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fronte al quale poneva questa dedica: Al commendatore Giambattista Giuliani, maestro di coloro che s'ingegnano di penetrare i reconditi pensieri del divino poeta, in segno di altissima slima e d'immutabile amicizia l'autore intitola questi saggi. C. VASSALLO.

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De l'importance de la philosophie et de l'accord entre la philosophie catholique, avec l'indication des passages de Saint Thomas relatifs à la formation et à l'origine des idées par le P. C. TONDINI barnabite. Paris, Librairie de la Société bibliographique, rue de Grenfelle, No 35; 1879. Un volumetto in 18°, di pagine 69, al prezzo di L. 0,40.

Accennata l'importanza della filosofia, posto in sodo come questa disciplina sia sempre stata avuta in onore dalla Chiesa di Cristo, e quanto stia a cuore del Pontefice Leone XIII, il valente Tondini in questo suo magnifico discorso, detto il passato luglio alla prima adunanza del Congresso bibliografico internazionale tenutosi a Parigi, si fa a divisare la larga parte che la filosofia può avere in ricondurre la società nostra a Dio, dal quale ahi! s'è di molto allontanata, e dà insieme risalto alla necessità di una sana filosofia per conseguire efficacemente lo scopo. Ragiona quindi con acconcia parola dell'accordo tra' filosofi cattolici, e mostra di qual modo possa ridursi in atto; tocca un motto de' malintesi, onde si perpetuano le questioni; e, dopo alcuni sottili riflessi sul primum philosophicum di S. Tommaso, procede a favellare dell'insegnamento di verità porto dalla Chiesa di Cristo, ch'ei ci rappresenta beata nel tranquillo possedimento del vero, e vindice del diritto di libera discussione nelle controversie ch'ella non ha per anco definite. Molto giustamente ricorda il Tondini a quest'uopo la lettera scritta, il luglio del 1877, da monsignor Czacki, a nome di Pio IX, intorno alla disputa sulla materia e sulla forma, e la Bolla Sollicita et provida promulgata da Benedetto XIV pe' Consultori dell'Indice. Appresso, si rifà da alcuni equivoci ed errori, che derivansi dall'ambiguità di certe locuzioni filosofiche; e vivamente desideroso che i pensatori cattolici siano tutti d'un animo, alla quale cosa volge appunto la mira il suo discorso, conchiude con dire che l'uso d'un linguaggio filosofico comune a tutti gli idiomi e a tutti i popoli segnerebbe per la filosofia un progresso immenso. Riferisce dopo ciò il vóto approvato dalla generale adunanza del Congresso bibliografico, «< che, cioè, gli scrittori cattolici diano opera a divulgare ampiamente la filosofia, affinchè per tal guisa venga fatto di confutare. le obbiezioni, che a nome della ragione si muovono contro la fede; e oltre a questo ch'essi, pur mantenendo quella libertà del disputare ch'è

consentita e raccomandata dalla Chiesa, si comportino con tali disposizioni di mente e di animo da togliere gli equivoci e da lasciar luogo alle sole discussioni veramente profittevoli agl' incrementi della filosofia ».

Il Tondini accoda al suo discorso alcuni luoghi stupendi di S. Tommaso sul vantaggio che l'esposizione delle verità rivelate può trarre dalla filosofia, sulla questione della conoscenza e anzitutto sull'origine delle idee, aggiungendovi con arguzia e con finezza grande alcune osservazioni, in ispecie intorno al lume della mente detto dall'Aquinate quaedam manifestatio veritatis, le quali vorrei fossero meditate a fondo da coloro che vanno ognora ripetendo esservi sostanziale divario tra il primum philosophicum di S. Tommaso e il primum philosophicum di A. Rosmini.

V'ha certe questioni di letteratura, di filosofia o d'altro, delle quali direbbe il Manzoni che possono durare dei secoli, giacchè ognuna delle parti non fa che replicare il suo proprio argomento. Il Tondini allude a questa sentenza dell'illustre lombardo, soggiungendo che, s'è cosa oltremodo agevole l'ammassare obbiezioni, può tuttavia accadere alcuna volta che queste facciano dimostro leggerezza piuttosto che scienza vera in chi le propone, e può anco intervenire che da colui, contro il quale sono ora rivolte, le siano già prima state messe innanzi con si poderoso nerbo di logica e si profondo acume da sorvanzare in ciò di gran lunga la perizia dell'avversario. Parmi che questa sia per l'appunto la non lieta sorte che incontrò più volte al Rosmini e a' seguaci dell'insigne filosofo; ma, checchè sia della cosa, poichè, come saviamente nota il Tondini, la causa della giustizia richiede la concordia nell'apostolato della carità, non altrimenti che alla causa del vero è bisogno l'accordo nell'apostolato del pensiero, e poichè il nostro Santo Padre tiene grandemente caro tale accordo, adoperiamoci insieme nel promuoverlo e ottenerlo, avendo tutti a duce l'Angelo delle scuole. Tale consentimento degli intelletti e degli animi è per fermo possibile, soprattutto se per esso non s'intenda già che sia tolta ogni discussione, il che non sarebbe dato in una scienza che è inesauribile dall'attività dell'umano pensiero; ma solo che sia posto in disparte tutto ciò che ci divide senza profitto, ne svigorisce le forze, e fa che affiliamo a' nostri danni quelle armi che voglionsi riforbire per francheggiare concordi la causa della scienza, la quale per noi cattolici è la grande causa delle anime redente da Gesù Nazareno. Oh! non ci esca mai di mente il detto di Cristo: « Omne regnum in seipsum divisum desolabitur, et domus supra domum cadet » (Luc. xi, 17); e ripensiamo ognora all'aurea sentenza di Santo Isidoro Pelusiota: «Philosophiam consequi non potest, qui in verborum pugnis et concertationibus operam suam collocat » (Ep. I, ccxx).

V. PAPA.

LA PAROLA DEL PAPA.

VI.

La Sapienza, che, insino dal primo fascicolo, dopo avere riferito il colloquio del carissimo suo amico Stoppani col Santo Padre, aspettava con fidanza l'accento della parola Vaticana che dovesse crescerle lena a proseguire la non facile prova alla quale s'era accinta, oggi, sto per dire, s' inghirlanda a festa, e dalla Enciclica Papale trae lietissimo augurio per continuare con animoso vigore l'opera incominciata, sperando che Iddio buono la trarrà a compimento.

La Sapienza, che con ossequio profondo accolse l'Enciclica Æterni Patris come prima fu pubblicata, e si recò a debito di affettuosa sollecitudine il significarlo, per mezzo del Cardinale Nina, al Santo Padre, rendendogli grazie a un tempo della benevolenza ond'Egli avea gradito nel suo di onomastico i poveri augurii da essa inviatigli (1); la Sapienza spera di poter più largamente svolgere ad ora ad ora, ne' seguenti fascicoli, quel commento dell'Enciclica al quale ha già posto mano. A ridurre in atto opera si bella e si profittevole le verrà efficace aiuto dagli egregii suoi amici e in ispecie dal valoroso suo Buroni, che in questo periodico e in altri celebrati scritti mostrò d'essere oltre modo addentro ne' volumi dell'Angelico, e di saperne esporre gli alti sensi con perspicuità ammirevole e con terso linguaggio.

Che se per Leone XIII « non v'ha cosa più cara e più desiderabile

(1) Al tempo stesso inviavo al Cardinale Nina, conforme l'usato, due copie del quarto fascicolo della Sapienza, pregando Sua Eminenza che degnasse di deporne una a' piedi del nostro Santo Padre. L'Osservatore Romano aveva allora allora annunciato che assai difficilmente sarebbesi potuto fare risposta alle innumere lettere e a' dispacci telegrafici indirizzati al Pontefice, in lieto augurio, il giorno di San Gioachino; e ciò nientedimeno l'illustre Segretario di Stato si compiacque di rescrivermi tosto, per mezzo di Monsignor Cretoni: che s'era affrettato di rassegnare un esemplare (del quarto fascicolo della Sapienza) nelle venerate mani del S. Padre, che Sua Santità lo avea accolto con gradimento, scorgendo in questa offerta un attestato di devozione e di affetto verso la Sua sacra persona ..., e che pegno di questo gradimento intendea l'augusto Pontefice che fosse l'apostolica Benedizione, che ben di cuore mi compartiva. —Oh! veramente grande e amabile Pontefice, accogli un'altra volta l'omaggio della devozione filiale che, fidato alla grazia di G. Cristo, serberò ognora, con l'assenso della mente e col plauso del libero volere, alla Tua sacra persona e all'infallibile Cattedra Romana!

La Sapienza 13.

Fascicolo VII

Vol. 1.

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di questa, che i Vescovi tutti diano alla studiosa gioventù largamente e copiosamente a bere di que' rivi purissimi di sapienza che con perenne e abbondantissima vena sgorgano dall'Angelico Dottore», bene può rallegrarsi la Sapienza di avere scelto S. Tommaso d'Aquino a suo precipuo maestro e a suo autore. Se Leone XIII vuole « che i maestri, eletti da' Vescovi con saggio discernimento, attendano a far penetrare negli animi de' discepoli la dottrina di Tommaso d'Aquino, e ne mettano in luce la sodezza e l'eccellenza a paragone dell'altre »; s'Ei vuole che le Accademie da' Vescovi fondate, o che si fonderanno, la illustrino e la difendano, e se ne valgano per confutare gli errori correnti» (1); a diritto potrebbe la Sapienza, che si gloria dello istesso santo Dottore, farsi l'interprete di un'Accademia filosoficometafisica, la quale ponesse per suo fondamento la maravigliosa sintesi rosminiana della cosa e dell'essere, che, come notò il Buroni, incontra in tutti gli enti creati, è decisiva contro il panteismo, ed è la chiave del sistema filosofico e teosofico dell'Aquinate.

Se a Leone XIII sta grandemente a cuore che i Vescovi « provveggano acciocchè la sapienza di Tommaso, non forse s'abbia a bere la dottrina supposta invece della genuina o la corrotta invece della sincera, sia attinta da' proprii suoi fonti, o per lo meno da que' rivi che, derivati dallo istesso fonte, scorrono ancora puri e limpidissimi, secondo il sicuro e concorde giudizio dei dotti; ma da quelli che si dicono sgorgati di là, e pure nel fatto crebbero di acque estranie e non punto salutari, abbiano cura di tener lontani gli animi de' giovani» (2); noi benediciamo tre e quattro volte a queste sapienti parole. Memori che il Rosmini, rescrivendo al gesuita Tapparelli, commendava S. Tommaso come guida nobilissima, alla quale anch'egli procurava di attenersi (3); memori che

(1) « .... Nihil Nobis esse antiquius et optabilius, quam ut sapientiae rivos purissimos, ex angelico Doctore iugi et praedivite vena dimanantes, studiosae iuventuti large copioseque universi praebeatis». . . . « Ceterum, doctrinam Thomae Aquinatis studeant magistri, a Vobis intelligenter lecti, in discipulorum animos insinuare; eiusque prae ceteris soliditatem atque excellentiam in perspicuo ponant. Eamdem Academiae a Vobis institutae aut instituendae illustrent ac tueantur, et ad grassantium errorum refutationem adhibeant ».

(2) « Ne autem supposita pro vera, neu corrupta pro sincera bibatur, providete ut sapientia Thomae ex ipsis eius fontibus hauriatur, aut saltem ex iis rivis, quos ab ipso fonte deductos, adhuc integros et illimes decurrere certa et concors doctorum hominum sententia est: sed ab iis, qui exinde fluxisse dicuntur, re autem alienis et non salubribus aquis creverunt, adolescentium animos arcendos curate ».

(3) Curiosa davvero! In proposito dell'Enciclica Eterni Patris il Vescovo di Cordova avrebbe scritto di corto, secondo ciò che ne riferisce La Voce della Verità: « . . . A mo' d'esempio, nel Balmes e nel Rosmini tu non solo ti abbatti di frequente in cose che non consuonano colla dottrina di S. Tommaso; ma trovi teoriche

la dottrina rosminiana è la sola che de' nostri di abbia avuto l'onore di un esame solenne e d'un autorevolissimo dimittantur da parte della S. Sede; ripetiamo con l'impareggiabile nostro Stoppani: che la dottrina rosminiana ha tutto da guadagnare col tomismo inteso nel senso dello studio e della dottrina di S. Tommaso, e che la sua consentaneità a quelle dottrine fu dal Rosmini stesso dichiarata, com'è in oggi e fu fin da principio ritenuta e dimostrata da uomini che occupano ed occupavano i più alti gradi nella Chiesa, e dagli stessi tomisti più dotti e competenti ». Con santa alterezza ridiciamo ciò che il dotto P. Sebastiano Casara stampava, or non ha molto, in un suo ingegnoso lavoro, del quale raccomandiamo caldamente la lettura a quanti amano di scorgere le attinenze tra il sistema filosofico di A. Rosmini e la dottrina di S. Tommaso d'Aquino: essere in perfettissimo accordo i nostri due sommi filosofi, il santo Aquinate e il piissimo Roveretano», soggiungendo coll'insigne Preposito delle venete Scuole di Carità, che il sistema del Rosmini « se non nella scorza, si nel midollo; se non in tutto alla lettera, certo si e sempre nello spirito; se non nelle formole, certo nella sostanza che illumina veramente e nutrisce, è conforme al sistema dell'Aquinate, e dee riconoscersi, quale il suo Autore lo credeva, il sistema della verità » (1).

La Sapienza si applaude di aver fatta sua la vera, pratica e sintetica espressione, con che lo Stoppani assai acconciamente le additava, come scopo al quale dovea avere la mira, una grande Enciclopedia cattolica sulle basi della filosofia rosminiana, che comprende, continua, svolge e perfeziona la filosofia di S. Tommaso, come questa comprendeva, svolgeva, continuava, perfezionava la filosofia dei Padri della Chiesa e dei grandi pensatori del gentilesimo». Davvero che ad A. Rosmini, il quale, amoroso e valente discepolo dell'Aquinate, si leva sulle robuste ali del suo maestro a volo ardito e securo negli spazii sereni del pensiero, e affisa lo sguardo acutissimo della mente nella luce divina del vero, bene si attaglia, se noi ci apponiamo, ciò che Leone XIII predica dell'angelico Dottore:

del tutto ripugnanti alla medesima, per quanto dicano altrimenti i loro autori ». — Alieni da facili vanti, che menar potremmo adducendo testimonianze di segnalati uomini di Chiesa contrarie a sì fatta sentenza, ci basti per ora il contrapporre all'autorità d'un vescovo l'autorità del lagrimato arcivescovo d'Ancona, il cardinale Nembrini. Pel Vescovo di Cordova il Rosmini si strania sovente da S. Tommaso, anzi gli contraddice; in iscambio, al dire dell'Arcivescovo d'Ancona, il Rosmini approfonda e spiega facilmente l'Angelo delle scuole!!

(1) Il Sistema filosofico rosminiano dimostrato vero nel suo principio fondamentale con lo studio e sviluppo di un solo articolo della Somma Teologica di S. Tommaso d'Aquino per Sebastiano Casara; terza edizione, riveduta e migliorata; Casale, Paolo Bertero; Milano, Giacomo Agnelli e Serafino Majocchi; Torino, G. Speirani; Venezia, Scuole di Carità, 1879; Lire 1.

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