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ridicolo facessero buona giustizia di tali profani guastatori della teologia, crediam noi che il cicalio di costoro sarebbe così incessante e molesto, e il numero così grande? Certo, se il Bossuet, o il Fénélon, o l'Arnauld, o qual altro di que' valorosi fosse ancor vivo, la Francia avrebbe manco qualche centinaio di teologi, ma la religione e la letteratura ne starebbero assai meglio. Lascio stare che niun libro irreligioso di qualche apparenza, dovrebbe passare senza risposta; dovechè potrei citare l'esempio di parecchi, speciosi per l'ingegno e la fama dell' autore, che non trovarono contraddittori nel clero francese; quasi che fossero stampati non in Francia, ma nella Cina. E pur la difesa pubblica della fede contro i sofismi dell'errore è uno degli ufficii più principali del sacerdozio. Quando il clero è assalito ne' suoi diritti o calunniato nel suo procedere, il suo silenzio può essere dignità; ma diventa inopportuno ogni qual volta possa essere recato a debolezza. Un oratore illustre sgrida il clero francese dalla ringhiera del parlamento, come un maestro farebbe i discepoli, si vanta di essere sostegno e difensore della fede e della Chiesa, accusa un venerabile prelato di un atto di disciplina ecclesiastica, che non dipende per nessun modo dalla giurisdizione laicale '). Non s'aspetta a me il giudicare, se quest' atto sia stato degno di approvazione o di biasimo, secondo quelle regole di opportunità, di prudenza e di carità cristiana, a cui si dee conformare l'applicazione di ogni canonico statuto. Non nego pure che trattandosi di cose estrinseche al dogma, i laici possano interporre il loro parere, quando il facciano colla debita riverenza e modestia; nè i chierici rifiuteranno mai nelle cose giuste la correzione amorevole, e l'ammonizione eziandio dei secolari. Ma oltrechè nel caso accennato non si trattava di mera disciplina, correndoci controversia di assoluzione e

4) COUSIN, Disc. sur la renaiss. de la domin. ecclésiast. Paris, 1839.

di sacramenti; la riprensione laicale non è decente e opportuna, se chi la fa non è membro della Chiesa. Imperocchè, ciò occorrendo, i chierici possono dire al censore : « Chi siete voi? Non vi conosciamo. La comunione a cui appartenete, (se pure in religione fate parte di una società qualunque,) non è la nostra. Per entrare a discorrere della disciplina ecclesiastica, vuolsi prima di tutto sentire cristianamente e cattolicamente. I Gentili non erano ricevuti a intromettersi negli ordini della Chiesa primitiva, e tampoco a sindacare e a riprendere i vescovi, trattandosi di confessione, di sacri riti, di sepoltura cristiana. Voi c'imputate di ambire la dominazione, di voler rimettere in piede l'imperio dei sacerdoti. Accusa ridicola, trattandosi di un ordine meramente sacro, e spettante propriamente alla giurisdizione ecclesiastica. Voi vi vantate di aver protetta la religione e la Chiesa. Sappiate che la Chiesa e la religione non sono più sollecite della protezione, che paurose delle accuse e delle calunnie de' lor nemici. E chi siete voi, che pretendete di aver tutelata la religione, e vi fate ora accusatore de' suoi ministri? Siete un uomo, che malgrado la nobiltà e la dirittura morale del vostro animo, che ci facciamo un debito di riconoscere, malgrado certe mostre patetiche di Cristianesimo e di cattolicismo, da cui niuno verrà sedotto, fate negli scritti vostri professione non equivoca di mero deismo e di panteismo, e infettate con queste dottrine le scuole e le cattedre della vostra patria. Or se ciò non ostante voi osate denunziarci ridevolmente come aspiranti ad un ingiusto ed abborrito dominio, noi accuseremo voi con miglior ragione di sviare la gioventù coll' insegnamento e di attossicare la fonte della sapienza pubblica. Pel protettore della religione, che rinnova i delirii di Celso, di Porfirio, di Proclo, onde si vanta di essere discepolo! Se non che tra voi e quegli antichi avversarii del Cristianesimo corre questa differenza, ch'essi lo combattevano a viso aperto, e miravano a spiantarlo, quando lo vedevano pieno di vita; laddove voi, reputandolo in punto di

morte, gli tirate l'estremo colpo, mentre con ossequio bugiardo fingete di adorarlo (15). Il che in vero non ci spaventa : ci danno bensì meraviglia lo zelo e la saviezza di certuni, che si fanno protettori della fede e censori in teologia, senza credere al Catechismo. » Io mi guarderò dell' accagionare un corpo così illustre come il clero di Francia, se in tali e simili congiunture, egli stima più dignitoso il tacere che il parlare : ben mi sarà lecito il dolermi che da questo silenzio si accresca l'audacia di molti, i quali usano insolentire per l'altrui modestia, nè si possono frenare, se non si dà loro gagliardamente su la voce.

S'egli è desiderabile che i secolari s'instruiscano appieno nella religione, non manco rileva che i chierici si rendano periti nelle scienze profane; onde s'introduca una nobil gara, e un amichevole commercio di sapienza fra le due classi, in cui si parte la società civile. A tal effetto mi par conducente il mostrare l'intima unione della religione e della filosofia; lo scoprire, come credo di aver fatto, fra l'una e l'altra alcune attinenze finora non avvertite, che rendono quelle due discipline al tutto inseparabili, benchè distinte fra loro. Finora si è voluto per lo più immedesimare la filosofia colla religione, o sequestrarnela affatto; eccessi egualmente nocivi, che le snaturano entrambe, e cospirano ad annullarle. A me pare di aver cautamente schivato questo doppio scoglio; ma avendo pur trovato che la ragione e la rivelazione sono due rivi, che rampollano dalla stessa fonte, l'unità del principio mi ha dato verso le basi del mio sistema una sicurezza e fiducia, che non potrei avere altrimenti. Io stabilisco la filosofia sopra una formola antica quanto il mondo; la quale da un lato è il fondamento e la cima di tutto lo scibile; dall' altro si trova espressa nel monumento più vetusto della rivelazione, ed è uno splendido argomento della verità di essa. Io invito coloro, che non tengono il Cristianesimo per una chimera o un mero probabile, a occuparsi del tema no

bilissimo di una instaurazione filosofica: gl' invito ad esaminare i concerti ch' io propongo, per correggerli, se inesatti, confutarli, se erronei, e proporre una via migliore, che io sarò il primo ad abbracciare, quando mi sia mostrata; perchè qui non si tratta, per Dio, di quistioni letterarie o accessorie, dove l'amor proprio può essere più scusabile, ma di verità capitalissime, dei problemi più importanti, che si possano proporre ai cultori del sapere. Quanto ai semidotti, io non isdegnerò nè anco di essere corretto da loro, giacchè la verità è un dono prezioso e accettabile, da qual mano provenga. Ma forse non tornerà loro così facile come credono l'esercitare a mie spese quella censura, onde sono cotanto vaghi, e il provar con ragioni plausibili ch' io abbia il torto *).

A ogni modo io tengo la religione cattolica, non solo per una dottrina comportabile, secondo la benigna condiscendenza dei moderni eclettici, ma per la sola dotata di valore scientifico nelle materie speculative, la sola filosofica, la sola capace di aiutare i progressi civili; e non che considerare come vieti, rancidi, esausti i principii della teologia antica, gli reputo più nuovi, freschi e fecondi di quelle teoriche, che s'intitolano dall' anno, in cui si vive. Nè mi muove l'opinione contraria; come quella, che secondo il tenor della moda, farà luogo in breve a una opinione

4) Queste parole, e molte altre simili, non sono indirizzate, come ognun vede, a coloro, che ancorchè non posseggano una grande erudizione, hanno moderazione, discretezza e cortesia. Ma al di d'oggi il numero degl' ignoranti e presontuosi è così grande, massimamente fra coloro, che avendo il privilegio di essere ricchi e lauti senza lavorare, credono di aver quello di esser dotti senza studiare, che ho stimato opportuno di aprire il mio sentimento in questo proposito. E ho parlato chiaro, e forse troppo, perchè in questo caso jo non poteva dire, sapienti pauca.

diversa; finchè di mutazione in mutazione, come si costuma, si torni all'antico, e gli spiriti vi si riposino, riconoscendo che l' usanza non ha imperio sul vero, e che il vero è tale appunto, perchè antico. Trenta o quarant' anni fa, si voleva anche pensare e credere alla moda: il catechismo del Volney era sottentrato in Francia al catechismo cattolico. Il Condillac, e i suoi degni continuatori, sedevano maestri della scienza: Platone, Aristotile, santo Agostino, san Tommaso, il Leibniz, il Malebranche erano avuti per visionari e deliranti, indegni di essere studiati, indegni perfino di essere combattuti. Ora le veci sono mutate, e si ha Platone per assai più giovane e verde del Destutt-Tracy, benchè lo preceda di ventidue secoli nell' ordine dei tempi; nè vi ha scrittore si scioperato, che fuori dei libri elementari, spenda tempo fatica a combattere il francese filosofo. E avvertasi che qui non si tratta di una semplice vicenda di fortuna, correndo fra i due casi questo divario, che i moderni sensisti non conoscono Platone, se non di nome, laddove i moderni Platonici hanno piena contezza dei loro avversari; onde il filosofo ateniese venne testè ripudiato, perchè affatto ignoto, e i sensisti sono al di d'oggi dismessi, per esser troppo conosciuti. Similmente, se si avverte alla poca consistenza delle opinioni religiose che sono in voga, e alla impossibilità di trovarne altre più ferme, il ristabilimento futuro delle credenze cattoliche in tutto il mondo civile parrà, eziandio umanamente, indubitato. L'eclettismo religioso, il razionalismo teologico, il Cristianesimo umanitario, e simili chimere, destituite di salda base, svaniranno con quel prestigio di novità, da cui vennero avvalorate, e non avranno un giorno maggior peso e riputazione, che i sogni dei cabbalisti, e degli gnostici.

Ogni scrittore dee mirare al vero e al nuovo nello stesso tempo. Che la verità si ricerchi principalmente nelle composizioni dottri

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