Page images
PDF
EPUB

civile consorzio. I quali due principii si riscontrano a capello coi due estremi della formola ideale, e il nesso loro è determinato dal termine mediano di essa. Gli errori politici consistono nel confondere insieme que' due estremi, e nel dare all'uno il valore dell'altra: confusione, che nasce dall'ignoranza o dall'alterazione del coneetto intermedio, onde vengono determinate le attinenze degli altri membri. Il che è appunto ciò che incontra negli errori speculativi. I fautori della sovranità del popolo, cioè della licenza, affermando che i sudditi creano il sovrano, traducono a civil corollario la sentenza speculativa del panteista affermante, che l'esistente crea l'Ente, in lui trasformandosi; e invertono affatto la formola primitiva. I fautori del dispotismo, concentrando irrevocabilmente la signoria in uno o pochi individui, e disdicendole il potere di allargarsi e diffondersi successivamente, secondo i progressi della cultura, per le varie parti della nazione, asseriscono in sostanza, che l'esistente non dee ritornare all' Ente, secondo il parere dei panteisti più rigidi, che ripudiano la realtà dei fenomeni mondiali. Così gli uni travolgono il primo, i secondi negano il secondo ciclo creativo, fondandosi del pari nei canoni del panteismo 1. D'altra parte, i partigiani della licenza, negando l'inviolabilità del giure sovrano, cioè dell' Idea, trasportano nell' Ente il moltiplice, la varietà, la mutabilità, la contingenza delle esistenze; laddove i partigiani della signoria dispotica, escludendo la partecipazione successiva e moderata dei sudditi al sommo potere, mediante l'investitura legittima, negano la perfettibilità delle esistenze, e trasferiscono in esse a sproposito l'immutabilità dell' Ente. Tralascio di proseguire questi ragguagli, non perchè li giudichi di piccolo momento o poco fondati, ma perchè mi par superfluo il dichiararli minutamente, come quelli che nascono per modo ovvio e chiaro dalle cose dette. Quanto al loro valore, io li credo così certi, come la formola; e niuno potrà combatterli, se prima non dimostra la formola esser falsa. Quanto all'importanza, io gli stimo di tanto rilievo, che fuori di essi la scienza politica, al parer mio, non ha fondamento, e si sequestra dalla base di tutto lo scibile. Molti forse non saranno capaci della mia sentenza, e diranno che queste son sottigliezze, e tritumi d'ingegno, sforniti di valore speculativo, e di ogni utilità pratica. A costoro mi contento di rispondere che non iscrivo per loro; la qual risposta ha, se non altro, il merito della brevità. Rispetto poi a que' lettori, che io desidero di avere, mi affido ch'essi non siano per condannare la mia franchezza, o che almeno la stimeranno più tosto inurbana, che ingiusta.

1 I due prefati errori ciclici risultano espressamente dal panteismo di Federigo Schelling e da quello dell' Hegel.

ARTICOLO SETTIMO.

Epilogo.

Prima di chiudere queste generali avvertenze sulle relazioni enciclopediche della formola ideale, mi sia lecito di mettere sott' occhio al lettore una conseguenza importante delle dottrine esposte finora. La quale si è il primato e l'università scientifica dell'idea divina, onde Iddio può essere da noi considerato come la suprema formola enciclopedica. Il gran concetto della Divinità ebbe finora un luogo più o meno secondario, nelle dottrine filosofiche, ed eziandio in quelle che al sembiante o in etfetto più religiose si mostrano. Nel dualismo ordinario, l'idea di Dio è eccentrica al sapere, sia perchè questo sistema segrega troppo il mondo dal suo Creatore, e perchè, considerando l'esistenza divina, come un semplice vero di deduzione, è costretto a confinarla in un angolo della scienza. Il panteismo pone in apparenza la Divinità nel centro del reale e dello scibile; ma ne altera la natura; ne serba più il nome, che la sostanza: le toglie il vero principato dell' universo, confondendola coll'entità delle cose create. Secondo i panteisti, Iddio è tutto, come quello in cui risiede la sostanzialità di ogni cosa: e quindi a rigore di termini egli non è solo il centro universale, ma lo stesso circolo; chi non voglia lasciarsi illudere dalle frasi menzognere e magnifiche, che talvolta si adoprano 1. Le scienze speculative hanno adunque partecipato finora più o meno dell' ateismo; non correndo (scientificamente parlando) un gran divario dall'esautorare la Divinità nella scienza, allo sbandirla affatto. Collocando nella formola ideale la base del sapere, si rimedia a questo difetto, e si assegna all'idea divina quell' alto seggio, che le appartiene. Il concetto dell' Ente vi apparisce come principale e capitalissimo, perchè solo costituisce l'Idea, e siede in capo alla formola, di cui è il principio logico ed effettivo. Dall' Ente dipende ogni esistenza, e dall' intuito di esso ogni conoscimento. Oltrechè il concetto dell' Ente si tragitta nel resto della formola, è presente a ogni nostro pensiero, e si chiarisce per inseparabile dai concetti secondari di ogni sorta; i quali non si possono avere, se non mediante la luce spirituale, che scaturisce da quella idea suprema. Ogni cognizione pertanto si fonda ed è, per così dire, insidente nella scienza dell' Idea, come ogni sostanza creata si appoggia alla sostanza dell' Ente e in essa risiede, avendo in Dio l'esistenza e il movimento 2. Fra l'Idea

1 Consid. sopra le dott. relig. di F. Cousin, cap. 1, p. 71.74, 89, 90. 2 Act. XVII, 28.

e ogni altra cosa o cognizione relativa corre la più grande congiunzione possibile; tuttavia v' ha distinzione reale e sostanziale tra loro, fondata nel fatto intermedio e libero della creazione. In questa universalità dell'Idea consiste l'immensità divina, che viene rappresentata al vivo dalla testura della formola. Iddio non è solo immenso nella natura, ma eziandio nel pensiero, e nell'azione degli uomini, nella speculazione e nella pratica. È immenso negli ordini naturali perchè la natura è l'effetto di un atto continuo e immanente della Causa creatrice. È immenso nell'ordine morale, perchè ogni atto libero muove dalla Cagion prima, come da suo principio, e dee indirizzarsi alla Cagion ultima, come a suo fine. È immenso nell'ordine scientifico, perchè Egli è il primo assioma, e l'ultima conclusione di tutto lo scibile; e nel progresso intermedio, per cui dall' uno all'altro di quei due termini si trapassa, l' Idea è parte integrante di ogni intuito e di ogni discorso. San Paolo accennò eziandio alla immensità del concetto divino, quando disse che viviamo in Dio 1; e l'aver trascurata questa illustre verità, segregando più o meno la scienza dal suo principio vitale, conferi non poco a indebolire e rendere irreligiosa la filosofia moderna (15).

Si è creduto finora da molti che l'incominciar da Dio, come da supremo assioma, la scienza, e il procedere ontologicamente, fosse un camminar per ipotesi. Il vero processo ipotetico è quello dei psicologisti, giacchè l'uomo, senza Dio, non è un vero certo, ma un presupposto o un postulato. Lo spirito umano, che pone sè stesso, fa un lavoro contraddittorio, ripugnando che l'effetto ponga l'effetto, e sia la ragion sufficiente della notizia, che ne abbiamo. Se poi egli vuole porre Iddio, la ripugnanza è ancor più enorme, a ciò riducendosi che l'effetto ponga la sua cagione; il che, se è assurdo nel giro delle cose reali, non è meno contraddittorio in quello dello scibile. Iddio si pone da sè stesso, come Intelligibile, e l'uomo dee riconoscerlo, ma non può dimostrarlo, rigorosamente parlando; imperocchè le prove e le dimostrazioni dell' esistenza di Dio sono concludentissime e irrefragabili, come ricognizioni di questa gran verità, ma presuppongono un intuito anteriore e primigenio. Che se l'ordine primitivo dello spirito, così logico come psicologico, non s'immedesima in sostanza coll'ordine ontologico, lo scetticismo assoluto diventa fatale e inevitabile.

Iddio è l'Intelligibile, e quindi l'intelligibilità assoluta delle cose, onde l'intelligibilità relativa procede. Tal è il concetto fondamentale del Logo platonico; cosicchè Platone collocava in Dio la misura di ogni cosa,

1 Act. XVII, 28.

chiamandolo principio, mezzo e fine di ogni esistenza 1. Perciò il sistema platonico è in filosofia ciò che è nella scienza degli astri la dottrina di Copernico; e la sentenza di Protagora, ridotta dal Kant a grado di teorica, corrisponde all'antica costituzione del mondo; tanto che l'autore della filosofia critica, invece di porsi a ragguaglio col creatore dell' astronomia moderna, avrebbe dovuto piuttosto a Tolomeo assomigliarsi. Fra gli errori dell'idealismo trovasi una verità profonda; la quale si è che tutti i nostri concetti, come tali, sono riposti nell' Intelligibile (16). Gl'idealisti errano, collocando esso Intelligibile nella mente nostra, e confondendolo col sensibile; ma se invece lo ponessero in Dio, da cui, come da sole delle menti, piove un oceano di luce spirituale, che illustra il mondo dei conoscibili, la loro opinione consonerebbe al vero, e sarebbe adequatissima alla sentenza greca, menzionata e consacrata dall'Apostolo 2. Ora, se l'Idea è l'Intelligibile, e la misura del vero, sèguita che il saggiatore di un sistema filosofico, e il mezzo più sicuro per misurarne la bontà o l'imperfezione, consistono nel riscontrarlo con quella regola suprema. A siffatta stregua, la filosofia europea, da un buon secolo in qua, non ha cagione d' insuperbire. E io stimo che invece di rannicchiare, come si fa, gli annali delle scienze speculative nell'esposizione e nella critica di certe dottrine psicologiche e secondarie, le vicende dell'idea di Dio, dai tempi antichissimi fino ai presenti, farebbero da se sole una compiuta storia delle dottrine filosofiche; imperocchè le vicissitudini del principio debbono contenere in compendio i fasti di tutta la scienza.

E ciò non solo è vero della filosofia, ma di tutta quanta l'enciclopedia umana, come quella che trae dalla cognizione dell'Ente i principii e il termine di ogni suo progesso. Le varie discipline pigliano il soggetto, in cui si travagliano, da quella sintesi primigenia e ideale, onde Iddio è il primo anello, e procedendo per via di analisi, tornano al loro principio, dopo di aver descritto un ampio circolo, che si va tuttavia propagando, e riconduce al punto, onde mosse. Le fisiche muovono analiticamente dai corpi in particolare, e riescono al corpo in generale, cioè all'universo, dove giunto lo spirito dell' uomo è costretto di risalire al suo fattore. L'astronomia è la cima delle scienze naturali: per essa le mondiali esistenze ci si rappresentano, come una immensa unità, governata da parecchie forze, che presuppongono un solo principio. Le matemetiche salgono dal punto e dall' unità numerica, cioè dai concetti

A De leg. IV, edit. Bipont, 1785, tom. VIII, p. 185, 186.
Act. XVII, 28.

elementari dello spazio e del tempo, fino all' eterno, aggirandosi fra le curve innumerabili, e i calcoli dell'infinito. Questo ritorno delle scienze a Dio, introducendo nella enciclopedia due cicli generativi, corrispondenti a quelli del mondo, e ai due cicli fondamentali della creazione, riesce ogni giorno più necessário e palpabile, a mano a mano, che quelle si accrescono di profondità e di ampiezza. Verrà l'ora, in cui i savi confesseranno che Iddio essendo l'alfa e l'omega, il principio e il fine ↑ del sapere umano, come di ogni altra cosa; non è ridicolo e tampoco panteistico il dire che Iddio è in tutta la scienza, e che dall'Idea rampolla quell'unità sovrana e governatrice, per cui le varie discipline si collegano fra loro, quasi membra di un solo corpo. E come l'Ente è nelle esistenze, e le esistenze sono nell' Ente, secondo diversi rispetti; così è verissimo il dire che la scienza è in Dio, e Dio è nella scienza, giusta le attinenze, che stringono insieme queste due cose scambievolmente. E in vero, qual cosa è più ragionevole, che il dare alla Divinità nel mondo dello scibile quel grado eccelso, ch'ella occupa nel reale universo? E la scienza ne verrà esaltata, diventando una spezie di culto nobilissimo verso il suo Autore; giacchè ella non può essere un morale strumento, se non è una religione. Come ogni minimo corpicello o atomo dell' universo è un effetto della presenzialità creatrice, così ogni menomo concetto è pieno di Dio, e lo rappresenta al pensiero delle menti

create.

Conchiudiamo, per ciò che spetta alle scienze speculative. L'insidenza dell' esistente nell' Ente, da cui è sostanzialmente distinto, contiene la chiave di tutta la filosofia; e ciascun ramo di questa si fonda nell' Ente, considerato in qualche special relazione verso gli esseri, che in modo finito sussistono. Così l'Ente, come intelligibile, è l'Idea, condizione necessaria del pensiero umano, e porge il precipuo loro tema alle inchieste psicologiche. Come sussistente e causante, è la sostanza e la forza prima, e dà materia all' ontologia 2. Come vero, è l'oggetto supremo della logica. Come ordinatore morale, è l'imperativo e il diritto assoluto, e presta il loro soggetto all'etica e alla politica. Come ordinatore del mondo materiale, è principio dell' armonia, del sublime, del bello, generando la cosmologia e l'estetica. Come verbo, è il fondamento del

1 Apoc. 1, 8.

PLAT., De leg. IV, edit. Bipont., tom. VIII, p. 185.

2 Piglio qui i nomi di psicologia, di ontologia e simili, secondo il significato più comune, non essendo questo il luogo, in cui io possa circoscrivere le varie discipline filosofiche con precisione rigorosa, e secondo le attinenze più minute della formola.

« PreviousContinue »