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una Collection Orientale, ossia de' manoscritti inediti della Biblioteca Reale di quella città, che vengono tradotti e stampati per ordine del re.

È una superba edizione, fatta con tutto lo sfoggio dell'arte tipografica; è un vero monumento della scienza o dell'arte, e servirà non poco a ravvicinare a noi quella terra che fu antichissima patria del genere umano, e scopo principale alle grandi ricerche del nostro secolo. Il primo volume di questa Collezione, che è soltanto una parte della storia del persiano Radschin-Udin, contiene la vita di Houlagou-Khan, che fondò la dinastia de' Mongoli in Persia, che vi tennero però breve governo, perchè furono rovesciati da Tamerlano. G. C.

V. Memoires d'un Sans-Culotte bas-breton; par Emile Souvestre. Paris, 1841. 3 vol.

Il romanzo che ormai ha invaso pressochè tutto il regno dell' intelletto, che usurpò con troppo audace consiglio i diritti della scienza e quelli dell'arte, che fu mano a mano morale e storico, religioso e politico, fantastico ed umoristico, filosofico e sperimentale, sociale e umanitario; il romanzo forma la più gran parte della moderna letteratura europea, e meriterebbe a parer mio che lo sguardo attento e severo del filosofo studiasse le intime ragioni della sua esistenza, la sua genesi letteraria, i suoi rapporti coll' opinione, coi costumi, colla vita nostra, la sua influenza su questo tempo, i suoi mezzi, il suo fine. Un' estetica nuova e particolare del romanzo non sarebbe forse studio inutile anche per chi si occupa seriamente dell' andamento della società e del progresso morale.

Nelle infinite sue trasmutazioni, il romanzo può creare o dipingere, meditare o scherzare, abbracciare il passato, il presente, lanciarsi nell'avvenire; ma non deve mai dimenticare la ragione di qualunque scienza, di qualunque poesia, la verità.

Il libro del signor Souvestre, che annunziamo a' lettori italiani, perchè degno d'essere sceverato da quell'indigesto ammasso di tanti volumi che ci piovono di Francia, partoriti con fecondità veramente strana da una letteratura falsa e corrotta più di quanto si dica, è un racconto semplice e ben fatto di ciò che era, al tempo della Rivoluzione, una delle più antiche, nobili e gloriose provincie di quel paese, la Bretagna. È un bel quadro de' suoi costumi popolari, delle abitudini di famiglia, delle opinioni, delle credenze, de' pregiudizj al momento che venne a scoppiare il turbine dell' 89. Nella Bretagna e nella Vandea più che altrove il contrasto e la resistenza contro le grandi e terribili novità si manifestarono ardite, tenaci, violenti: parve che quelle contrade fossero il terreno sul

quale la rivoluzione e la vecchia aristocrazia vennero a battaglia con armi eguali e con sorte a lungo incerta. Là (come dice l'autore nelle prime pagine del suo libro ) fu veduta ogni cosa, tanto nel coraggio quanto nella crudeltà, cosi nell'intelligenza come nella follia, passar oltre i confini della probabilità, e quasi del possibile; si esagerò l'esagerazione istessa. Che se altrove la rivoluzione si dispiegò a parte a parte, colà fu veduta levarsi in tutta la spaventosa sua luce, colà la repubblica, per uscir vincitrice, fu costretta a far si che un'intera popolazione scomparisse dalla terra che abitava.

Il signor Souvestre volle dunque delineare la fisonomia della Bretagna al tempo della rivoluzione. Egli raccolse fatti pubblici e privati, consultò note d'amici e documenti, opuscoli e giornali, e archivj e storie, interrogò i vecchi di que' paesi, mise insieme le sparse memorie; e per dare a tutto ciò un legame semplice e comune, fece come il giornale di un uomo del popolo che vide quel tempo, scrisse le Memorie d'un SansCulotte. Egli non volle fare un romanzo, ma sibbene uno studio sull' andamento della Rivoluzione nella Bretagna.

È viva e vera la pittura ch'egli fa della famiglia popolare, nella misera condizione in che era prima dell' 89; quando le abitudini corrotte e immorali dell' aristocrazia parevano aver guasto anche la classe cittadina; nė si vedevano nelle famiglie quella eguaglianza e quella buona intimità che vi veggiamo adesso. E questo forse fu una delle grandi conseguenze della Rivoluzione, che avendo fatto prova di spezzare tutti i legami do mestici, riuscì invece a stringerli più forte. Parmi descritta con fina conoscenza del cuore e del tempo la falsa e trasandata educazione del fanciullo, in un meschino villaggio, la lotta che sostiene per non esser falto prete, i primi studj, le umiliazioni sentite in famiglia, e la fuga dalla casa paterna. In quelle pagine la schietta e pastorale figura di Giuseppe, il povero maestro di scuola, parmi tocca con quella verità e sapienza che tanto ebbe il magico pennello di Walter-Scolt, sovrano poeta storico più assai che romanziero. Il sistema dell'amministrazione locale, la lotta de' parlamenti colla corte, i costumi del minuto popolo della campagna e della città, lo scoppiar de'primi torbidi nella provincia, le unioni ne caffè, nelle taverne, i club, i giornali che ardivano per la prima volta parlare dei diritti del popolo, i preti che congiuravano co'nobili, i nobili fra di loro; la sorda ostilità de' villani tenaci delle cose antiche, le mene de' e' gentiluomini e quelle de'sacerdoti refrattarii, i semi della discordia venuti a maturanza; poi la guerra civile, la gran convulsione del 93; il regno della Convenzione, e quello del Terrore; i Giacobini; la lega della Bretagna e del mezzodi contro la Convenzione; l'urto fra la Gironda e la Montagna, fra i cittadini e i sans-culottes ; le speranze, le congiure, i sagrifizj

e le pretese degli émigrati; la guerra lunga, fatta alla spicciolata e nascosamente dagli chouans; Nantes e tutto il paese devastati dalla frenetica ed esosa crudeltà di Carrier; la fine eroica del cittadino Sauveur; la morte romanzesca del marchese Boishardy, e la disfatta degli emigrati a Quiberon, che portò l' ultimo colpo al partito realista; tutto ciò è scritto con anima e cuore, con imparzialità, con forza e verità; cosicchè ti par quasi di essere testimonio d'una delle più grandi scene di quel terribile dramma, che fece fruttare nel sangue la causa dell' avvenire e dell' umanità. È un libro, infine, che può riconciliare i più schizzinosi con quel genere di letteratura in che fu scritto.

Il racconto del vero, fatto da chi ne sente la semplicità e grandezza, sarà sempre più sublime e più potente di qualunque finzione umana. E noi dobbiamo augurarci che anche in Italia sorga alcuno che raccogliendo le sparse tradizioni degli ultimi anni del secolo passato, tante cose sofferte, vedute e raccontate, tante memorie preziose e vive ancora, conservi a noi e a quelli che verranno dopo di noi, nella lezione del passato, l'utile e severa eredità de' padri nostri. G. C:

VI.

VII.

* Discorso dell' avvocato Pietro Gioja alla Società degli Asili Infantili di Piacenza. Novi, 1842, un opusc. in 4.o, di pag. 48.

Cenni sopra la fondazione e progresso delle scuole in· fantili Sanesi, compilato dai deputati all' istruzione. Siena, 1842. Un'opusc. in 4.o, di pag. 24, presso Onorato Porri.

Noi annunziamo queste due Memorie per far conoscere come la istituzione degli Asili Infantili si vada diffondendo per tutta Italia. Essa starà come uno de' più cari monumenti della cordialità italiana, perchè in essa il beneficio non è volto a coprire il passato di un velo, ina a migliorare moralmente l'avvenire.

Parleremo più a lungo di questi opuscoli giacchè trovammo in essi, e specialmente nella Memoria dell'illustre avvocato Pietro Gioja, fatti e dottrine che meritano di essere ricordati da chi tiene nota degli intellettuali progressi di questo nostro paese. Giuseppe Sacchi,

Memorie originali, Dissertazioni

ed Analisi d'Opere.

SULLO STATO DEI FANCIULLI OCCupati nelLE MANIFATTURE.

§ I.

Considerazioni generali.

Gli scrittori di pubblica economia si resero nel secolo pas

sato altamente benemeriti presso i governi, promuovendo e avvalorando colla forza della opinione la pratica esecuzione delle più vitali riforme nell' ordine sociale delle ricchezze, ed ora è dover sacro dei governi illuminati quello di distruggere con savj ordinamenti l'effetto disastroso delle dottrine di alcuni illustri economisti, i quali fattisi adoratori del solo principio utilitario, vollero tutto sagrificare all' egoismo di alcuni privilegiati, concentrando nel solo personale tornaconto il sociale contempera. mento dei generali interessi, con cui si assicura il regno della giustizia, che è pure il regno della umanità.

Queste gravi parole ci corrono al labbro, pensando alle strane dottrine che in fatto di economia si emettono intorno ad un serio argomento in cui è racchiuso tutto l'avvenire, vogliam dire alla esistenza prepurata alla generazione che nasce dalle così dette classi proletarie, che meglio dovrebbero chiamarsi classi operose.

Chi viaggia per l'Europa a studiare la umanità e non la moda, chi legge i mesti ragguagli sullo stato economico e mo, rale degli operaj, più che i brillanti rapporti sulle maraviglie della industria europea, rimane sconfortato al pensiero che tanto cumulo di splendide inezie costa la vita a nove decimi dell'uman genere e più che la vita seco invola i costumi, la moraliANNALI. Statistica, vol. LXXIII.

tà, la sapienza. L'onest'uomo atterrito per l'avvenire teme di ve dere rinascere per le classi povere un secondo medio evo in cui alla servitù della gleba sarà sostituita la servitù ancor più trista della officina. L'uomo di cuore piange a questa novella dissoluzione e quasi desidera l'antica ignoranza, per vederla compa gna a qualche istinto innocente. Le menti pusille si sbigottiscono e vorrebbero rifare un passato che non può più risorgere, oppure aspettano un avvenire sognato dai soli visionarj. Intanto la scienza si fa sceltica e più non crede a sè medesima; ed uomini di nobile ingegno rinegano spesso le loro più care convinzioni. Que. st' è l'effetto di una posizione falsata che in breve vogliamo spiegare.

La condizione economica del mondo è tutta figlia del pas. sato. L'Europa dopo il dissolversi della vita romana, presentò per dieci secoli gruppi d' uomini onnipossenti e onnipossidenti sotto cui le popolazioni vinte dovettero vivere più che associate, aggiogate. A rompere questa lega barbarica concorse da una parte l'industria libera che gittatasi come una conchiglia in riva al mare, mandò le sue perle a saziare la vanità signorile, e ne disfece un poco alla volta i feudali patrimonii, e dall'altra cooperò prodigiosamente la credenza sentita del Cristianesimo che facendo e servi e signori tutti figli di Dio, illuminò la coscienza del povero e del potente e gli indusse se non all' eguaglianza, almeno alla fratellanza. Questa lotta di dieci secoli non è ancora finita, e l'armonia non potrà nascere sino a che qualcuna delle tre forze che concorrono alla triplice esistenza del mondo economico e morale, o trascenda da' suoi confini o si forvii.

Nel momento in cui parliamo l'industrialismo s'è fatto padrone dell' universo: l'opificio e la banca hanno invaso la società, e sedettero al posto già occupato dai signori potenti per armi e per possidenza, e dai corpi religiosi che rappresentavano un tempo la civile sapienza. La società si trova in pericolo di perdere testa e cuore per non essere più che ventre; eppure questn stato di materiale obesità viene esaltato da ciechi panegiristi come lo stato ultimo della perfezione economica delle nazioni. Qui

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