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PARTE III.

IL PRAMMATISMO

CAP. I.

Le basi della fede morale

§ 1. La moralizzazione della personalità La ragione critica. - § 2. La irrazionalità del razionalismo di W. James. § 3. La volontà di credere.

§ 1.

L'azione pedagogica deve, come ogni specie di arte (essendo arte essa stessa) subordinarsi a determinate condizioni, e seguire particolari norme. Condizioni e norme presuppone e impone, per un principio ch'è fondamentale nella Pedagogia, l'individualità stessa che si vuole educare.

La vecchia morale pretendeva di trarre le norme pratiche da un ideale astratto a priori, e di applicarle all'individuo come se questi fosse la riproduzione esatta di un unico astratto esemplare. Era naturale che così, se pur si riusciva a ottenere praticamente qualche buon frutto, si consumasse però frequentemente, e si disperdesse, nell' ignoranza dei mezzi che la conoscenza positiva dell'oggetto avrebbe potuto suggerire, la volontà del fine. L'oggetto che si deve conoscere e riconoscere è l'individuo, la personalità singola; e a maggior ragione dovrà essere riconosciuto

in lui ciò che devesi ritenere come essenziale o caratteristico alla personalità. Poichè il fine dell' educazione non può non essere l'incremento della personalità stessa, l'opera moralizzatrice esercitata dalla società e dai suoi organi dovrà non contrapporsi alle esigenze ideali superiori della personalità integralmente concepita. Se devesi insomma volere, nella elevazione morale dell'individuo, la elevazione di tutto l'uomo, non si potrà pretendere che l'individuo si elevi moralmente mentre si contradice alle esigenze della sua ragione, e s' inibisce in lui la volontà critica del vero.

Il diritto della ragione è un diritto della personalità; è sentito, alla stregua di ogni diritto, normalmente, come un bisogno, la cui sodisfazione non è priva di efficacia pratica anche nel rispetto morale, e che l'uomo che vive anche della compiacenza della sua ragione, non può trattare come eliminabile. Il tentativo di sopprimere le esigenze della ragione sarà violenza, despotismo spirituale; e se l'individuo stesso si provasse a compiere questo tentativo, violentando la propria personalità, non si esenterebbe da un senso. particolare di disagio, di dolore interiore, affine al rimorso, giusta sanzione d'un dovere manomesso e violato. Chi temperi invece la volontà buona nell'analisi critica dell'ideale e del sentimento del bene, e si accinga a una razionale disamina valutativa dei propri atti, risentirà, con la forte tempra della propria anima, quel ristoro morale e quello spirituale coraggio che nasce naturalmente dalla coscienza del possesso intiero della ragione critica, o del possesso integrale della personalità etica.

Ma perchè veramente il nostro concetto della necessità di regolare la πpais con norme conformi alla ragione possa accogliersi, deve essere dimostrato anzitutto che la ragione ha un ufficio pratico non tra

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