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Philos. Liberma

1-23-2511397

AVVERTIMENTO AL LETTORE

In sul comminciare noi l'anno sesto della nostra pubblicazione ci sembra conveniente di avvertire il lettore che mai non abbiamo fallito nè ai principj nè alle promesse del Programma inserito nella prima dispensa e ricordato per sommi capi nel V° volume, quando il Giornale si tragittò da Firenze in Roma divenuta metropoli di tutto il Regno.

Nè in altra stampa periodica si troveranno, rispetto agli studj razionali, la figura e le fattezze, a così parlare, della Scuola italiana, intendendo di quella che vive de' proprj pensieri, segue le tradizioni patrie e ammenda, compie ed applica le dottrine già iniziate da forti ingegni nei primi anni di questo secolo. Il che poi non victa ai Compilatori di discorrere spesso con maturità e diligenza del più sostanzioso e del meglio che la filosofia straniera produce di mano in mano. La filosofia religiosa vi è pure trattata con imparzialità esemplare e in modo sempre elevato ed urbano.

Ne dai metodi dichiarati in principio con semplicità e nettezza ci siamo punto divertiti; che anzi li abbiamo vie più sempre connessi al rigore della osservazione e dell'esperienza psicologica e secondo la felice rinnovazione già procurata da Galileo a tutto lo scibile. Salvo che a noi è parso spediente di rivedere ad una ad una le analisi state altrove compiute o con qualche precipitanza o con qualche ostinata preoccupazione. Di quindi è nato che i fatti della mente e dello spirito umano ci sono riusciti molto diversi dalla opinione più comune delle scuole moderne; oltrechè, la psicologia ci offriva passaggio assai naturale ed assai positivo alla Metafisica senza invocare perciò nè un metodo separato e diverso, nè l'aiuto di sistemi suppositivi e fantastici. Del rimanente a noi genera compiacenza non poca il vedere che i metodi nostri riscontransi in molte parti con quelli che oggi professano e praticano i filosofi tedeschi più riputati.

Solo una promessa del vecchio programma confessiamo che fu attenuta assai scarsamente e vogliam dire degli scritti letterarj belli e puri di forma quanto di concetto profondi. Ma le lettere italiane peccano da gran tempo per questi due estremi o d'una forma negletta e bastarda o d'una parola elegante ma vuota. Sul che i Compilatori procacciano di ritrovare compensi nuovi; e forse tarderà poco tempo a mostrarsene i frutti.

TEORICA DELLA CONGIUNZIONE

ANCORA DELLA PASSIVITÀ

Lettera al Conte Terenzio Mamiani.

Illustrissimo Signore,

Dopo la lettera responsiva ch' Ella m'indirizzò sul proposito della teorica della percezione, pubblicandola nel fascicolo medesimo (giugno 1874) di questa Rivista ov'è stampata la mia sulla dottrina della congiunzione degli atti a cui quella risponde, io stimai mi convenisse di tacere. E questo non già per poca stima ch'io facessi delle ragioni che la S. V. opponeva alle mie, si perchè la controversia non si protraesse all'infinito e anche perchè mi pareva che avendo Ella ed io messo innanzi al lettore i nostri rispettivi argomenti, questi dovesse avere in mano abbastanza da poter pronunciare la sua sentenza. Ma poichè Ella ha mostrato desiderio che la discussione si prosegua invitandomi a esporre le ragioni e i fatti che a' miei occhi invalidano la detta sua risposta, io m'arrendo ben volentieri al cortese invito di Lei e pongo qui appresso alcune osservazioni in forma di note, che si riferiscono a vari punti della sopra lodata sua lettera responsiva. Se qualche espressione caduta dalla penna nel calore del comporre e che ho lasciato stare per non tôrre al mio scritto questo po'

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