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DI MARENGO LA BATTAGLIA'.

CANTA, O Musa, il valor de l'Ercol franco,

Onde a Marengo le tedesche belve

Lasciar l'ossame inaridito e bianco.

Era in quella stagion, ch' entro le Selve
Chiama l'usignuolin la sua diletta,

Perchè tacita più non si rinselve;

Quando a splender torno de l'Alpi in vetta
Il Guerrier de' guerrieri, emulo al sole,
Che atraverso le nubili il di saetta.

A lui vicin, com' aquila, che vole
La dedalea mecanica traea
De' cavi bronzi la pesante mole.

Qui con pali ad accette un stuol rompea
Sempiterna di ghiacci enorme sbarra,
Tal, che tremuoto ne cader parea.

La di morte apparian le brune carra,
E tratto tratto rifulgean da lunge,
O gorgiera, o moschetto, o scimitarra!

Sujet improvisé à Paris, chez M. Joseph Fravega, ministre plenipotentiaire de Gênes.

Alfin su i dirupati argini giunge
Torrente inondator d'armi e cavalli,
Ch'or si parte in se stesso, or si congiunge.

Tamburi, e trombe, e timpani, e timballi,
Col fragor de la bellica armonia.
Le spelonche rintronano, e le valli.

Scosso da l'infernal sua letargia,
Scavernandosi l'orso a salto a salto,
Come spaurato capriol, fuggia.

Nel pian frattanto, ad aspettar l'assalto,
L'austriaco duce si pianto qual torre,
Con occhi biechi e con la spada in alto.
Mille ignivome sue machine opporre
Osa a l'impeto franco, e mille schiere
Fra l'Italia e l'ITALICO frapporre.

A romper guerra incominciar primiere
Le pedestri caterve, e più veloci
Corser l'altre a ferirsi in lor carriere.

Aspri nitriti, e ferreo suon di voci,
Grandin di piombo, e screpito d'acciari,
E scoppj orrendi con ruine atroci,

Fean tal rumor, qual d'Africa ne' mari
Songlion talor due turbini infocati,
Che van cozzando con tempesta pari.

Monchi, laceri, pesti, insanguinati,
Cavalli e cavalieri, empiano il campo,
E vivi, e spenti in cumol rovesciati.

vampo,

Mentre pugnan cosi tra il fumo e il
Che per le salme fra i guerrier cadute
Sin la strage alla strage era d'inciampo,

Ove fremito e duol, colpi e ferute,
Confondosi vieppiù, Berthier s'inalza
Qual scoglio fra bollenti onde canute,

Su cui la piena rotolando balza
Tanto, che rotta nelle sabbie opposte
Dal suo rigido fianco si rimbalza.

Ve', come sprona al corridor le coste
L'intrepido Desaix, qual Decio, urtando
Ferocemente nel terribil oste.

Parea falce di morte il fier suo brando,
Fiamma il cimiero, e Gorgone il sembiante,
Che le turbe di tema iva agghiacciando;

Allor, che micidial piombo rugghiante
Colpillo in fronte, e su la estinta massa
Precipite casco d'armi sonante.

Bonaparte sel vede, e il ferro abassa,
Qual nuovo Achillo a vendicar l'amico;
Poichè l'ira al dolor tempo non lassa.

Nè mai svelto cosi macigno antico
In Adige piombo, com' Ei percosse
Nel fianco de l'esercito nemico.

E sbarrando le luci umide e rosse,
Spaventevol mando grido si forte,
Che l'oste intera per fuggir si mosse.

L'irte Paure con le faccie smorte
Ne precedon la foga, e in un congiunte
Lo sieguono del par Vittoria e Morte.

Cadon le schiere d'ogni orgoglio emunte,
Difese invan da l'orrida mitraglia,
Et dal filo dei brandi, e da le punte;

Chè in mezzo ad esse rapido si scaglia,
E tronca, e fora, e penetra, e calpesta,
Sin che l'ultime file
apre e sbaraglia.

Poi, sotto la volcanica tempesta
Assal col brando ne la destra eretto
De' grossi bronzi la trincera infesta.

E l'ignifere man tronco di netto,
Che giù cascando con le miccie ardenti,
Le spensero nel sangue a lor dispetto.

E il suo bruno corsier snudando i denti,
Or con l'ugna rompea gli estinti, ed ora
Mordea le terga ai Vendali fuggenti,

Che sul terreno stramazzono allora,
Polve e sangue bevendo, e sangue intanto
Sgorgano a rivi dalle membra fuora.

Nè libero, nè vivo alcun di tanto
Esercito rimaso al fin sarebbe,
Se fosca notte nol copria col manto.

Qual istrice, che pur franger vorrebbe
Cerchio di cacciator, ma indarno il tenta,
Se più fitto di lance aspro s'accrebbe;

Tal s'arretra fra l'armi, e tal s'avventa
L'ostinato Melas, e tal... Ma cede
A l'Eroe, perchè tregua almen consenta,
Ed offre il cambio, le mal tolte prede.

M. F. GIANNI.

LES CONQUÉRANS MODERNES DE L'ITALIE.

QUATRAIN.

SUWAROW, BONAPARTE, à la gloire fidèles,
Aux champs de l'Italie ont volé tour à tour,
Et tour à tour conquis les mêmes citadelles,

L'un en six mois, l'autre en un jour.

M. PINIÈRE.

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