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❝ et émancipa l'Allemagne. Mais, je dois le dire, ces deux grands hom❝mes, en détruisant une forme qui ne convenait plus à l'esprit général, "ne la remplacèrent par aucune forme nouvelle, ferme et durable 1. Il dispotismo religioso, oppugnato da Lutero, è l'autorità del Papa, essenziale al cattolicismo. L'Autore stesso lo dichiara, soggiungendo che quand Luther eut détruit l'influence de Rome dans une grande partie de l'Allemagne, les esprits une fois sortis de la vieille autorité, n'en surent plus reconnaître aucune 2. Egli distingue nell'opera di Lutero due cose, cioè la distruzione dell'antico, e l'ordinamento di un nuovo stato di cose. Ora qual fu il torto dell'eresiarca? Forse l'essersi ribellato dall'autorità cattolica? No; anzi questo fu un bene, poichè la forma cat tolica era vieta, rancida, degenere, dispotica, e ne convenait plus à l'espril général. Il sig. Cousin ama molto l'avvicendarsi delle forme religiose, perchè esse spianano il cammino alla forma ultima della pretta filosofia. La sua dottrina in questo proposito è quella di Beniamino Constant; se non che il celebre statista ammette o pare ammettere l'origine sovrannaturale della forma giudaica e cristiana; laddove l'illustre filosofo con più severa logica colloca tutti i culti sotto la stessa rubrica della ragion naturale. Lutero ebbe dunque il torto, non già rendendosi eretico, ma bensì non riuscendo a fondare un' eresia stabile. S'egli avesse saputo creare una forma nuova, ferma e durevole, facendo riconoscere e riverire ai seguaci e agl' imitatori della sua fellonia, un' autorità novella, non meriterebbe altro che lode dell' aver violata l'autorità vecchia, spenta in Germania l'influenza di Roma, e distrulla una forma, che più non conveniva all' indole universale dei tempi. Vi par egli che questa professione di fede quadri a un uomo cattolico? Non credereste in vece ch' ella esca dalla bocca di un metodista, di un membro della chiesa russa o angelicana? Il discorso poi che l'accompagna, e il modo in cui l'illustre Autore concilia la lode col biasimo, mi par molto curioso e piacevole. Lutero fu un grand'uomo a distruggere l'autorità antica, ma non seppe crearne una nuova. Voi stimate adunque che si possa creare un'autorità nuova in questo genere, come si può fabbricare un nuovo tempio, quando l'essenza dell'autorità religiosa consiste nel non essere creata, nell' essere indipendente dall'arbitrio degli uomini? Voi stimate che si possa ordinare un' autorità nuova nel punto stesso che si annulla ogni principio autorevole col distruggere l'autorità vecchia e legittima? Qual fu l'arme, con cui Lutero combattè la Chiesa, se non l'esame individuale, lo spirito privato? E tal è lo strumento, di cui è costretto a valersi ogni eresiarca, per ottenere il suo

1 Kant et sa philosophie. (Revue des Deux mondes, tom. XX, p. 387). 2 Ibid., p. 387, 388.

intento. Ora l'indipendenza del pensiero e del sentimento individuale è un principio onninamente opposto a quello dell'autorità, e non si può conciliare per nessun verso coll' esistenza di un magisterio autorevole. Il dire adunque: Lutero avrebbe dovuto creare un' autorità nuova, è quanto l'affermare che Lutero avrebbe dovuto conservare quello che distruggeva, e fare e non fare nello stesso tempo. Tanto varrebbe l'asserire che i Francesi del 1793 avrebbero ben fallo a introdurre l'anarchia nel loro paese, se avessero pensato di accompagnarla con un governo ordinato e legittimo. Il principio essenziale del protestantismo è infatti una vera e perfetta anarchia intellettiva e religiosa, poichè fa ciascuno individuo giudice e regola delle sue credenze, ed esclude ogni norma autoritativa. O vorrete dire che Lutero sbagliò a fondare la sua setta su questo rovinoso principio? Ma egli non poteva fare altrimenti; perche tale è il principio necessario di ogni eresia, e la natura di un'istituzione non può ripugnare alla sua origine. Il protestantismo, nato dalla ribellione di un uomo contro la Chiesa, non poteva stabilirsi altrimenti che conferendo a ogni individuo un'indipendenza assoluta nelle cose di religione. Lutero e gli altri capi, essendosi in fine accorti degli effetti esiziali delle loro innovazioni, cercarono di porvi rimedio, ordinando un' autorità posticcia; ma gli sforzi loro tornarono vani, perchè la volontà dell'uomo non può nulla contro la natura delle cose e i portati logici del tempo. Se il sig. Cousin avesse fatto queste avvertenze, non avrebbe detto che il cattolicismo era una forma che più non conveniva all' indole del secolo sedicesimo. La religione cattolica conviene a tutti i tempi, perchè sola corrisponde ai bisogni essenziali dell' umana specie; è immutabile, perchè vera; è efficace, perchè indipendente dall' uomo, e veramente autorevole; è perpetua e sicura dall'avvenire, perchè antica quanto il mondo, e risalente, per via di una tradizione certa e continua, fino ai tempi divini della creazione.

CONCLUSIONE.

Il sig. Cousin diede ultimamente alla luce una breve notizia sulla vita di un illustre Italiano, Santorre di Santa Rosa. Egli conchiude il suo racconto con queste belle patetiche parole: « Encore quelques jours "peut-être, la voix, la seule voix qui disait son nom parmi les hommes et le sauvait de l'oubli, sera muette, et Santa-Rosa sera mort une seconde et dernière fois. Mais qu'importe la gloire, et ce bruit misérable que l'on fait en ce monde, si quelque chose de lui subsiste dans un monde meilleur, si l'âme que nous avons aimée respire encore avec ses sentiments, ses pensées sublimes, sous l'œil de celui qui la "créa? Que m'importe à moi-même ma douleur dans cet instant fu

gitif, si bientôt je dois le revoir pour ne m'en séparer jamais? O "espérance divine qui me fait battre le cœur au milieu des incertitudes "de l'entendement! O problème redoutable que nous avons si souvent

agité ensemble! O abîme couvert de tant de nuages mêlés d'un peu de lumière ! Après tout, mon cher ami, il est une vérité plus éclatante à mes yeux que toutes les lumières, plus certaine que les mathématiques, c'est l'existence de la divine Providence. Oui, il y a un "Dieu, un Dieu qui est une véritable intelligence, qui, par conséquent, ❝ a conscience de lui-même, qui a tout fait et tout ordonné avec poids et mesure, dont les œuvres sont excellentes, dont les fins sont adorables, alors même qu'elles sont voilées à nos faibles yeux. Ce monde Vol. II.

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a un auteur parfait, parfaitement sage et bon. L'homme n'est point ❝orphelin: il a un père dans le ciel. Que fera ce père de cet enfant "quand celui-ci lui reviendra? Rien que de bon. Quoiqu'il arrive, tout sera bien. Tout ce qu'il a fait est bien fait; tout ce qu'il fera, je "l'accepte d'avance, je le bénis. Oui, telle est mon inébranlable foi, et cette foi est mon appui, mon asile, ma consolation, ma douceur dans ❝ce moment formidable 1. Ho voluto riferire questi nobili sentimenti espressi con semplice ed affettuosa eloquenza, perchè mi paiono indicare nell'illustre Autore un principio di quel progresso verso il vero che si aspetta dal suo ingegno e dalla sua fama. Il Dio buono e intelligente, di cui ivi parla, dotato di coscienza propria, e ordinante a un fine sapientissimo la gran mole dell' universo, non è quello dei panteisti. I panteisti non ammettono, non possono ammettere, nè bontà, nè sapienza, nè paternità divina, nè providenza. Il dogma della Providenza, largamente e profondamente inteso, abbraccia tutta la religione, perchè, se il Cristianesimo vero non fosse, se le doti che lo privilegiano potessero scompagnarsi dalla sua divinità, l'uomo non avrebbe più alcun mezzo di distinguere il vero dal falso, e sarebbe preda di un'illusione inevitabile e perpetua. Nello stesso modo che l'armonia del mondo dimostra l'esistenza di un sapientissimo ordinatore; l'eccellenza intrinseca del Cristianesimo, e le sue condizioni storiche ed esterne, provano ch'egli è opera immediata di quel medesimo artefice. I culti fallaci e superstiziosi sono lavori imperfetti che arguiscono la debolezza dell'arte creata: l'Evangelio, come la natura, mostra il magisterio dell'arte creatrice. Iddio è buono e misericordioso, e abbraccia come tenero padre i figliuoli che ritornano al suo seno. Chi potrebbe dubitarne, se è Cristiano, poichè a stabilire questa fede consolatrice, Iddio scese fra gli uomini, e si fece loro fratello? Ma Iddio è parimente giusto, e la sua giustizia non meno della bontà e misericordia, è una parte essenziale della sua natura. Iddio è padre; ma è giudice nello stesso tempo. Egli accoglie il figliuol prodigo che implora il suo perdono, accoglie la pecorella smarrita che non rifugge dalla mano pietosa che la cerca, per riportarla all' armento; ma vuole che il pentimento sia fervido ed operoso, vuole che il ritorno sia volontario, sincero, perfetto. Fuor di questa condizione, ripu-gna che Iddio possa beare gli spiriti creati, perchè il bene supremo è l'amore, e l'amore è libero. Iddio non condanna l'uomo, se non in quanto l'uomo medesimo è il primo autore della propria sciagura. Ma quando questi si ostina a ripudiare gl'inviti amorevoli del suo Creatore; quando

1 Revue des Deux mond, tom. XXI, p. 687, 688.

egli chiude gli occhi alla luce del vero, il cuore all' affetto del bene, e rimane volontariamente nella sua cecità e miseria fino alla morte, Iddio lo abbandona al suo proprio destino; nè potrebbe fare altrimenti, senza sconvolger l'ordine ideale e morale del mondo. Il quale ordine ricerca che la salute dell'anima abbia i suoi cimenti, che la conquista del Cielo sia il premio dei valorosi, perchè nel vincere i nemici e gli ostacoli risiede l'eccellenza incomparabile della virtù, e quel non so che di divino che risplende nelle sue opere. Tutto è bene certamente, rispetto a Dio e all' ordine universale; ma tutto può esser bene o male per l'uomo, la cui singolare grandezza è riposta nel poter essere autore della sua eterna felicità o sventura. Non si può negare questa verità, senza torre alla virtù l'intrinseco suo pregio, senza distruggere il Cristianesimo, e rendere superflua la redenzione; perchè, se la suprema condanna non fosse irrevocabile e il prezzo dell' animo nostro infinito, come mai la salute degli uomini avrebbe potuto costare il sangue di un Dio? L'affetto pieno di candore, di fiducia e di rassegnazione, che anima le pagine del signor Cousin testè divulgate, ci fa credere ch'egli non sia troppo alieno da tali sensi, e c'inspira una dolce speranza, colla quale amiamo di chiudere il nostro ragionamento.

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