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scienze speculative, starò contento a poche avvertenze; giacchè, governandomi altrimenti, dovrei uscire dai limiti assegnati a questa Introduzione, rinchiudere in poche pagine un lunghissimo lavoro, e rannicchiare, per dir così, nel vestibolo tutto il corpo dell'edifizio. Niuno certo richiederà da me questa prova, alla quale, con qualunque concisione di scrivere, le mie forze non basterebbono. Ben mi propongo di trattar successivamente, e con tutto il rigore scientifico, di cui sono capace, le varie parti della filosofia, ordinandole sulla nuova base, se piacerà alla Providenza di darmi i mezzi necessari a questa lunga fatica; se non che, mi parve che prima di entrare in essa, non dispiacerebbe al lettore di vedere delineato in iscorcio il disegno di tutta la fabbrica, e di avvertire in che modo le varie membra della speculazione convergano verso l'Idea, e s'innestino in essa, quasi rami nel loro tronco. Ho creduto però di dovermi estendere alquanto sovra alcuni punti meno teoretici che pratici, come quelli che si confanno coll' intenzione di questa scrittura, appartenente più tosto all'arte, che alla mera scienza.

La formola ideale somministra co' suoi elementi integrali il tema, e col suo organismo la regola dell' enciclopedia; la qual regola consiste nel processo metodico, che governa le varie scienze, ciascuna in particolare, le intreccia, le coordina insieme armonicamente, e ne fa un solo corpo. Bacone di Verulamio disegnò, come ognun sa, l'albero scientifico: ma la sua classificazione, non che essere una genealogia e fondarsi nella natura degli obbietti, è una distribuzione subbiettiva e arbitraria; così pure quella del Dalembert e di altri che seguirono. Un albero veramente genealogico delle scienze dee esprimere il doppio processo delle idee e delle cose, dee cogliere quel punto, in cui l'ordine psicologico e l' ontologico convengono insieme, quasi rivi, che accomunano il loro alveo e confondono le loro acque in una sola corrente. Io non intendo qui di ritrarre e circoscrivere minutamente le varie diramazioni della pianta enciclopedica, ma pur di accennare il conserto e la dipendenza dei rami principali i quali sono tre, cioè filosofia, fisica e matematica; intendendo sotto il nome di fisica tutte le discipline, che versano sui sensibili materiali ed esterni 1. Ora queste tre membra dell'enciclopedia corrispondono a capello ai tre termini della formola. Il soggetto, cioè l'idea dell'Ente, preso secondo il significato più ampio, dà luogo alla Scienza ideale, che si suddivide in Filosofia, versante circa l'intelligibile, e in Teologia, la quale intorno al sovrintelligibile, noto per rivelazione, si travaglia. Intendo per filosofia ciò che ne fa la sostanza, ed è insieme la

1 Teor. del sovr., not. 20, p. 377.

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base, l'anima e l'apice della scienza; cioè l'ontologia; che di tutte le discipline speculative, essendo la sola schietta, o come oggi si dice, pura e disgregata da ogni empirico elemento, è l'unica altresì, che consista nel soggetto, laddove le altre, essendo miste, si distendono per tutta la formola. Il predicato della quale somministra le scienze fisiche, intendendo sotto questo nome, secondo l'uso degli antichi, le discipline, che si esercitano sui sensibili, e studiano la natura, l'universo, il mondo sensato delle esistenze. Perciò la scienza dello spirito umano, considerata in sè stessa, come cognizione di sensibili (1), procedente per via di osservazioni e di esperimenti, non dovrebbe far parte della filosofia, ma della fisica. Il che tanto è vero, che i moderni legislatori del sapere, abborrenti da ogni speculazione, e usi a riporre fra le chimere ogni realtà superiore ai sensi, la perdonarono tuttavia alla scienza psicologica, assegnandole un cantuccio negli ordini enciclopedici, sotto nome d'Ideologia, come quella, che si governa in effetto con leggi diverse dagli ordini speculativi, odiatissimi dai nuovi sapienti. Tuttavia la psicologia merita di essere annoverata fra le scienze filosofiche, perchè è intimamente connessa coll' ontologia, e il metodo osservativo non vi può fruttare, se al razionale si accompagna. Abbiamo già toccata la ragione di ciò, che dichiareremo altrove più ampiamente; la quale si è la natura del pensiero, che versando in una sintesi del sensibile nostro coll' intelligibile, non si può separare dalla scienza propria dell' ultimo. Al che si dee attribuire, come vedremo, l'imperfezione della psicologia moderna; come quella, che è quasi sempre sequestrata dall'ontologia, secondo l'uso delle scuole d'Inghilterra, di Francia, d'Italia, e della stessa Germania, prima di Amedeo Fichte; ovvero congiunta a una ontologia mendosa e panteistica, come presso i Tedeschi più recenti. La psicologia è adunque una dottrina mista; ma siccome l'elemento razionale vi predomina o vi dee predo ́minare per la sua importanza, ed è il più nobile di tutti, ella viene meritamente ascritta alle scienze filosofiche.

La copula della formola, cioè il concetto di creazione, porge la materia delle matematiche, della logica e della morale. I soggetti di queste discipline, benchè diversissimi, hanno ciò di comune, che esprimono una sintesi media fra l'Ente e l'esistente, l'intelligibile e il sensibile 1. La qual sintesi dà origine ai concetti di tempo, spazio, scienza e virtù, nei quali l' aritmetica, la geometria, la logica e la morale si fondano. Tali concetti congiungono un elemento assoluto e meramente intelligibile con un elemento relativo e sensibile, e partecipano dei due estremi della

Teor. del sovr., not. 20, p. 377; not. 17, p. 373.

formola; donde nasce da un lato il carattere di necessità, proprio delle quattro scienze suddette, e dall' altro, la loro riducibilità a forme sensibili, la possibilità di applicarle alla pratica, e quindi il genio positivo e operativo, che le contrassegna. Il calcolatore, il geometra, il logico e il moralista sono in modo speciale e loro proprio operatori; non già solo, in quanto contemplano il vero, giacchè questa specie di azione è comune a ogni scienza; nè pure in quanto, conosciutolo, lo applicano alla vita, perchè tale applicazione non è opera della scienza propriamente detta, ma dell'arte, o delle discipline, che pratiche ed artificiali si appellano. L'azione ch'essi esercitano, è affatto singolare, e consiste nel contemplare il vero, e nel farlo allo stesso tempo, accozzandolo con un elemento sensibile. L'aritmetico crea per tal modo i calcolí, il geometra le figure, il logico i ragionamenti, e il moralista le leggi, cioè le regole dei doveri. In ciascuna di queste quattro fatture l'elemento apodittico, tolto dal primo membro della formola, è combinato con un elemento contingente, preso dall' ultimo termine della medesima.

La relazione fra i due estremi della formola e la sintesi media, che ne deriva, si può concepire in due modi, cioè scendendo o salendo. Se si discende dall' Ente all' esistente, nel momento intermedio, che segue l'uscita dal primo termine, e precede l'entrata nel secondo, occorrono il tempo e lo spazio puri, il concetto dei quali inchiude una doppia relazione verso i due termini opposti. Infatti il tempo e lo spazio schietti non sono altro, per rispetto all' Ente, che la potenzialità dell'esistenza sensibile; laddove per rispetto all' esistente, sono la realtà della successione e dello steso. Dichiarerò fra poco questo concetto. Se si sale dall'esistente all' Ente, pigliando le mosse dalla cima delle esistenze, cioè dallo spirito creato, fornito di libertà e d'intelligenza, nel momento, che tramezza fra l'egresso dall' ultimo e l'ingresso nel primo membro della formola, si rinvengono i concetti di scienza e di virtù, i quali inchiuggono parimente una doppia attinenza verso gli estremi che rasentano. E di fatto, rispetto all'esistente, la scienza è un discorso intellettivo, e la virtù un processo volitivo; ma riguardo all' Ente, la scienza è la verità, termine del nostro conoscimento, e la virtù il bene, scopo del nostro libero amore; e il vero, il bene assoluto, sono l'Ente medesimo. Il tempo e lo spazio accennano adunque alla discesa dall' Ente verso l'esistenza; la scienza e la virtù al ritorno degli spiriti creati verso l'Ente. Ognuna di queste quattro realtà ha radice nella copula ideale, cioè nella creazione. Conciossiachè l'Ente, creando l'esistenza, pone in atto ciò, che è potenziale ; ora la potenzialità dell'esistenza è la possibilità della durata successiva, e dell' estensione o coesistenza, cioè il tempo e lo spazio schietti, secondo

la bella definizione del Leibnizio. D'altra parte, lo spirito creato, risalendo al suo principio colla scienza dell'intelletto, e coll' amore delibero della volontà, conosce ed opera, come sostanza e causa seconda, mediante l'intima presenza e l'azione della Sostanza e Causa prima, cioè dell' Ente; perciò la scienza e la virtù considerate in ordine a questo, sono un atto replicativo dell' Ente, che a sè ritorna, e ricorre in senso inverso pel momento intermedio della creazione 2. Ciascuno adunque di tali concetti importa una sintesi dell' assoluto e del relativo, dell'infinito e del finito, del perfetto e dell' imperfetto, del necessario e del contingente, dell' intelligibile e del sensibile, e insomma dell' Ente e dell' esistente, e secondochè si considerano a priori o a posteriori, ab obiecto, o a subiecto, rispetto al primo o all' ultimo termine della formola ideale, hanno un valore articolare. Così, verbigrazia, lo spazio e il tempo, considerati in ordine all' Ente, sono la possibilità dell' esistente intrinseca alla natura dell' Ente stesso; ma relativamente all'esistenza, lo spazio e il tempo partecipano della sua condizione. Nella stessa guisa, la scienza e la virtù rispetto allo spirito creato, onde muovono, sono cose finite; ma infinite, riguardo áll'oggetto, a cui tendono, e in cui riposano, cioè al vero e al bene supremo (2).

Finalmente, le altre discipline scaturiscono dal predicato della formola, cioè dall'idea di esistente. Si possono adunque tratteggiare i sommi capi dell'albero enciclopedico, secondo il quadro infrascritto, che mostra i primi lineamenti genealogici delle varie discipline e dell' organismo ideale.

1 Op., ed. Dutens, tom. II, passim.

Si guardi il lettore di dare ad alcune di queste frasi un senso panteistico. Benchè la mia intenzione apparisca chiara dal contesto, si vedrà nel capitolo settimo di questo libro il divario infinito, che corre fra la presente dottrina e il panteismo. Crederei superflua quest'avvertenza, se da un secolo in qua la setta dei panteisti, che domina nella filosofia europea, non avesse corrotto il linguaggio della scienza, abusando delle voci e delle frasi più innocenti. Il che sia detto una volta per sempre.

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TAVOLA

CHE RAPPRESENTA L'ALBERO ENCICLOPEDICO, CONFORME ALL' ORGANISMO IDEALE.

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N. B. Se si cancellano i vocaboli scritti in corsivo maiuscolo e minuscolo, questa tavola rappresenta la Filosofia sola; se si tolgono i secondi solamente, essa rappresenta la Scienza ideale in tutta la sua ampiezza.

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