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dea di sovrannaturale per la filosofia della storia: sua importanza per la
filosofia in genere. Il sovrannaturale appartiene al secondo ciclo crea-
tivo: sue relazioni con esso. - Dimostrazione a priori della realtà del
l'ordine sovrannaturale. L'alterazione di quest'ordine costituisce il re-
Della formola sovrannaturale: sua corrispondenza colla razio.
Del cicio cristiano: sua risoluzione. Della Chiesa; com'ella sia
il perno dell'incivilimento. - Del sincretismo delle sette cristiane etero-

gresso.
nale.

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dosse e della idolatria rinnovata per opera loro.

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Confutazione di un
passo del signor Guizot sull'unità religiosa. - Della superstizione: in che
consista. Del processo a priori della fede cattolica. Due cicli rela-
tivi corrispondenti ai due cicli creativi. Necessità della fede per ben

filosofare.

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La fede sola colloca l'uomo nel suo stato naturale. - Ra-

gionevolezza della disciplina cattolica.

bile fuori di essa.

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umana, dell'ingegno.

ratore.

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L'educazione ideale è impossi-

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Lo scetticismo esclude la vera grandezza, anche
La fede è libera, e in ciò consiste il suo merito.
Tre doti della fede cattolica, utilissime all'uomo e al filosofo.
cacia di questa virtù, per avvalorare l'ingegno ontologico. Quanto
all'abito ontologico conferisca la credenza del sovrannaturale. Tutte
le virtù teologali influiscono profittevolmente nell'uomo pensante e ope-
Della vera misticità, e sue differenze dalla falsa. Empietà
dell'autonomia razionale. Necessità della fede per la conservazione dei
principii ideali. L'incredulità moderna è la cagione precipua della de-
holezza degli animi e degl' ingegni. Utilità dei misteri in genere per
l'abito filosofico. Si considerano, per questo rispetto, alcuni misteri in
particolare. Della predestinazione e della eternità delle pene. - Della
inviolabilità scientifica della teologia. Di certi novellini teologi, e della
temerità loro. L'invenzione delle cose ideali è impossibile. Della
giovinezza perpetua del Cristianesimo cattolico. Di una certa classe
di gementi che credono morta o moriente la religione: si combattono i
loro timori. Della larghezza dell'Idea cattolica: sua utilità per le scienze
in generale. Necessità della filosofia per far fiorire la teologia come
scienza. La teologia e la filosofia hanno bisogno l'una dell' altra. —
Delle cagioni, per cui la teologia cattolica è scaduta dal suo antico splen-
dore. Il clero cattolico dee essere un concilio di sapienti. - Dee col-
tivare specialmente le scienze filosofiche. Dell' acroamatismo ieratico
ch'egli si dee proporre. I laici che coltivano la filosofia debbono inco-
minciare una nuova era razionale, sotto la sovranità intellettiva della
Chiesa. La filosofia eterodossa che regnò finora, è morta per sempre.
Si conchiude capitolo e il primo libro, esortando gl'Italiani a intrapren-
dere l'instaurazione delle scienze speculative

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45.

46.

Sul valore teologico dei razionalisti tedeschi

Il decadimento della filosofia prova la verità del cattolicismo » 415

Convenienze della dottrina pelagiana col sensismo, col psicolo-
gismo e col fatalismo

Dimostrazioni a priori del sovrintelligibile

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Definizioni del panteismo date dall'autore.

In che con-

sista l'essenza del panteismo. Sue varie forme. Sua origine psico-
logica. - È un vero acosmismo sostanziale. Vari testi che provano il
panteismo dell'autore. Si dimostra ch'egli non può giustificare le sue
espressioni, interpretandole nel senso della filosofia ortodossa.
mano ad esame i sutterfugi dell'Autore per purgarsi dalla taccia di pan-
teismo. 1. sutterfugio. Quando parla di una sostanza unica, egli pi-
glia la voce di sostanza nel senso platonico. Provasi con molti testi
che quando afferma l'unità di sostanza, egli adopera questa voce nel senso
più universale, e che quindi nega la pluralità delle sostanze, anche nel
senso ordinario della parola. 2. Non dice che il mondo e l'animo
umano siano modificazioni di una sostanza unica. Dice lo stesso in
altri termini non meno chiari ed efficaci. - Medesimezza del suo sistema
collo Spinosismo. 3. Chiama il mondo e l'animo umano fenomeni, in

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quanto non sono sostanze nel senso platonico. La definizione ch' egli

dà del fenomeno, esclude ogni sostanzialità nel senso ordinario della pa-

rola. 4. Chiama forze e cause il mondo e l'animo umano; dunque le

considera come sostanze. L'Autore medesimo esclude questa illazione,

e in qual modo. 5. Considera l'animo umano come una forza libera;

dunque l'ha per sostanza, La libertà dell'uomo ripugna diametral-

mente ai primi principii dell'Autore; o dunque egli si contraddice, come

accade spesso ai pantesisti, o il suo indeterminismo è solo apparente.

6.o Egli afferma la necessità della creazione in un senso alieno dal pan-

teismo. Provasi che nel sistema dell'Autore la creazione è fenomenica

e necessaria; e che quindi Iddio non è libero. Testi numerosi, in cui

queste tre sentenze sono espressamente professate dall'Autore. Il quale

conferma la nostra chiosa colla sua medesima risposta; imperocchè vo-

lendo dimostrare che la creazione non è necessaria, e che Iddio è libero,

riesce a conchiudere l'opposto di quello che aveva assunto di provare.

Egli esce quindi di quistione, imputa a' suoi avversari degli errori gra-

tuiti, e ripete il suo errore, nell'atto stesso di giustificarsene. 7.o Nel-

l'affermare la necessità della creazione, egli esclude da Dio la libertà

riflessa e non la libertà spontaneu. Si esamina la dottrina dell'Autore

su queste due specie di libertà, applicatamente all'animo umano. - La li-

bertà divina non è come l'umana; idea che possiam formarcene: l'Autore

le confonde insieme. Secondo l'Autore, la libertà umana spontanea e

riflessa, non è a necessitate, come parlano le scuole, ma solo a coactione;

non è dunque la libertà vera. Provato questo punto con una minuta

discussione dei testi, se ne inferisce che l'Autore nega la libertà in Dio

e nell'uomo, e introduce un fatalismo universale.

dando alcuni testi, in cui l'Autore stabilisce alla panteistica l'universalità

dell'idea di Dio

CAPITOLO SECONDO

Il signor Cousin in alcuni luoghi delle sue opere discorre ambiguament.
dell' immortalità dell'anima.

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II dogma dell'immortalità dell'anima consta di due punti distinti; l'uno, la
perpetuità della sostanza pensante; l'altro, la perpetuità del pensiero,
cioè della coscienza e delle sue essenziali appartenenze. Il primo punto,
senza il secondo, non basta a costituire il dogma dell'immortalità. Ciò
posto, dimostrasi che l'Autore pone in dubbio questo dogma che in effetto
non può ammettersi, almeno come certo, secondo i canoni del panteismo.

CAPITOLO TERZO

Il signor Cousin nega l'esistenza della rivelazione nel senso cattolico
e dell'ordine sovrannaturale.

CAPITOLO QUARTO

Il signor Cousin annulla generalmente i misteri della fede,
volendoli ridurre a verità razionali.

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