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la storia, che dee esser nota al lettore, ma per accennare alcune proprietà generiche del suo andamento, e riassumerlo in brevi termini, in ordine al mio proposito.

del

Se si paragona la filosofia francese colla tedesca, si trova fra loro una grandissima differenza. Le scienze razionali sono così congiunte colle credenze religiose, che non possono star neutrali verso di esse, ed è giuocoforza che le abbiano per nemiche o per amiche. Quando nei tempi moderni risorsero gli studi speculativi, la religione era alterata in una gran parte d'Europa; ma Calvino fu men fortunato di Lutero; e la setta protestante, che divenne padrona della metà dell' Alemagna, non potè gittare profonde radici, e signoreggiare in Francia. Se l'indole naturale dei due popoli fosse prevalsa, sarebbe dovuto succedere il contrario; essendo il genio germanico molto più ideale, e però cattolico, genio celtico; ma l'arte, (cioè le instituzioni e i costumi prodotti da inveterate abitudini,) vinse la natura. Imperocchè la nazion francese era stata composta e educata dal cattolicismo, che le aveva comunicata la forza della sua mirabile gerarchia, accordante l'unità più perfetta con una libertà temperata; la quale proprietà applicata agli ordini sociali, creò e compose la moderna Francia. Il che non succedette ai Tedeschi, i quali serbarono assai più dei costumi e degl' instituti gentileschi, connaturati agli antichi Germani, sia perchè la loro stirpe si mantenne più schietta, e perchè l'Imperio frappose ostacolo alle benefiche influenze del Papato. L'Imperio, che per qualche rispetto fu il principio unificativo del paganesimo, divenne un fomite di discordia nel mondo cristiano, contrastando al Pontificato, che dovea farne le veci, tanto più salutevolmente, quanto il diritto è più nobile e fruttuoso della forza; onde Carlo di Pipino che il rinnovò, merita poco per questo verso il titolo di magno. Giovò alla Francia il perdere questo privilegio funesto colla linea degenere del principe, che

l'avea creato e nocque alla Germania l'acquistarlo, perchè l'Imperio perpetuò gli spiriti antichi di scisma e d'indipendenza, e le impedì il conseguimento dell' unità politica non ottenibile altrimenti, che per la virtù organatrice della gerarchia cattolica. Se I'Imperio non avesse trovato un rinnovatore, gli ordini feudali non sarebbero forse stati così tenaci; e forse la Germania odierna sarebbe una, come la Francia. Perciò in Francia la gerarchia cattolica partori le instituzioni, che prevalsero sull' indole poco ideale del sangue celtico; laddove in Germania l'idealità dell' indole non potè vincere il difetto delle instituzioni; e quando sorse Lutero l'idea ortodossa venne meno, perchè la gerarchia del cattolicismo discordava dalle abitudini inveterate della nazione (18).

Renato Descartes, benchè francese, e di professione cattolico, era per inclinazione e di massime eterodosso, forse senza saperlo; propenso allo scetticismo, per lo spettacolo delle contrarietà religiose, resogli più evidente dalle sue peregrinazioni in varie parti d'Europa. I viaggi nocciono spesso alla fede degli uomini spirituosi, ma di testa debole, mettendo loro innanzi agli occhi la varietà delle opinioni religiose; considerazione, che invece l'accresce negli animi di tempra forte. Si potrebbe citare qualche esempio illustre e moderno di credenti, che divennero increduli, peregrinando ai luoghi santi, e vedendo la magnificenza delle meschite, e la divozione dei Turchi. Che il Descartes fosse inchinato al protestantismo, la sua predilezione per l'Olanda e la Svezia, e parecchi luoghi de' suoi scritti, il dimostrano; ma principalmente il suo metodo dubitativo ed esaminativo, che è l'applicazione filosofica del processo religioso introdotto dai novatori (19). La speculazione francese fu adunque persino dal suo principio, e nella persona del suo capo, discepola di Calvino; ed ebbe verso il principio ortodosso, che le stava a fronte, una contrarietà, che dovea poco stante mostrarsi, e prorompere in ma

nifesta discordia. Quindi è, che mentre in Germania la filosofia posteriore al Leibniz potè andar innanzi e vagare a suo talento, senza dissentire dal principio religioso ivi dominante, ch'era il suo proprio; nella Francia cattolica, seguì l'opposito; e la dissensione partori in breve la guerra, prima sorda, e poscia aperta e trascorrente ad ogni violenza. Da questo diverso rispetto della filosofia verso la religione nelle due province, fondato sulla medesimezza del principio filosofico, e sulla discrepanza della fede religiosa, nacque la diversa fortuna della filosofia medesima. La quale viziata nelle sue fonti, fu ampia fra i cattolici, e si mantenne mezzanamente religiosa appo gli eretici, perchè venne dai primi adoperata, come un' arma offensiva, e conservò presso i secondi il suo genio pacifico di scienza.

La filosofia francese, infesta per essenza alla fede, dopo esser ita a tentone per qualche tempo, prese l'indirizzo che conveniva a' suoi principii, diventò sensuale, negò l'Idea, e annullò con essa l'oggetto proprio delle scienze speculative. Dalla distruzione dell'oggetto provenne l'indebolimento del soggetto; imperocchè la virtù e la potenza dell' ingegno umano scaturisce in gran parte dalle dottrine, che lo informano : la forza di quest' arco dipende dalla elezione del bersaglio. Parrà strano a dire che il sensismo sia conforme ai principii cartesiani, e che il Locke, il Condillac, il Diderot, con tutta la loro numerosa e infelice progenie, siano figliuoli legittimi del Descartes; quando questi pretese alle sue dottrine un teismo purissimo al sembiante, e volle stabilire sopra una salda base la spiritualità degli animi umani. Ma il teismo del Descartes è puerilmente paralogistico. Il suo dubbio metodico e assoluto, e il riporre ch' egli fa nel fatto del senso intimo la base di tutto lo scibile, conducono necessariamente alla negazione di ogni realtà materiale e sensibile. Chi muove dal dubbio, non può riuscire che al dubbio; perchè la cima della piramide scientifica

dee rassomigliare alle fondamenta. Chi parte da un fatto, non può giungere al vero; giacchè il fatto è contingente e relativo, e il vero nella sua radice necessario e assoluto. Perciò il sensismo spogliato delle contraddizioni de' suoi partigiani, e ridotto al suo vero essere dalla logica severa di Davide Hume, riuscendo a un giuoco subbiettivo dello spirito, che, rimossa ogni realtà, è costretto a trastullarsi colle apparenze, è propriamente scettico, e si manifesta come l'ultimo esito di ogni dottrina, che metta nel sentimento dell' animo proprio i principii del sapere. Se il Locke e lo stesso Condillac non seppero avvertire questa conseguenza, si mostrarono però più accorti del Descartes, ripudiando quell' audace razionalismo, che il filosofo francese avea fabbricato in aria; e se non furono troppo sagaci, parvero almeno giudiziosi. La filosofia francese del secolo decimottavo, rinchiudendosi tutta quanta nel giro delle cognizioni sensibili, e ristrignendosi allo studio dell' uomo, della società e della natura, secondo l'apprensione subbiettiva che se ne può avere, senza curarsi della loro obbiettiva entità, è la continuazione legittima del Cartesianismo ; dico legittima, posto che vogliasi evitare a ogni modo il dubbio assoluto; giacchè il sistema cartesiano preso a rigore esclude ogni sapere. Ma se si fa buona questa contraddizione non evitabile, l'assioma del Descartes, che piglia le mosse dal pensiero, non già come intuito obbiettivo, ma come modificazione subbiettiva, o vogliam dir sentimento, non poteva partorire altro risultato, che la scienza ipotetica dei sensibili, nella quale consiste veramente tutta la dottrina del secolo diciottesimo.

Fra gli antichi Cartesiani di professione, Niccolò Malebranche è il solo filosofo illustre, di cui la scuola francese possa vantarsi. Nel quale si trovano come due uomini distinti e contrarii, l'imitatore e l'autore, il discepolo e il maestro, il seguace di Cartesio, e il pensatore indipendente dalle opinioni dei suoi coetanei. Per GIOBERTI, Opere. Vol. IV.

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buona ventura, le parti essenziali del suo sistema appartengono al secondo personaggio, e non al primo. Ciò che assicura al Malebranche un nome duraturo negli annali della scienza, è la teorica della visione ideale, onninamente contraria ai dogmi cartesiani; per la quale egli si fa continuatore della vera scienza, e per mezzo di san Bonaventura, di santo Agostino, e degli Alessandrini, risale fino a Platone. Che se egli parteggiò per Renato, non che lodarnelo, si dee piuttosto riprendere, nè sarebbe dif– ficile il provare che i suoi difetti, e gli errori, che provocarono la giusta disapprovazione de romani censori, dell' Arnauld e del Bossuet, muovono almeno indirettamente dai principii viziosi del Descartes, e mostrano la leggerezza propria di questo filosofo. Ma fuori degli accessorii, il Malebranche non è cartesiano; salvochè, denominando un uomo da una setta, se ne voglia inferir fra loro, non una parentela intrinseca e reale, ma una semplice connessione storica. Le cose occasionali di un sistema differiscono dalle efficienti; e se un trattato del Descartes, come si racconta, rese conscio il Malebranche della sua vocazione a filosofare, qualunque altro libro di argomento speculativo avrebbe potuto svegliare il suo ingegno, e partorire lo stesso effetto (20). Nulla dirò dell' Arnauld, del Nicole, del Bossuet, del Fénélon, sia perchè non furono di professione filosofi, e perchè abbracciarono solo una piccola parte dei dogmi cartesiani, repugnante, non che estranea, ai principii di Cartesio, anzi riprovarono espressamente essi principii, e furono fedeli al genio e ai precetti dell'antica scienza.

I filosofi tedeschi, avendo nelle dottrine protestanti uno strumento docile e arrendevole ai capricci dello spirito speculativo, non ebbero cagione di avversare espressamente il principio religioso, che d'altra parte ha per essi una grande e quasi invincibile attrattiva. E benchè per un effetto inevitabile dell' alterazione

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