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Vedesi da questa tavola, come la formola ideale, rappresentando ogni realtà, contiene tutto lo scibile, e come l'organizzazione scientifica risponde esattamente a quella della formola. Vedesi in oltre, come la scienza ideale merita il nome di Scienza prima e madre, per più titoli. Le due discipline, ond' ella consta, sono per sè stesse parallele ed eguali, come paralleli si mostrano l'Intelligibile e il Sovrintelligibile, componenti il doppio lato, chiaro ed oscuro, dell' Idea, cioè l'Ente e l'Essenza. Tuttavia la teologia rivelata si vendica a buon diritto una certa maggioranza sulla filosofia, in quanto avendo per soggetto proprio la rivelazione, da cui procede la parola, (che rende la riflessione e quindi la filosofia possibile,) viene ad essere per questo suprema regolatrice del sapere umano, ed espressione nativa e perfetta della formola ideale. Conseguentemente, gli antichi dottori, e i più illustri teologi moderni, chiamano la teologia regina delle scienze, a cui le altre sono tenute di rendere omaggio, ancillari, famulari. Sentenza profonda, di cui oggi si ride, perchè non si capisce; giacchè la verità di essa è tanto rigorosa e irrepugnabile, quanto la stessa formola ideale. Nè per ciò si detrae alla libertà delle altre scienze; le quali anzi sono e si mantengono libere, in virtù di questo legittimo ossequio; giacchè la moderazione e l' ubbidienza ragionevole sono in ogni genere di cose condizioni necessarie di libertà. Come nelle società civili meglio ordinate, dove l'arbitrio degli uomini può meno, la libertà presuppone la sudditanza verso la legge, e il magistrato, qualunque siasi, che la rappresenta; così negli ordini scientifici, la libertà delle ricerche richiede un fondamento e una regola inalterabile; perchè non si può trovar il vero, senza una base e una norma certa, cioè senza aiuto di principii e di me

todo. Ora i principii ed il metodo essendo somministrati dalla formola ideale, la cui perfetta notizia dipende dalla parola rivelata, ne segue rigorosamente, che l'enciclopedia umana non è possibile, se la teologia non vi ha il principato. Coloro che sentono altrimenti, non se ne intendono. E si possono pareggiare a un architettore, che reputasse indegno dell'arte il servirsi di pietre, di mattoni, di calce, l'adoperar la squadra, l'archipenzolo, le centine e le armadure, il ricorrere all' opera e agli ordigni degli scarpellini e dei muratori, e aspirasse sovrattutto a fabbricare in aria, in vece di piantare sul suolo stabile le fondamenta dell'edifizio.

Ma, salvo questa subordinazione, che ogni disciplina dee avere verso la scienza rivelatrice ed interprete della formola ideale, la filosofia, come notizia dell'Intelligibile, è sovrana delle altre scienze. Essa ne è legislatrice, perchè porge loro quelle regole metodiche, senza le quali sarebbero costrette di camminare a caso. Essa è loro madre; sia perchè da lei deriva l'intelligibile, che spargendosi sulle esistenze le fa conoscere, e perchè da lei ogni ramo scientifico piglia il soggetto primo, in cui si travaglia, e i principii, i fini del suo progresso. La formola ideale, da cui ogni sapere rampolla, appartiene alla filosofia; giacchè l'Idea produce la formola ideale, come l'Ente crea le esistenze. Ora la pretta filosofia avendo l'Ente per soggetto suo proprio, la formola, per questo rispetto, è una sua fattura. Perciò, si può dire che la filosofia è il soggetto, e le altre discipline sono il predicato della scienza; benchè sia pure verissimo, che la filosofia è il soggetto e il predicato insieme della scienza, e quindi abbraccia tutto lo scibile. La prima proposizione è indubitata; giacchè l'esistente è il predicato dell' Ente, cioè un predicato sostan

ziale, distinto, estrinseco, sintetico, effetto di libera creazione, e non intrinseco, analitico, necessario, fenomenico ed emanativo, secondo l'avviso dei panteisti. La seconda sentenza è pur vera; giacchè fuori della filosofia pretta, ve ne ha una mista, che si stende per tutte le membra della formola, come si può vedere nella nostra tavola; oltrechè ogni disciplina trae dall' ontologia i principii ed il metodo. Vedeși adunque che la filosofia è veramente la scienza principe, tra perchè il soggetto della formola razionale è tutto suo, e perchè ella sola ha il privilegio di diffondersi per tutte le parti di essa formola. Dico sola, parlando delle scienze umane; quando la teologia rivelata partecipa alla stessa prerogativa. Laonde la filosofia e la teologia sono le due sole discipline, a cui stà bene il titolo di universali ed enciclopediche.

La filosofia è la scienza madre e fondamentale, perchè nell' ontologia sostanzialmente risiede. Dall' aver turbato quest' ordine, togliendo alla scienza regia l'avito seggio, collocandola in un grado inferiore, e riducendola alla psicologia, provenne il suo declinare, la poca stima, in cui è avuta, e l'illegittima signoria usurpata dalle fisiche e dalle matematiche. Il che però è al tutto ragionevole, se per filosofia s'intendono gli scherzi ideologici o panteistici dei di nostri. Gli antichi, che la riponevano sovrattutto nella ontologia, la salutavano, come scienza prima, universale, progenitrice, legislatrice; la riputavano speculativa e pratica in un tempo, privata e civile, morale e religiosa. Tal è il concetto, che i Pitagorici, e poscia i Platonici, i Peripatetici, si facevano di quella disciplina, che chiamavano amor di sapienza. Noi moderni all' incontro, che ci gloriamo dei nostri progressi, e diamo la baia agli antichi padri della

civiltà europea, stimando grette e fanciullesche le opere loro, osiamo a pena dare alla filosofia, tramutata in psicologia empirica o in poesia, quell' augusto titolo di scienza, che si concede largamente alle cognizioni inferiori. Le discipline osservative e calcolatrici soglionsi oggi chiamare scienze, senza più; dove che alla dottrina, base e madre di ogni sapienza, non si osa attribuire tal denominazione, se non come in isbieco e per guisa d'indulto e di favore, temperata, ristretta, impicciolita da qualche magro e vago epiteto, che faccia come di soppiatto passare il sostantivo. Tanto sono robusti gli spiriti della età presente! Tanto si mostrano elevati gl' ingegni, che danno l'augusto nome di scienza più tosto all'arte di tingere i panni o di pastinare i campi, che alla contemplazione di Dio, della virtù, della legge, e delle sorti immortali di nostra natura! Ma se in vece di stimar le cose, secondo il pregio corrente, se ne giudica dal loro intrinseco valore, ci sarà permesso di ridere a questo proposito del senno moderno; ci sarà permesso di credere che dopo la religione, la filosofia è la dottrina per antonomasia, essendo propriamente la coscienza del sapere, la personalità della scienza e l'anima della civiltà; la quale è in sostanza l'accrescimento successivo della cognizione umana. Imperocchè, quando il sapere si ripiega sovra sè stesso, e l'uomo addottrinato sa di sapere, e conosce come sa, e riferisce il suo conoscimento al vero principio, non già secondo il processo dei moderni psicologi, ma a tenore della sincera ontologia, il sapere diventa filosofico, e la filosofia apparisce, come la scienza delle scienze. Or siccome ogni disciplina presuppone più o meno questa riflessione del sapere sovra sè stesso, perciò la scienza, che specialmente vi si travaglia, può essere preceduta dalle arti, figliuole della esperienza e della pratica,

ma è veramente la primogenita delle umane cognizioni. Ciò che costituisce una dottrina scientifica è la notizia meditata dei generali, perchè i particolari soli non si stendono più oltre dell'arte e dell'istoria 1. E siccome la cognizione del generale viene dall' Ente, ne consèguita che la filosofia è scienza per virtù propria, laddove le altre facoltà, sono tali per partecipazione. La filosofia, essendo la dottrina dell'Intelligibile assoluto, risplende di luce propria e perfetta; laddove le altre discipline godono soltanto di luce riflessa, spesso languida, incerta, vacillante, e trascorsa da qualche ombra, che ne menoma ed appanna il nativo chiarore.

Come la pretta filosofia è ontologica, così l'ontologia, essendo la scienza dell' Ente, contiene la teologia razionale, cioè la cognizione di Dio, in quanto appartiene all'intelligibile. Nientemeno questa notizia di Dio si allarga oltre il primo membro della formola, e la comprende tutta; imperocchè, se quello ci rivela la radice degli attributi più essenziali della Divinità, gli altri termini distinguono, amplificano il concetto delle perfezioni divine, lo avvalorano, ed accrescono di precisione e di luce. Si debbono perciò distinguere due parti nella teologia razionale; l' una schietta, o sia pura, come oggi si dice, che consiste nell' ontologia stessa, e l'altra mista, che risulta da tutto lo scibile, e si stende per tutte le parti della prima formola. Ma siccome questa doppia teologia razionale s' immedesima obbiettivamente colla teologia rivelata, (giacchè ciò che si distingue come intelligibile e sovrintelligibile, a rispetto nostro, si compenetra nella unità della natura divina,) la quale abbraccia altresi

1 Teor. del sovr., not. 20, p. 377.

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