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Ecco quali erano ai tempi dell'Allighieri lo opinioni, anzi quale era la legge scritta. Però troviamo. Borisio d'Ungheria nel 1146 richieder Cesare di soccorso (2) ed in un diploma del 1236 leggersi :

Ad imperatorem totius orbis spectat patrocinium (3). Ed esso il Barbarossa ratificò in Venezia la pace con papa Alessandro, di bel garbo dicendo:

<< Cum imperatoria et regia majestas ad hoc in << terris ordinata sit, ut per ejus operam totus orbis << pacis gaudeat incrementum » (4).

Nè l'autorità imperiale poser mai in dubbio le città lombarde, le quali fermata la lega di Pontida, a scambievole soccorso si obbligarono contro nuovi soprusi dell' imperatore, salva però la fede a Cesare dovuta (5).

Vennero le guerre e le vittorie della parte pontificia, dalle città lombarde precipuamente procacciatele; ma alla pace di Venezia dal pontefice mal protette o dimenticate, sola una tregua per esse fu convenuta. Lunghe allora e svariate furon le pra- | tiche introdotte tra le città vittoriose e l'imperio, per le quali vennesi finalmente in Piacenza a conchiudere i seguenti preliminari di pace :

<< Nos sumus in concordia, quod civitates et per<< sonae, quae sunt in societate Lombardiae, et esse «< intelligimus, sine fraude talem pacem et concor<< diam habeant cum Domino Imperatore Friderico re

cuperata ejus gratia scilicet ut Imperator habeat a omnia illa, quae sui antecessores habuerunt a << praedictis civitatibus et personis, vel suis ante<<cessoribus, sene manifesto metu et violenzia a << tempore postremi Henrici Imperatoris » (6).

E fu poi la domenica dell' Incarnazione di quell'anno 1183, che i messi delle città raccoltisi in Costanza ed intorno al Barbarossa, fermaronsi i

(4) RAUMER, Alterthumer des tiutschen stantsrecht Geschichte der Hohenstaufen. Tom. V, pag. 62.

(2) Alberini chr. pag. 309.

(3) Olten. fris. chron, lib. VII, pag. 34. Confronta S. Tommaso De Regim. Princip., Lib. I, cap. 1, 2.

(4) DUMONT, dip. 485.

(5) Societatis Lomb. rudimenta prima el sacramentum. Diss. ap. MURATORI. Ant. T. IV, pag. 264.

(6) Concordia pact. ec. MURATORI, Ant. Ital. Diss. XLVIII, pag. 299.

patti della tanto desiderata pace, e Cesare incominciò il relativo diploma con queste proprie parole:

<< Imperialis clementiae mansueta serenitas eam « semper in subditis suis dispensationem favoris et << gratia habere consuevit ut, quamvis districto se<< veritate excessuum delicta debeat et possit cor« rigere, magis tamen studeat propitia tranquillitate << pacis et piis affectibus misericordiae Romanum << imperium regere. Expropter cognoscat universitas fidelium imperii tam praesentes aetatis, quam << successive posteritatis, quod nos solita benignitatis << nostrae gratia ad fidem et devotionem Lombardoa rum, qui aliquando nos et imperium nostrum << offenderunt, viscera nobis innatae pietatis aperiena tes, eos, et societatem ac fautores eorum in ple«nitudinem gratiae nostrae recepimus, offensas « omnes et culpas, quibus nos ad indignationem « provocaverunt, clementer eis remittentes, eosque << propter fidelia devotionis suae servitia, quae nos << ab eis credimus certissime recepturos, in numero << dilectorum nostrorum fidelium computandos cen

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Cornelia figlia di Scipione Affricano maggiore fu moglie di Sempronio Gracco e madre di Tiberio e di Caio, i due tribuni promotori della legge Licinia e d'altre riforme dannose ai ricchi possidenti ed all'ordine pubblico. Erano tuttor fanciulli e degni de' genitori si mostravano e dell'avo Scipione, specchio di senno e di virtù, sicchè la madre se ne teneva, vedendo come rispondessero alla solerte e savia educazione data loro giusta le consuetudini dei maggiori. Non poteva prevedere l'onesta matrona che un giorno un amor del bene non illuminato, nè conveniente ai tempi gli avrebbe condotti ad eccitare la guerra civile ed accelerare con morte ignominiosa il proprio fato. Or avvenne un bel dì che da una va

nitosa sua amica le fossero messe in mostra tutte le gioie e gli altri preziosi ornamenti, di che vanno superbe le donne di testa debole. « Ed io pure ho le mie gioie », disse Cornelia, e di siffatto nativo splendore da dirmene contenta ed audarne fastosa, ed a suo tempo le vedrai. Un giorno che ella stavasi in lieto conversare in casa di questa, ecco tornarle da scuola i due vezzosi giovanetti, che tanto ritraevano dalle due illustri famiglie, delle quali erano sangue: « Ecco le vere mie gioie », disse, carezzandoli dignitosamente la sorella di Scipione, e sorrise cortesemente all'amica, dandole una lezione atta a farla rinsavire.

mentre Senocrate nell'Accademia dettava principii consimili ai platonici. Le lezioni erano alternate mattina e giorno tra la filosofia e la rettorica; e, credesi, per gelosia di Isocrate, che insegnava eloquenza. Accusato, fosse astio o verità, di onorare come Cerere una cortigiana, fu costretto a rifuggirsi in Calcide, ove morì nel tempo stesso che in Calabria Demostene. Que' di Stagira riportarono in patria le sue ceneri, gli consacrarono un giorno di festa, posero sul suo monumento un altare, presso al quale tennero in seguito le proprie assemblee.

Saladino.

E solo in parte vidi il Saladino. (Inf., c. IV).

Questo fu soldano in Babilonia, ucciso nel 1163 il suo signore. Nel 1187 dette rotta grande ai cristiani e prese Gerusalemme tenuta da Goffredo e suoi successori gloriosamente fino a quel tempo. E temendo una nuova crociata, per esplorare le forze dei potentati cristiani peregrinò incognito con pochi familiari in sembianza di mercatante, l'Armenia, la Grecia, la Sicilia e il resto dell' Italia e la Spagna, tutto considerando minutamente. Morì nel 1194. Persecutore dei cristiani per sospetto e per conservarsi il nuovo reame, per indole però non fu privo di sensi magnanimi, ed appo gli stessi seguaci del vangelo fu in conto di tanto umano quanto bellicoso.

Aristotele.

Vidi il maestro di color che sanno,
Seder tra filosofica famiglia.
(Inf., c. IV).

Lode che mai la maggiore, nè più da chicchessia fosse meritata. Nessuno prima di lui aveva in più perfetto ordine collocato tutta la filosofia, nessuno ogni parte di questa con egualmente ottima distinzione trattata, non escluse la fisica e l'estetica, come dalla sua Rettorica. E scrisse pure sulle differenti spezie di governi. Egli fu di Stagira nato da Nicomaco nell'anno primo della nonagesima nona olimpiade. Udi Platone e non fu secondo al maestro. Filippo re di Macedonia lo volle appo di sè, e gli consegnò Alessandro, affine ch'ei lo nudrisse del latte della scienza. Ed impetrò dal re fosse riedificata la sua città natale. Nella pubblica scuola disputava, dicesi, passeggiando; il perchè peripatetici furono detti i suoi discepoli. Insegnò nel Liceo (in Atene),

Socrate.

Quivi vid' io Socrate e Platone,

Che innanzi agli altri più presso gli stanno. (Inf., c. IV).

<<< Socrate ateniese (scrive il Landino in questo luogo), figliuolo di Sofronisco scultore, fu aiutatore ad Euripide nello scrivere le tragedie. Udi Anassagora, e poi che lui fu dannato si trasferì ad Archelao. Fu scultore e fece le Grazie, le quali furono poste nella rocca d'Atene. Fu in arte oratoria veemente ed acre. Ma vietarongli i trenta tiranni che la potesse insegnare. Scrivono lui essere stato il primo che con Eschine suo discepolo aperse e dilatò gli ornamenti oratorii. Onde da Aristofane, poeta comico, è ripreso come uomo, che potesse per forza di eloquentia fare giusta la causa ingiusta. Fu il primo repertore dei precetti di filosofia morale.... Nè solamente la disputava, ma secondo quella viveva ripieno ed ornato di tutte le virtù, e sprezzatore d'ogni voluttà; allegramente sopportava la povertà, e con l'arte imparata dal padre sostentava la vita. Infino a tanto che Critone con sua liberalità lo sovvenne e fecegli lasciare l'arte, e diventò suo discepolo ». I sofisti confutava incalzandoli vivamente ad esporre le teorie loro in parole volgari, e provato che essi contradicevansi, gli rimandava confusi. Al pessimo metodo dogmatico sostituì una sottile induzione, che trasse nome da lui; e se poche fece scoperte nella scienza, quella di un metodo migliore non fu scarsa, ed ebbe il merito di combattere molti errori. Dalla sua varie scuole ed opposte; ma Platone fu quegli che meglio seppe comprendere e ne' Dialoghi svolgere gli aurei principii del maestro. Euripide e Senofonte furono dopo Platone i primi illustri tra' suoi discepoli. Or però da que' gelosi repubblicani tanta virtù, tanta diffusione di pellegrino sapere per opera di Anito e Melito e Licone furono pagate con invereconde calunnie e con una tazza di cicuta.

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L. N.

BIBLIOGRAFIA

Commento sulla Divina Commedia di Dante del professore ANTONIO GUALBERTO DA MARZO. Firenze, Grazzini Giannini e C. 1864.

Di questa splendida edizione del Poema Sacro sono stati pubblicati i primi tre fascicoli, che contengono un Discorso dell'autore, la Vita di Dante scritta dal Boccaccio, ripurgata ed annotata, ed il Commento fino al canto terzo dell' Inferno. Di questo Commento ci riserbiamo tener parola quando questa interessante edizione sarà stata portata più innanzi, facendo soltanto conoscere che ci parve nella sua abbondanza non confuso nè inutile, e che la divisione fattagli dall'autore in morale, in estetica, in storia e in filologia, come amplia grandemente la sfera critica nella quale si distesero i precedenti commentatori, così risponde e tutti i lati dai quali può essere la Divina Commedia argomento di studio.

I solerti editori fiorentini hanno con molto loro onore stabilito che una porzione del prodotto di questa edizione sia destinata a benefizio del monumento a Dante in Firenze; e ciò è anche nuovo motivo di raccomandazione all' opera in discorso. La quale sarà di tre volumi, e ciascuno di questi si comporrà dai 30 ai 40 fascicoli, contenenti 4 fogli di stampa di pagine 8. Ogni fascicolo costa Ln. 1. 80 da pagarsi all'atto della consegna. Se ne pubblicherà un fascicolo e talvolta due al mese. Le associazioni si ricevano in Firenze dagli Editori e altrove dai principali librai e distributori del Manifesto.

Della festa nazionale per il sesto Centenario della nascita di Dante, aggiuntivi i Cenni Cronologici della vita, delle opere e del secolo di Dante per B. BELLONO. Firenze, coi tipi di M. Cellini e C., 1864.

È un bel volumetto di oltre 400 pagine dettato con grande affetto e reverenza all'Allighieri. È diviso in due parti: nella prima si ragiona con molto senno del Divino Poeta e della sua importanza storica per l' Italia e per la civiltà universale; e vi si procura di richiamare la nostra patria, collo studio del Poema sacro, a vita robusta e sicura, come quelle che voleva darle il sommo cittadino. Nella seconda si contengono i più interessanti fatti della vita e del secolo di Dante, e sono quelli stessi che si vanno pubblicando in questo giornale.

Questo libro si spedisce per tutto il Regno franco di spesa, mediante vaglia postale di Ln. 1 in lettera affrancata, diretta alla Galileiana e alla Direzione di questo Giornale.

Sotto il titolo DANTE ALLIGHIERI, il Vescovo di Verona e l'Arciprete di Cerea, la Rivista Friulana del 17 decorso Luglio, stampa quanto segue:

Dio ottimo massimo, quale strano accozzamento di nomi! Eppure così è, o lettori; o, almeno, così sarà, qualora non vengavi il ticchio di intervenire con un no, tanto sonoro da farne udir l'eco per tutta Italia, dalle Alpi al Lilibeo.

Nella Venezia, come in tutte le bellissime terre ove il sì suona, surto è magnanimo universale desiderio di celebrare con feste il centenario di Dante. Ma v' ha una setta cui ogni gioia della patria è amaro rimbrotto e grido di maledizione; setta che, ogni giorno combattuta e vinta nell'arringo della vita civile, pur non muore, e, perfidamente operosa, studiasi con i modi più spietati e inverecondi di turbare il meraviglioso procedimento dell' umanità verso migliori destini.

Or bene; la setta di cui vi favello, e che a voi da lunga stagione è conta, si arrabatta adesso perchè la festa del maggio 1865 venga nella Venezia menomata del suo decoro. E unicamente a tale scopo deesi attribuire la stampa di un manifesto di associazione ad un nuovo commento della Divina Commedia, che ci inviarono da Verona.

Il nuovo commento è lavoro di Luigi Bennassuti Arciprete di Cerea; le associazioni si ricevono a Verona nel venerabile Seminario o alla sacristia di S. Lorenzo, diretta (quasi fosse una farmacia o una bottega di generi coloniali) dal sig. Andrea Gemmi. Ed il vescovo di quella città in una circolare, molto rassomigliante nel formato a quelle dei venditori di semente da bachi, si fa patrocinatore dell'opera del sullodato Arciprete, avendola estimata, per via più o meno diretta, vantaggiosa alla salute delle ani

me, e la indirizza a tutti i vescovi d'Italia. Per il che, a salute delle anime e a grande sollazzo degli Italiani, Dante Allighieri per cura e merito del venerandissimo arciprete di Cerea indosserà la vestaglia cattolica qual'è tagliata dalle forbici della Civiltà di Roma e dell'Unità di Torino, e cucita dai padrini dell'Armonia!

Oh sacrilegio! oh attentato alla più pura tra le italiche glorie! oh derisione alle fatiche di tanti sommi italiani e forestieri, i quali nel corso di cinque secoli dedicarono le veglie e l'ingegno a meditare e scrutare il senso del sacro poema!

Ma il reverendo arciprete di Cerea, con impudenza da non credersi se non fosse visibile a chiunque si fa a leggere il suddetto manifesto, afferma che nei commentatori moderni trova piuttosto una progressione nel falso, che nel vero; trova ogni commento, sinora divulgato, insufficiente; asserisce che

que' commentatori hanno ridotto Dante ad un concetto o puramente naturale e civile, o appena appena con sola un'ombra di cattolicismo! Ed egli, l'arciprete di Cerea, promette nel suo commento un Dante cattolico a foggia del Padre Curci; un Dante corretto nel testo; un Dante intelligibile a tutti da capo a fondo.... massime avendolo corredato (egli scrive) di tabelle e disegni che ti fanno vedere le cose anche più astruse con una evidenza che par matematica. E di questo Dante incamuffato alla cattolica (gergo della setta) in modo tale che sarà tolto una volta per sempre il pericolo che torni a micidiale veleno quello, che è stato dato dalla Provvidenza Divina per nostro ammaestramento, consolazione e salute; di questo Dante l' Inferno e il Purgatorio costeranno ciascuno austr. fior. 2: 50, mentre il Paradiso (nè v'ha pericolo di usura) costerà un solo fiorino di più in moneta sonante !

Tale è il programma della setta nel Veneto per celebrare il centenario della nascita del Poeta che cantò

La gloria di Colui che tutto muove.

Ma se tale è il programma della setta, nostro dovere è di protestare altamente al cospetto della

IL SECOLO DI DANTE
commento storico

NECESSARIO ALL' INTELLIGENZA DELLA DIVINA COMMEDIA

SCRITTO

DA FERDINANDO ARRIVABENE

colle illustrazioni storiche di UGO FOSCOLO

sul Poema di Dante.

Elegante edizione compatta in un volume in 8vo. a due colonne. Monza, Tipografia Corbetta, prezzo L. 8.

LA DIVINA COMMEDIA

con note

DI PAOLO COSTA

edizione eseguita sull' ultima fiorentina dal commentatore medesimo rivista ed emendata.

Elegante edizione compatta in un volume in 8vo a due colonne. Monza, Tipografia Corbetta, prezzo L. 8. Mediante vaglia postale di sole L. 6. 50 s' invieranno i due volumi suddetti in tutto lo Stato a chi ne farà domanda con lettera affrancata all'editore Carlo Corbetta, tipografo-libraio in Monza. (5)

LETTERE DANTESCHE

del P. BART. SORIO P. D. O. di Verona scritte all'Amico Prof. F. LONGHENA di Milano.

Sopra i passi che restano da emendare nella lezione testuale delle più recenti edizioni.

Roma, Tip. delle Belle Arti, 1864.

Si vende in Milano presso Francesco Fusi al prezzo di L. 2. TIP. GALILEIANA DI M. CELLINI E C.

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Fratelli Nistri, Tipografi Librai in Pisa.

Commento di FRANCESCO da BUTI Sopra la Divina Commedia di DANTE ALLIGHIERI (letto nella Università di Pisa dal 1365 al 1440, Testo di Lingua inedito, citato dagli Accademici della Crusca nel loro Vocabolario) pubblicato per cura di Crescentino Giannini, Pisa 1858-1862. Tre gr. Tomi in 8.o con Ritratto di Dante dip. da Giotto, e del Buti.. it. L. 45, 00 - Lo stesso, Edizione da Biblioteche, in 8. massimo di carta imperiale con margini allargati (ediz. di 75 esempl.). .

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» 75,00 Ediz. citata nella ristampa (che è in corso) del Vocabolario della Crusca. Si spedirà franca per posta nel Regno a chi ne rimetterà agli Editori in Pisa l'importo con Vaglia Postale.

FIORE DEL COMENTO

SOPRA LA DIVINA COMMEDIA DI DANTE ALLIGHIERI

fatto

DA M. GIOVANNI BOCCACCIO

ED ORA RIDOTTO AD USO DELLA STUDIOSA GIOVENTÙ ITALIANA
DA G. IGNAZIO MONTANARI.

Firenze, Ricordi e Jouhaud, 1 vol. in 16mo, Ln. 3. 36.

Si pregano i signori Associati al GIORNALE DEL CENTENARIO a sodisfare il pagamento dell' Associazione.

G. CORSINI Direttore-Gerente.

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Parte officiale.

SOMMARIO.

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Atti del Consiglio Provinciale Fiorentino. Lettera ai possessori di Gallerie ed al re di Sassonia. Parte non officiale. Secolo di Dante. Cenni cronologici. B. BELLOMO. Vita di Dante di Fauriel. A. B. Memorie di Dante in Firenze. Sul più autentico ritratto di Dante. Ritratto di Dante fatto da Raffaello. Studi danteschi. Lettori della Divina Commedia. Lettera al Prof. Ferrazzi. L. SARUBBI. - Sopra il pregio della Divina Commedia ec. V. LA ROSA. Di un codice della Divina Commedia nella Filippina di Palermo. - Notizie.

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PARTE OFFICIALE

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ATTI DEL CONSIGLIO PROVINCIALE FIORENTINO IN RELAZIONE AL CENTENARIO DI DANTE

Lettera del Comitato promotore dell' Esposizione Dantesca ai privati possessori di Gallerie ed al re Giovanni I di Sassonia.

Illustre signore,

Universalità più effettuabile che non la voluta dal medio evo, fine d'ogni grande anima tra le fuggitive opinioni de' tempi, e che Dante simboleggiò nell' impero di Roma, è l'amore fra' cittadini d' un popolo, l'amore de'popoli fra loro. Mezzo efficace e

speranza di avvicinarsi all'alta idea, l'onore che si rende da una nazione alla letteratura e alle glorie dell'altre nazioni, senz' invidia, senza grettezze, fraternamente; mantenendo pur sempre l'effigie propria, come ne' sepolcri etruschi si ravvisa i lineamenti dell' Allighieri. E voi, signore, facendo amare dalla cara e nobile vostra nazione il gran poeta nostro, cooperate alla fraternità de' popoli; noi quindi v' onoriamo doppiamente, per gratitudine d' Italiani, e per lieto sentimento d'umanità.

Con ogni fiducia, dunque, vi preghiamo che ci aiutate a porre in atto degnamente una proposta, la quale può riuscire d'impulso e di lume agli studi danteschi. V'è noto che gl' Italiani si preparano alla festa di Dante, nella città dov' egli desiderò ritornare, finito il poema sacro, nel suo bel San Giovanni ricordato da lui fra gli splendori dell' empireo. Parve che agli altri modi della solennità potesse aggiungersi una mostra dantesca, dove si raccogliesse di libri, di codici, di pitture, di medaglie, tutto ciò che più cospicuamente si attiene all' Allighieri. Parve che questa raccolta fosse tra' commenti del Poeta un bellissimo commento.

La Giunta che il Consiglio Provinciale Fiorentino elesse a tal fine, ha la promessa del Governo per le

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