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AL CHIARISSIMO ED EMINENTISSIMO

Cardinal Bibliotecario di S. R. C.

ALFONSO CAPECELATRO

Arcivescovo di Capua

Eminentissimo Principe,

Oso trepidante o come timido intitolare questo volume di conferenze al vostro nome, il quale in sè chiude uno sconfinato elogio che durerà quanto il moto lontano. Aggraditelo come umile argomento della mia venerazione, della mia osservanza e del mio riverente affetto per Voi.

Forse Vi tornerà più gradito l'omaggio del mio cuore, se non Vi sarà grave udire la storia di cotal volume.

Quante volte nel mio ministero mi fu domandato un libro! la Teologia estetica della Divina Commedia. Ed io pavido: No, rispondevo, non mai. Si ponderoso è cotal tema che, per ripetere una parola dantesca, l'omero mio sott' esso trema (1). La Divina Commedia era per me come l'albero della divina scienza: ne risentivo intimamente tutta la forza, ne maravigliavo le sterminate bellezze; ma non ardivo spiccarne l'ubertoso frutto.

Non potei resistere all' imperiosa preghiera di un valente Professore, che aveva il cuore temprato alle bellezze della virtù che non ha macchie e la mente illuminata a' raggi della sapienza che non

muore.

Era l'autunno del 1889 e sul vespro, passeggiando solo soletto, ebbi l'incontro di un gentil signore che iva a diporto e alle radici del Taburno contemplava silente le rovine illustri dell'antica Saticola. Grazioso, piacevole e nel fiore più profumato degli anni, colui,

(1) Paradiso, XXIII, vv. 64-66.

essendo di mia conoscenza, dar il saluto, accostarsi garbalamente e rivolgermi la parola: Che va leggendo lei?

Il mio piccolo Dante, signor Professore. Che armonica ed inebriante musica nella melodia sempre nuova di questi canti! Neh vero?

In codesto poema, signor Canonico Teologo, in codeste pagine, così piene di vita, di fuoco e di arte, tutto ride, tutto s'illeggiadrisce, tutto sparge prezioso timiama di scienza e profumo immortale di estetica.

Ed io di rimando: A me piacque sempre tesoreggiarne la lucente dottrina e da questo volume, solcato da misteriose ombre, mi avvenne sempre veder piovere torrenti di luce. Ma quello che più mi va a sangue, è che l'Aleghieri, sognando ta Divina Commedia, la profuma di un celeste aroma, verseggia tutti i dogmi de' popoli cristiani e nell' infinito spande gli armonici suoni dell' epica tromba. Che libro di oro! vi ha gli specchiamenti della luce divina, vi è a botte rapide ed incisive tutto il pensiero teologico: è come l'azzurra e trasparente marina che fedele ritrae il luminoso firmamento delle verità cattoliche. Mio dolce amico, perdoni, sa; lei opina con me che Dante alla scienza mariti la Fede, alla letteratura la Teologia?

Affe le dico, proruppe a tai parole il Professore; questo lucido pensiero non ha visitato la mia mente mai. Nella Divina Commedia vi ho sempre ammirato qui e colà nuove scintille e nuovi spruzzoli di luce; omai vi ammiro l'attraente chiaro-scuro della scienza e della Fede.

Non erano passati dieci minuti spesi nel celebrare le bellezze del sacro poema, che il gentil Professore, componendo il volto in aria pensosa, disse: Noi siam profani all'arte teologica; che insigne vantaggio si apporterebbe da lei alla repubblica letteraria, se ponesse note illustrative alla Teologia dantesca delle tre Cantiche!

Fermatevi, caro voi, gli diss' io: l'esegesi della Divina Commedia cresce a vista d'occhio, epperò tornerebbe frustraneo il mio lavoro... Oltrechè...

Come che sia, ruppe a mezzo la parola, mi voglia cortese appagare questa mia vaghezza. Glielo domanda l'amicizia e segnatamente l'utilità letterario-Teologica.

A tai parole ancor tentennava il mio spirito più che quello del fiorentin poeta nell' intraprendere l'alto e silvestro cammino. Ma

come i fioretti chiusi dal gelo della notte, aprono le lor bocche ai primi sorrisi del giorno; il mio cuore si apriva a' tremoli raggi di questo conforto: Ne' petti della gioventù italiana si rinfiori per il culto della Divina Commedia il culto della teologica scienza. Questo mi fe' venire l'uzzolo : non volli essere ignavo e con intelletto di amore mi accinsi li per li a colorire il disegno.

Considerai tre aspetti armonicamente congiunti nella Divina Commedia l' estetico, il teologico e il sociale; l' estetico come sua forma, il teologico come sua vita e il sociale come suo scopo. Vi considerai perciò la triade creata: il bello, il vero e il buono; il bello ch'è lo splendore del vero, il vero ch'è il fondamento del bello, buono ch'è il fine del bello e del vero. Imperocchè l'Alighieri, eminente statista, voleva ritrarre la civil convivenza dalla selva oscura dell'anarchia e delle rivolte allo splendore

e che perciò

Dell'alta luce che da sè è vera (1),

Mena dritto altrui per ogni calle (2).

il

Di qui spontanei nacquero i lineamenti del mio libro, che ha in fronte queste parole: LA TEOLOGIA ESTETICA E SOCIALE DELLA DIVINA COMMEDIA DI DANTE ALIGHIERI.

Ecco, Eminentissimo Principe, la storia del presente volume. Accoglietelo di buon grado; Vi esprime l'omaggio del mio cuore e la messe teologica, direi quasi, da me raccolta nel feracissimo campo della Divina Commedia. Spero intanto, per ripetere una vostra confortativa parola, spero farà del bene questo libro, soprattutto ai giovani (3).

M' inchino con riverente ossequio al bacio della sacra porpora, soscrivendomi

S. Agata de' Goti, 2 di Agosto 1892.

Di Vostra Eminenza Reverendissima

Dev. e Umilis. Servitore

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Alfonso M. Iannucci
Canonico Teologo

(1) Paradiso, XXX, v. 5.

(2) Inferno, I, v. 18.

(3) Lettera dell' Eminentissimo Cardinal Capecelatro all' autore, 5 ottobre 1892.

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