Page images
PDF
EPUB

tore; ma in vece il senno proprio dell' artista ci guida a conoscere l'eccellenza delle sue opere. L'argomento teleologico è valido e inconcusso, se si adopera, come un processo secondario, che ritesse in modo inverso la sintesi primitiva; ma se si vuol separare da questa sintesi, e considerare, come un raziocinio iniziale e assolutamente primo, se ne recide il nervo, e si dà ai sofismi degli atei e degli scettici una forza, che non hanno certamente in sè stessi.

Il primo ciclo creativo non ci può somministrare l'idea di fine, e di ordine, se non si accoppia col secondo. Infatti l'Ente, che apre il primo ciclo, come principio o sia Causa efficiente, chiude il secondo, come fine e Causa ultima. Il fine assoluto, a cui mira l'Ente nell' atto creativo, essendo l'Ente stesso, questo atto importa un ritorno di esso Ente a sè medesimo; nel qual ritorno consiste il secondo ciclo creativo. Siccome adunque il secondo ciclo ci è dato nel primo, dalla connessione d'entrambi risulta il concetto di fine e di ordine assoluto, che applichiamo quindi ai cicli generativi.

ARTICOLO QUINTO.

Della estetica.

L'estetica versa principalmente nei concetti del sublime e del bello, corrispondenti a due membri della formola. Il sublime, secondo Emanuele Kant, nasce dall' idea dell' infinito suscitata dall' impotenza, in cui è lo spirito, di afferrare una forma esteriore; il che, tradotto nel nostro

linguaggio, viene ad esprimere il predominio dell' Idea nella contemplazione di un sensibile. Le varie specie di sublime, distinte dal filosofo tedesco, riguardano solamente le forme estrinseche, che rappresentano la nozione di esso; le quali possono essere una estensione o una forza; ma il concetto e il sentimento del sublime sono sempre in sè stessi eccitati dall' idea dell'Ente. Egli è vero che l'Ente si può considerare, per dir così, in quiete o in moto; cioè in sè medesimo, o nell'atto creativo e in questo secondo caso il sublime è dinamico. Tuttavia, se ben si guarda, vedesi che l'elemento sublime contenuto nel concetto di una immensa forza creativa, (come nell' esempio della Genesi, notato da Longino,) non si può disgiungere dall' idea dell' Ente infinito, artefice della creazione. D'altra parte però è verissimo che l'Idea sola non può partorire il senso del sublime, se non è accompagnata da un fantasma o da un sensibile; i quali, germinando dall' azione creatrice, chiariscono che il sublime non può apparire, se non interviene il pensiero di tale azione. Egli è adunque manifesto che il concetto del sublime appartiene al mezzo termine della formola ideale, e partecipa dei due estremi, in quanto l'Ente somministra sostanzialmente la materia, e l'esistente la forma. Ma l'atto creativo consta di vari momenti, alcuni dei quali tengono più dell' Ente, e gli altri dell' esistente, secondochè si trovano più accosto al principio o al fine del processo ideale nel suo primo ciclo; come abbiamo toccato dianzi. L'idea di forza creatrice appartiene ai primi, e quelle di spazio e tempo schietti fanno parte degli ultimi. Al sublime, secondo che rampolla dall' uno o dall' altro di tali momenti, si può riferire la distinzione del criticismo, chiamando dinamica la sublimità, che emerge dal primo momento, e matematica quella, che nasce dal secondo.

E benchè l'Idea, posta in moto, non in quiete, sia comune ad entrambi; tuttavia ella spicca tanto meglio, quanto più predomina nel concetto ideale, onde il sublime rampolla. Quindi è, che il sublime dinamico è più forte e commovente dell' altro; e ben fece Longino a torre da questa specie l'esempio del suo sublime. Notisi ancora, che se il sublime proviene dall' intuito dell' atto creativo, che gli dà la materia e la forma, ne consèguita che la forma vien dopo la materia, in vece di andarle innanzi, secondo il dettato di Emanuele Kant. E in vero, se l'elemento intellettivo del sublime non creasse l'elemento formale, cioè il sensibile, ne nascerebbe una contraddizione fra la genesi del sublime e il processo della formola.

Il bello risiede principalmente nel terzo termine della formola. Il sublime crea il bello, e non viceversa. Il bello è un sublime attenuato, e consta al pari di due elementi, l'uno intellettivo e l'altro sensibile: quello è l'uno, questo il moltiplice. L'uno è relativo, non assoluto; e benchè l'unità relativa sia inescogitabile, senza l'assoluta, tuttavia siccome in questo caso l'Idea non ispicca, nè predomina, il bello si distingue dal sublime. Nel bello prevale il sensibile, nel sublime l'intelligibile. Per tal ragione, e perchè il sublime è logicamente anteriore, questo precorse negli annali dell'arte, e dovette precorrere al bello. Il che può impacciare alquanto i fautori del progresso nel senso moderno, i panteisti e i materialisti, che fanno uscire i primordii della civiltà antichissima dalle grotte e dalle selve. La colpa non è nostra, ma della storia; colla quale se la strighino. Sublimi più che belli furono gli artifizii e i poemi, così antichissimi e orientali, come de' bassi tempi; belli, anzichè sublimi, que' della greca

e romana civiltà, o della rinata coltura. Dante, Michelangelo, l'Ariosto, il Shakspeare, e i grandi poeti spagnuoli chiusero il sublime dei bassi tempi, come gli architettori ieratici, i poeti ciclici della Grecia ellenica e dell' Oriente, e sovrattutto Mosè, apersero quello delle età antichissime.

Nel bello, come nel sublime, l'elemento intellettivo produce pure la forma sensibile, e non viceversa. Perciò l'ingegno creativo del poeta e dell' artista trapassa dal concetto alla forma, e non dalla forma al concetto che la signoreggia. In ciò consiste l'estro inventivo, e la vena dell' immaginare propria delle lettere e delle nobili arti. Mi studierò altrove di descrivere, per quanto è possibile, questo misterioso processo della mente, che discorre dal mero concetto alla sua forma estrinseca. Mostrerò che v' ha qui oltre a un processo dinamico della forza intuitiva, un atto obbiettivo dalla parte dell' Idea, il quale s'immedesima coll' atto creativo. Farò pur vedere che i due cicli generativi si riproducono più o meno nelle tre forme principali della poesia, eccellentissima fra le arti, cioè nell' ode, nel dramma e nell' epopea; ciascuno de' quali poemi si governa con leggi simili a quelle dell' universo, (come l'arte umana si esempla sulla na tura, che è l'arte divina,) e mostra la convenienza della poetica colla cosmologia. Non entro per ora in questa parte, dovendomi attenere soltanto alle materie, che maggiormente importano allo scopo del presente lavoro.

Non posso però lasciar di accennare, oltre il bello e il sublime, un terzo elemento estetico, di grandissimo rilievo, e pur negletto o superficialmente trattato dai retori e dai filosofi. Questo si è il meraviglioso, che può tener del su

E benchè l'Idea, posta in moto, non in quiete, sia comune ad entrambi; tuttavia ella spicca tanto meglio, quanto più predomina nel concetto ideale, onde il sublime rampolla. Quindi è, che il sublime dinamico è più forte e commovente dell' altro; e ben fece Longino a torre da questa specie l'esempio del suo sublime. Notisi ancora, che se il sublime proviene dall' intuito dell' atto creativo, che gli dà la materia e la forma, ne conseguita che la forma vien dopo la materia, in vece di andarle innanzi, secondo il dettato di Emanuele Kant. E in vero, se l'elemento intellettivo del sublime non creasse l'elemento formale, cioè il sensibile, ne nascerebbe una contraddizione fra la genesi del sublime e il processo della formola.

Il bello risiede principalmente nel terzo termine della formola. Il sublime crea il bello, e non viceversa. Il bello è un sublime attenuato, e consta al pari di due elementi, l'uno intellettivo e l'altro sensibile: quello è l'uno, questo il moltiplice. L'uno è relativo, non assoluto; e benchè l'unità relativa sia inescogitabile, senza l'assoluta, tuttavia siccome in questo caso l'Idea non ispicca, nè predomina, il bello si distingue dal sublime. Nel bello prevale il sensibile, nel sublime l'intelligibile. Per tal ragione, e perchè il sublime è logicamente anteriore, questo precorse negli annali dell'arte, e dovette precorrere al bello. Il che può impacciare alquanto i fautori del progresso nel senso moderno, i panteisti e i materialisti, che fanno uscire i primordii della civiltà antichissima dalle grotte e dalle selve. La colpa non è nostra, ma della storia; colla quale se la strighino. Sublimi più che belli furono gli artifizii e i poemi, così antichissimi e orientali, come de' bassi tempi; belli, anzichè sublimi, que' della greca

« PreviousContinue »