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il serenissimo Arciduca Stefano, S. E. il conte Palffy governatore, i magistrati, il fiore dei cittadini, erano presenti a questa pietosa e solenne funzione. Ogni asilo mandò i suoi fanciulli sani, tranquilli, lieti a prestare viva testimonianza del bene arrecato da questa istituzione; e le opere delle mani loro ne testificano il vantaggio. In questo anno si videro anche fogli stampati, e dai fanciulli si cooperò a stampare il reso conto che si distribui agli astanti.

L'egregio sig. Bonaventura Squeraroli con savie ed adorne parole presentò a'deputati la relazione dell' azienda economica. A questa succedette un discorso del dottore Luigi Nardo, uno dei cinque medici che prestano gratuitamente l'opera loro ai cinque asili, nel quale con indistruttibili argomenti e colla somma maestra delle umane cose che è l'esperienza dimostrò l'utilità degli asili non meno essere importante per la religione, la morale, l'industria del popolo di quello che lo sia per la sua salute. Il conte Nicolò Priuli, presidente della Commissione, parlò quindi, e la funzione fu chiusa da un canto dei fanciulli, e dalla preghiera che s'innalza all' Eterno perchè conservi e prosperi il Re nostro Ferdinando I Imperatore. Il canto, poesia e note, dettava il padre di questi pargoli, Angelo De Grandis, uomo al quale è soverchio tributare lodi, se tutti per Italia lo conoscono e lo benedicono, se amano il paese e le sue speranze, e coll'Aporti, col Lambruschini ed altri sacerdoti che sanno non essere mai diversa l'indole e i doveri del sacerdozio di Cristo da quelli del sacerdozio dell' umanità, lo tengono siccome vanto della nazione.

Nello sporre successivamente in questi Annali la condizione degli Asili in Venezia bo creduto altre volte di aggiungervi, al cona considerazione. In quest'anno farò meglio, e spero me ne saranno grati i lettori ai quali presento il discorso del Conte Priuli. Nulla aggiungere intorno all'autore ed all'opera, e dico opera perchè poche a parole buone ed utili spetta assai meglio il Dome d'opera che ad inutili e dannosi volumi. L'autore, è a me congiunto d'amicizia fino dalla mia giovinezza, spesso ab

biamo vissuto insieme nell' età dei bollenti pensieri; in questa dei maturi, spesso viviamo insieme, siamo stati compagni unanimi nel reggere, or son qualch' anni, la amministrazione della nostra città. Confesso però che gli applausi co' quali fu interrotto e coronato il suo favellare mi hanno ricolmo di gioja, non meno che le brevi parole colle quali il serenissimo Arciduca si degnò mostrargli la sua approvazione. A. Sagredo.

Discorso del conte Nicolò Priuli,

Presidente della Commissione sugli Asili dell'Infanzia.

Signori,

Nel giorno 16 giugno dell'anno 1839 in questo luogo medesimo come meglio io ho potuto, vaticinava i vantaggi che dagli Asili infantili, già per lo innanzi attuati, avrebbe ricevuto particolarmente Venezia. Un preclaro ingegno, Nicolò Tommaseo, generoso lodatore dei nostri asili in uno scritto intitolato Sulle Scuole Infantili della città di Venezia, in altre preziose pagine intitolate modestamente Sulla Carità educatrice rendeva pubblicamente noto come questi vantaggi ormai si ottengano; nell'anno passato il sacerdote Angelo De-Grandis poneva il suggello alla fama dei nostri istituti leggendo qui, e poscia facendo di comune diritto colle stampe, le brevi e calde parole che a voi strapparono lagrime di tenerezza. Il henemerito segretario onorario sig. Squeraroli in nome della Commissione annualmente rendeva conto, come ha fatto pur ora, del modo col quale venne amministrato il danaro offerto dalla carità vostra a sostegno della novella istituzioue. Oggi il dottor Luigi Nardo, uno dei cinque medici compagni nella scienza e uguali nell' amor vero e nelle disinteressate prestazioni per gli Asili nostri, colle prove dei confronti e dei fatti vi esponeva quanto la novella istituzione torni a profitto non solo della morale, ma ancora della igiene delle che mísera classi. Sua Eminenza il cardinale Patriarca nostro, per la grave cura del sacro suo ufficio non poteva onorare di

sua presenza questo luogo e la patria festa, confortava la Commissione degnandosi dirigerle una nota in cui dettava le espressioni più lusinghiere e consolanti. Voglia Iddio, scriveva il venerando Porporato, voglia Iddio far prosperare ognor più que sto provvido istituto, a cui per quanto mel permetteranno le mie forze e le altre molte e gravi occupazioni del mio ministero non cesserò mai di portare la più leale ed efficace cooperazione. Poi l'imperiale Governo, riferendosi a recentissimo dispaccio vicereale, col suo decreto del 7 aprile faceva conoscere, sapersi bene che fra le cause della demoralizzazione nella gioventù e dell' accrescimento dei delitti non era da considerarsi per ultima la mancanza di educazione nelle ultime classi delle popola. zioni. Aggiungeva che l'eccelsa Cancelleria aulica riunita con. viota di questa massima osservava (ripeteremo testualmente la frase) essere di comune interesse pel pubblico bene l'attivazione e successivo aumento degli Asili infantili.

Questi brevi cendi, o Signori, riuniscono l'origine, il progresso, l'andamento e la necessità dei nostri Asili, mentre l'esistenza loro più che quinquennale offre una prova della carità veneziana. La fama e la storia della veneta carità ricorda gli innumerevoli tesori coi quali nei prischi secoli fu provveduto il patrimonio del povero. Non valsero a minorarla in Venezia, nei tempi estremi della sua esistenza politica, l'esaurimento delle pubbliche casse per sostenere il decoro e la vittoria d'una guerra marittima innanzi alle barbare torri di Sfax e di Tunisi. Non valsero ai nostri giorni i terribili effetti della prima invasione che dalle Alpi rovesciatasi sopra questo vergine suolo impoveri fortune meglio principesche di quello sia private, e le mediocri annichilava. Non valsero le depredazioni delle sacrosante sostanze dei poveri, cui le ridonò la religiosa coscienza dell' imperatore Francesco I di gloriosa memoria. Non valsero le miserande strettezze dell'ultimo blocco nell'anno 1814, in cui un torrente d'armati allora inimici, accampati sul margine della laguna ed ancorati alla bocca del porto, impedivano il varco ad ogni anno. nario provvedimento.

Noi vedemmo in quei deplorabili giorni nelle strade le più popolose stendersi in duplice schiera la fame e i bisogni de'poveri che ora mostravano sul volto il pallore delle sofferenze, ora celavano il rossore di una improvvisa ed inevitabile miseria. Ma nella patria dei Giustiniani, dei Miani, la carità minorava il com. passionevole spettacolo soccorrendo a migliaja le vittime della sventura. E ricorderò per ultimo che cessato quel troppo lungo flagello, succedettero nel 1817 i danni della carestia; pur nullameno dalla carestia, come fresca rugiada in abbruciato deserto, risorse il bando della questua, ed il nobile prezioso istituto della Commissione di beneficenza pubblica.

Che se la prova da ultimo prestata della carità dei Veneziani fu il creare e sostenere gli Asili, non posso nè debbo celarvi che le somme sino ad ora generosamente da voi largite, servirono a gettare la prima pietra del nuovo edifizio. Al cari. tatevole novero dei mille trecento soscrittori che li mantengono, fa duopo che altri se ne aggiungano; fa duopo che l' esempio del Conte Bolchi, unico testatore di censo perpetuo, e quello del cavaliere Raffaele Vita Treves di Bonfil, donatore di un quadro stupendo a beneficio degl' Asili (1), si rinnovino; fa duopo che si ripetano i doni fatti ogni anno da anonimi benefattori.

La necessità, l'utilità degli Asili è ormai problema disciolto. Fu riconosciuta più che in ogni altra contrada, in Francia, in quella Francia dove al dire di recente scrittore larguono la religione e la morale, e dove si anela all' una e all'altra onde riempiere i vacui dello spirito e del cuore. Il Conte Salvandy, uomo di cui suona chiara la fama (il quale noi abbiamo avuto

(1) S'accenna al capolavoro di Paolo Veronese e di Carlotta Calvari che rappresenta la regina Cornaro che rinunzia la corona di Cipro, regalata dal sig. cav. Raffaele Vita Treves di Bonfil perchè se ne faccia una lotteria col prodotto della quale sarà costituito un capitale a benefizio degli Asili. In Milano si ponno avere i viglietti di questa caritatevole e utile lotteria presso il sig. Bussola I. R. ricevitore del Lotto, contrada del Rebecchino.

A. S.

visitatore, o osiam dire ammiratore, degli Asili nostri) quando era ministro della pubblica istruzione dolevasi nelle camere che le strettezze dell' erario non gli permettessero domandare venti milioni di franchi per sostenere ed aumentare gli Asili, e a malincuore si determinava a chiedere il sussidio di due soli milioni, che gli venivano accordati. In uno Stato posto nel centro d' Italia e confinante al nostro regno, il governo stette alquanto perplesso sull' apertura degli Asili infantili. Ma circondato da tutte parti dagl' esempi dell' utilità recata da questi istituti, sulla do.. manda di religiosi e caritatevoli uomini, finalmente ne concesse il permesso. Macerata fu la prima città che lo conseguisse in quello Stato, e nel giorno tre novembre dell'anno passato sotto la sorveglianza di quel deguo prelato e colla denominazione di Scuola di poverelli venne istituito il primo Asilo Infantile, nel periodo di poche settimane accolse ben cento alunni. L'esempio di Macerata sarà per breve tempo invidia alle città vicine che già agognano d'imitarlo.

che

Ma a che rintracciare esempli ed argomenti sulla utilità degli Asili mentre ne avete innanzi a voi le prove ia questo caro e commovente spettacolo che vi circonda (1)? Ah! perchè l'indotto mio labbro male risponde all'importanza dell' argomento? Perchè non posso io avere quella eloquenza che, quasi perpetuo retaggio succedevasi in questa aula veneranda, ed ebbe uu giorno tanto influsso sulle sorti dell' Europa? Io vorrei che

(1) Oltre ai fanciulli che rappresentavano i cinque Asili, v'erano le opere loro. Angelo Bonvecchiato stampatore e librajo recò nell' Asilo di S. Maria della Pietà una nuova industria pei fanciulli già grandicelli. Vi istitui un torchio e ormai i fanciulli compongono i caratteri, leggono in piombo, ed il foglio del reso conto fu stampato in questa tipografia. È da notarsi che alcuni dei fanciulli compiuto il corso di tempo in cui restano nell' Asilo, lo lasciò, ottenne impiego e sè stesso mantiene recando alcun suffragio alla sua famiglia. E questa sia risposta a' barbassori che dicono – e che cosa faremo di tutti questi ragazzi?

Uomini li faremo, uomini, utili ed onesti.

4. S.

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