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« de Dieu le Père et de Dieu le Fils... veut dire : La fatalité règne « dans la création, ou, pour employer les termes mystiques, dans « le sein de Dieu le Père; mais le règne de l'intelligence viendra, « et la fatalité sera vaincue 1); » che Lutero negò la presenza reale di Cristo nell' eucaristia 2); che, ciò non ostante, « Luther...... << entendait les mystères du Christianisme aussi catholiquement « que Bossuet3); » che il Bossuet sacrifiait sans façon beaucoup de pratiques du catolicisme ai protestanti; ch' egli fece une œuvre de protestantisme; ch' egli était au fond atteint et pénétré de protestantisme"); che il protestantismo dee essere lodato, perchè liberò il mondo de cette épouvantable tyrannie del culto de' santi, il quale faceva mépriser la terre et toutes les réputations de la terre 3); che le Christianisme épuisé n'a pu résoudre i problemi... di chi? di Pietro Bayle'); che il concilio di Nicea non seppe l'astronomia,

1) Art. Arminianisme, tom. II, p. 61. Legga tutta questa pagina, chi voglia avere un saggio delle inezie, che si possono dire filosofando sui dogmi religiosi, quando non si conosce la materia.

2 Art. Béranger, tom. II, p. 610, 611.

3) Art. Bossuet, tom. II, p. 824.

4) Ibid., p. 822, 823, 824. L' abate Bergier fu ancor più infelice, poichè oltre all' essere aux trois quarts protestant et philosophe, comme on l'était de son temps, cioè incredulo, egli difendeva il Cristianesimo e il cattolicismo, senza intenderli. (Art. Bergier, tom. II, p. 615.) Povero abate! Quanto al Bossuet, i nuovi enciclopedisti, copiarono nel giudicarlo Giuseppe di Maistre, che fu il primo a scoprire il protestantismo del più gran lume moderno della Chiesa gallicana. L'arguzia ebbe buona fortuna, e fu ripetuta da molti. Noterò di passata che i filosofi della Enciclopedia nuova, ai quali manca l' inventiva anche nell' errore, debbono molto al Maistre; scrittore paradossastico, e più dilettante di filosofia, di erudizione, che erudito o filosofo, degno di lode in alcune e di biasimo in altre parti delle sue opere, ma che con tutti i suoi errori e difetti, è un gigante a paragone di quella frotta di pigmei di ogni genere, che, da dieci o quindici anni in qua, fanno in pezzi le sue spoglie.

5) Art. Canonisation, tom. III, p. 219.

6) Art. Bayle, tom. II, p. 519.

fece discendere Cristo agli inferni e salire al cielo; che gli astronomi moderni hanno il vanto di aver ruiné de fond en comble ce fabuleux édifice1); che nei primi concilii i vescovi non erano altro, che rappresentanti del popolo, e che la sinodo di Nicea fu une véritable assemblée constituante, une véritable convention 2); che ogni individuo futuro, (quando l'ideale scenderà sulla terra,) sarà verso sè stesso papa e imperatore, e che ciò è tanto vero, che sembra all' autore di vederlo scritto in alto, sopra colonne di bronzo3), ecc. Ma ciò basti, per dar un saggio al lettore dell' Enciclopedia novella. Se questi pochi sorsi gli fanno venir l'acquolina in bocca, egli potrà ricorrere, per abbeverarsi, alle stesse fonti. Quanto a me, confesso che non credo opportuno, (fuori del caso di necessità,) di correre una lancia con armeggiatori, dotati di una critica così nuova e così formidabile; onde il mio silenzio sarà almeno escusato. Ma in mancanza di ciò, prima di chiudere questa lunga nota, regalerò ancora a chi legge un piccol brano dei nuovi enciclopedisti, che rappresenta allo spirito una immaginazione molto piacevole. « Voilà trois siècles qui se sont passés, » dice uno degl' illustri compilatori, «< sans que le Christianisme ait convoqué un seul <«< concile; et aujourd'hui un concile orthodoxe de tous les « évêques ou docteurs du Christianisme serait presque aussi <«< en arrière de l'état de la science et de la foi humaine, qu'un «< concile des pontifes de l'Egypte ou des prêtres de Jupiter, s'il << était possible d'en rassembler un “). >> Niun cattolico si sdegni di questa sentenza, o faccia osservare, che se bene i pastori cattolici fossero ignorantissimi delle scienze umane

come

4) Art. Ciel, tom. III, p. 604.

2) Art. Conciles, tom. III, p. 714.

3) Ibid., p. 728. Art. Culte, livrais. 26, p. 160.

") Art. Conciles, tom. III, p. 727.

GIOBERTI, Opere. Vol. IV.

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piace al dotto enciclopedista di supporre, un concilio non sarebbe assurdo nè ridicolo, come quello, che potrebbe solo versare (per ciò che spetta al dogma,) sulle costanti e perpetue tradizioni della Chiesa; imperocchè così discorrendo, mostrerebbe di non entrare nel senso profondo dei nuovi enciclopedisti. I quali colla loro alchimia dei miti e dei simboli trovano, sotto i dogmi cristiani, i più bei secreti del mondo; e quasi toccando la religione con verga magica, la fanno diventar ciò che vogliono, onde non mi maraviglierebbe, se riuscissero a provare, esempigrazia, che i Padri di Nicea risolsero alcuni problemi di trigonometria, in proposito della Trinità, e che quelli di Trento agitarono una questione di chimica, nella controversia della transustanziazione. Secondo il quale intendimento, è verissimo che un concilio ecumenico, per non essere en arrière, dovrebbe essere enciclopedico. E siccome questo titolo non conviene a nessuno meglio, che ai nostri compilatori, e che essi d'altra parte ci hanno dato un bel saggio di erudizione teologica, e di profonda maestria nello interpretare con chiarezza, precisione ed efficacia ciò che i teologi cattolici più non intendono 1); però vo pensando che il solo concilio grave e fruttuoso, che sia possibile ai dì nostri, dovrebbe essere celebrato dai padri dell' Enciclopedia nuova.

Nota 6.

Pochi scrittori hanno sortito apologisti in si gran numero, e così disgraziati, Come Giorgio Byron; fortuna peggiore, che l'aver molti e cattivi critici. Uno di questi infelici lodatori, e de' più recenti, inveisce contro i letterati plebei, che tacciano d'immoralità

4) Art. Bergier, tom. II, p. 615.

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l'autore del Manfredo, e conchiude dicendo « A toi, Byron, «< prophète désolé, poëte plus déchiré que Job, et plus inspiré que « Jérémie, les peuples de toutes les nations ouvriront le panthéon <«< des libérateurs de la pensée et des amants de l'idéal 1)! » Tutto l'articolo è scritto su questo tuono, il quale non so se sia patrizio o plebeo, ma certo è tale, che dispensa altrui da ogni replica. Conciossiachè, per la vita vostra, che si può rispondere a chi paragona e preferisce il Byron a Giobbe e a Geremia? Certamente nulla. Io mi vergognerei di menzionare queste brutture, se l'articolo, in cui si trovano, non meritasse qualche considerazione, come saggio degli uomini e dei tempi. Imperocchè vi si trova una rabbia contro il Cristianesimo e il cattolicismo, un furore che prorompe in bestemmie e sguaiataggini, e richiama alla memoria lo stil forsennato, di cui si dilettavano nella età scorsa i nemici della religione. Così, verbigrazia, discorrendo del Dio della Bibbia, l'autore si esprime in questi termini : « Ce misé« rable Jéhovah, qui joue avec les peuples sur la terre comme <«< un joueur d'échecs avec des rois et des pions sur un échiquier 2). » Parlando a un poeta cattolico : « O grand poëte! << philosophe malgré vous! vous avez bien raison de maudire «ce Dieu que l'église vous a donné )! » Lascio stare il modo, degno di Lutero, con cui vi si parla del Papa, e un ignobile insulto contro un uomo, che gode della stima e riverenza universale. Certo, Silvio Pellico, miracolo di generosità e d'innocenza in un secolo vile corrotto, si recherà ad onore le ingiurie di una penna bestemmiatrice, e avvezza a far arrossire co' suoi scritti gli uomini costumati. Ma ciò, che importa

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4) Revue des deux mondes, I, décemb. 1839.

2) Ibid., p. 630.

3) Ibid.

di avvertire si è, che ora comincia a rinascere una foggia di scrivere passata in disuso', e tenuta per indegna di chi ha ricevuto una gentile educazione. Da che proviene questo cangiamento? Dalla vitalità tenace della religione. Alla quale testè si risparmiavano le contumelie, perchè la si aveva per morta ; ma ora si ricomincia a darle addosso, perchè si è conosciuto ch'ella è ancor viva, é atta a ripigliare nel seno della civiltà nostra il primo suo vigore. S'ella si tenesse davvero per estinta, come molti van dicendo, senza crederlo, se ne parlerebbe in altro modo; non essendo proprio del cuore umano, eziandio ne' più traviati, l'insultare ai vinti. Noi, senza approvar le bestemmie, accettiamo l'augurio, e lo stimiamo più che fondato. E crediamo che la religione appunto perchè comincia a rivivere negli animi, dee aspettarsi un sopraccarico e un soprassalto di furore; nè ci stupirebbe, se dal canto dei letterati veramente plebei, il secolo finisse con maggiore demenza, che non ha avuto principio.

Nota 7.

:

Vi ha una certa generazione di lettori, che non possono sostenere il menomo discorso di metafisica, e credono di annullarlo e confutarlo in modo laconico, dicendo con dispetto sottigliezze! Io non so, se costoro, come nemici che sono della metafisica, sarebbero in grado di dare una definizione schietta ed esatta del sottile, in ciò massimamente, che non concerne i corpi. Per me non credo che questa qualità faccia per sè stessa pregiudico a ciò che si dice, e stimo il sottile, quando sia vero, preferibile al falso, benchè questo per ordinario sia grossolano. Se dalle cose materiali si può conchiudere a quelle dello spirito, parmi che le entità sottili non abbiano da vergognarsi, e che la scienza destinata a trattarne non sia una ciancia; parmi, per esempio, che i fluidi imponderabili, i quali ragionevolmente debbono essere

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