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valore non ha rimorsi. La ricordanza dei privilegi ricevuti nol turba, ma gl' inspira un umile affetto di fiducia e di grazia, perchè se bene egli lascia il campo, che ha coltivato, sa di recar seco i frutti de' suoi sudori e delle sue fatiche, e si confida di offerirli, come buon operaio, a un giusto e pietoso signore, che ad un sorso di acqua, dato per amor suo, ha promesso una eterna ed ineffabile ricompensa.

NOTE.

NOTE.

La maggior parte delle note, che seguono, sono accessorie al testo, nè richieste all' intelligenza o dimostrazione delle cose, che vi si discorrono. Le ho raccolte in fine del volume, acciò non interrompano inutilmente la lettura di quello. Quanto ad alcune poche, che le accompagnano, e sono tuttavia necessarie a illustrare o provare la dottrina del libro, versanti per lo più nel discutere o esporre le altrui opinioni, non ho potuto, per la troppa loro lunghezza, distribuirle a piè di pagina ne' luoghi opportuni. D'altra parte, il soggetto loro è tale, che inserite nel testo, avrebbero nociuto all' economia dell' opera.

Nota 1.

Se i dilettanti, che la spacciano da aristarchi, aggiungono a questo vezzo lo splendor della nascita e della fortuna, ogni gara, che i veri studiosi vogliano pigliar con essi, dee parere una vera

follia'). Imperocchè, come mai un uomo povero e oscuro, benchè ingegnoso e dotto, potria aver ragione, al di d' oggi, contro chi possiede, verbigrazia, cinquantamila scudi di entrata ed è investito di titoli feudali? I quali in primo luogo, conferiscono il privilegio di parlar di tutto, sapendo poco o nulla, e di essere eruditissimo, senza una fatica al mondo. In secondo luogo, i ricchi e i fortunati professano per ordinario le opinioni avvalorate dall' uso corrente, perchè il lor modo di pensare è frutto di letture scioperate, frivole, e del conversare, non di eletti studi, nè di profonde meditazioni; e hanno una certa contentezza beata di lor medesimi, che gl' induce a credere di aver toccata la cima della sapienza umana, quando i loro pareri son governati dalla moda. Laonde, se lo studioso dilungasi dalle idee comuni, (come accade il più delle volte,) e professa dottrine o nuove e sue proprie, o antiche e in apparenza vecchie e stantie, egli ha contro di sè tutte quelle verosimiglianze, che guidano il giudizio del volgo censito e patrizio, e la sua opinione non può prevalere, se non per un miracolo. Non è adunque da meravigliare, che i potenti di oggidì, invece di favorir nobilmente chi ebbe più amica la natura, che la fortuna, come si usava talvolta in antico, con quella sorta di servigi, che si possono far senza incomodo, e ricevere senza rossore, si adoprino per avvilirlo, soffocarlo, strozzarlo, salvo che egli compensi colle adulazioni il grave torto di essere più saputo, o meno ignorante di loro. Non crediate però che questi singolari e piacevoli mecenati così operino a mala fede, e per malignità di animo ignobile od abbietto; anzi stimano di giovare alla civiltà del secolo. Il loro torto appartiene all' intelletto, che non essendo sempre patrizio, come il sangue, gl' induce a credere di esser buoni giudici delle parti più eminenti della cultura, e a stimar

1) Dee parer sempre, e può qualche volta non essere.

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