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NOTA 26.

Altri si maraviglierà forse che io parli spesso nel mio libro del racconto mosaico sopra Babele, e sulla confusione delle lingue, come di un fatto, e non come di un mito, secondo l'uso corrente. Caro lettore, sappi che in queste materie, e in tuttociò che si aspetta alla scienza del vero, io non mi tengo obbligato a seguire le leggi della moda. Anzi, generalmente parlando, io antepongo in questo proposito le cose antiche, o se vuoi anco le anticaglie, alle modernità; e credo di appormi. Nè stimo pure che la novità ne scapiti; giacchè oggi usandosi di porgere a chi legge un piattellino di quel medesimo, dovendo io scegliere fra ripetizione e ripetizione, il rimasticare le cose antiche mi riesce più saporoso e confacente allo stomaco, che il biasciare quelle di ieri. Le quali, benchè prossime di data, non lasciano di essere affumicate e rancide, e rugginenti più che le lontanissime; come le piramidi di Egitto sono assai più fresche che le ciarpe dell'altro lustro che si vendono dal rigattiere. Questa faccenda dei simboli e dei miti biblici portata da Berlino a Parigi, e quindi spedita a corso di posta nelle altre città d'Europa, dee far sorridere coloro che non aspirano a far ridere di sè stessi una età che forse non è molto rimota. Il battezzar poi come miti que' fatti che, lungi dall'essere accessorii e isolati, sono principalissimi, si collegano logicamente coi successi anteriori e posteriori, e sono le premesse e, come dir, la chiave di tutta la storia, qual si è il grande evento di Babele, è solenne follia. Intorno all' importanza storica di esso vedi, fra gli altri, Niccolò Wiseman nelle sue dotte Letture 1.

NOTA 27.

Gli elementi essoterici sono mitici e simbolici. Gli uni e gli altri sono esotici e indigeni, ideali e sensibili. Gli elementi sensibili si distinguono in passati o tradizionali, e scientifici o attuali. I tradizionali si suddividono in cosmogonici e storici: questi ultimi sono antidiluviani e posdiluviani. Gli elementi scientifici si suddistinguono in psicologici o interni, astronomici e fisici, cioè risguardanti gli elementi, e le varie parti della natura terrestre. Gli elementi ideali sono intelligibili e sovrintelligibili · entrambi si sottodividono in teologici, morali e cosmologici. Ora non si trova quasi un mito o un simbolo antico che non comprenda parecchi di questi elementi; e molti se ne danno che la maggior parte ne abbracciano. Rechiamone un esempio.

1 Twelve lect. on the connex, betw. science and revel. relig., Londra, 1836, Ject. 2, p. 67-142.

AOMA (OM) MITO E SIMBOLO ZENDICO,

ELEMENTO ESOTICO. | L'Oum dei Vedi; simbolo indigo.

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Cosmogonico: l'esplicazione della forza vegetativa nel seno della natura. Antidiluviano: il ñez hachaiìm della Genesi (II, 9).

Posdiluviano: un legislatore iranico, vissuto sotto la dinastia mitica dei Pisdadiani.

Astronomico: una costellazione zodiacale, o un pianeta, forse Mercurio. Fisico:

regno vegetativo, o un albero particolare,

Sovrintelligibile: l'Onover, il Logo, il Verbo,

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Tutte queste allusioni del mito simbolico dei Persiani paiono fondate più o meno chiaramente sul testo dei libri zendici; salvo solo l'astronomica che confesso esser meramente conghietturale, e l'ho messa per compiere il quadro di quel sincretismo, onde parlo nel testo, proponendomi d'illustrare con un esempio il concetto di tal sincretismo, anzichè di applicarlo criticamente a un caso particolare. Nel resto che il mito di Aoma abbia un valore, eziandio astronomico, io l'ho per probabile, indotto da molte ragioni che non è qui luogo l'esporre. Dirò solo che a chiunque sia versato nello studio delle antiche mitologie non dee parer verosimile che un emblema così vetusto e moltiforme, come quello di Aoma, non si attenga al sabeismo antichissimo dei popoli iranici. Ho accennato Mercurio, atteso le molte analogie di Aoma con Ermete e Budda, già avvertite dal Creuzer. Nè rileva che a questo pianeta si possa riferire uno dei sette Amscaspandi, o Venànt, uno degl' Izedi; imperocchè, lasciando stare che questa opinione del Rhode è forse più ingegnosa che fondata sui documenti, ciascun sa l'uso orientale di accumulare le forme allegoriche sopra un medesimo soggetto; del qual uso l'Iranismo stesso dà molti esempi, parecchi dei quali appartengono pure alla mitografia astronomica. Sul valore astronomico di Aoma, ossia Om, vedi il Guigniaut (Relig. de l'antiq., de Creuzer, tom. 1, part. 2, p. 713, not.)

NOTA 28.

Il sensismo in filosofia, il politeismo e l'idolatria in religione muovono dagli stessi principii, cioè non solo dalla corruttela del cuore, ma eziandio da quella morale impotenza, in cui è posta la mente umana, di levarsi dalle esistenze all'Ente schietto, e di sottordinare la sensibilità alla ragione. Notisi infatti che in quasi tutti i sistemi politeistici, senza eccettuare i più barbari, come il culto dei fetissi, la notizia del Dio supremo non è mai affatto spenta; spento è bensì il culto di esso Dio; onde l'Idea che riverbera tuttavia nella riflessione dall' intuito, è rimossa solamente dalla religione, cioè dall'ossequio libero, interiore ed esteriore dell'uomo. Il che aggrava la colpa di lui, aggiugnendo alla cecità idolatrica e alla superstizione l'empietà. Lo stesso accade sottosopra ai sensisti ed agli atei, generalmente parlando.

NOTA 29.

Cicerone duolsi che Omero abbia fatto gli Dei a imagine degli uomini, e non il contrario. La sua maraviglia sarebbe cessata, se avesse conosciuto la corruzione primitiva, cioè la caduta e la rimozione dell'esistenza dal

l'Ente, per cui quella è inclinata a tramutare l'Ente in sè medesima, più tosto che a trasformare al possibile sè stessa nell' Ente. L'antropomorfismo e l'eroismo erano inevitabili nel gentilesimo. Imperocchè il gentilesimo, come ogni falso sistema di filosofia e di religione, è essenzialmente psicologico; e il politeismo antropomorfitico ed eroico non è altro che un psicologismo essoterico, come la falsa filosofia regnante ai dì nostri è un politeismo acroamatico.

ΝΟΤΑ 50.

La parentela del protestantismo col panteismo è provata non solo dal moderno panteismo germanico che è un frutto proprio della Germania acattolica, ma dalle stesse dottrine dei primi riformatori; il che non ci dee far maraviglia, poichè l'essenza dell' eterodossia consiste nell'idea panteistica. Lutero, Calvino, e quasi tutti i riformatori eterodossi più antichi furono fatalisti; e il fatalismo s'accosta di molto al panteismo, e logicamente ne è inseparabile. Che se i due maestri più insigni dell'eresia, i quali erano piuttosto teologi che filosofi, non fecero professione espressa di panteismo; Ulrico Zuinglio che occupa il terzo seggio, non lascia nulla a desiderare da questo lato. Nel suo trattato sulla Providenza così favella: "Quæ tamen creata dicitur, cum omnis virtus numinis virtus sit, nec " enim quidquam est, quod non ex illo, in illo et per illud, immo illud

sit, creata inquam, virtus dicitur, eo quod in novo subiecto, et nova "specie, universalis aut generalis ista virtus exhibetur. Testes sunt "Moses, Paulus, Plato, Seneca. E acciò il lettore non creda che si parli solo dell' universalità di Dio come Ente assoluto e Causa prima, leggesi altrove: Cum autem infinitum, quod res est, ideo dicatur, quod es

sentia et existentia infinitum sit, jam constat extra infinitum hoc Esse "nullum esse posse.... Cum igitur unum ac solum infinitum sit, necesse

est præter hoc nihil esse 1. Non avendo fra mano le opere dello Zuinglio, ho tolti questi passi dal Möhler; il quale osserva che une erreur

avec laquelle le protestantisme a une conformité qu'on ne peut méconnaître, c'est le panthéisme idéaliste qui, durant tout le moyen âge, ne "fit pas moins de ravages que le dualisme des gnostiques et des manichéens. Ici se présentent Amauri de Chartres, et son disciple David de Dinant, les Bisoches, les Dollards, les Béghards, les Frères et les "Sœurs de l'esprit libre, ainsi que beaucoup d'autres. L'unité et l'uni"versalité de toutes choses, la nécessité absolue de tout ce qui arrive,

1 Ap. MÖHLER, Symb, trad. par Lachat, liv. 4 chap. 3, § 47. Bruxelles, 1836, tom, I, p. 224, 223, not.

a et du mal par conséquent, l'homme enchaîné par les décrets de la Providence, le fidèle affranchi de la loi morale, enfin la certitude infaillible du salut (ici le retour de l'homme à Dieu, son absorption " en lui; erreur qui se trouve nécessairement dans le panthéisme); telles étaient les erreurs enseignées par ces différents sectaires 1. » E passando quindi a parlare in ispecie della dottrina di Ulrico: Voici "les idées fondamentales de son écrit sur la Providence: ou une force quelconque est éternelle, ou bien elle a reçu l'existence. Or, dans la ❝ première hypothèse, elle est Dieu même; dans la seconde, elle est créée par Dieu. Mais que suit-il de là? C'est que tout est Dieu; car être créé par Dieu, c'est être un écoulement de sa toute-puissance : tout ce qui existe est de lui, en lui, et par lui: tout ce qui est, est « lui-même. Ainsi toute force créée n'est que la manifestation subjective de la force universelle. L'idée de force dans un être contingent implique contradiction, puisqu'alors cet être serait tout à la fois créé et incréé. "Donc vouloir être libre c'est se faire à soi-même son propre Dieu; donc la doctrine de la liberté conduit à la divinisation de l'homme, et à la pluralité des dieux par conséquent. L'attribut liberté et le sujet créature se heurtent de front.... Notre auteur revient sur la notion de "force créée, et dit: Tout ce qui existe est l'existence de Dieu, tout ce qui est, est Dieu même; car autrement il y aurait quelque chose hors de l'Être des êtres, conséquence subversive de son immensité. Pour rendre ces idées accessibles au landgrave de Hesse, il fait cette comparaison: "Comme les plantes et les animaux sortent de la terre et retournent dans a son sein, de même en est-il de toutes choses par rapport à Dieu. Enfin, u notre doctrine, poursuit le Réformateur, jette une vive lumière sur le dogme de l'immortalité de l'âme ; car elle montre que rien ne peut cesser d'exister, que tout rentre dans l'Être universel. De même aussi la philosophie de Pythagore, dit-il en finissant, n'est pas dénuée de tout fondement; elle renferme même un sens très-vrai 2. "

NOTA. 31.

Il panteismo, negando la creazione, dee necessariamente negare il sovrannaturale, e perciò il miracolo; onde il razionalismo teologico ne è indiviso, come si vede in Germania. Il fondatore del secondo sistema, come altrove avvertimmo 3, fu il rinnovatore moderno del primo, e ne recò

1 Loc. cit., p. 222, 223.

2 Ibid., p. 224, 225, 226.

5 Teor. del Sovr., not. 76, p. 442, 443.

Vol. II.

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