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e perenne vita vigoreggi: ecco il secondo membro della dimostrazione. Questo scopo è al livello della grandezza e della sublimità della Divina Commedia ; questo scopo è il poetico clima dell'universo dantesco. L'elemento politico è coordinato all'elemento religioso come un minore a un cerchio maggiore la Teologia pende sospesa con tutte le sue costellazioni di verità al di sopra della superficie di questa inondazione sociale, simile al firmamente che tutto fiammeggia al di sopra di limpida e tremolante marina.

PROLEGOMENI

CONFERENZA III.

Dio sorgente di Estetica e Dante Alighieri primo poeta del mondo.

Un altro preludio al nuovo dramma del dramma dantesco, alla Teologia estetica e sociale della divina Commedia di Dante Alighieri.

La poesia! Ella è morta, si mormora intorno. Su tutta la superficie del globo non trovi più se non un fantasma che ti si leva ritto innanzi e ti dice: dov'è la poesia? È crollato il tempio, la casa è a soqquadro, ciascuna idea che ha fatto palpitare i cuori ne' petti de' nostri padri, è crocifissa dagli oppressori e negata dagli oppressi. Non pochi addentrano le mani nel putridume, stracciando le viscere di un Prometeo morto. Gl'inganna il simulacro di vita; gli occhi sono aperti ancora, ma n'è partita l'anima: Prometeo è ben morto. Ne' loro versi vi è la città, ma senza idea; vi è la famiglia, ma senza sentimento; vi è il sole, ma senza luce; vi è il tempio, ma senza Dio al di sotto de' versi sonori vi è Mefistofele, che risponde con un lungo riso. L'idea della poesia moderna è l'antitesi del concetto dantesco: non è l'umano che poco a poco s'innalza al divino; ma è il divino che rotola giù nel terrestre, è il Paradiso che rovina nel Malebolge. È per questo che sin l'immortale poesia di Dante Alighieri che tutta ti eleva sino alle altezze di Dio, e si morde e si svilisce e si annebbia.

Udite poche parole proferite dal patriarca della critica << odierna: Questo argomento (della Divina Commedia) è l'ultima pagina della storia umana, e, per dirla poeticamente, lo scioglimento del dramma terrestre. Il sipario è calato; la porta del

futuro è chiusa; l'azione è finita; al movimento della libertà è succeduta l'immutabile necessità, un presente eterno. Che cosa ci è in fondo? La morte della libertà, l'annullamento della storia..... Onde nasce che l'arte non può sottoporsi perfettamente questo mondo, figlio del pensiero puro e consapevole della sua origine. Al di sopra della forma persiste il pensiero, e tutti gli sforzi del poeta non bastano a sradicare questo fondo prosaico. La poesia figlia del cielo dee calare in terra e prender corpo. Qui lascia la terra, si mette al di sopra dell'umano, al di sopra della storia, si scorpora, si spiritualizza, si fa immobile come una cifra, si fa scienza..... Non ci può essere dunque azione che gradatamente si snodi di mezzo a' contrasti, e desti attrattive e sospensione, come nell' Iliade, nell'Orlando e in altrettali poemi e romanzi, che perciò si leggono così avidamente e quasi di un fiato... Cosa dunque resta all' uomo? Un sentimento generale di gioia e di dolore, senza successione, senza gradazione, senza contrasto, senza eco, quasi una interjezione. Hai un'eterna ripetizione. È l'uomo che si perde nella natura e la natura che si perde nella scienza (1) ». Ma fermiamoci; tronchiamo nel mezzo il canone critico: chè l'andare innanzi affogherebbe l'anima nello sgomento. Così è tagliata a vili brandelli dalle forbici taglienti della severa critica di F. De Sanctis la Commedia di Dante Alighieri, che ereditò da secoli l'affascinante titolo di divina!!! Ed oppostamente che prodigalità di splendidi elogî all'onniteista Federico Schiller, al filosofante Ugo Foscolo, al fatalista Giacomo Leopardi.....

Ma, perchè l' estetica vien così turpemente falsata e diserta e si dilunga dallo splendore degli eterni principî? La risposta a tal domanda è l'Inno a Satana di Giosuè Carducci e il Lucifero di Mario Rapisardi. Si vuole, orrendo a dire !! che sloggi dal Paese e dalla letteratura eziandio la scaturigine del vero e del bello, Dio, non che i luminosi raggi pioventi da Lui, la Religione e la Fede.

(1) F. De Sanctis, Saggi Critici, cap. XXV, dell' argomento delta Divina Commedia.

Per verità ci è sembrato troppo duro un tal sermone; ed in omaggio dell' altissimo poeta di cui tanto teneri siamo e devoti, e più e più in ossequio della verità teologica e di Dio che n'è il centro e il cardine, istituiamo la seguente tripartita dimostrazione:

Dio è la sorgente sovrana del bello; il bello è la faccia luminosa del vero e del bene; Dante Alighieri che al vero e al bene merita il bello, che canta coll'estasi di poeta e di teologo, che sulle ali della Religione e della Fede sorvola tuttoquanto l'universo e potente aquila si affisa nell'eterne e rutilanti bellezze del Sole divino, è la più robusta fantasia del mondo, il poeta più sublime dell'umanità, la più rara e sorprendente maraviglia de' secoli.

Italiani, questa è la vera dottrina: chi da essa vorrà prendere commiato, si scomunicherebbe lui medesimo dalla società del senso comune, volontariamente si esilierebbe dalla patria delle intelligenze italiane: la lingua del senso comune è la nostra vera lingua e il buon senso il genio non perituro d'Italia. Vi ho accennata la sinfonia che come preludio metterò innanzi al mondo musicale della Divina Commedia, innanzi alla Teologia estetica e sociale di Dante Alighieri. Dicano di me i sapienti quel meglio che sapranno: io riposerò tranquillo, al par dell' Alighieri medesimo, sotto l'usbergo del sentirmi puro.

Il primo principio delle arti è il bello; anzi ne costituisce il concetto formale, perchè le arti sono le mirifiche manifestazioni del bello. Che cosa è il bello? In sè riguardato è indefinibile: così un sole di maggio, un sereno mattino di primavera, un tulipano, una rosa sono belli, e perchè belli piacciono a tutti, senza poter definire la loro bellezza. Estrinsecamente considerato, il bello è definibile; giusta l'Aquinate è lo splendore della forma (ossia del principio attuante) sopra le parti proporzionate della materia (o del subbietto attuato): « Ratio pulchri in universali consistit in resplendentia formae super partes materiae proportionatas (1) ». E altrove, dopo di aver

(1) Del Bello, quistione inedita di san Tommaso d'Aquino, Napoli 1889.

detto che « ad rationem pulchri sive decori convenit et claritas et proportio», spiega la verità con due esempî, l' uno preso dalla bellezza fisica dell'uomo, ch'è posta nella proporzione delle membra e nella lucentezza del suo natural colorito; l'altro preso dalla morale bellezza, ch'è sita nella proporzionata rispondenza delle libere azioni alla luce spirituale della ragione (1). E che cosa è l' arte? Come l'ordine che la ragione stabilisce negli atti dell' intelletto, ci dà la logica, e l'ordine che stabilisce negli atti della volontà, ci dà la morale; così l'ordine che dalla medesima ragione proviene ne' fatti esterni all'animo, ci dà l'arte, che nomasi meccanica, se l'ordine è diretto agli usi della vita, e nomasi arte bella, se l'ordine mira a dilettare la conoscenza coll' espressione della bellezza.

Or, se il bello e l'arte si rattrovano nelle creature, il Creatore, cioè Dio, è la sorgente del bello e il supremo Artista. Egli è somma verità, somma perfezione, somma bellezza: è somma verità, perchè comprende ogni vero; è somma perfezione, perchè comprende nella semplicità del suo essere senza contrarietà o limitazione tutto ciò cui può estendersi la nozione dell' ente; è somma bellezza, perchè comprende l'archetipo esemplare di ogni ordine possibile. Dio, essendo il primo vero, è ancora il primo bello, giacchè, secondo Platone, la bellezza è il nitore sensibile della verità; ed essendo il primo perfetto, è il primo bello eziandio; come discorre Aristotile, dacchè non saria infinitamente perfetto, se non fosse infinitamente bello. Per la qualcosa la bellezza vive sostanzialmente nell' Essere sovrano, che tanto è bello, per quanto è vero e perfetto. La bellezza è la vita di Dio. Epperò indarno si fa a richiedere le ragioni del bello chi pretende trovarle altrove che in Colui, il quale è il Bello per essenza, dal quale ogni bellezza procede, e nel quale, come in un oceano nuotano i mondi delle cose

belle.

La filosofia dell' Alemagna che, dove più dove meno, ha gettate le sue malefiche barbe, disconobbe Iddio per centro logico ed estetico, e vi sostituì l'Io, in cui si chiuse, facendo

(1) Summa Theologica, 2a 2ea, q. CXLV, a 2.

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