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A

Enrico Tedeschi e a Giovanni Dandolo

dedico queste pagine per segnalare sensi-
bilmente, nella schietta amicizia dei buoni,
un titolo augusto di degnità della vita.

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PREFAZIONE.

In due volumi precedenti (1) ebbi a fine di determinare il valore del pensiero e della personalità, in relazione al dinamismo della natura. Il pensiero, dimostravo, non può definirsi come il puro simbolo delle cose, o accidentale parvenza, senza ammettere in pari tempo che sia nient'altro fuorchè simbolo (cioè per sè un non-valore) il Vero, o la scienza; e la personalità non può ritenersi un puro strumento della natura, senza che rimanga implicitamente negata la personalità stessa. Hanno infatti una causalità, un'efficienza loro propria, evolutivamente superiore, la mente scientifica e la mente morale; e ciò giustifica con le idealità massime, che dànno pregio alla vita, l'orgoglio umano del vero e del bene.

Il fine dell'opera presente è analogo al sopra detto, e vuol esserne il complemento: denudare cioè, in primo luogo, con l'analisi, il fatto morale, scoprendovi quelle parvenze o. finzioni in cui l'anima umana lo investe e irretisce; e fondare, in secondo luogo, s'è possibile, sul valore residuo del fatto stesso, una norma di Etica pedagogica, che alle idealità morali conferisca sincerità e ne promuova l'impulso.

(1) Il simbolismo nella conoscenza e nella morale e Il dominio dello spirito, ossia il problema della personalità e il diritto all'orgoglio Fratelli Bocca, Torino, 1901 e 1902.

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