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peruviani, de' segni numerici usati dagli Ardri, dai Guanchi e dai Cinesi, e di cento altre cose su questo andare, prevalendosi delle fatiche degli eruditi, non già per ripeterle, e fare un vano scialacquo di erudizione, ma per applicarle allo studio delle idee, e alla ricerca delle origini e delle dottrine. Imperocchè io chieggo, per qual fine abbiano scritto tanti valentuomini, che consumarono una lunga vita e un ingegno fortissimo nelle ricerche erudite, se il filosofo non può valersi dei loro lavori, e dee risalire direttamente agli originali? Se io volessi imparar, per esempio, gli elementi del sanscrito o dell' arabico, non ho sì poca fiducia nella mia memoria, che non mi credessi in grado, dopo qualche mese di studio, di lardellare il mio libro con citazioni orientali, che farebbero strabiliar gl' ignoranti, e darebbero loro un gran concetto della mia erudizione. E forse alcuno direbbe vedi che cima d'uomo! Egli fa professione di filosofo; e pur sa tutte le lingue! Ma non per tanto ingannerei i savi, che sanno distinguere la dottrina superficiale e accattata dalla propria e profonda. E certamente non ingannerei me medesimo, persuaso come sono, che niuno può sapere sufficientemente una sola lingua dotta da poter interpretar con sicurezza i monumenti, se non dopo un assiduo studio di molti e molti anni. Io ho conosciuto valentissimi grecisti, che dopo un' applicazione indefessa di due lustri e più, dicevano di non sapere il greco, e andavano a rilento, e tremavano, quando si trattava di decidere qualche punto oscuro e difficile di ellenica filologia. E altri vorrà spacciarsi orientalista dopo uno studio di qualche mese! Se nelle stesse favelle moderne, che ci sono più famigliari, non si può salire alle origini, e diciferare le antiche memorie, senza uno studio particolare; se pochi dotti si trovano in Italia, in Ispagna, in Francia, che posseggano una recondita cognizione della loro propria lingua, benchè imparata dall'infanzia ; vorrem credere che il negozio sia più facile e spedito intorno agl' idiomi orientali così ricchi, così complicati, così alieni per suono e per indole da ogni nostra con

suetudine? Se adunque io ricorro all'autorità degli orientalisti e dei filologi di professione, non tanto che meriti scusa, credo di dover esserne lodato. E siccome l'autorità degli eruditi si diversifica, secondo gli studi e gl' ingegni; onde nel valersi delle loro testimonianze, egli è d'uopo pesarle, anzichè farne il novero; io ho cercato di appigliarmi, per quanto mi è stato possibile, ai migliori, e quando questi non mi soccorrevano, di corroborare l'autorità colle ragioni. Mi sono anche spesso governato coi filologi come coi viaggiatori; i quali non essendo tutti degli Anquetil, dei Cook, dei Pallas, dei Niebuhr, dei Ker-Porter, degli Humboldt, dei Belzoni; non si può aver piena fiducia nella loro testimonianza, se non quando molti s' accordano nella medesima narrativa.

Il metodo, che ho seguito nella parte dottrinale del mio scritto, è misto di sintesi e di analisi; ma è principalmente sintetico. La natura preliminare di questa composizione non comportava ch' io procedessi con un metodo assolutamente rigoroso, sotto pena d'incorrere, senz' alcun fallo, in una sciagura, che ora è solamente probabile; cioè di non trovare un solo lettore. Ma ho dovuto dar le prime parti alla sintesi, costrettovi dall' indole del mio argomento. Perciò coloro, che non sono avvezzi a questo modo di procedere, mi troveranno oscuro in sulle prime, e parrà loro ch'io affermi gratuitamente, senza sussidio di prove. Ma se essi avranno la pazienza di andare innanzi, troveranno forse che le tenebre si diradano, e le cose susseguenti illustrano le precedenti. In questo modo si può dire che le conseguenze avvalorano le premesse ; non già che queste non siano evidenti e legittime per sè medesime; ma in quanto lo spirito non può fruire pienamente della loro luce, se non le abbraccia congiuntamente alle deduzioni, accoppiando, per così dire, i rivi alla loro fonte. Questa veduta complessiva di tutto il vero ingenera una persuasione irrepugnabile, contro la

quale si rompono tutte le forze e le insidie dello scetticismo. La sintesi discende dalle idee ai fatti, e nello stesso discorso ideale muove dalle parti più eccelse, più generiche, e quindi altresì più reali, più concrete, più sustanziose, per calare a poco a poco alle regioni inferiori, nelle quali per una sintesi intermedia, i sensibili si collegano cogl' intelligibili. Ora siccome queste regioni inferiori ci sono più famigliari che le superiori, (nello stesso modo che si conoscono meglio le valli che le cime e le pendici delle montagne, ) se ne rischiara e conferma la notizia di quelle, da cui dipendono. Ogni uomo possiede una cognizione riflessa del vero intuitivo connessa e quasi connaturata coi concetti subalterni, che gli sono più usuali; cosicchè il discorso di mano in mano che passa fra oggetti più vicini e più maneggiabili, corrobora le proprie premesse, e acquista una luce, che si retrosparge sulla via trascorsa per lo innanzi. Che se alcuno mi chiedesse, perchè non mi sia tenuto sul cammino più agevole, salendo dai particolari ai generali, risponderei che ho dovuto appigliarmi sostanzialmente al vero metodo scientifico; il quale nelle materie speculative non si trova fuori della sintesi, come proverò altrove. L'analisi non è applicabile, se non parzialmente, alle idee, cioè in quanto a ogni passo del metodo sintetico, si può tornare indietro, e rifare analiticamente il cammino trascorso; il che sarebbe impossibile, se la sintesi non fosse andata innanzi. E io ho usato talvolta questi ricorsi confermativi, che il lettore potrà applicare alle altre parti della dottrina.

In un mio scritterello antecedente, composto e divulgato per una certa occasione, e non ostante i suoi difetti accolto umanamente da alcuni uomini dottissimi, toccai parecchie quistioni filosofiche intimamente connesse colla religione, ch' era lo scopo unico del mio componimento. Il quale essendo poco altro che una successione di aforismi, accompagnati da brevi dichiarazioni, diede luogo. a parecchie difficoltà fattemi da que' cortesi, intorno ad alcuni

punti di filosofia piuttosto accennati, che esplicati; alle quali credo di poter soddisfare sufficientemente, aprendo da vantaggio il mio concetto. Il che comincio a fare nella presente Introduzione; e proseguirò a mano a mano che il processo scientifico mi aprirà l'adito alle parti più recondite della dottrina, se la Providenza mi permetterà di continuare la mia impresa. Le idee del sovrintelligibile e del sovrannaturale sono di gran momento in filosofia; e la prima singolarmente è connessa con tutte le sue parti, e contiene la chiave di parecchi problemi, altrimenti insolubili. Molti sistemi filosofici, come quasi tutte le dottrine orientali, e quelle dei neoplatonici, sono talmente collegate con quei due concetti, che senza una profonda analisi di essi, non se ne può avere una perfetta notizia. Onde farebbe stupire ed increscere il vedere, come siano negletti dai filosofi moderni, se lo stato deplorabile, in cui è caduta la metafisica nelle parti che si coltivano, non scemasse la meraviglia e il rammarico della trascuranza.

A proposito di quella mia operetta, e delle obbiezioni dotte e gentili, che mi furono indirizzate, non farei pur menzione delle critiche di un altro genere, se la natura del soggetto non mi ci obbligasse. Imperocchè a chi scrive in difesa della religione, la bontà, e la santità della sua causa, ingiungono l'obbligo di rimuovere ogni interpretazione meno favorevole del suo silenzio. Dico adun→ que, che a quelle sole censure io tengo si debba rispondere, le quali sono urbane, e vengono mosse da persone intelligenti della materia. Nel mio caso io non dovetti cercare, se i censori di cui parlo, avessero adempiuto alla prima condizione; giacchè conobbi a manifesti indizi che eziandio volendo, essi non potevano sod÷ disfare alla seconda. Mi diede bensì qualche maraviglia il vedere persone fornite di qualche senno intromettersi di materie astruse e complicate, nelle quali la dignità del semidotto, che voglia impacciarsene, corre, se non altro, grandissimo pericolo. Imperoc

chè io credo benissimo che alcuno di que' critici valorosi sía versato nella matematica, nella fisica, nella chimica, o in altra disciplina; credo che altri s'intenda di lettere, abbia scritto qualche articolo di giornale, fatto qualche traduzioncella, e rabberciato qualche verso; credo che tutti abbiano letto qualche volume di quella filosofia e teologia, che corrono ai dì nostri; ma che conoscano anche solo mediocremente le scienze speculative nel loro complesso, e posseggano quella speciale attitudine d'ingegno, che si richiede a penetrarne le parti più riposte, che conoscano bene le dottrine e le tradizioni del Cristianesimo, per quanto io lo desideri, non posso farmene capace. E stimo ch' essi medesimi, se ci pensan un poco, riderebbero, quando io mostrassi di crederlo. Mi perdoneranno adunque, se ho le loro censure in quel conto che meritano, e se ora le ricordo, acciò occorrendo a chi le ha mosse di ripeterle, egli sappia fin d'oggi, che stima io faccia del suo giudizio.

E veramente chi scrivendo a questi tempi si mostra religioso e cattolico, non che promettersi l'approvazione dell' universale, dee aspettare i biasimi, le censure acerbe, e il disprezzo di molti. Non è già che il Cristianesimo e la religione siano affatto fuor di moda; ma bisogna distinguere. Egli è lecito il far professione di pietà, e l'essere Cristiano alla moderna; ma l'essere all' antica, è vergogna od audacia intollerabile. Se ti tocca il capriccio di discorrere di religione, guardati di parlare alla semplice, e di usare il linguaggio del Catechismo; guardati di adoperare quelle formole precise e venerande, cui la Chiesa ha consacrate, come autorevole idioma delle scienze sacre. E alla strana novità delle parole dee corrispondere quella dei concetti; i quali poco importa che siano veri, purchè riescano inuditi. La novità è al dì d'oggi il supremo intento del sapere, e chi n'è migliore artefice, beato lui. Un sistema religioso o filosofico, per gustare ai palati moderni, vuol essere un romanzo d'idee, come i romanzi sono sistemi d'immagini; anzi

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