.

<«< Ainsi, Messieurs, » esclama il sig. Cousin, « la piété la «< mieux éprouvée ne suffit plus à protéger notre dernière heure. « Quelles qu'aient été notre vie et NOTRE FOI, si nous ne rétrac<< tons pas toutes les maximes de l'Église gallicane, si nous ne << renions pas notre attachement aux lois, notre fidélité à l'État, << nos derniers moments peuvent être privés de ces saintes céré<«< monies qui assurent et adoucissent le passage à une autre vie.

1) Op. omn. ed. Dutens, tom. II, part. 1, p. 277.

«< Où en sommes-nous, Messieurs? Dans quel temps vivons<< nous)? » E noi possiam chiedere, in che tempi viviamo e a che siam ridotti, se un uomo onorando, che fa professione di panteismo e nega la rivelazione ne' suoi scritti, osa parlare in tal modo dalla ringhiera francese, senza paura di far sorridere gli ascoltatori ?

Nota 16.

« Il y a autant ou plus de sujet de se garder de ceux qui, par « ambition le plus souvent, prétendent innover, que de se défier <<< des impressions anciennes. Et après avoir assez médité sur <«<l'ancien et sur le nouveau, j'ai trouvé que la plupart des doc«<trines reçues peuvent offrir un bon sens; de sorte que je vou<«<drais que les hommes d'esprit cherchassent de quoi satisfaire « leur ambition, en s'occupant plutôt à bâtir et à avancer, qu'à « reculer et à détruire. Et je souhaiterais qu'on ressemblât plutôt aux Romains, qui faisaient de beaux ouvrages publics, qu'à ce roi Vandale, à qui sa mère recommanda que, ne pouvant pas espérer la gloire d'égaler ces grands batiments, il «< cherchât à les détruire 2). >>

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Nota 17.

Questa misera età è dannata dalla Providenza ad essere spettatrice di ogni sorta di delirio, di vergogna e di scandalo. Non è gran tempo, che alcuni vescovi della Lituania e della Russia

1) Disc. sur la renais. de la dom. eccl. p. 12.

2) LEIBNIZ, Nouv. ess. sur l'entend. hum., liv. 1, chap. 2. OEuv. phil., ed. Raspe, p. 75.

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