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egli acquistata molta celebrità col tradurre in latino la Storia del P. Emanuele Acosta, con inolte lettere di Missionarj gesuiti dell' Indie orientali, fu chiamato dal cardinal Arrigo a Lisbona, perchè sulle più certe notizie che ivi gli verrebbero somministrate, stendesse una piena Storia della conquista delle Indie fatta da' Portoghesi, e de' successi della religione cristiana in quelle provincie. Nella capitale del Portogallo si trasferì il Maffei verso il 1572, e vi stette più anni raccogliendo i materiali necessarj per la compilazione della sua Storia. Tornato in Italia, visse più anni ora in Roma ed ora in Siena, ed alfine alloggiato per ordine di Clemente VIII nel Vaticano, continuò a scrivere la sua Storia e gli annali di Gregorio XIII, finchè sorpreso da grave malattia, a cui non appose rimedio l'aria di Tivoli, ove fu trasferito, morì ai 20 di ottobre del 1603 (1). L'opera che tramandò ai posteri il nome di questo scrittore è la citata Storia delle Indie orientali, compresa in sedici libri, ne' quali descrive lo scoprimento del passaggio per mare a quelle provincie, e le cose in esse avvenute fino alla morte del re di Portogallo Giovanni III. Essa però, come quella che è scritta in latino, sarebbe caduta nell'obblio al par di tutte le altre composte in questo secolo nella lingua del Lazio, se gradita agli Italiani non l'avesse renduta Francesco Serdonati traslatandola in volgare, e vestendola con uno stile venustissimo

Tiraboschi, tom. VII, lib. III, cap. 1.

ed assai purgato. Scarse notizie abbiamo intorno al Serdonati: egli viveva nel secolo XVI in Firenze, nella quale avea spirate le prime aure di vita. Fornito di elevato intelletto e di spirito vivace, conoscitore profondo della latina favella e de' classici, dotto nelle storie e nelle antichità, attese a volgarizzare alcune opere pregevoli, e lo fece con grande amore e con felice successo (1).

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Storici delle belle arti. Giorgio Vasari. Sue Vite de' pittori, scultori ed architetti.

Il Riposo di Raffaello Borghini. Vita di Benvenuto Cellini scritta da lui medesiScrittori di Opere del Lomazzi e dell'Armenino. Storia letteraria. Stranezze di Anton Francesco Doni. Sua opera intitolata le Due Librerie.

mo.

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Essendo nel secolo xvi fiorite sommamente le arti del disegno, sursero illustri scrittori che ne descrissero i fasti, e dando le principali notizie intorno alla Vita, agli studi ed alle opere de' professori del disegno, fecero opera assai gradita a coloro che le belle arti amano e coltivano. Primo infra gli scrittori di siffatto genere di storie è Giorgio Vasari, che nato in Arezzo nel 1512, ed istruito nelle arti da Luca Signorelli, da Michelagnolo Buonarroti e da Andrea del Sarto, servì successivamente il cardinal Ippolito de' Medici, il pontefice Clemente VII ed il duca Alessandro. Dopo la violenta

() Negri, Stor. degli Scritt. fiorentini.

morte di questo principe, il Vasari deliberò di non istrignersi più al servigio di veruna corte; ma non ricusò di aderire agli inviti ora dei gran duchi di Toscana, ora dei romani pontefici, ora d'altri cospicui personaggi che a lui vollero affidare alcune opere singolarmente di architettura, nella quale egli ebbe gran nome; giacchè si può leggere ne' suoi scritti quanto abbia fatto in Arezzo, in Pisa, in Venezia, in Bologna, in Roma, in Firenze ed in altre città. Morì il Vasari nel 1574, e le sue spoglie furono trasportate e sepolte in Arezzo sua patria. Per compilare le Vite de' più eccellenti pittori, scultori ed architetti, aveva egli visitata tutta la Italia onde ammassare le notizie necessarie per un sì vasto lavoro. Le azioni dei professori, dice il Bottari, sono narrate e stese con tanta leggiadria e naturalezza, che col suo stile e colla maniera di scrivere incanta i lettori, e fa loro parere non di leggere, ma di vedere quel ch'ei racconta. Inoltre ha ripiena tutta quest'opera di utilissimi precetti sull'arte, di dotte osservazioni sopra gli edifizj più illustri e sopra le statue e pitture d'Italia (1). Il Caro, veduti i primi saggi di quest'opera, scrisse al Vasari che essa era degna di essere letta da ognuno, per la memoria che vi si fa di molti uomini eccellenti, e per la cognizione che se ne cava di molte cose e di varj tempi. « Parmi ancora, soggiunge egli, bene scritta,

(1) Pref. premessa alle Vite del Vasari della edizione di Firenze dell' anno 1722.

e puramente e con belle avvertenze. Solo vi desidero che se ne lievino certi trasportamenti di parole, e certi verbi posti nel fine talvolta con eleganza, che in questa lingua a me generano fastidio. In un'opera simile vorrei la scrittura appunto come il parlare, cioè che avesse piuttosto del proprio che del metaforico e del pellegrino, del corrente più che dell' affettato » (1).

Il Parini ha fatto un grande elogio dell'opera del Vasari, ed ha mostrato calda brama di vederla più frequentemente nelle mani della gioventù, massimamente lombarda, invece d'altre che sono assai meno profittevoli. "Primamente, dice egli, le Vite del Vasari, benchè trattino d'arti speziali e d' opere d'artefici, sono scritte con tanta chiarezza ed in un linguaggio così a tutti comune, che la intelligenza ne è facile anche a chiunque non abbia appreso i principj ne teoretici nè pratici delle arti. In secondo luogo, la lettura di queste Vite è sommamente dilettevole per la novità e varietà de' piacevoli, degli stravaganti e de' grandi ora lieti, ora funesti accidenti che narrati vi sono. Questi accidenti tanto più ne interessano commovendo i nostri affetti, quanto che sappiamo che sono intervenuti veramente a differenza di quelli che fingonsi ne' romanzi e nelle novelle, della cui falsità ci consta, e che oltre di ciò sono assai volte inverosimili ed assurdi. Inoltre si fatti accidenti vi sono applicati, secondo la verità della storia, ad uomini grandi nel

(1) Caro, Lettere, vol. I, pag. 307, lett, al Vasari.

loro genere, de' quali naturalmente desideriamo di sapere le avventure; e nel tempo stesso vi sono dipinti i costoro caratteri e costumi, i quali ci sorprendono e ci dilettano estremamente colla loro novità; conciossiachè gli uomini eccellenti non siano giammai mediocri, nè comunali sì nelle virtù, come negli errori della mente e del cuore; e tutto ciò che esce dell' ordinario e del mediocre, ha forza d'interessarci, e per conseguenza di recarne diletto. Queste cose poi si verificano spezialmente de' pittori e d'altri simili artisti, de' quali per antica esperienza si sa esser eglino d'ordinario uomini di nuove maniere e bizzarre. Ma oltre che le Vite scritte dal Vasari riescono assai dilettevoli a leggersi, sono anche molto utili ad ogni genere di persone: prima, perchè contengono le notizie di molti uomini grandi che ogni uomo gentile e ben educato dovrebbe vergognarsi di non conoscere, come si vergognerebbe di non conoscer Cesare od Alessandro: secondo, perchè nelle memorie degli uomini grandi noi veggiamo più apertamente il giuoco, il contrasto e la forza delle umane passioni, e da ciò noi apprendiamo le regole della prudenza, giusta le quali condur noi medesimi nell'uso della vita: dall' altra parte in esse veggiamo i cominciamenti, i progressi e la perfezione delle arti e delle scienze, con che apprendiamo a misurar le forze dell'umano ingegno, secondo le circostanze nelle quali trovasi, e con amendue queste cose insieme ci avvezziamo a conoscer l'uomo, sia nelle facoltà

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