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tico, una mente architettonica dee ripugnare a tal maniera di componimento. Nel secolo passato una setta, che mirava a distruggere tutti gli ordini stabiliti, concepì l'idea di una enciclopedia', che corrispondeva meravigliosamente al suo intento; la quale in effetto demoli ogni cosa, e sterminò in Francia la religione e il vero sapere. Ma gli strumenti, con cui si atterra e si riduce in polvere un edifizio, non sono già quelli, con cui si può rifabbricare; onde il volere restituir la scienza e ricomporre la religione con enciclopedie e altre tali opere, la cui sola forma esclude la profondità, è impresa ridicola. Egli è vero che gli autori della Enciclopedia nuova si propongono di continuare la tradizione del secolo decimottavo. La tradizione? Ma che tradizione può esser quella, che preme le orme de' filosofi più antitradizionali, che siano stati al mondo? Se non si vuol puerilmente abusare il senso dei vocaboli, la tradizione non consiste già nel ripetere e seguire le stravaganze, in cui può cadere questa o quella generazione di pensanti, ma nel custodire quell' insegnamento, che per una catena non interrotta risale ai principii del genere umano. Gli autori dell' Enciclopedia nuova pretendono veramente di mantenere questa catena; ma siccome essi ripudiano la verità storica dei monumenti, che ne sono il primo anello, e turbano il regno della critica colle fole germaniche dei miti e dei simboli, applicati promiscuamente a tutte le parti dell' antichità, i dogmi tradizionali non hanno più alcun valore, e arrendevoli, come pasta molle, ai capricci dello spirito, riescono ciò che piace a ciascuno di farne. Quanto alla dottrina, i nuovi enciclopedisti lasciano molto da desiderare 1); e se tuttavia avanzano gl' increduli dell' età passata, egli è d' uopo notare che l'ignoranza di questi

') Si avverta che io parlo solo di quelle parti dell' Enciclopedia nuova, che riguardano le scienze speculative e religiose.

nelle cose di religione teneva ancor meno del raro, che del miracoloso. Basta forse il sovrastare a Tersite, per essere riputato un Achille di forza e di valore? Ma ciò che è più bello si è, che i moderni enciclopedisti hanno in gran concetto la valentia dei loro precessori, gli tengono per invitti, e nello stimare l' altrui merito, porgono la misura del proprio. Essi ti dicono francamente che la pugna della filosofia contro il Cristianesimo è ormai terminata, e che il tirarla innanzi sarebbe un proseguire inutilmente la vittoria1). Ti affermano con un piglio ancor più ridicolo che la filosofia « a triomphé du christianisme en l'attaquant par son côté << faible, c'est-à-dire en pulvérisant ses mythes et ses symboles 2). » Certo, quando uno scrittore sentenzia gravemente che le credenze religiose di Bacone, del Leibniz, del Newton, del Pascal, del Bossuet, del Vico, dell' Euler, furono ridotte in polvere dal Voltaire, dal Diderot, dall' Holbach, dai deisti inglesi, dai razionalisti tedeschi; quando egli discorre in tal guisa, senza il menomo sospetto di compromettere la dignità propria, e il sussiego de' suoi lettori e uditori; il solo sentimento, che possa impedire il riso inestinguibile, di cui parla Omero, è quell' affetto di com

1) Art. Christianisme, tom. III, p. 555.

2) Ibid, p. 556. Nota singolar foggia di espressione. Come mai si può ridurre in polvere ciò che non ha luogo? Come mai, per ridurre in polvere dei miti e dei simboli, ci vuole la filosofia? E in che modo i miti ed i simboli si possono ridurre in polvere? Questa bella frase dee qui voler dir confutare, poichè si tratta di dottrine: il confutare può solo farsi rispetto agli errori; come dunque si possono ridurre in polvere i miti ed i simboli, cioè delle favole e dei sogni? Tanto sarebbe il voler confutare le Metamorfosi d'Ovidio o la lingua latina. I nuovi enciclopedisti volevano dire che la filosofia ridusse in polvere il Cristianesimo, registrando i suoi dogmi e i suoi prodigii fra i simboli e i miti; volevano, ma nol dissero, e invece di proferire una falsità, proferirono (sit venia verbo), una sciocchezza. Questo non saper parlare è frequentissimo, e quasi continuo, negl' illustri compilatori.

miserazione, che si prova verso le vittime di un errore eccessivo e deplorabile. Imperocchè, qual cosa è più singolare, che il cantar vittoria dopo la sconfitta? Che il voler mutare in marcia trionfale una ignominiosa fuga? Mi si citi un solo punto, in cui la filosofia abbia ridotto in polvere il Cristianesimo; e se il fatto è vero, io voglio tacer per sempre. Ma se altri si risolvesse di accettare il mio invito, si guardi bene dal provare invece la propria ignoranza; perchè io ho conosciuti uomini dottissimi in questo o quel ramo delle scienze profane, e irreligiosi; ma uomini versati nella religione, e tuttavia increduli, non ne ho conosciuto nessuno. Quanto ai nuovi enciclopedisti, convien credere che il desiderio di avere il suolo bello e netto, per innalzare un novello edifizio, senza l' impaccio di demolir l'antico, e fuori del rischio di fabbricare in aria, abbia cooperato a persuader loro quella singolare opinione. I trovati religiosi erano possibili nella gentilità, e lo sono tuttavia fuori del Cristianesimo; benchè in tutti i casi il novello instituto, se mette radice, sia più tosto un rinnovamento, che una innovazione. Ma dove regnano i riti cristiani, o se ne ha notizia, il tentativo non può riuscire; perchè il tipo del vero, che stà innanzi agli occhi di tutti, nol comporta : la cognizione, che si ha dell' originale, smaschera le cattive copie, e preclude ogni via al fanatismo e alla frode. Perciò i parti di questo genere muoiono avanti di nascere, e sono aborti ridicoli o schifosi1). L'esempio recente e nazionale dei Teofilantropi, e quello in ispecie dei Sansimoniani, a cui si attengono per convenienza d'idee e ragion di origine i nuovi enciclopedisti, avrebbe dovuto aprir gli occhi a questi, e far loro presentire l'esito che gli aspetta. Nè importa che, avendo fallito lo stabilimento di un culto positivo, aspirino ora, con pretensione più modesta, a fondar so

4) Consid. sulle dottr. relig. di V. Cousin, cap. 3, p. 130, 131.

lamente o preparare una religione filosofica. Imperocchè l'essenza della religione è il dogma; ora la sola via aperta a chi è fuori del paganesimo, è il dogma cristiano o la sua negazione, cioè la miscredenza, qualunque sia la forma, in cui essa si mostri, o il velo, con cui si copra *). Il voler preservare il dogma religioso, senza essere cristiano, e il voler ripudiare il Cristianesimo, senza essere deista, secondo la pretensione degli enciclopedisti novelli 2), è solenne follia. Conciossiachè, dove si buscherà il nuovo dogma? Nelle tradizioni forse? Ma se si ripudia il filo diritto e legittimo della tradizione ebraica, cristiana e cattolica, e si accomunano tutte le tradizioni del mondo, si distrugge l'autorità del principio tradizionale, e s' introduce un caos inestricabile. La tradizione legittima, che i cattolici riconoscono, è sola autorevole, perchè sola è regolare, continua e gerarchica; perchè sola somministra una regola ferma e inconcussa, onde cernere il vero dal falso nelle memorie disperse, alterate e confuse del genere umano. O vero chiederete all' immaginazione degl'idoli fantastici, per sostener la vece di sovrintelligibili? Ma niun uomo di sano intelletto, e non ignaro delle dottrine cristiane, si ridurrà a ricevere i fantasmi, per verità e per misteri. Ciò era talvolta possibile nella gentilità: non lo è più a' nostri tempi, perchè chi ripudia gli arcani della rive-lazione, non è acconcio a ricevere quelli dell' immaginativa, se questa per avventura non soverchia in lui la ragione, o se il lume razionale non è in lui abbacinato vale a dire se non è pazzo o scemo; ma i pazzi e gli scemi fanno numero, e non setta. O vorrete infine ricorrere alla ragione? Ma in tal caso, voi fate un sistema di pretta filosofia, e non una religione, nè differite dai seguaci del vecchio deismo.

1) Il razionalismo teologico, verbigrazia, è una vera miscredenza.

2) V. art, Bolingbroke, tom, II, p. 760, 761, 762.

Oltre che, per comporre una religione o una filosofia nuova, ci vogliono dogmi nuovi; cioè una cosa impossibile; giacchè la novità sostanziale dei concetti è impossibile nel giro del vero ideale. Nel resto, i recenti enciclopedisti sono tanto alieni dal recondito e dal singolare, che mancano eziandio di quello, che si può ottenere nelle scienze speculative. Il loro sistema è un sincretismo indigesto, una copia malcondotta e superficiale delle dottrine germaniche, mescolate colla vecchia incredulità francese; con che sapore e con che garbo, Iddio vel dica. Laonde, quando io li veggo scagliarsi così rabbiosamente, come fanno, contro il sig. Cousin, mi paiono molto ingrati; perchè vogliano o non vogliano, questi fu il loro maestro; e s' egli non avesse fatta in Francia una tratta del panteismo e razionalismo germanico, distribuendolo a ritaglio dalla bigoncia, e adornandolo con eleganza e disinvoltura francese, i Sansimonisti, e i nuovi enciclopedisti, non sarebbero venuti al mondo. Certo, che le loro teoriche sul progresso, il loro piacevole ideale, la mescolanza del materialismo collo spiritualismo, il mistico e sibillino panteismo, onde fan professione, e tutto ciò che sputano sui simboli e sui miti biblici, sono derrate tedesche, spogliate del loro valor relativo, cioè di quella novità e profondità, che può avere anco l'errore, quando è opera d' ingegni dotti e virili. Vedesi nei recenti enciclopedisti, come nei copiatori ambiziosi di ogni genere, il capriccio di voler essere. nuovi e pellegrini, e l'impotenza di riuscirvi. Vedesi nel loro stile un difetto assoluto di sobrietà, di polso, di chiarezza; un fare saltellante, scucito, declamatorio; un uccellare ai concettuzzi e alle imagini; uno studio continuo di supplire all'ingegno collo. spirito, e alle idee colle parole; una prolissità vaporosa e sentimentale, che non so quanto diletti ai Francesi d'oggigiorno, ma che certo riesce insopportabile a noi Italiani. Dico a noi, cioè a quelli, che serbano qualche vestigio dell' indole antica; perchè fiorisce pur troppo nella penisola una nuova scuola, a cui

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